Le originalità del nediško - 2° Capitolo

E' bello conoscere e capire le specificità della lingua che si ama.
Questo vuol essere un piccolo apporto, un piccolissimo segno di amore e di devozione verso la lingua che i miei cari, che non ci son più, mi hanno trasmesso.

In questo secondo capitolo

Le desinenze in -n
Seconda persona plurale maestatica
Verbi riflessivi
Participio passato singolare maschile

Considerazioni

Ospiti in casa propria!

Voglio continuare a mettere in evidenza alcune particolarità della nostra lingua.
Sarebbe bello poter avere un aiuto.
Esiste qualche volonteroso disposto a dare una mano?
"Vič glavè vič vè!"
In più si lavora più proficuamente e più abbondantemente.

La nostra lingua, che da tanti secoli vive, avrà ben diritto di essere presa in seria considerazione.

Il mio è solo un tentativo di dare organicità a una materia così vasta.
Qualcuno molto stupidamente pensa che dietro la nostra lingua non esista una grammatica solo per il fatto che non è mai stata scritta, che non esistano delle regole certe e logiche.
E' ora di dimostrare il contrario!

Un invito caloroso dunque a chi ha buona volontà.
Si può scrivere in fondo a questo file, nell'apposito spazio.
Si può scrivere sul Forum.
Per interventi lunghi si può spedire lo scritto all'indirizzo di posta elettronica:
ruben@lintver.it.
Si possono prendere contatti telefonici: 0432/727185.

Che bello sarebbe se almeno un certo numero di noi iniziasse a scrivere nella nostra lingua con la massima attenzione alle sue proprietà così com'è parlata nelle Valli, alle sue peculiarità, alle sue caratteristiche, valorizzando al massimo le sue capacità comunicative, espressive, artistiche.

Ho conosciuto finora ben pochi che hanno saputo esprimersi nella nostra lingua con naturalezza, con perizia e nello stesso tempo con grande rispetto e lealtà nei suoi confronti. Uno di questi è sicuramente Jùr Qualizza, che purtroppo non c'è più. Quanto ci avrebbe potuto aiutare lui così esperto della nostra lingua!

Troppe volte si camuffa la nostra lingua vestendola di abiti impropri, che dovrebbero (almeno nelle intenzioni, spero) abbellirla e, invece, la deturpano, la avviliscono, sembrano (e speriamo che sembrino soltanto) forzarla verso traguardi innobinabili.
Povera lingua nostra, mal sopportata, ospite anzichè padrona su settimanali o quindicinali che si autodefiniscono pubblicazioni delle Valli e per le Valli!

Che bello sarebbe avere un settimanale, o anche solo un mensile, nostro.
Intendo scritto da capo a fondo nella nostra vera lingua!!!
Non settariamente nostro!
Ma un giornale nel quale la nostra lingua faccia da padrona e le altre lingue da ospiti.
E non il contrario come purtroppo succede!
Anche per una lingua non è bello essere ospiti in casa propria.

Le desinenze in -n

Altra "antipatia" della nostra lingua è sicuramente quella per la desinenza-consonante -m, che regolarmente diventa -n.
Infatti sia per quanto riguarda le declinazioni dei nomi, degli aggettivi, dei pronomi sia per quanto riguarda le coniugazioni dei verbi la desinenza è sempre -n ogni qual volta ci potrebbe essere una -m.

Fanno eccezione nello strumentale plurale i nomi e gli aggettivi femminili
e, sempre nello strumentale plurale, gli aggettivi plurali maschili e neutri.
Anche se effettivamente non si tratta di eccezione, per il fatto che viene semplicemente elisa la vocale-desinenza "i" e pertanto la "m" rimane anche per differenziare il singolare o l'aggettivo al dativo plurale.

Secondo me nella scrittura della nostra lingua bisogna assolutamente rispettare questa caratteristica sempre presente nella pronuncia, perchè, assieme ad altre particolarità che abbiamo messo e metteremo in evidenza, conferisce alla nostra lingua un'espressività, una finezza, un'intonazione, un sapore peculiari ed esclusivi.

Esempi

Zbùogan (e non Zbùogam)
Pìesan
Prodàn
Vàržen
ecc.

Invece

Znàm = con noi
Z ardèčim ròžam = con fiori rossi
anche
z ardèčmi (trasposizione) ròžam

Seconda persona plurale del presente indicativo e dell'imperativo

Nei verbi alla seconda persona plurale del presente indicativo e dell'imperativo troviamo due versioni:

una
con desinenza -a

la seconda
con desinenza -e

Esempio

Vi nòseta = voi portate
Vi nòsete = voi portate

La seconda forma (vi nòsete) è una forma maiestatica, equivalente all'italiano "lei" o "voi" maiestatico, che viene rivolta a persona importante o semplicemente adulta o non familiare.

Pertanto

Vi nòseta = voi portate - viene riferito a più persone che portano
Vi nòsete = voi portate o lei porta - si riferisce a una sola persona (importante) che porta.

La stessa situazione la troviamo all'imperativo:

Nosìta vi = portate voi - è il comando rivolto a più persone
Nosìte vi = portate voi o lei porti - è il comando rivolto a una sola persona (importante).

Anche questa è una specificità della nostra lingua che va tenuta in considerazione.

Verbo riflessivo

Riflessivo presente

Al presente e al condizionale il pronome riflessivo "se" precede il verbo al quale si riferisce.

Jest se umìvan = io mi lavo
Ti se čùdvaš = tu ti meravigli
On se špodìela = egli si burla
Jest bi se grìvu = io mi pentirei
ecc.

Riflessivo passato

Lo stesso dicasi del tempo passato, dove il pronome riflessivo precede il verbo al quale si riferisce e segue l'ausiliare essere, eccetto che alla terza persona singolare, quando, invece, il pronome riflessivo precede anche l'ausiliare essere.

Jest san se umìvu
Ti s(i) se čùdvu.

Invece,

On se je (sej) špodìelu.

Riflessivo futuro

Anche nel futuro la particella pronominale "se" precede (come alla terza persona del riflessivo passato) sia l'ausiliare essere sia il verbo al quale si riferisce.

Esempio

Jest se bòn grìvu (e non: jest bòn se grìvu)
Ti se bòš grìvu
On se bò grìvu
Mi se bòmo grìval
ecc.

Riflessivo imperativo

All'imperativo, invece, la nostra lingua postpone al verbo la particella pronominale "se", unendola al verbo stesso.

Varzìse = buttati
Poberìtase = prendetevi su, andate
Jubìmose = amiamoci.

Anche questo comportamente è generalizzato su tutto il territorio e va dunque rispettato.
Inoltre la fusione della particella pronominale col verbo nella scrittura è assai opportuna per il fatto che essa è pronunciata sempre con un'unica intonazione di voce col verbo e ad esso si appoggia.

Jubìmose buj kmormo = amiamoci più che possiamo.

Risultano tre intonazioni.

Mentre per la terza intonazione si potrebbe dire:
ki mormo,
con una "i" più o meno semimuta, che però stacca in qualche modo le due parole, per cui si deve scrivere
ki mormo;
e si può scrivere anche: k mormo,

per la prima, invece, tutti diranno sempre:
jubìmose
con una sola intonazione anche a livello mentale.
E non
Jubìmo se.

Participio passato

E' interessante notare come la nostra lingua forma il participio passato.
Diciamo subito che i verbi irregolari sono tanti.
Sarebbe troppo lungo elencarli tutti.
Nel vocabolario, comunque, è sempre indicato anche il participio passato specie quando è irregolare.
Qua vogliamo evidenziare come si forma il participio passato della maggioranza dei verbi.

Verbi che terminano all'infinito in -at o in -it

I verbi che terminano in -at e quelli in -it che al presente hanno come desinenza -en, sostituiscono, al maschile, una "-u" alle predette desinenze.


Esempio

Hodìt (hòden) = hodù = camminato
Parnàšat = parnàšu = apportato

zmràzit/zmràzu, zmìsnit/zmìsnu, zmàrznit/zmàrznu, mànit/mànu, glàdit/glàdu, pràvit/pràvu, ecc., ecc.

Quelli in -it che al presente hanno come desinenza -in, possono eliminare soltanto la -t, aggiungendo una -u.

Lovìt (lovìn) = lovìu ma anche lovù
zgòstit (zgostìn) = zgostìu ma anche zgòstu

Il femminile e il neutro del participio passato

Tutti i verbi predetti al femminile e al neutro, invece, si comportano regolarmente, ossia, tolta la "t" finale, aggiungono la desinenza -la per il femminile, -lo per il neutro.

Esempio

Hodìla = onà je hodìla = lei ha camminato.
Hodìlo = onò je hodìlo = esso ha camminato.

Verbi che terminano all'infinito in -èt

I verbi che terminano all'infinito in -èt preceduto da consonante, sostituiscono la -t con la -u, terminando in pratica in -èu.

Esempio

parpèt = parpèu
parjèt = parjèu
načèt = načèu
klèt/klèu, najèt/najèu, žèt/žèu, zapèt/zapèu, ecc.

Vìedet = vìedeu ma anche vìedu
on je vìedu o vìedeu = saputo, lui sapeva
Vìedla, onà je vìedla (vìedela) = lei sapeva
Vìedlo, onò je vìedlo (vìedelo) = esso sapeva

Verbi che terminano all'infinito in -ìet

I verbi che terminano col dittongo -ìet all'infinito, possono elidere la "ì" oppure (alcuni) mantenerla, sostituendo naturalmente la "t" con la -u.

Esempio

Smìet = smèu
ma anche
smìeu

invece
tìet = tèu

Al femminile e al neutro si comportano regolarmente:

Smìela, tìela
smìelo, tìelo

Verbi con desinenza -èjen al presente

Tanti verbi, che terminano in -ìet all'infinito, possono avere al presente la desinenza -èjen oltre che la desinenza -in.
Questi verbi sostituiscono la desinenza -èjen con -èu al participio passato singolare maschile.

Ardečèjen = ardečèu


arjovèjen/arjovèu, armenèjen/armenèu, splesnjovèjen/splesnjovèu, štèjen/štèu, strohnèjen/strohnèu, zvedrèjen/zvedrèu, gostèjen/gostèu, grèjen/grèu, hrepenèjen/hrepenèu, hripèjen/hripèu, hudèjen/hudèu, mladèjen/mladèu, mehnèjen/mehnèu, mèjen/mèu, mlèjen/mlèu, modrèjen/modrèu, čarnèjen/čarnèu, slavèjen/slavèu, objuhèjen/objuhèu, objušèjen/objušèu, obnorèjen/obnorèu, ecc.

Verbi con desinenza -èjen al presente ma che terminano all'infinito con -jàt, si comportano diversamente, terminando in -èju:

strejàt - strèjen = strèju
pejàt - pèjen = pèju o pejù

Anche tutti questi verbi al femminile e al neutro si comportano regolarmente, sostituendo la -t con -la oppure con -lo.

Ardečìet = ardečìela, ardečìelo
Strejàt = strejàla, strejàlo.

Verbi con desinenza -ùjen al presente

Caratteristico è il participio con desinenza in -ùvu di verbi terminanti all'infinito in -ovàt o in -ùvat o -uvàt e con desinenza -ùjen al presente.
Effettivamente questi verbi al presente possono terminare anche regolarmente; in questo caso per essi vale la regola generale iniziale.

imenovàt - imenùjen (ma anche imenùvan) = imenùvu
krepùvat - krepùjen (ma anche krepùvan) = krepùvu

Allo stesso modo si comportano

kuazùvat - kuazùjen = kuazùvu
kupuvàt - kupùjen = kupùvu
nagledùvat - nagledùjen = nagledùvu
obešùvat - obešùjen = obešùvu
ecc.

Alcuni participi passati irregolari

Ecco alcuni participi passati irregolari

ìen = ìedu/ìedla
sèrjen = sru/sràla
stèjen = stèju/stejàla (fare la lettiera)
tàjen = tàju/tàjla
obèjen = obèju/obelìla
obùjen = obù/obùla
arzlìjen = arzlìju/arzlìla
krìjen = krìu/krìla
klèpjen = klèpu/krepàla
čùjen = ču/čùla,
skakùjen = skàku/skakàla (non avrebbero senso due uu)
arjùjen = arjù/arjùla (non avrebbero senso due uu)
obùjen = obù/obùla (non avrebbero senso due uu)
ecc. >

La č diventa spesso k o viceversa

Jokàt - Jòčen = jòku/jokàla
stùč - stùčen = stùku/stùkla
jekàt - jèčen = jeku/jekàla
oblìeč = oblìeku/oblìekla
pèč = pèku/peklà
rèč = rèku/rèkla
tèč = tèku/teklà

Consideriamo anche

vrìeč = vàrgu/vàrgla (da vàrzit; spesso la z o la ž diventano g e viceversa)
arzdèrjat = arzdèrju/arzdèrjala
arzdrìet = arzdrù/arzdrìela
laščìt = laščèu/laščìela
ìmìet o mìet = imèu o mèu/ìmìela o mìela
kažàt (kàžen) = kàzu/kazàla
hitìet = hitèu/hitìela
bòst = bòdu/bodlà/bodlùo
cvèst = cvèdu/cvedlà/cvedlùo
dìet = dèu/dìela
grìst = grìzu/grìzla
hitìet = hitèu/hitìela
kràst = kràdu/kràdla
mlìet = mlèu/mlìela/
nàit = nàjdu/nàjdla
pàst = pàsu/pàsla (pascolare)
pàst = pàdu/pàdla (cadere)
prìt = paršù/paršlà/paršlùo
ràst = ràstu/ràstla
umrìet = umrù o umàru/umàrla
vrèč (vàrzit) = vàrgu/vàrgla
zbolìet = zbolèu/zbolìela
želìet = želèu/želìela
živìet = živèu/živìela
ascepìt = ascìepu/ascepìla
grešìt = grešìu/grešìla

Importante

Tutto questo molto in generale, essendo parecchie eccezioni dovute non solo ai verbi irregolari ma anche al problema dei dittonghi. Sul vocabolario è indicato quasi sempre il participio passato assieme al presente e all'imperativo.

Da tenere inoltre presente, come già detto, che il participio passato è un aggettivo e deve perciò concordare col soggetto nel numero e nel genere.

Moš je dìelu
Ženà je dìelala
Ženè so dìelale
Možjè so dìelal (senza la desinenza -i)
Telè je dìelalo.

Moš je skočnù
Ženà je skočnìla (da skočnìt); o skočìla (da skočìt); o skòčinla (da skòčint).
Sonce je sjàlo.
Konjì so skočnìl (senza la desinenza -i).

Da tenere presente che i participi passati maschili al nominativo plurale perdono la desinenza -i.
Per questo si dice:

Možje so dìelal.
Konjì so skočnìl.

Anche se non mancano le irregolarità:
Možjè so snìedli (da snìedeli); ma anche:
Možjè so snìedel.

Gli aggettivi al nominativo plurale maschile, invece, possono perdere la desinenza -i anche se regolarmente la mantengono.

Smo bli vesèli.
Ma anche
sàmega/sàmga
Nino Specogna
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