TOPONIMI del Comune di Torreano

Božo Zuanella ha fatto una ricerca sul significato dei toponimi di tutti i paesi delle Valli, pubblicata a suo tempo ( anni 1980-86) su DOM. E' augurabile che quanto prima questo lungo lavoro, assieme a quello sul significato dei cognomi, diventi oggetto di pubblicazione. Nel frattempo chi lo desidera può consultare il significato del nome del suo paese su Lintver. Il nome del paese può essere ricercato col motore di ricerca interno.

TÀMORA (Tamoris)

v Tàmorah, iz Tàmor.

a. 1671 di TAMORIS (Carlo Podrecca Slavia Italiana pag. 49).

Il sostantivo "tamar> o "tamor" sembra sia di origine preromana e quindi non dobbiamo meravigliarci se è presente sia nella lingua friulana che in quella slovena. Il significato preciso di "tamar" ce lo fornisce il Nuovo Pirona: "Recinto a stanghe, a stecconata o a palizzata, che chiude i vani fabbricati che costituiscono la casera. Un tempo significava anche lo spazio, chiuso da stanghe, ove le mandre serenavano all'aperto, ciò che è in uso ancora in Valcellina" (pag. 1168).

I toponomi o i microtoponimi derivati da questo sostantivo sono dunque da collegarsi con la pastorizia e l'allevamento del bestiame e sono di solito localizzati nelle zone montane dove questa attività era tradizionalmente esercitata.

Nelle zone montane del Friuli troviamo ad es. questi microtopommi: Tamar a Cabia, Tamarat a Tramonti di Sotto e Ta pod tàmar a Tana-mea, Tamaroz a Chiusaforte e più luoghi. Nelle Valli del Natisone Tamorca (Masarolis), Tamorinca a Olizza, Tamoršča nei pressi di Masseris, V tamori nel paese di Matajur, Za tamorjam, V tamori presso Drencia, Na tamori nel paese di Oznebrida, Na tamarci a Ravne presso Livek/Luico. Da notare anche la località di Tamar (1108 m) situata alla fine della stupenda valle glaciale di Planica in Slovenia, famosa per i suoi trampolini e le gare internazionali di salto con gli sci. Anche qui un tempo esisteva uno stabbio, un ovile, una malga, un recinto per gli animali. Cfr. infine Tamar che è una borgata di Chialminis (Nimis). (a 1511 de Tamoro-Čiernjevski Rokopis).

Una voce analoga a tamar/tamor è "médara", presente nella microtoponomastica delle Valli del Natisone: V médarjah (nei pascoli, più precisamente, sulla "planina" di Mersino situata sotto la cima del Matajur), Na médari (nel paese di Oznebrida, a Masseris e a Clabiyzaro), V médari (nel paese di Cepletischis) e, forse, V madridu (località presso Masseris). Cfr. anche il vocabolo dialettale sloveno "médrje": "luogo recintato nei pascoli dove veniva rinchiuso il bestiame durante la notte o in occasione della mungitura" (SSKJ, pag. 724).

Anche i numerosi microtoponimi del tipo "Mandrija" presenti sul Carso triestino hanno più o meno lo stesso significato. Il tutto deriva dal latino "mandra"
In origine Tàmora / Tamoris di Torreano (m 806) era probabilmente soltanto un pascolo, un alpeggio dove esistevano diversi recinti per gli animali. La forma slovena Tamora è, infatti, un sostantivo plurale con desinenza arcaica in -a e ciò viene confermato anche dalla forma ufficiale italiana Tamoris, derivata, a sua volta, da "tamor" con l'aggiunta del suffisso plurale friulano in -is.

DERJÀN (Reant)

altra forma dialettale Drejàn, derivata per metatesi da Derjan; v Derjànu, iz Derjàna; gli abitanti: Derjànci e Derjànke (anche Darjànci e Darjànke per effetto della "akanje", quando la e semivocalica si trasforma in a).

a. 1450 in Dereant (Corgnali).

Giovanni Frau scrive giustamente che si tratta di un "toponimo di origine oscura" (Dizionario toponomastico Friuli Venezia Giulia, Udine, 1978, pag. 100).

Il paesino è situato in zona impervia, alla fine di una stretta, ripida e selvaggia valletta formata dal torrente Derjanski patok, affluente del Chiarò.

La forma più antica del toponimo che conosciamo è Dereant (1450), conservata quasi intatta nella forma slovena (Derjan) mentre si discosta notevolmente dalla attuale forma ufficiale italiana (Reant). Probabilmente lo scrivano, che ha trascritto il toponimo in epoca seriore, ha inteso il De iniziale di Dereant come una preposizìone articolata (de) e l'ha separata dal resto del nome (si tratta del fenomeno della deglutinazione) ed è così che è sorta la forma ufficiale Reant.

Cfr. anche il caso analogo riguardante il toponimo Obenetto in comune di Drenchia, derivato per deglutinazione dalla forma slovena Dobenije (anche Dubenije, Debenije). Una seria difficoltà crea la t finale di Reant, che non riscontriamo nella forma slovena, a meno che non si tratti, anche in questo caso, di una aggiunta arbitraria operata dà qualche copista italiano.

Può darsi, però, che Derjan sia derivato da Dereant per apocope (= troncamento di fine parola per caduta di una sillaba o di una lettera), fenomeno questo che non possiamo escludere a priori. Per risolvere questo problema e per formulare qualche ipotesi etimologica dovremmo possedere delle attestazioni del toponimo anteriori al sec. XV.

RIEKA (Rieca)

V Rieki, iz Rieke.

I toponimi del tipo Rieka si trovano presso un fiume o un corso d'acqua. Il sostantivo sloveno "reka" (dial. "rieka", a causa della dittongazione della e lunga accentata) significa infatti "fiume". Cfr. ad es. la città di Rijeka (it. Fiume) in Croazia, Recica pri Savinji in Slovenia, Reka nella Carinzia austriaca.

Nella Valli del Natisone esistono solo due fiumi: il Natisone / Nadiža e lo Judrio / Jdrija. Gli a1tri corsi d'acqua sono dei semplici torrenti. Ad a1cuni, che hanno l'acqua perenne, è stato dato un nome specifico (es. Aborna / Alberone, Arbec / Erbezzo, Košca / Cosizza), ad altri invece il nome comune "rieka". I corsi d'acqua discontinui e insignificanti vengono chiarnati di solito col nome comune "potok)) o "patok)> ( = torrente). Non è raro il caso che anche questi ultimi abbiano un nome specifico, derivato, di solito, o dal paese che è nei pressi o da1 territorio che attraversano (ad es. (Potok) Pečanščak, Tarčečanščak, Štivanščak, Javarščak, Podorieščak, Loški potok, Zahošnjak ecc.).

Nelle Va1li del Natisone esistono tre corsi d'acqua chiamati "Rieka": il torrente Rieka / Rieca, affluente dell'Alberone che dalla sella di Livek / Luico scende a Savogna, i1 torrente Rieka / Rieca che scende dal m. Colourat / Kolovrat e si getta a Scrutto nell'Erbezzo (da Cosizza fino a Scrutto viene chiamato col nome di Cosizza, da1la omonima loca1ità che attraversa) e infine il torrente Rieka (it. Chiarò di Torreano) che attraversa tutta la conca o valle di Torreano e da cui ha preso il nome anche la 1oca1ità di Rieca di cui ci stiamo occupando; la denominazione Tavorjanska Bistrica che troviamo sulla Carta dei nomi geografici con forma ita1iana e slovena nel Friuli-Venezia Giulia, Ljubljana 1974, mi sembra una forma dotta e forzata.

Essa non è a1tro che la traduzione (errata?) della forma italiana operata, probabilmente, nel secolo scorso da Simon Rutar (cfr. Beneška Slovenija, Ljubljana 1 899, pag. 10, 14).

BRAIDA (Casali Laurini)

v Bràjdi, iz Bràjde.

Nella lingua friulana ( significa: poderetto chiuso, anche campo (N. Pirona, pag. 71).

Questa voce di origine longobarda è poi penetrata nella lingua slovena e serbo croata. Nella lingua slovena letteraria "braida" ha il significato di "pergolato (di viti)" (SSKJ, I, pag. 181) mentre in serbo-croato sta ad indicare un filare di viti.

Per gli sloveni del Carso "brajda" è invece un terreno piantato a viti (soltanto nella provincia di Trieste troviamo 19 microtoponimi del tipo Brajda o Brajdice).

Nel dialetto sloveno delle Valli del Natisone "brajda" sta ad indicare di solito ampi terreni arativi, anche privi di vigneti (cfr. ad es. i microtoponimi Brajda a Sorzento, Antro, Cras e Biacis e Brajca a Vernasso). Questa voce è conosciuta soprattutto a fondo valle dove non mancano terreni arativi piuttosto ampi mentre è sconosciuta nelle zone montane dove tali terreni ovviamente non esistono o sono piuttosto rari.

Brajda è anche il nome antico della località di Puoštak (it. Postacco) nella valle del Cosizza: a. 1714 Oviszach hora habitante in Braida, comune di Cosizza (dai livelli e censi della parrocchia di S. Leonardo). Nelle immediate adiacenze di Postacco esiste un'area coltivabile abbastanza ampia (Brajda), da cui ha preso il nome anche il piccolo centro abitato.

Un'ultima annotazione sul toponimo Brajda in comune di Torreano. Per gli sloveni della conca di Torreano, di Puller o di Spignon l'attuale località dei Casali Laurini, dove possedevano anche terreni arativi, era semplicemente una ampia brajda: da qui la forma slovena del toponimo.

NJIVCA (Osteria Gnivizza)

v Njivcah, iz Njivc.

In realtà più che di un toponimo vero e proprio si tratta di un microtoponimo, dato che in questa località posta tra Rieca e Canalùtto si trova una sola casa (un'osteria).

Nella lingua slovena il sostantivo "njiva" significa: campo coltivato mentre "njivica" è il diminutivo di "njiva" e significa campicello.

Il toponimo Njivca, di cui ci stiamo occupando, è in realtà una forma plurale arcaica con desinenza in -a invece che in -e e sta dunque ad indicare una località dove sono stati ricavati o esistono diversi campicelli. Da notare inoltre la regolare riduzione vocalica tipica anche del nostro dialetto (Njivice > Njivce/a).

Innumerevoli sono i toponimi e i microtoponimi del tipo Njiva, Njivica e Njivice sul territorio sloveno di cui una trentina soltanto nella provincia di Trieste. Mi limito a segnalame alcuni presenti soprattutto nella Val Resia e Valle del Torre: Njiva (it. Gniva) è una delle frazione del comune di Resia mentre Njivica (it. Gnivizza) è un alto pascolo (planina) situato presso la sella Carnizza.

Ecco cosa scrive la Guida delle Prealpi Giulie di O. Marinelli (Udine, 1912, pag. 457) a proposito di quest'ultima località: "La chiesa (della Madonna di Carnizza) - un oratorio costruito nel sec. XVIII e recentemente rinnovato - è poco lontana dalle casere di Gnivizza (m. 1082) curiosissimo gruppo di capanne formante un vero villaggio estivo, sparso nel ripiano sottostante alla sella di Camnizza (rn. 1101). A Gnivizza non manca neppure per alcuni mesi all'anno una misera osteria".

Nella Valle del Torre troviamo la località di Njivice (it. Vedronza) e, per finire, segnaliamo nelle Valli del Natisone il microtoponimo Njivca (v Njivcah) presso Masseris in comune di Savogna.

SKRILA (Canalutto di Torreano)

na Skrilah, s Skril.

a. 1320 Canalutto (Corgnali).

La forma italiana Canalutto è un diminutivo in -ut di canale. Il paese ha preso il nome dalla breve e stretta valle del torrente Rieca / Rieka in cui si trova e significa appunto: piccolo "canale" ( = piccola valle).

Cfr. anche il toponimo Canalutto presso Racchiuso in comune di Attimis. Il sostantivo "canale" era anticamente sinonimo di valle e con questo significato lo ritroviamo conservato in numerosi toponimi: Valcanale / Kanalska dolina, Kanal / Canale d'Isonzo, Canal di Grivò presso Faedis, Canale di S. Pietro, di Gorto e d'Incaroio in Carnia ecc.

Per una informazione più completa su questi toponimi derivati da "canale" cfr. Canalaz in comune di Grimacco già trattato su queste pagine - DOM, Gennaio 1982, pag. 3.

La forma slovena Skrila deriva invece dal sostantivo sloveno "skril", anche "škril" = ardesia, schisto. E il nome delle pietre che si sfaldano in lamine o sfoglie.

Cfr. anche la voce slovena dialettale "skarlà" (= scheggia di pietra). Il paese ha preso dunque la denominazione da una caratteristica del terreno, dove abbondano pietre di questo tipo. Da notare che nei pressi ci sono pure delle cave di pietra piasentina.

Nel comune di Dolegna del Collio (GO) esiste il toponimo Skriljévo (it. Scriò): si tratta di una forma aggettivale anch'essa derivata dal sostantivo "skril" (a. 1327 de Scrilgeu, a. 1374 de Scriglo / Corgnali /).

Skrilà è in realtà un sostantivo femminile plurale con desinenza arcaica in -a invece che in -e. Scrivendo in lingua slovena letteraria si dovrà usare la forma corretta Skrile.

Numerosi nelle Valli del Natisone i microtoponimi del tipo Skrila e Skarlà: Skrila presso Montefosca, Sorzento, Canalaz, Grimacco, Matajur, Masseris, Azzida, Rodda, Na Skarlì a Cepletischis.

PODGRÀD / ZAGRAD (Costa di Torreano)

v Podgradu/Zagradu.

La località viene chiamata Podgrad dagli abitanti sloveni della valle di Torreano e Zagrad dagli sloveni di Spignon, Pegliano e Antro che abitano nella contigua valle del Natisone.

A prima vista si è indotti a spiegare il toponimo coi sostantivo sloveno "grad" (= castello) e questa soluzione sembra ovvia, per non dire lapalissiana. In questo caso Podgrad/Zagrad starebbe ad indicare una località posta sotto o dietro un castello.

Cfr. in proposito i numerosi toponimi del tipo Zagrad, Zagradec, Zagrajec che si trovano disseminati su tutto il territorio sloveno e che hanno preso la denominazione da qualche castello presente nelle immediate vicinanze. Da notare che anche la località situata sotto il castello di Gronunbergo (slov. Karkoùs) presso il ponte S. Quirino viene chiamata Sottocastello.

Questa spiegazione sarebbe accettabile anche per Podgrad/Zagrad di Torreano se al di sopra del paese esistesse attualmente o fosse esistita nel passato una torre di guardia, una costruzione fortificata, un castello ecc. Di simili costruzioni non esiste però traccia alcuna nè sul terreno nè in documenti antichi e quindi sono propenso a scartare l'origine del toponimo dal sostantivo "grad" (= castello).

Credo, invece, che la soluzione etimologica più verosimile sia contenuta nel verbo "graditi" che, in origine, aveva il significato di "costruire uno steccato, un recinto, una palizzata". Da qui i sostantivi deverbiali sloveni "graja, ograja, ograda, ograd" (= steccato, recinto). Questa soluzione mi sembra sostenibile per il fatto che nelle Valli dei Natisone esistono diversi microtoponimi derivati da "grad" che però non hanno alcun riferimento a castelli, fortificazioni, costruzioni antiche o a formazioni rocciose naturali che possano dare l'idea di un "castello".

Ecco alcuni esempi: Pod gradan presso Canalaz (sotto il monte S. Martino), Gradac e Pod gradac presso Rodda di Pulfero, Grado a Mersino basso (da lì partiva una specie di mulattiera con "graje" in muro di pietre a destra e a sinistra per le mucche che ogni giorno andavano a pascolare nei pascoli sotto Mersino), Za gradan presso Clabuzzaro (Passo di Monte presso Solarje, in comune di Drenchia, a quota 1070 m. che immette nella valle dell'Isonzo). A proposito di quest'ultimo microtoponimo scrive Ivan Trinko: "Za gradan" significa in sloveno: dietro al castello. Non saprei a che attribuire tale denominazione. Forse ci sarà stata in antico una qualche stazione di guardia. Traccie però non ce n'è" (Guida delle Prealpi Giulie, Udine 1912, pag. 682).

Effettivamente nei pressi c'era il valico di Clabuzzaro, uno dei sei passi di frontiera esistenti nelle nostre Valli tra la Repubblica di Venezia e l'Austria ma io non penso che la gente abbia dato ad una semplice garritta o a una stazione di guardia il nome piuttosto aulico di "grad" e poi sono convinto che il microtoponimo sia sorto molto prima che la Serenissima occupasse queste zone nel 1420.

In quella località, invece, esistono tuttora diversi recinti di pietra entro cui un tempo pascolava il bestiame. Sono dunque dell'opinione che il toponimo Podgrad / Zagrad di Torreano e i microtoponimi testè elencati siano sorti in riferimento a recinti (anche di pietra), a steccati e palizzate per il bestiame e documentino in genere una antica attività pastorizia in detti luoghi.

Il toponimo che abbiamo preso in esame avrebbe quindi il significato di "località posta sotto o dietro un recinto, un pascolo".

Cfr. anche i seguenti microtoponimi più o meno simili che ho rilevato nelle nostre Valli: Zagrajac presso Masarolis, Za grajo presso Drenchia e Tercimonte, Pod grajo a Cosizza, V graji presso Postregna, Ograjenca a Cepletischis, Ograjinca presso Costne e Jajnich, Ogrance a Cosizza, Ogranca a Brida, Ograjba aMatajur, Losàz e Grimacco e Orajba ad Azzida.

Alle volte le soluzioni apparentemente semplici si rivelano in realtà più complicate del previsto.

Costa

Per il significato della forma italiana del toponimo (Costa)/a. 1275 in Costa desuper Tovoryan/cfr. il sostantivo friulano "cueste" (= costa, fianco o falda di collina o di montagna, NP, pag. 206).

Il paese si trova in realtà su un fianco di una montagna che divide la Valle di Torreano dalla Valle del Natisone. Cfr. anche i toponimi analoghi: Costa di Vernassino (slov. Kuosta), Costa ad Aviano, Costa beorchia presso Pinzano al Tagliamento, Costalunga e Costapiana in comune di Faedis, Costa molino a Chiusaforte.

MAŽERUOLA (Masarolis)

V Mažerùolah, iz Mažerùol; gli abitanti: Možèrci, Možèrke; agg. možèrski.

a. 1244 homines de Masarollis, a. 1294, de Masarbellis, 1300 Masarvelis (di Prampero), a. 1303 villa de Masarolis (Corgnali), a. 1671 de Maxarolis (da un documento riportato da C. Podrecca in Slavia italiana, pag. 49).

Gli studiosi italiani o friulani fanno derivare il toponimo dal latino "maceries" (= pietraia, mucchi di sassi) con suffisso diminutivo e desinenza plurale femminile in -olis (cfr. O. Frau, Dizionario toponomastico Friuli - Venezia Giulia, UD 1978, pag. 79; C.C. Desinan, Problemi di toponomastica friulana/ Contributo 11/ UD 1977, pag. 174).

Dal latino "maceries" derivano certamente due toponimi siti in Friuli: Malamaseria sulla riva destra del Torre presso Tarcento (che un tempo questo paese sia stato sloveno lo si deduce anche dall'aggettivo "mala" (= piccola) che precede il nome! Maseria/) e Maseris presso Coseano.

La derivazione di Masarolis da "maceries", sostenuta dai due studiosi friulani testè citati, potrebbe essere accettata senza riserve se non esistessero due elementi di "disturbo", che rendono problematica questa spiegazione. Si tratta dell'aggettivo "možèrski" e della denominazione degli abitanti "Možèrci".

Ma sentiamo in proposito il parere autorevole del prof. Pavle Merkù: "L'aggettivo "možèrski" e i nomi degli abitanti m. "Možèrec", f. "Možèrka" escludono l'ipotesi (dell'origine del toponimo da "maceries", ndr.): nel dialetto sloveno di Masarolis, che conosce il fenomeno "akanje", non è assolutamente ipotizzabile il passaggio della a (Mažerole, Masarolis, Masaruelis) in o (možerski, Možerec, Možerka) e pertanto è necessario partire da un'altra base lessicale. Mancando una documentazione slovena antica delle forme citate, dobbiamo limitarci a fare soltanto delle supposizioni. Queste sono molteplici e nessuna esclude qualche altra base lessicale romanza.

In questo campo il linguista deve essere particolarmente cauto: finchè non avremo a disposizione del materiale storico più abbondante e nuovi accertamenti di carattere linguistico, dobbiamo ritenere valide le soluzioni proposte dai colleghi italiani e nello stesso tempo lasciare la porta aperta a nuove interpretazioni" (Slovenska imena naiih krajev, n0 46 in Primorski dnevnik, anno 1984).

Da ultimo facciamo notare che Mažerole è forma dialettale slovena. Scrivendo in lingua letteraria è necessario usare, di norma, la forma Mažeruole, eliminando la dittongazione della o e sostituendo la desinenza finale arcaica -a con la -e (desinenza plurale femminile).

PRÀPOTNO (Prepotto)

V Pràpotnem, iz Pràpotnega.

a. 1161 in villa que Prapot vocatur, a. 1235 Prapoth, a. 1244 de Prepot (di Prampero, pagg. 145, 148), le ville di Praprot e S.to Ouarzo (ms. Cicogna, n. 1446 - Museo Correr -VE-, e.a. 1560) a. 1646 de Vdrihk parochia Prapott, a. 1637 plebanus Prapothi (dal liber baptizatorum S. Leonardi).

Il toponimo deriva dalla voce slovena "praprot" (= felce, pianta tipica del sottobosco umido). La forma italiana Prepotto non è altro che un adattamento di quella dialettale slovena , quest'ultima deriva da "praprot" per dissimilazione della seconda r. La forma slovena attuale Prapotno sembra sia più recente di quella originaria (Prapot). Prapotno, infatti, è un aggettivo sostantivato derivato da "prap(r)oten" e sta ad indicare un "terreno ricco di piante di felce".

Come è noto i fitotoponimi cosiddetti "primari", cioè i toponimi che hanno preso la denominazione dal nome di una pianta al singolare, appartengono di solito alla più antica colonizzazione (slovena) -VI/VII sec. Anche il toponimo originario Prapot (Prepotto) potrebbe dunque appartenere a questo gruppo di fitotoponimi molto antichi.

(cfr. anche F. Bezlaj, Eseji o slovenskem jeziku, Ljubljana 1967, pag. 164; Pavle Merkù, Precisazioni toponomastiche - 2 in il territorio di Attimis ed i suoi riferimenti nieviani, UD 1983, pag. 44 a cura del Centro studi neviani).

Che un tempo la località fosse abitata da sloveni lo si deduce non solo dalla sua antica denominazione slovena ma anche da questo brano di una lettera scritta da don Antonio Paussa, nativo di Oborza, al diacono Ivan Trinko nel 1886: "Prepotto, slovensko Prapotno, nedavno je bila popolnoma slovenska vas, zdaj pa se čuje le malo govoriti po slovensko v hišah; v cerkvi pa pri maši gre vsako nedeljo slovenska pridiga zavoljo prebivalcev gorenje strani..." (cfr. Trinkov koledar 1984, str. 120).

PRAPOTISščA (Prepotisehis)

v Prapotiščah, iz Prapotišče.

a. 1343 in Prapotisca (di Prampero).

Anche questo toponimo, al pari di Prapotno, deriva da "prap(r)ot" (z=felce) con l'aggiunta del suffisso sloveno -išče (Prap(r)ot + - išče - Prap(r)otišče). "Praprotišče", nella lingua slovena, significa "=terreno su cui crescono numerose piante di felce".

Nella forma dialettale slovena Prapotišča si nota la caduta, per dissimilazione, della seconda r.

Nella forma ufficiale italiana Prepotischis, sorta per adattamento da quella slovena, riscontriamo la solita traduzione del suffisso sloveno -išče in -ischis, come nei casi di Brišče .> Brischis, Platišče o Plestišče> Platischis, Čeplešišče> Cepletischis. Cfr. anche i toponimi Pràponca (it. Prapotnizza) in comune di Drenchia e Pràprot (it. Prepotto) in comune di Duino-Aurisina (TS).

Segnalo anche alcuni microtoponimi derivati dal fitotoponimo nelle Valli del Natisone: Prapot, presso Losaz di Savogna e Stupizza; Pràpošča, presso Clenia e Tarpezzo; Prapotna, presso Ponteaceo; Praponca a Sverinaz e a Postregna.
Božo Zuanella

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