INTERMEZZO

L'autore dà le motivazioni della sua pubblicazione
A questo punto, presso a riassumerci ed a concludere, noi ci arrestiamo un istante per rispondere, con olimpica calma, ad una censura che ci venne mossa intorno alla convenienza di una pubblicazione sulla Slavia, sia pure italiana.

Si disse adunque che non era necessaria tale pubblicazione, nè persino atto patriottico dare pretesto oggi, più o meno efficacemente non monta, ad una questione slava che non esiste o non stà sul tappeto. E si è aggiunto che se pure tale questione esiste, v'è pericolo d'inacerbirla, affrontandola, sotto forma qualsiasi, adesso in Italia.

Orbene: per quanto spetta alla necessità, noi crediamo che la nostra Slavia abbia diritto ad una illustrazione come ogni altra parte d'Italia, e che imprendendo simile illustrazione, si colmi una vergognosa lacuna.

Per quanto poi spetta all'intento ed agli effetti patriottici di queste note modeste, noi possiamo replicare senz'altro che per le nostre intenzioni risponde vittoriosamente tutta la vita passata, come risponderà 1' avvenire.

E per gli effetti, se nelle nostre ricerche ed osservazioni oltrepassammo la linea dei confini politici, questo è avvenuto necessariamente pel fatto che non v'ha soluzione di continuità geografica od etnologica fra la Slavia italiana e le altre propaggini slave.

Ma percorrendo quella linea toccammo con mano che e gli Slavi finitimi e la stessa Austria (la quale per le sue viste li asseconda con larghezze d'ogni maniera) cospirano a quella espansione al di quà di detta linea che 1'Italia dovrebbe esercitare al di là.

E procedendo più avanti ci femmo accorti che - oltre ai fatti più comuni di risse e di lotte, talvolta sanguinose, per la preponderanza sulle coste già venete dell'Istria, e della Dalmazia - in tutta la grande Slavia, da Arkangel a Novi-Bazar, da Astrakan a Lubiana, ferve un lavorìo indefesso, efficace, forse decisivo, di studi e di propagande per 1'espansione dell'elemento slavo, in ogni parte, e non esclusa per certo l'Italia.

E ci toccò perfino la sorpresa, dettando questa memoria, d'incontrarci ad ogni passo cogli studi degli Slavi d'Oltralpe, che illustravano, pei loro fini, un nostro territorio, come non l'avevano e non l'hanno sinora fatto, pei loro fini, gl' italiani. (Vedi per esempio e per citar solo i più recenti e vicini, la Zgodovina Tominska - Storia di Tolmino - del Ruttar, stampata in Gorizia nel 1882; ed i fascicoli I e III, 1883, della rivista Liubljanski Zvom - la campana di Lubiana.)

E di fronte a questi fatti, troppo significanti per l'avvenire della patria, noi non ci terremmo buoni italiani se ci rassegnassimo in pace tra la folla degli addormentati, o se contassimo per uno nel manipolo degli addormentatori.

Gridiamo adunque alto: che è tempo di svegliarsi una volta, e di opporre studi a studi, e ricerche a ricerche, e illustrazioni a illustrazioni, e finalmente sforzi di espansione - pacifici sino al possibile s'intende - a sforzi d'espansione.

A questa conclusione dovevamo arrivare, studiando Slavi che vivono entro i confini politici d'Italia. Chè se domani vedremo da altri migliori approfondita la questione dallo stesso punto di vista italiano, ci terremo, per la qualsiasi nostra iniziativa, soddisfatti come d'un alto dovere, propriamente patriottico, osato e compiuto.

Carlo Podrecca - LA SLAVIA ITALIANA

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