KRAGUENCA

E' l'escursione più facile e rilassante, ma anche più ricca di panorami stupendi, di prati falciati ricchi di fiori in primavera (narcisi, mughetti, hemerocallis), di scorci dalla pianura friulana alle vette delle Alpi Giulie, di uccelli (dalla maestosa poiana all'allodola di monte), di insetti, ecc.

Kraguenca
Kraguenca

L'itinerario

La dorsale che da Spignon sale alla Kraguenca per la bellezza del paesaggio, per gli stupendi panorami sulle Alpi e Prealpi Giulie e sulla pianura friulana, per la dolcezza dei declivi fatti di prati falciati e di boschi, per la ricchezza delle risorse naturali, si presta assai all'osservazione dell'ambiente.
Kraguenca
Kraguenca
Tale dorsale inizia a Cividale, prosegue per il monte dei Bovi 435 m, il Mladesjena 711 m, per giungere alla Kraguenza 949 m. Più avanti, sulla stessa dorsale, il monte Ivanac 1167 m.

Sulla statale, all'altezza della vecchia cava di marna in località Tiglio, si prende il ponte per Tarcetta. Si prosegue per Antro, si continua fino al bivio, dove si lascia la strada per Pegliano girando a sinistra verso Spignon.

Salendo, si può osservare come le Acacie, che prediligono terreni argillosi (calcarei), sono abbondanti nel fondo Valle, mentre spariscono poco sopra il paese di Antro.

Alle Acacie si sostituiscono i Castagni; ciò significa che il terreno da calcareo diventa acido; il castagno infatti predilige terreni acidi. Fino a un decennio dopo la seconda guerra mondiale tutto il territorio, da circa 300 m. a 700 m., era coltivato a castagneto e a prato.
Castagno
Castagno

Le cave di marna e di pietra piasentina

E possibile anche osservare cave abbandonate sia di marna, sia di pietra piasentina.

La marna veniva estratta dalla grande cava situata tra Cras e Tarcetta; veniva frantumata, caricata prima nelle grandi tramogge e poi sul trenino per essere trasportata a Cividale, dove veniva cotta negli altiforni, macinata finemente e trasformata in cemento. La marna veniva estratta anche a Koliaša, caricata sui vagoni della teleferica e scaricata nella grande tramoggia di Kras, per essere poi prelevata dal trenino.

La pietra piasentina veniva estratta e lavorata a Tiglio e a Tarcetta. Gran parte della pietra che riveste la chiesa di Faedis venne estratta e lavorata proprio a Tarcetta.

Queste cave e in particolare la cava di marna di Tarcetta dell'Italcementi, per almeno 70 anni, sono state l'unica l'unica fonte di guadagno nelle nostre Valli per chi non riusciva a trarre dall'agricoltura mezzi sufficienti di sostentamento.

Peccato che i nostri scalpellini, seppure così bravi, non hanno saputo trasmettere ai giovani il loro mestiere e non hanno saputo organizzarsi industrialmente al momento opportuno, come invece hanno saputo fare gli scalpellini di Torreano.

La pianura di Jalič

Chi non vuole proseguire con la macchina fin sulla dorsale, può fermarsi sopra Jalič, nel bello spiazzo coltivato ancora a prato e Castagno. Questo luogo, anche se limitato, può dare l'idea di com'era un tempo tutto il territorio delle nostre Valli, che oggi è invece ricoperto da bosco incolto.
Jalic
Jalic
Jalic
Jalic
Jalic
Jalic
Già da questo punto il versante ovest del Matajur offre una visuale allettante. Si imbocca il sentiero e si inizia salire. Si vedono subito esemplari di Castagni centenari.

La dorsale - "Zelenica"

Vento sulla Zelenica
Vento sulla Zelenica
In una ventina di minuti, seguendo il sentiero sulla destra, ci si trova sul crinale e improvvisamente la visuale si allarga su tutta la pianura friulana fino al mare, dal golfo di Trieste alla laguna di Grado e di Marano e oltre. E' possibile riconoscere diversi paesi : Torreano, Cividale, Premariacco, Buttrio, Palmanova, Pradamano.
La pianura con Torreano
La pianura con Torreano
Si vede verso sud il monte Mladesjena 711 m., sulla cui sommità si trova un grande piazzale scavato nella roccia, che serviva da postazione ai mortai durante la Prima Guerra mondiale.

Sulla sinistra, a ovest, il monte Forcis 559 m., il monte Noas 712 m., il Lourenc (S. Lorenzo) dalla sagoma molto caratteristica 913 m. (in luglio il sole, tramontando, va a posizionarsi proprio sulla sua cima, creando uno spettacolo suggestivo).
La caratteristica cima del S. Lorenzo
La caratteristica cima del S. Lorenzo
Sulla destra, domina il Matajur,
Matajur
Matajur
poi verso est e a iniziare da sud, il Svet Kocjian (S. Canziano) 723 m., il Matajur appunto 1647 m., più profondità verso est, il S. Martino 987 m., il Kum 912 m., il Kolourat 1193 m. e, oltre il Matajur 1642 m. sulla sua destra, il monte Krn 2244 m. (Nero) e, sulla sua sinistra, il monte Rombon 2208 m., ultimo monte della catena del Kanin.
Pendici della Kraguenca, Vogu, Mija, pendici del Matajur. Dietro la catena dello Stol. Ancora dietro la catena il Kanin e il Rombon
Pendici della Kraguenca, Vogu, Mija, pendici del Matajur. Dietro la catena dello Stol. Ancora dietro la catena il Kanin e il Rombon

Salita alla Kraguenca

Si inizia a salire prima dolcemente poi via, via sempre più ripidamente accompagnati, se è primavera, dal canto caratteristico dello škurianac (allodola di monte), che si libra in aria cantando senza fermarsi mai e poi si lascia cadere dolcemente al suolo come una foglia morta, fino ad arrivare alla cima della Kraguenca 949 m., punto stupendo di osservazione.

Il panorama si allarga sui paesi, sulle Valli, sui monti: il monte Vogel 1124 m., il Mija 1237 m. con la casera della malga, tutta la catena del Kanin 2587 m. col In lontananza si vede anche la massiccia mole del Mangart 2667 m. e dello Jalovec 2645 m., più lontano ancora il Prisojnik 2547 m. e il Bavski Grintavec 2347 m.

Si possono ammirare dall'alto diversi paesetti delle nostre Valli : tutte le frazioni di Rodda e di Mersino, Mezzana, Pegliano, Erbezzo, Gorenja Vas, Calla e, sulla sinistra, Masarolis e Reant.

In qualsiasi momento dell'anno i panorami sono sempre stpendi
Autunno
Autunno
Castagno in veste autunnale
Castagno in veste autunnale

castagno in tenuta invernale
castagno in tenuta invernale


Betulle - ontano nero - altre essenze

Questo è il regno dei boschi di Betulle e di ontano nero.
Betulle sulla zelenica
Betulle sulla zelenica
E' interessante sapere che l'Ontano è l'albero degli zoccoli. Un tempo lo zoccolo era la calzatura più usata sia come calzatura da lavoro che come calzatura da festa. La tomaia era in pelle di mucca, mentre la suola veniva realizzata proprio col legno di Ontano nero per la sua facile lavorazione nonostante la sua compattezza. Spesso la suola in legno veniva rinforzata con chiodini a borchia di metallo. Camminando su pavimenti di pietra o di piastrelle, il rumore prodotto da questi zoccoli era caratteristico oltre che molto appariscente.

E' anche interessante sapere che le foglie di Ontano sono un ottimo concime per il terreno. Infatti gli agricoltori si guardavano bene dal rastrellarle, anzi lasciavano crescere liberamente le piante di ontano anche nei prati o addirittura le piantavano, come è possibile notare, ad esempio, nei pressi della chiesa di S. Andrea a Calla.

Venivano rastrellate, invece, con cura le foglie di Castagno, perché rendono il terreno troppo acido e anche perché le foglie di Castagno stentano a marcire e perciò rimangono nel fieno, quando si taglia il prato. Gli agricoltori sfruttavano questo fatto a loro vantaggio; infatti raccoglievano le foglie di Castagno e le utilizzavano come lettiera per le mucche.

Dalla Betulla si prelevava la linfa, che veniva usata come bevanda. Si praticava un foro alla base del tronco, si innestava nel foro una cannuccia e si lasciava scolare la linfa in una bottiglia. Anche il legno di Betulla veniva e viene ancora usato come legno da intaglio per il suo colore chiaro e per la pastosità e tenerezza del legno stesso, che si presta molto a essere inciso.

Oggi la Betulla è usata molto nei giardini come pianta ornamentale. Fuori dal suo habitat naturale, però, si indebolisce e viene attaccata da piccoli parassiti, una specie di piccola cimice.

L'Acero platanoide (le foglie assomigliano a quelle del platano) cresce bene nei posti ricchi d'acqua, specie sulle rive dei ruscelli. Il legno dell'Acero è molto chiaro e pastoso; per questo, tinteggiato opportunamente, viene camuffato dai mobilieri come legno di Noce.

Si possono osservare anche bellissimi esemplari di Frassino, Tiglio e Castagno.

Il Castagno è stato nelle nostre Valli la prima fonte di sostentamento, per questo è stato oggetto di cure e di attenzioni particolari: veniva innestato, potato al punto giusto in modo da permettere la crescita dell'erba anche sotto il suo mantello, ripulito dai rami secchi. Dopo la Seconda Guerra mondiale è stato attaccato da una malattia che sta sterminando tutti gli esemplari innestati. Per il fatto che nessuno, o quasi nessuno, innesta più , il Castagno innestato è destinato a scomparire. E' davvero un peccato: per ottenere varietà così pregiate sono occorsi millenni!

Arbusti

Fra gli arbusti è possibile notare il Maggiociondolo, anzi a maggio lo si può ammirare fiorito. Il legno del Maggiociondolo è estremamente duro specie quando, come avviene molto spesso, cresce sulla roccia. Col Maggiociondolo venivano fatti i timoni dei carri.

Un arbusto assai comune specie nel sottobosco è il Nocciolo. E' interessante notare i fiori femminili del nocciolo, quelli che danno origine alla nocciolina. Ogni pianta ha gli organi di riproduzione sia maschili che femminili. Essi sono sempre situati nel fiore della pianta. Spesso uno stesso fiore contiene sia gli organi maschili che quelli femminili; a volte però le infiorescenze maschili sono separate e diverse da quelle femminili. Nel Nocciolo infatti i fiori maschili consistono negli amenti cilindrici che ben si notano già durante l'inverno e che in questo periodo si gonfiano e iniziano ad emettere molto polline. Quelli femminili sono, invece, gemmiformi, molto piccoli e quindi difficilmente notabili.

Le noccioline selvatiche sono il cibo autunnale delle nocciolaie, uccelli simili alle ghiandaie almeno nel nome; infatti le Ghiandaie si cibano di ghiande (da qui il loro nome), le Nocciolaie di noci, che ingoiano intere depositandole nel capiente gozzo, per poi digerirle con calma.

Il ginepro pianta pioniera

Narsisi sul falciato, ginepro pioniero
Narsisi sul falciato, ginepro pioniero
Osservando il versante sud della Kraguenza, non si può non notare la presenza del Ginepro con le caratteristiche bacche. Essendo il terreno molto povero e arido il Ginepro è la prima pianta che si insedia quando il prato non viene più sfalciato; il Ginepro cioè è la pianta pioniera di questa zona.

La pianta del ginepro veniva, e viene ancor oggi, usata nelle famiglie come albero di Natale e le sue bacche usate nell'arte culinaria oltre che per estrarre il famoso "olje brenjove" o insaporire e profumare la grappa. Il Ginepro si propaga soprattutto per opera di un uccello chiamato Gineprone proprio perché si ciba abbondantemente di bacche di Ginepro. Il Gineprone veniva molto cacciato, in quanto le sue carni, quando mangia il ginepro, sono fortemente aromatizzate, gustosissime e ricercatissime dai buongustai (! ! !).

Ai piedi della Kraguenza si possono vedere ancora i resti di un'uccellanda. Qui gli uccelli venivano cacciati abbondantemente in quanto questo è un passo obbligato per molte specie migratorie, compresi i gineproni. Per chi ama gli uccelli (osservarli, ascoltarli, conoscerli) questo luogo verso la fine di settembre e i primi di ottobre diventa un vero paradiso.

I fiori

Il mese di maggio è il mese della fioritura di piante bulbose e rizomatose: i bellissimi fiori di Narciso (Narcissus radiiflorus); i prati falciati ne sono zeppi e sono davvero uno spettacolo; e i bianchi mughetti (Convallaria maialis)! Narciso deriva dal greco narkè, che significa stordimento. Il Narciso infatti è velenoso specie nel bulbo anche in dosi minime. Bere l'acqua del bicchiere dove sono stati riposti i Narcisi è pericolosissimo; mangiare con le mani sporche della linfa che trasuda dal fondo dello stelo del Narciso colto di fresco è pure molto pericoloso.

E' facile osservare gruppi stupendi di Genziana kochiana (vedi foto) con fiori grandi di un azzurro intenso punteggiato di verde, l'Orchidea purpurea (Orchis purpurea) con colorazioni variabili rosso porpora. Da notare come ogni Orchidea ha un insetto prònubo come impollinatore; i suoi fiori cioè sono visitati da una sola specie di insetto. Comuni sono il fior di ragno (Ophris sphegodes), chiamato così perché assomiglia al ragno crociato, la Clematis montana, il Ranuncolo montano con fiori color giallo oro, la Saponaria ociminojdes che cresce a cuscino su terreni calcarei, la Pinguicola alpina dai fiori bianchi, pianta insettivora che digerisce piccoli insetti che rimangono appiccicati alle sue foglie e i cui bordi si chiudono lentamente; le foglie sono ricoperte da una patina che contiene degli enzimi adatti a digerire la preda.

Nei punti più aridi, sopra i sassi, si possono vedere diverse specie di sassifraghe, e inoltre la Leucorchis albida, pianta bellissima che assomiglia al mughetto; il Dente di cane (Dens canis), chiamato così perché il suo bulbo assomiglia proprio al dente canino (abbondantissimo proprio sulla cima della Kraguenca); il Lilio asphodelus o hemerocallis (bello per un giorno) con fiore giallo oro, molto odoroso e che sfiorisce da un giorno all'altro.
Hemerocallis
Hemerocallis
Questa è una pianta infestante quando trova le condizioni ideali per crescere, ciononostante è una pianta protetta perché cresce solo sui prati falciati (come del resto tante altre piante da fiore come il narciso e il mughetto) ed è molto raccolta.

Piante ad alto fusto

Per le piante ad alto fusto si possono fare queste osservazioni.

La parte del versante che da Tarcetta sale a Spignon fin quasi in cima al crinale, come del resto quasi tutti i versanti della Valle del Natisone, era un tempo quasi esclusivamente coltivati a castagneto. Ciò evidenzia da una parte la presenza di un substrato acido del terreno, dall'altra la grande importanza del frutto del castagno come alimento e anche come merce di scambio. Zone di terreno acido in molti tratti sono testimoniate anche dalla presenza di Roveri. In generale, in luoghi con esposizione tendente al nord si trova molto spesso la faggeta, che ama terreni calcarei. Si possono incontrare belle faggete sopra Calla, sotto Pegliano, sui versanti del torrente Tarcešnjak, verso Lasiz sotto S. Donato.

Sui dossi calcarei con esposizione sud-est troviamo il Frassino minore, il Carpino, la Roverella.

Nei pressi dei torrenti o comunque in luoghi freschi cresce il Frassino maggiore, l'Acero montano, il Tiglio, l'Olmo (pochi anni fa ne sono morti tantissimi colpiti da un fungo che li faceva seccare nell'arco di un anno), l'Acero platanoide.

Sui dossi oltre i 700 m. crescono bene la Betulla e l'Ontano nero.

Una fonte d'acqua freschissima

Studenca - Sorgente
Studenca - Sorgente
Nei pressi della cima della Kraguenca c'è, incredibile, una bellissima fonte d'acqua molto fresca e pura, sempre attiva anche col gran secco. E' un vero peccato che non sia facilmente individuabile. Per chi desidera cercarla, è situata a un centinaio di metri sotto la cima, verso sud est. Il luogo è suggestivo: i muretti, l'incanalatura dell'acqua, i piccoli pianori, il sentiero, in quel punto ancora ben visibile, fanno immaginare quanto affascinante era "ai bei tempi" questo luogo.
Il luogo della sorgente
Il luogo della sorgente
Torrentello
Torrentello
Pocivalo presso la sorgente
Pocivalo presso la sorgente

La cima - e dopo?

Dopo ammirato dalla cima lo scenario della pianura friulana e delle Alpi e Prealpi Giulie, che cosa fare?

Le alternative sono diverse.

* Si può scendere per la stessa strada, godendosi lo stupendo panorama della pianura friulana;

* prendere un'altra discesa cercando il sentiero verso Pegliano (altri boschi secolari, una forra, una flora ancora ricca e diversa);

* scendere seguendo il patok che parte dalla cima e scende verso sud (interessante) fino alla strada bianca per Pegliano;

* scendere verso nord, proseguendo sul crinale fino sulla cima del monte Joannes.

In quest'ultimo caso sulle pendici del monte Joannes noteremo alcune strane costruzioni: sono delle fortificazioni militari, numerose in questa zona.

Può succedere che, mentre stai riposando sdraiato per terra o mentre osservi il panorama, improvvisamente sul cucuzzolo più vicino ti appare un enorme cannone; poi vedi militari che armeggiano attorno e, infine, come è comparso, così il cannone scompare nelle viscere della terra: il cannone ha preso una boccata d'aria!

Oppure, ulteriore scelta: se siamo in vena di "pedalare", possiamo decidere di continuare a camminare tutto il giorno scendendo a Calla dal passo Kau, appena scesi a nord della Kraguenca.

C'è un bellissimo e comodo sentiero che porta a Calla. Poi si continua per asfalto verso la chiesa di S. Andrea (panorami stupendi sulla Valle).

Oltre S. Andrea, per un sentiero verso est, si può scendere a Gorenja Vas.

Da Gorenja Vas c'è la possibilità di continuare per Erbezzo e presso la cappella prendere il bellissimo, selvaggio e ripido sentiero che scende a Stupizza.

Oppure, prendendo a Gorenja Vas la strada asfaltata, scendere verso Zapatocco e, prima di arrivarci, deviare per la strada interpoderale che conduce a Pegliano, approfittando di dare una sbirciatina al castagno secolare, forse il più vecchio di tutte le Valli.
Castagno centenario di Pegliano
Castagno centenario di Pegliano
Da qui continuare verso Spignon per raggiungere la macchina, oppure (meglio) scendere, poco prima di Pegliano, verso la chiesetta di S. Donato, che davvero merita una visita e, infine, raggiungere facilmente Tarcetta, per risalire alla macchina con mezzi di fortuna.

Nino Specogna

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