I manoscritti di Lasiz

Ogni volta che prendo in mano i manoscritti di Lasiz, scopro qualcosa di nuovo e soprattutto mi vien voglia di conoscere tante cose che quelle carte non svelano ma fanno intuire.


Fra la musica di Lasiz quanti manoscritti, quanta musica copiata a mano con somma pazienza!
E' successo anche a me: anch'io da giovane ho copiato un'infinità di musica.
Quante volte penso se avessi avuto la possibilità di scrivere musica al computer come ce l'ho adesso...: adesso con una mano scelgo le figure, con l'altra suono sulla tastiera e il gioco è fatto.
Allora, col pennino mozzato e intinto nell'inchiostro annotavo una nota dopo l'altra con infinita pazienza!

La calligrafia musicale è molto personale tanto da essere facilmente riconoscibile.
Gran parte dei manoscritti di Lasiz sono stati scritti da don Moncaro. Natale MONCARO (Lasiz 1879 -Camburzano (VC) 1932) venne ordinato sacerdote nel 1903. Fu cappellano a Platischis, Oblizza e Cosizza e poi parroco a Castelmonte, con obbligo di residenza a Cialla, dove costruì la canonica.

Molti altri canti sono stati trascritti da mio cugino don Angelo Cont, morto giovanissimo appena ventiquattrenne. Comunque sia il Moncaro sia il Cont dovevano essere grandi appassionati di musica.
Il Moncaro, più anziano del Cont, nella vita sacerdotale si comportò sempre come mons. Trinko gli aveva raccomandato in una lettera scrittagli in occasione della sua prima Messa:

"... provvedere ai bisogni spirituali della gente senza dimenticare quelli materiali e il sacrosanto dovere di mantenere la lingua e la cultura slovena locale".

Tra l'altro il Moncaro si divertiva anche a tradurre in italiano le melodie slovene delle pesmarice, oppure al contrario a tradurre in sloveno le melodie italiane, come ad esempio la bellissima "Maria, della sua grazia piena il Signor ti fe'" del Tomadini, che Moncaro tradusse in: "Marija svoje milosti".




Purtroppo non tutti i manoscritti sono firmati. Oppure ci si imbatte in firme che non ci si aspetta di trovare. Ad esempio ci sono tante melodie "mašne" (delle Pesmarice) ricopiate a mano e firmate dal trascrittore:
Tapoluove, 8 III 1942 Sac. Marius Cernet.
Non mi consta che don Mario sia stato capellano di Lasiz. Come sono giunte a Lasiz quei manoscritti?

Sulle parti per i cantori molto spesso non è indicato neppure l'autore del canto. Al quale comunque si può facilmente risalire, perchè quasi tutti i canti sono tratti dalle Pesmarice.

Acquistano grande importanza quindi i canti che non si trovano nelle pesmarice.

Tre canti interessanti



Del Moncaro ci sono tre manoscritti molto interessanti, primo fra tutti quello del "Na kolena" a lato del quale egli annota: "domača",




mentre accanto al titolo "Velikonočna" (Jezus je od smarti vstal) annota "Narodna".




Sua è la scrittura anche del manoscritto "Božična" (Te dan je vsega veselja).




Queste due ultime melodie, la "Velikonočna" e la "Božična", sono manoscritte anche su un libretto musicale e firmate in calce:

16/8/1947 R. Horel.

Tutte due sono annotate a lato con la dicitura "Stara narodna".







Te Dan

Mettendo a confronto i manoscritti del TE DAN, ci si accorge di un fatto stranissimo:
il Moncaro non ha trascritto ciò che ha sentito a Lasiz ma ciò che ha sentito sicuramente altrove.
Abbiamo, infatti la trascrizione dell'Orel.
Ciò che ha trascritto l'Orel è sicuramente stato sentito a Lasiz.
Infatti, io stesso posso testimoniare che il "Te dan" era cantato ad Antro (e quindi anche a Lasiz) proprio come riportato nella trascrizione dell'Orel.
La stessa assicurazione me l'ha data Luciano Chiabudini, quando abbiamo stampato il libro "CANTI SACRI nel comune di Pulfero"
Ricordo, inoltre, che la prima volta che il POD LIPO ha cantato nella grotta di Antro la notte di Natale il "Te Dan", alla fine della messa mi si è avvicinato il vecchio Raccaro di Biacis e mi disse: "Mi ga na pùojemo takùo".
Si riferiva proprio al "Te dan".
Il coro POD LIPO, infatti, lo cantò con la melodia di San Leonardo.

La melodia del Moncaro è caratteristica della Valle di San Leonardo e perciò da là proviene o, forse, da Čela, dove il Moncaro era parroco.
Il Moncaro è stato cappellano a Oblizzoa e a Cosizza. Sarebbe interessante verificare se a Čela cantano o cantavano il "Te dan" come l'ha trascritto il Moncaro. A Oblizza e Cosizza sicuramente proprio così.
Molto probabilmente il Moncaro ha copiato il suo "Te dan" da una manoscritto precedente che gli è capitato fra le mani.
Questo, secondo me, è molto probabile per un motivo che vedremo subito.
Le differenze, comunque, fra le due versioni del TE DAN non sono poi tanto grandi, però quanto basta per non permettere al Raccaro di riconoscere come proprio un canto così noto.
Ben differente, come è documentato in altro file, il TE DAN di Mersino!

Jezus je od smarti vstal

Anche "Jezus je od smarti vstal" ha le sue belle differenze nelle sue diverse versioni del Moncaro, di Orel, di Merku, di Mersino. Anche se queste differenze sono più "tecniche" e, diciamo pure, più scontate.


Fermando la nostra attenzione sul manoscritto del Moncaro, ci accorgiamo facilmente che il Moncaro ha trascritto ad orecchio la melodia del "Jezus je od smarti vstal".
Si nota subito che egli non aveva nessuna difficoltà per quanto riguarda l'intonazione dei suoni. Invece aveva grandissime difficoltà a individuare il ritmo.
Infatti in almeno due dei suoi canti trascritti questo è del tutto sballato:
nel "Jezus je od smarti vstal" e
nel "Mašnik požegna beli kruh".

Stranamente, invece, nel "Te dan" e meglio ancora nel "Na kolena dol padimo" (che io ricordo benissimo perchè veniva cantato ad Antro quasi tutte le domeniche all'inizio della benedizione eucaristica) il ritmo è perfetto. Ciò dovrebbe significare che con grande probabilità egli copiò queste due ultime melodie (Na kolena e Te dan) da un documento precedente, che qualche altro più esperto aveva trascritto per la prima volta.
Mentre le due melodie "Jezus je od smarti ustal" e "Mašnik požegna beli kruh" le ha trascritte proprio lui stesso ad orecchio, sbagliando il ritmo.
Questo avvalora ulteriormente la tesi che il manoscritto del "Te Dan" di Moncaro non è il "Te dan" che si cantava a Lasiz, in quanto non contiene errori di ritmo, ma quasi sicuramente quello che il Moncaro aveva trascritto a Cosizzzza o ad Oblizza.

Mettendo a confronto il "Jezus je od smarti vstal" di Moncaro con quello di Orel, ci accorgiamo subito che il ritmo del Moncaro è binario, mentre quello dell'Orel è ternario.
Il Moncaro ha sbagliato il ritmo e non solo quello posto in chiave ma anche quello della figurazione specie nella seconda frase.
Egli stesso avvertì che i conti non tornavano. Infatti, a un certo punto, ha sentito il bisogno di mettere una terzina alla terza misura per creare il ritmo ternario.
Inoltre, fatto non indifferente, c'è la grande discordanza fra gli accenti ritmici del testo e gli accenti melodici della melodia.
Probabilmente il Moncaro ha sentito cantare la melodia con un ritmo piuttosto lento e molto libero, che non ha saputo poi definire dentro una precisa struttura ritmica.
Inoltre, fatto sicuramente poco rilevante, ha sbagliato anche l'indicazione della tonalità in chiave. Infatti avrebbe dovuto segnare in chiave anche il do diesis anzichè porlo nel corso del brano.

La melodia del "Jezus je od smarti vstal" del Moncaro corrisponde al modo di cantare nella valle di S. Leonardo e forse anche a Čela. E questo confonde ancora di più le carte e non permette supposizioni abbastanza valide come quella che ho fatto per il "Te dan", in quanto questo canto col ritmo sbagliato è stato sicuramente rilevato da lui.

La melodia di "Jezus je od smarti vstal" dell'Orel, che sicuramente è stata trascritta fedelmente dato che, come detto, il suo "Te dan" corrisponde fedelmente alla melodia che si canta a Lasiz e ad Antro, è davvero interessante.
Secondo me, infatti, sa più di gregoriano ed è melodicamente più facile di quella del Moncaro, in quanto si muove maggiormente per intervalli congiunti.
Evita, inoltre, la brusca discesa iniziale della melodia del Moncaro dal 5° al 4° grado, che, anzichè risolvere sul 3° grado, sale alla tonica attraverso il 6° grado: so-la-fa-la-do'.
Tutto il resto della melodia ha sapore tonale e non modale, a differenza della melodia rilevata dal Merku a San Volfango, che è sicuramente la più antica in quanto più gregorianeggiante e proprio del tutto modale.

La melodia di Mersino, invece, che io ho avuto modo di ascoltare dal vivo più volte, non ha più nulla di gregoriano pur assomigliando vagamente alle due che stiamo trattando, essendo assolutamente tonale.

Ha acquisito, inoltre, le caratteristiche tipiche del canto sloveno:
una grande coralità e, in particolare,
l'attacco iniziale all'unissono per allargarsi a più voci solo alla seconda misura.

Non voglio assolutamente sminuire l'importantza di nessuna melodia. Una cosa è certa:
che tutte hanno avuto un'origine comune, per poi evolversi liberamente.

Le parole delle due versioni di Lasiz (almeno quelle della prima strofa, in quanto Orel riporta solo questa) hanno un'unica differenza.
Orel scrive:
"od svoje bridke martre".
Moncaro:
"od njega bridke martre".

E' curioso osservare che questo "njega" (che Moncaro ripete in due spartiti diversi) non si trova in nessun altra edizione.

Tutti e due, invece, al termine della prima strofa scrivono: "častimo", mentre il Trinko nel suo "Naše Molitve" scrive: "hvalimo".
Il Trinko riporta ben otto strofe di questo canto.

Mašnik požegna beli kruh

E' interessante pure la melodia manoscritta del Moncaro "Mašnik požegna beli kruh", alla quale accennavamo poco sopra. Si trova in due edizioni pressochè identiche, abbinate una al "Na kolena", l'altra al "Jezus je od smarti vstal".





Il foglio musicale che riporta i canti "Na kolena" e "Mašnik požegna" porta alla fine la data :

Čela 8.V.1917


Anche in "Mašnik požegna beli kruh" con grande probabilità, anzi sicuramente, il Moncaro ha sbagliato di rilevare il ritmo. Infatti ci sono delle incertezze nella scrittura con correzioni e cancellature e, inoltre, c'è una grande discrepanza fra gli accenti ritmici e gli accenti melodici.

La melodia è molto simile, quasi identica, a quella che io ho sentito tante volte a Mersino, la quale però è in ritmo ternario e non binario com'è, invece, quella del Moncaro.

Ciononostante il documento è importante perchè ci rivela cosa si cantava all'inizio del '900.
Come già detto, infatti, il foglio sul quale è scritto il canto porta la data dell'8 maggio 1917.

Nino Specogna
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