UOMINI ILLUSTRI PASSATI E...... FUTURI
Breve cenno specie allo Stellini e al Quarin
Il surricordato Viviani, in nota al Capo XLV, Libro VI, del suo Paolo Diacono, Osserva:
" Non v'è forse nazione sulla terra, che al contatto d'un popolo che è salito per tutti i gradi della civiltà dei secoli, sia rimasta così abbietta come gli Schiavi, che abitano le montagne superiori del Friuli. Al tempo indicato da Paolo Diacono essi erano anche nell'armeggiare competitori de' Friulani; ma ora sono nello stesso miserabile stato in cui li ridusse il duca Forogiuliano (Pemmone).
Eppure se alcuno di loro per fortuna si solleva dalla comune abbiezione, e si toglie da que' luoghi, spiega tosto quella stessa vivacità d'ingegno che è propria di altri colti paesi. Dunque la natura ha fatto tutto per que' popoli: la sola mancanza di buone istituzioni è la cagione della costante loro miseria."
A parte 1'abbiezioue assoluta e la mancanza di buone istituzioni, che sono pregiudizi comuni a tutti quelli che giudicano superficialmente i nostri Slavi, bisogna riconoscere che non vi fu mai un solo nobile in mezzo alla loro razza, chiamata vile dal Provveditore di Cividale Paolo Balbi (Relazione al Serenissimo Principe, 1637), e confessare che la loro regione non è ancora all'altezza della civiltà, e ne abbiamo argomento significante che monumenti ed arti vi sono nulli.
Ma se coll'annotatore del Diacono si guardano quei nostri Slavi che si sollevano dalla comune rozzezza, e si tolgono dal loro paese, troveremo uomini illustri ed attitudini d'ingegno singolari, che a bene sperare sono cagione sul prossimo avvenire di questa parte d'Italia.
Degli uomini illustri nominerò lo Stellini ed il Quarin.
A pagina 292, del volume II, Nascite della Parrocchia di S. Leonardo, si legge:
adi 29' di JuIio 1688.
Jacobus f. leg.mus et nat.lis Canciani Stelin et uxoris ej.s Margarita de Tribil superiori Baptisats è per me Arit. Querin (Cappellanus Paroch.) Patrinus fuit Hermagoras Stelin et Maria Petrosa ambo de Tribil.
Se il barbaro stile di questo Atto di nascita dimostra 1'ignoranza che allora avvolgeva e clero e popolo di queste vallate, è sufficiente a risolvere la questione che Jacopo Stellini, 1'autore del classico trattato de Ortu et progressu morum nacque a Tribil di Sopra, anzichè a Cividale, ove per altro fu educato in quel Collegio dei PP. Somaschi.
A dimostrare poi 1'altissima stima in cui era tenuto 1'altro illustre, Giuseppe Quarin da Vernasso, il quale lasciò tradizioni imperiture nella scienza medica austriaca, basti il seguente fatto.
Egli era Archiatro di Giuseppe II, il quale nell'ultima sua malattia gli domandò quante ore aveva di vita, ed esitando il medico a dirgliele, comandò da imperatore gli rispondesse; e lui: "Maestà, tre ore". "Bene, - replicò il morente, - bastano a crearvi Barone dell'Impero".
Della singolare attitudine degli ingegni, darò questi argomenti.
Gli Slavi che frequentano le scuole elementari di Cividale od il Seminario arcivescovile di Udine, sono i più distinti. Buon contingente di professori agli istituti educativi della provincia fu sempre fornito dal distretto di S. Pietro.
Presidente fino a ieri dell'Accademia udinese fu il cavalier Clodig, un nostro slavo. Il fratello di lui è Ispettore celebrato delle scuole austriache del Litorale. Presidente del floridissimo tiro a segno di Cividale è uno slavo. Lo stesso benemerito Sindaco di quest'ultima città è oriundo slavo. Il clero si distinse ognora nella predicazione; e basti citare i Gesuiti Banchig e Tomasetig e 1'ora defunto prof. don Antonio Podrecca, quaresimalista alla ex Corte ducale di Parma.
Pel mio tema è degno di nota il fatto che grazie alla difficile pronuncia della sua lingua, il nostro Slavo ha straordinaria facilità per apprenderne altre. In pochi giorni s'impratichisce delle innumeri affini alla sua. Presto impara il tedesco, che così non gli è d'intoppo in Germania ad iniziarvi il suo commercio. In generale quindi ogni Slavo girovago conosce tre lingue, senza contare le affini: lo slavo, l'italiano ed il tedesco. Altri, di più, e certo Andrea Birtigh di Podar, ora defunto, ne parlava sette. Per questo sono accettati volentieri come interpreti, e mi si dice che certo Oriecuja di Rodda lo è al consolato italiano in Atene e certo Trusgnach di Trusgne all'ambasciata italiana di Pietroburgo.
Lo Slavo poi che sarà stato educato nelle scuole italiane, sarà al caso di divenire professore regio della nostra lingua (che ha appreso senza la trafila di alcun dialetto) e ad un tempo si formerà scrittore eccellente nella sua.
Finalmente noto che il non ha guari defunto Arcivescovo di Gorizia, si meravigliava della finezza superiore dei nostri Slavi, e 1'attribuiva alla fusione delle qualità della loro razza colla civiltà veneta.
Carlo Podrecca - LA SLAVIA ITALIANA
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