I sentieri più importanti del paese

Ricordiamo che nel passato, la gente camminava ogni giorno per lavorare nei campi, pulire i prati e i boschi. Ritornando a casa, ciascuno portava il suo carico di legna o fieno.
Anche i bambini erano abituati a formarsi le spalle con piccoli pesi.
Lungo tutti questi sentieri, c’erano posti chiamati

opočiuali

(luoghi di sosta) per appoggiarsi con il carico “Brieme”.

Mulattiera Štupca - Čeneurh; Stupizza- Montefosca

Questa mulattiera realizzata attorno 1934 era prevista per facilitare il trasporto sulle spalle del necessario alla costruzione della seconda latteria del paese. Il primo sentiero, troppo ripido e pericoloso, fu abbandonato.
Questa mulattiera molto utilizzata diventò leggendaria.
Eccetto le campane che sono transitate per Erbezzo, Zapotocco, Calla poi Montefosca, tutto il resto è salito per la mulattiera sulle spalle degli abitanti, sui muli e, più tardi, nei carelli delle teleferiche.
Questa mulattiera ha una lunga storia ed un forte legame con i Montefoscani, ma anche con i forestieri, mercanti, resiani, insegnanti, medici, ecc….
Salire a Montefosca era sempre una grande fatica per quelli che non erano abituati a questi pendii, specialmente sotto la pioggia e la neve.

Se la mulattiera veniva ad essere chiusa a causa della neve troppo abbondante, i Montefoscani si mettevano subito al lavoro e, in una giornata, era riaperta.
I Montefoscani erano e sono ancora affezionati a questa mulattiera che dava la possibilità di fare moltissime scoperte verso le città vicine e lontane.
Ogni Montefoscano potrebbe raccontarci la propria storia legata a questa mulattiera.
Ci sono tristi ricordi per quelli che l’hanno scesa per l’ultima volta partendo per l’estero con molta angoscia, speranza e tante lacrime.

Da Stupizza, portavano di tutto e conoscevano benissimo la difficoltà del percorso.
Ricordavano ogni sasso dove appoggiavano un piede dopo l’altro in un ritmo regolare.

Una donna era capace di salire con un carico di cinquanta chili conoscendo benissimo le soste.

Kamanje
Kamanje
Da Stupizza, la prima sosta si chiama

Lasna

(posticino erboso), la seconda

Kamanje

(zona sassosa dove si traversa un torrente di sassi calcari, rotolati dalla cima del monte Uogu), il terzo

Ognjišče

(luogo dove una volta i boscaioli facevano il fuoco), il quarto

Jagrve

(del cacciatore), (nome di una famiglia), il quinto

Robe

(luogo roccioso con forte pendenza), poi il sentiero diventa pianeggiante fino al paese.
Questa mulattiera era percorsa più volte al giorno con carichi importanti.
I più svelti e forti salivano con il loro carico, tenendo conto delle soste, in un’ora e mezza.
Un giovane scendeva correndo fino a Stupizza in venti minuti.
Spesso, la gente saliva in serata specialmente d’estate dopo aver fatto le spese, o di notte per gli uomini che ritornavano da Pulfero o Cividale per affari.
Si aspettavano a Stupizza da Menichini per berci l’ultimo bicchiere insieme prima di salire.
Dopo una mezz’ora di camminata nel buio, si sedevano ad

Ognjišče

dove c’è una cappelletta dedicata alla Madonna di Lourdes, costruita con il resto del materiale che veniva dalla scuola elementare ; questa sosta era immancabile.
Da li, iniziarono storie di un altro mondo sotto la luna complice e intrigata: uno seduto vedeva una bara al suo fianco, l’altro raccontava d’aver sentito un appello strano e curioso, il terzo raccontava fuochi sui monti vicini, il quarto parlava di apparizioni affascinanti.
Con il tempo, questo luogo diventò famoso per le sue favole “pravce” dei “Skrat” (folletti), un immaginario locale, coltivato e tramandato dalla gente.
Tutte queste storie venivano ripetute nel paese durante le serate invernali sgranando il granoturco.
Gli uomini narravano le loro storie con voci smorzate, le donne sgranando pregavano, ammutolite nelle loro preghiere con il rosario attaccato al polso.
I più giovani ascoltavano in un silenzio religioso, nonostante la paura che cresceva in loro anche se le loro palpebre erano sempre più pesanti, insistevano per seguire le storie degli Skrat che portavano con loro nel letto.
Da li nascevano incubi incoscienti.
Tutti questi giovani li portavano con se per una grande parte della loro vita.

Per questa mulattiera sono stati trasportati sulle spalle di una cinquantina di Montefoscani, cavi di fune a sbalzo di 22 mm creando una lunghissima colonna.
Peccato che in quell’epoca, non c’erano corse in montagna come oggi, qualche campione ci sarebbe stato.

Dobbiamo ringraziare i volontari che ci danno la possibilità di scoprire o riscoprire questo sentiero.
Sulle carte topografiche porta il numero 735 ; arrivando a Montefosca, dà la possibilità di proseguire per il giro del monte Uogu.

Krauja pot

sentiero delle mucche.
Questo sentiero molto utilizzato si trova nella zona di “Klepalo”, localmente “Tje mes klepalo”, sentiero fatto apposta per le mucche.
Variava da due metri e più di larghezza, recintato di muretti di pietre a secco.
Ė di proprietà comunale.
Nel passato, tante famiglie conducevano il loro bestiame al pascolo sulle planine durante il periodo estivo.
Le più fortunate costruivano vere stalle, altre fabbricavano casoni più o meno rudimentali.
Per questo motivo, i Montefoscani allargavano sentieri, assestavano i sassi, erigevano muretti a secco ; nello stesso tempo, pulivano le zone erbose per la falciatura o per il pascolo.



I sentieri di una volta, oggi chiusi dalla Natura
I sentieri di una volta, oggi chiusi dalla Natura
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Pod Juanca

sotto il monte Joanaz (Ivanac)
Ė un sentiero molto praticato; collegava il sentiero di “klepalo” per finire a “sliemeca” dove raggiungeva il sentiero che proseguiva sul monte Joanaz venendo dal paese.
Montefosca da sotto Joanaz
Montefosca da sotto Joanaz

Dolinska pot

Dolina, prima frazione di montefosca
Iniziava nel paese a “Dolina”, poi “Klanac”, saliva a “Lanišče”, “Gor pod skalo” (sotto il sasso) dove collegava quello che veniva dalla seconda zona chiamata “kras” iniziando a “Liesa” e “Pod dolinco”.
Un terzo sentiero collegava questi due e quello che veniva da Paceida e proseguiva verso “Čješnk” (delle ciliege), “Uadica”, “Zadou” o verso il vallico “Urh” per raggiungere “Raune lohe”, “za šak”, Fracadice (luogo di talpe (friulano), talpa – farc- kart), Canebola.

Kraska pot

viene da Kras, zona sassosa

Questo sentiero iniziava a “Kras”, vicino alla casa di Specogna Pietro Piercu, poi congiungeva quello di “Dolina” che partiva da “Klanac” verso la chiesa, si incontravano a “Pustiela” e finiva sul ponte del rio Bodrino “Budrin” dove arrivava quello di Paceida.
Questi sentieri servivano soprattutto a portare il granoturco nel primo mulino, poi nel secondo tenuto dalla famiglia Specogna Angelo Masku.
Oggi si distinguono appena i ruderi.
Da “Budrin”, un altro sentiero proseguiva verso “Mies brieko” (attraverso Brieka) passando a “Preualo” e “Duolič” ; un altro andava verso Calla o S. Andrea.

Uogua pot, uogu,

uogje significa carbone
Per andare sul monte Uogu, il primo sentiero iniziava nel paese a “Liesa” passava per “Skalca”, “Za hlieu”, “Pod gola” e “Za Uogu”.
Oggi esiste una strada bianca che serve per salire con il trattore per tagliare la legna.

Pot za Lipo

Sentiero dietro il tiglio

Il secondo partiva da “Tam na raunic”, poi “Pod birza”, “Goh lip”, “Za lipo” e “Za Uog”.
Serviva anche per andare nel boschetto “Lom”.

Tje mies Budrin

Attraverso la zona del rio Bodrino

Un altro sentiero che la gente usava spesso, è quello che partiva da sotto la chiesa, scendeva verso “Brieh”, “Hlebišče”, “Te gorenj Budrin” dove si doveva guadare il torrente.
Da li, saliva verso “Mrznjak” (zona molta fredda) e finiva proprio dove era attacata la fune a sbalzo.
Il primo sentiero che collegava Montefosca a Stupizza scendeva verso “Plas”, “Pradou”, traversava il guado nel Natisone a Stupizza.
Quando nel paese si costruiva la prima latteria nel 1930, ogni famiglia aderente a questa sociétà cooperativa dava il suo contributo in mano d’opera chiamata “Rabuota”.
Consisteva nel portare da Stupizza, tutto il materiale edilizio necessario alla costruzione.
Ogni socio doveva portare su 50 chili al giorno ; era il minimo previsto al contributo comunitario.
Su questo sentiero, si è visto un fatto incredibile ma vero.
Ce l’ha riportato Cencig Pietro “Lebanu”, testimone di questa prodezza.
Fu lui a pesare tutto il materiale a Stupizza.
Il signor Ferdinando Specogna Daneu faceva tre viaggi di sabbia al giorno, con 110 chili al minimo ogni volta.
Oggi, una cosa del genere sarebbe impensabile su questo sentiero.
Vecchia casa e stalla della famiglia Cencig Mon a Bodrino
Vecchia casa e stalla della famiglia Cencig Mon a Bodrino
Guerrino Cencig
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