ALCUNI GUAI

I guai, secondo l'autore, sono la lingua, soggetta ai "conati d'estirpazione"; la giustizia per le frequenti sottrazioni di beni pignorati; i comuni mancanti delle persone adatte e sovraccarichi di spese; la viabilità indispensabile in molte località; i privilegi, non solo spariti ma sostituiti da esecuzioni fiscali, contravvenzioni, ecc.; monumenti e memorie in rovina come la chiesa di S. Quirino, la più antica, convertita in fienile e ora in rovina, le lastre di Antro e di Merso. Interessantissimo, da leggere assolutamente, l'ultimo capoverso!

La lingua

Due esempi sullo storto e comune giudizio intorno alla stessa:

Il conte Prospero Antonini (che come friulano dovettepur trovarsi a contatto dei nostri Slavi) a pagine 226, 518 e 520 del suo Friuli orientale , stigmatizza senz' altro " quei parlari imbastarditi e corrotti che si accostano più o meno ai linguaggi transalpini, che slovenzi, vindi, carentani soglionsi denominare ...... ibridi vernacoli delle genti slaviche stanziate di qua delle alpi .... corrottissimi gerghi misti di locuzioni prese a prestanza dai dialetti veneto-carnici e ripieni di vocaboli in molta parte derivati dall'idioma romanico."

Altro che dialetto, secondo il buon professore di Kasanj, il più accostantesi all'antico slavone, la veneranda lingua dei riti religiosi russi!

Il Fanfulla del giorno 26 luglio 1884, nel suo articolo di fondo intitolato: Un microbo (!), parlando in anticipazione di questa operetta da lui intitolata la giovine Slavia (?), non esita di asserire:

"Sono quattro o cinque migliaia di contadini disseminati nell' alto Friuli, che parlano lo slavo come io parlerei 1' ottentotto, cioè, un gergo barbaro di una lingua barbara ."

Quando opere e giornali, per altri titoli autorevoli, concordano nello stesso sprezzo ed ignoranza sui nostri Slavi (ritenuti sinonimi di schiavi ) e sul loro idioma, io mi convinco sempre più che la mia illustrazione sarà utile a qualche cosa.

Conati d'estirpazione di questo idioma. - Fin dalle scuole primarie, invece di procedere dal noto all'ignoto, ossia d'insegnare col mezzo della lingua nativa la nazionale, si vorrebbe che le maestre parlottassero addirittura l'italiano. Si istituì in S. Pietro una scuo1a magistrale femminile per avere delle maestre da disseminare in tutta la Slavia italiana.

Ottima cosa! Soltanto mi permetto di osservare che pella dimenticanza di quel benedetto processo dal noto all'ignoto, si è fatta la bella scoperta che le allieve slave, le quali sono in numero di due o tre, non intendono le maestre toscane, e che quindi sono preferibili le friulane, le quali sommano perciò ad una ventina. Molto bene raggiunto lo scopo dell'Istituto!

Alla Pretura di Cividale, cui più affluisce lo Slavo, egli non trova un interprete fisso e se lo vuole, bisogna che lo paghi del suo, ed in passato, non temo di essere smentito, veniva minacciato di prigione per non sapersi spiegare in italiano.

Una volta un R. Commissario stimò debito suo di fare un casus belli e di chiedere speciali istruzioni al Ministero, perchè nei distretto si usavano i catechismi slavi.

Riconosco che le suddette prepotenze giudiziarie e fisime amministrative sono da addebitarsi alle persone dei titolari, tanto è vero che nel secondo caso il patrio governo non diede seguito al rapporto, appena seppe che anche nelle chiese si predicava in islavo, ma ritengo necessaria una regola fissa, onde quei fatti non si ripetano, nèi quali casi lo Slavo potrà un momento temere la rinnovazione per lui del castigo minacciato da Mosè al popolo Ebreo:

" adducet Dominus super te gentem...... cujus linguam intelligere non possis (Deuteronomio, C. 28, V. 49). "

E quel che è peggio, il malcontento verrà espresso dal poeta di questi monti nella seguente canzone, in dialetto cragnolino, pubblicata dalla gazzetta Soča (Isonzo) di Gorizia nel 24 maggio 1871.

SLOVENIJA INO NJENA HČERKA NA BENEŠKEM

Kaj jočeš se ti krasotica?
Kaj v klavernih mislih živiš?
Si tudi ti moja hčerica,
Mi vedno pri sercu stojiš.
Glej ! tvoje sestrice na Dravi,
Na Šoši, na Savi si že
Pripravljajo lovor, da v slavi
Veselo vse ovencajo me. -
Ah! mamica draga in mila!
Okove in žu1je poglej
Ki nosim, in bom jih nosila
Iaz v svojim domovji vselej.
Jaz nisem ne v vradu, ne v šo1i,
Da ravno tu od vekov živim;
Ko tujka beracim okoli,
Le v Cerkvi zavetje dobim.
Ne poznam veselja, radosti,
Le solza mi solzo podi
Po bledem ob1jičju, do kosti
Me laška pijalka mori.
K' dar dajo lovorske vezila
Ti hcerke v preslavni spomin,
Jaz bom milotinke glasila
Pod verbo, potem pa ?... pogin!
In mamka, na mojo gomilo,
Te prosim, po1oži na njo
Cipresovo tužno vezilo,
In kani iz ocesa solzo !! -
Ne misli tak' hcerka slovenska
Ne obupaj na lastni prihod:
Naj pride še sila peklenska,
Ne unici slovenski zarod!


Che vuol dire:

"La MADRE-LINGUA SLAVA ED IL SUO DIALETTO NEL VENETO.



(Madre e figlia) Perchè piangi tu, avvenente? perchè vivi in pensieri dolorosi'? Sei anche tu mia figlia, e sempre mi stai a cuore.

Guarda! le tue sorelle sulla Drava, sull' Isonzo, sulla Sava già raccolgono l'alloro, onde tutte con giubilo coronarmi in gloria.

"Ah! mamma cara ed affettuosa! guarda le ritorte ed i calli che porto, e porterò io nella mia patria, sempre. Io non sono nè nell'Ufficìo, nè in Scuola, abbenchè qui viva da secoli. Come forestiera vò questuando attorno; solo in Chiesa trovo rifugio.

Non conosco giovialità, esultanza: solo lagrima mi spinge lagrima pel pallido volto; fino all' osso mi rode la sanguisuga friulana.

Allorchè ti offriranno le figlie i serti d'alloro a gloriosissimo ricordo, io sotto il salice piangente vocifererò elegie, e poi ?..... perimento!

E, mamma, sulla mia tomba, ti prego poni il funereo serto cipressino, e ti caschi dalla pupilla una lagrima!

Giustizia.

- Chiameresti benefattore quel ricco, il quale, incontrato uno zotico tapinello, gli dasse seriche vesti, ma gli togliesse di mano la polenta ch'ei va sbocconcellando? Questo parmi faccia il governo patrio con tutti i proletari del regno, e quindi anche col povero Slavo. Lusso di un codice civile franco-italiano, casistico fino al pettegolezzo e che pure ti apre 1'adito a sempre nuove questioni. Procedura circondata da tutte le immaginabili guarentigie, e viceversa rovinosa pel debitore ed irrisoria pel creditore.

Un solo esempio. Dopo di essere stati menati questi due a spasso per Cividale, Udine, Venezia e magari a Firenze in cerca di giustizia, l'ingenuo creditore spera alla fine di pagarsi sull'unico campicello datogli in ipoteca, magari sotto la men costosa procedura austriaca. Bravo! se sarà riuscito a spogliare del campicello il debitore, si accorgerà di aver speso nella sola esecuzione il triplo del valore del fondo.

Una volta 1'ex deputato Dell'Angelo denunciò questa enormità più sentita che altrove nell'alpestre Friuli. Eh sì! i colleghi, avvocati principi, fecero orecchie da mercante, e la proposta allora fatta di un rimedio restò lettera morta in quest'Italia in cui, usi e costumi si costringono sul letto di Procuste delle leggi.

Cosa ne è derivato? Che ora divennero frequentissimi fra queste popolazioni, già tanto ossequenti alle leggi, i reati di esercizio arbitrario delle proprie ragioni, di sottrazione di oggetti pignorati e peggio.

Comuni

- Per virtù d'inerzia si lasciarono gli otto dei domini francese ed austriaco, ma non si mancò di caricarli dei nuovi uffici e conseguenti spese. Cosa ne è conseguito? Che mentre ai trentasei comuni veneti si trovavano pronti e degni i loro rappresentanti popolari, agli otto comuni italiani ed agli imposti nuovi uffici mancano le persone adatte, e per di più alle cresciute spese le rendite corrispondenti.

Indispensabile perciò, e senza beneficio della scelta, il segretario comunale, per tirare la malandata carretta. Nel l882, avanti al tribunale correzionale di Udine, un sindaco così scusava colla rozza efficacia slava questa indeclinabile necessità: "il comunista slavo stà al suo segretario, come il vitello alle mamme della vacca."

E per aggravare il malanno o fare che nessuno lo vedesse, si tolse alla Schiavonia, assieme agli altri uffici regi, la residenza del R. Commissario distrettuale!

Viabilità

- Molto sotto questo riguardo si è fatto, ma mancano: nel comune di S. Pietro il tronco di Oculis e le strade di Vernassino e di Biarzo; a Tarcetta le strade di Pegliano, Erbezzo e Spagnut; a Savogna il tronco dal rugo Rante al confine, 1'altro dal torrente Aborna a Brizza e le strade da Jeronische a Stupizza ed a Masseris; a Grimacco il tronco da Clodigh a Topolò; a S. Leonardo il tronco da Postach al confine di Grimacco; a Stregna fu compiuta la strada da S. Leonardo a Podmir e mancano le altre; Rodda ha la sola provinciale che la percorre è nulla per la montagna; Drenchia, nessuna strada.

Privilegi

- Guardimi il cielo dall'invocarli ora che tutti sono uguali avanti alla legge, ma non vorrei che per lo zelo della uguaglianza di diritti (zelo che, innegabilmente, il governo italiano adopera anche verso i suoi Slavi), si riuscisse in fatto alla disuguaglianza di trattamento. Al solito mi spiego con qualche esempio.

Oltre centomila lire all'anno (racimolate a furia di caposoldi e di esecuzioni fiscali dai miserabili possidentucci) escono per imposte dal Distretto, e queste a vantaggio in gran parte del rimanente del regno. Ora, se non si vuole considerare la povertà della regione, ritenuta da tutte le Ducali venete pell'esonero delle tasse, si affretti almeno la perequazione fondiaria, onde la Schiavonia per avventura non paghi più della Sicilia, il granaio d' Italia.

Si levino pure e quotidianamente contravvenzioni stradali e si riscuotano le relative multe, ma si suggerisca in quelle gole un diverso collocamento dei carri ingombranti. Si vieti eziandio il pascolo sui fondi superiori pel pericolo di frane, ma s'indennizzi il proprietario, il quale molte volte è costretto ad abbandonare il fondo ed intanto a pagare la prediale e la multa.

Si applichi anche qui la provvida legge forestale, ma in modo giusto e non già dando un'occhiata ai monti dalle loro falde, e comprendendo nel vincolo perfino aratori e case, e molte volte (per es. nel comune di Rodda) più ettari di terreno che non ne abbia tutto il comune censuario, per poi grandinare multe e sempre multe!

Stia pure la linea doganale invece dei gloriosi confini difesi dai nostri Savi, ma, compatibilmente coll'esecuzione della legge finanziaria, si tenga una volta a calcolo che i piccoli contrabbandi sono in qualche modo scusati dalla tentazione, del posto confine, che non si trova p. e. nell'Italia media, e che quindi urge un qualche temperamento, e ciò onde le gravissime multe e le prigionie, che talvolta si prolungano per anni, non finiscano di rovinare questa, già stremata regione.

Monumenti e memorie

- Sapete, o Slavi, (ma questa in gran parte è colpa vostra) cosa di quelli è successo?

La chiesa di S. Quirino, la più antica della Schiavonia, prima convertita in fienile, adesso rovina.

Il piazzale circostante, dove si radunavano gli Arrenghi, tagliato sacrilegamente dalla strada, che poteva girarlo.

I tigli secolari, spariti.

E le lastre di Antro e di Merso e delle Vicinie, spezzate o disperse o ricoverate per carità nei cortili delle osterie.

Volete anche sapere dove sono andati a finire i documenti della vostra storia? Ve lo dirò io.

Circa il secolo decimosesto, nell'incendio del preziosissimo Archivio parrocchiale di S. Pietro, onde si è visto che la maggior parte dei documenti ora usati risalgono solo ad uno o due secoli addietro.

Nei lunghi anni del selvaggio austriaco, sul caminetto, a riscaldare i piedi impuri della ganza di qualche I. R. Commissario.

Poi nel 1866 sottratti e venduti ai salumai di Cormons e di Gorizia.

Finalmente gli ultimi avanzi, caricati sur una carretta e sparsi sul nudo suolo in una soffitta del Palazzo degli Uffici di Cividale, ove giacciono aperti al vento, alla pioggia, a tutti!

Carlo Podrecca - LA SLAVIA ITALIANA

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