Le usanze carnevalesche di Biacis nel ricordo di Vigi

Clavora Marco ha intervistato Vigi Puler, che gli ha raccontato come si svolgeva il carnevale a Biacis.


Il Carnevale allora, come ancor oggi, iniziava subito dopo l'Epifania. I giovanotti il sabato sera si mascheravano e andavano a trovare le ragazze visitando tutte le famiglie.

Questa e tutte le notizie che vi racconterò, le ho apprese da Vigi, il nostro compaesano più anziano.

L'ultima domenica di carnevale, detta Debelinca, si ballava nella sala di Štrukilni. I ragazzi vi arrivavano mascherati in modo che nessuno li riconoscesse.

Il giorno dopo, il lunedì, in ciascun paese si riunivano le maschere e in gruppo andavano di borgo in borgo a farsi notare e a raccogliere offerte: uova, salsicce, salami, musetti, ecc. Ogni gruppo era preceduto dal Pust, la nostra maschera tradizionale piena di colori e di suoni (i campanacci).
Il Pust aveva in mano una calza da signorina piena di cenere che lanciava contro le ragazze. Queste scappavano gridando, inseguite dal Pust, che faceva un gran fracasso a causa dei campanacci appesi alla cintola.
Quando il Pust aveva esaurito la cenere, entrava nella casa di qualche ragazza e si faceva riempire la calza di cenere.
Una volta riempita la calza, se la ragazza era simpatica, il Pust si accontentava di una o più aspersioni di cenere. Se invece era antipatica o aveva collaborato mal volentieri al riempimento della calza, il Pust si vendicava inondando di cenere la ragazza assieme a tutta la casa.

Fra le altre maschere c'erano anche quelle che facevano scherzi. Una di queste aveva in mano una padella piena di brovada. Era seguita da un aiutante, sempre in maschera, che portava una bottiglia d'olio, una d'aceto e una, che non mancava mai, di grappa.

La prima maschera, entrata in casa, voleva far vedere alla ragazza presa di mira come si cuoce in fretta la brovada.
Invitava la ragazza a mettersi il grembiule e a sedersi. La ragazza non aveva alternativa: doveva ubbidire.
Le metteva quindi la padella in grembo e, facendo finta di leggere su un vecchio libro che aveva in mano, suggeriva alla ragazza gli ingredienti che doveva mettere nella padella: un pizzico di sale, un po' d'aceto, dell'olio e, naturalmente, un ò di sganje. Versava tutto nella padella bucata, mescolando bene, in modo che tutti i liquidi colassero sul grembiule della ragazza.
Questa, appena s'accorgeva dello scherzo, si alzava urlando e, a volte, riusciva a gettare addosso alla maschera tutta la brovada.
Naturalmente tutto si risolveva in una grossa risata e in un bel ballo. Infatti, la maschera consegnava all'aiutante la padella bucata e si metteva a ballare con la ragazza.

Alla sera, terminato il giro per i paesi della Valli, le maschere di Biacis consegnavano alla padrona dell'osteria tutta la roba raccolta, perché la conservasse, facevano ancora qualche ballo e andavano a dormire.

L'ultimo giorno di carnevale, il martedì grasso, tutti si alzavano tardi. Solo il pomeriggio si riunivano e ricominciavano il giro per i paesi fino a tarda notte, per ritrovarsi a ballare nell'osteria di Štrukilni.
Verso la mezzanotte, quando tutto stava per finire, veniva un uomo, Puller di Kras, con un ombrello aperto al quale era stata levata la tela. Ad ogni stecca dell'ombrello aveva appeso un "sardelon".
Puller si univa alla padrona dell'osteria e insieme ballavano sotto l'ombrello di sardeloni.

In questo modo incominciava la Quaresima. Il Carnevale era finito!

Il giorno dopo, mercoledì delle ceneri, tutti andavano ad Antro a prendere sul capo le sacre ceneri.
Clavora Marco

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