Dan krat je biu Čeneurh di Cencig Guerrino


Le origini - I battesimi - Il cognome Cencig

Cari Lettori,

Dopo un anno di lavoro assiduo è nato questo libro molto atteso e che ho voluto con tutto il cuore già da anni, anche se oggi (lo devo dire) è già troppo tardi perché la memoria collettiva è gia in parte dispersa.
Ho provato attraverso questo lavoro a raccogliere il massimo di documenti, fotografie, testimonianze, ricordi e racconti orali col fine di salvare la memoria del mio paese alla quale tengo moltissimo. Ma, resto convinto di avere solamente svelato qualche pagina della storia locale e dei suoi abitanti.
Spero che questo lavoro inciterà altre persone a proseguire questa ricerca e di approfondirla facendo analisi, confronti, cercando le nostre vere origini. Ho tentato il più chiaramente possibile di riportare tutto quello che mi è stato raccontato. Sono lieto di presentare ai miei compaesani ricordi che fanno parte della loro vita. Ho desiderato anche trasmettere il nostro modo di vivere ai giovani come l’hanno fatto i nostri antenati con noi.
Era un dovere per me dedicare il mio tempo a queste ricerche come è un piacere sentirmi vicino al mio paese e ai miei compaesani. Una forza irresistibile mi spinge sempre verso il mio paese natio che non dimenticherò mai.

Le origini di Montefosca


I primi documenti scritti che attestano l’esistenza di Montefosca sono i libri dei battesimi conservati nella Parrocchia di San Pietro al Natisone. Il primo risale al 1372 in villa de Montefoschia (Corgnali), 1602 (Missio), Martin de Montefoschia, 1622 Montefoschia da “Liber Baptizatorum St Petri Sclavorum”.
Poi, ce lo ricorda Olinto Marinelli nella Guida delle Prealpi Giulie dicendo che “Montefosca, già ricordata dal 1372, si trovò spesso, nel passato, in conflitto con la poco lontana borgata austriaca Robedischis (Robediscis, Arbidistce) che le contendeva il possesso di alcuni pascoli”. Possiamo supporre dunque, senza sbagliarci troppo, che Montefosca esisteva già da prima. Da quando, chi lo sa ? Chi erano i primi abitanti di Montefosca? Per questo, bisogna fare un grande passo indietro e rifarsi ai fatti storici. Nel VII secolo, un orda di tribù slave divisa in diversi gruppi invase l’Italia del Nord-Est. A noi interessa il gruppo meridionale che, poi, fu anche esso diviso in due. Il primo con i Bulgari e i Macedoni, il secondo orientale con i Serbi, Croati e Sloveni del quale facciamo parte. Questi ultimi probabilmente nel VII secolo d.C. occuparono una vasta area che, dall’odierna Vienna, si estendeva ad ovest fino ai confini con la Baviera ed, al sud, raggiungeva il mare adriatico nei pressi di Trieste. Nella loro discesa verso sud, queste tribù slave incontrarono la forte resistenza dei Longobardi. Nel 664, ci fu una lotta terribile presso Broxas, oggi probabilmente chiamato Brischis. Qui furono bloccate dalle Prealpi Giulie dove, dopo tanti scontri, furono sconfitti ; pian piano si è stabilito un confine naturale con un accordo di pace a Lauriana nel 726. Questi Slavi non erano veri guerrieri ma piuttosto agricoltori e pastori e cercavano soltanto un posto per insediarsi ma furono obbligati a stabilirsi sulle montagne. Sapevano lavorare il ferro, la legna, la pietra, le ossa e l’argilla. Costruivano oggetti di uso quotidiano. Le loro prime abitazioni, se possiamo chiamarle così, dovevano assomigliare a dei casolari in legno, coperte di rami e poi di paglia. La loro conquista non si basava su un nucleo guerriero ; al contrario, fra di loro, non esistevano caste di servi o di liberi. Erano indipendenti e avevano tutti un compito preciso. In questo modo, fecero come i Romani dopo aver dominato il mondo per secoli. Il guerriero si trasformò in contadino e la terra conquistata diventava sua. Più tardi, gli Slavi di questa area vennero, durante il periodo della Serenissima Repubblica di Venezia, considerati come una nazione distinta, sia dal resto degli Italiani che dai Friulani vicini. Nel IX secolo, fra gli Slavi definitivamente insediati sui loro territori cominciò l’opera di evangelizzazione, condotta da missionari che conoscevano abbastanza bene lo slavo e, così, trascrissero anche le Sacre Scritture e gli insegnamenti della chiesa. La fede cristiana venne accettata solo quando il catechismo si svolse nella loro lingua. Forse si convertirono al cristianesimo più facilmente dopo il viaggio di due missionari Santo Cirillo e Metodio, nell’anno 867, venuti a Forum Juli per incontrare il patriarca Paolino di Aquileia e per discutere della loro traduzione della Bibbia in lingua slava. Da allora, il catechismo e la devozione si fecero in lingua slovena per mille anni. Ma, nel frattempo, gli Ungari misero a ferro e a fuoco il Friuli ; dopo di loro seguirono migliaia di coloni slavi che si insediarono nelle cosi dette “Pustote” .
Qualche data importante : gli Slavi nel 1077 vennero inclusi nel Patriarcato di Aquileia con una notevole autonomia ; nel 1420 entrarono nella Repubblica di Venezia con una totale autonomia ; dal 1814 al 1866 furono sudditi degli Austriaci nel regno lonbardo-veneto ; dal 1866, sono sotto l’Italia. Furono quegli slavi che vennero a invadere Montefosca ? Sebbene sia difficile da confermare questa ipotesi può essere vera.
Secondo la gente di Montefosca, i primi abitanti si stabilirono ai piedi del monte Uogu , a circa 300 metri dalle prime case di oggi, a quota 815 metri. Questo posto si chiama Za Hlieu (dietro stalla).
Un secolo fa, i casolari erano ancora in piedi ; oggi, resta solo quello della famiglia Kruč. Le ultime famiglie ad abitare su questo posto furono le famiglie Marniac, Štief, Šklanac, Balan e Kruč e cento metri più in basso abitava la famiglia Sierak. Ho cercato di dare forma a questo luogo in seguito alle spiegazioni dei Montefoscani, con un semplice e approssimativo disegno. Se i primi uomini scelsero questo posto per insediarsi, secondo la gente, era soprattutto per nascondersi. Poi costruirono anche pozzi per mancanza di acqua dato che, in zona, non c’era nessuna sorgente. Inoltre per avere più spazio, scesero più giù a Dolina. È difficile indovinare quando arrivarono questi primi gruppi e chi erano. Ma, probabilmente senza sbagliarci tanto, si può pensare ai nostri Slavi che invasero tutta questa zona montagnosa. Per fortuna, abbiamo almeno la testimonianza dei battesimi perché, poi, le prime tracce lasciate come la cartina della Capellania di Antro del 1717 sulla quale si distingue “Villa di Montefosca e i casali di Paceida” sono troppo recenti. È utile segnalare che era insediato su queste montagne, serviva a tenere il confine per la Repubblica di Venezia, mandando 200 uomini al giorno. A 1050 metri, ci furono anche casoni ugualmente nella zona Nord-Ovest del monte Uogu, chiamata Uedeja. Durante un periodo indeterminato, famiglie intere ci vissero di pascolo. Quel territorio fu soggetto di conflitti fra l’Austria e l’Italia.

Rovine del casone della famiglia Marniac
Rovine del casone della famiglia Marniac

I primi casoni di Montefosca




I battesimi

Grazie alla chiesa ed alle parrocchie, possiamo oggi proporvi di consultare questi quattro fogli fotocopiati tratti dai libri battesimali della parrocchia di San Pietro al Natisone.
Perché questa pratica ? Unicamente, per giustificare l’esistenza di Montefosca che appare molte volte ed è scritta in modi diversi. Tutti questi scritti che si trovano attualmente nella parrocchia sono una memoria collettiva delle valli del Natisone che deve essere preservata. Grazie ad essa, possiamo risalire nel tempo e scoprire le nostre origini. Benché la calligrafia sia brutta, si distinguono chiaramente i nomi dei paesi come Montefosca, Calla, Pegliano, Cicigolis, Brischis, Vernassino, Clenia, Mersino e Montemaggiore e i cognomi Cencig, Spehonia e Laurencig.
Sulla prima pagina del 25 gennaio 1619, è possibile leggere nettamente Spehognis di Montefoschia, Maria di Calla, Piero Clignon di Pegliano.
Sulla seconda pagina del 9 marzo 1667, possiamo leggere Spehogna di Montefoschia, Matthias, figlio Valentino Laurencig di Montefogia, Batista di Cala (con un “l” solo). Sulla stessa pagina, si legge Montemanion che dovrebbe essere Montemaggiore, Vernassino, Brischis e Cicigulis.
Sulla pagina seguente del 23 marzo 1670, si trova il cognome Spegonia scritto in modo raro ; invece, siamo sorpresi dall’esattezza del cognome Cencig.
Sull’ultima pagina del 6 luglio 1671 ritroviamo di nuovo le tracce di Spehonia di Monte Foschia e di Cencig Leonardi di Monte Foschia del 12 luglio 1671.
Si nota che la scrittura e la forma non sono sempre uguali perché la persona incaricata di scrivere questi battesimi lo faceva forse foneticamente.
Ci sono anche dei paragrafi scarabocchiati ; come facevano per rileggere ? Ė molto spiacevole non poter decifrare la totalità di questi documenti molto interessanti sul piano storico.

Cencig: il cognome più diffuso a Montefosca

Céncig (Čénčič) è un cognome patronimico sloveno tipico del paese di Montefosca. È sorto, con la formante –ič, dalla forma ridotta Čènz (Čènc) dell’agionimo o nome di santo Vincentius. Dalla documentazione prodotta risulta che dal punto di vista fonetico, la forma originaria del cognome era Céncig/Čenčič e non Zénzig/Céncič.
Da notare, infatti, che soprattutto nel 1600, la lettera z corrispondeva spesso all’attuale lettera slovena č o alla lettera italiana c nella parola “cera”.
Il cognome viene riportato in altri documenti nella forma grafica Zhenzhizh che corrisponde all’attuale forma grafica slovena Čenčič.
Il cognome è documentato dal 1677 in poi a Homec, Borjana, Kred, Robič e soprattutto a Robedischis/Robedišče. Sembra che proprio da Robedišče il cognome si sia diffuso nel Breginski kot mentre a Robedišče sarebbe arrivato direttamente da Montefosca (Cfr. Franc Rupnik, Nekdaj ni bilo meja – Cenciči in Robedišče , Dom n. 11, novembre 1980).
Il nome proprio Vincenzo , pur non essendo tanto popolare tra gli sloveni ha prodotto nelle valli del Natisone due cognomi. Oltre al citato Céncig/Čenčič di Montefosca era presente a Tarcetta nel 1600 anche il cognome patronimico Vicénig (Vičénič) sorto, con la formante –ič , dalla forma ridotta Vicèn (Vičèn) dell’agionimo Vincentius : 1616 Iuri Viceniz de Terzetta , 1649 Foschia Vicena de Tercetta , 1654 filius Georgij Vicenig de Tarzeta (Libri dei battesimi di S.Pietro).
Dal nome proprio Vincenzo è sorto anche il nome di casato Vicéni presente a Savogna.
(dal giornale Dom, Božo Zuanella)
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