Fine della guerra a S. Leonardo

Testimonianze sulla fine della seconda guerra a San Leonardo
A completamento delle informazioni, fornite da mons. Angelo Cracina nel Libro storico della parrocchia, riguardanti la fine della guerra e la liberazione di San Leonardo, ricordiamo i fatti d’arme che hanno accompagnato la resa del presidio cosacco come vendono riportati nel volume di Fabio Bavec - Branko «Na zahodnih mejah - 1945» (Ljubljana 1997).
Le notizie si basano sul diario e i ricordi dell’autore, sul volume di Joško Ošnjak «Pod Matajurjem» e su pubblicazioni in lingua italiana.

Le formazioni nemiche, ricorda l’autore, erano formate da reparti del 1° battaglione cosacco e gli alpini italiani del reggimento «Tagliamento».
Questi ultimi erano in gran parte persone del luogo, friulani e benečani, mobilitati dalle forze di occupazione, che però non rappresentavano un serio pericolo in questa fase della guerra anche perché tra di essi operava la formazione partigiana Osoppo.

Saputo che si stava preparando l’attacco alla postazione cosacca insediata a San leonardo, gli alpini chiesero di partecipare all’azione.
Alle ore 8 del 28 aprile ci fu a Clodig un incontro dei comandanti delle forze partigiane slovene con un tenente e un sottufficiale degli alpini.
Questi ultimi informarono gli sloveni che i cosacchi lo stesso giorno intendevano ritirarsi a Cividale, passando attraverso Castelmonte e proposero un comune attacco.

I comandanti partigiani risposero che apprezzavano la loro collaborazione, ma che essi erano ancora collaboratori delle forze occupanti.
Alla fine si giunse all’accordo che gli alpini potevano partecipare all’azione contro i cosacchi con le loro armi pesanti, ma che il vero e proprio attacco sarebbe stato effettuato dalle foze partigiane slovene.

Poiché il Beneški bataljon era stanziato a Platac, il Comando operativo del Litorale occidentale si rivolse ai responsabili di quella formazione ordinando loro di prepararsi all’attacco e di dirigersi verso Scrutto e San Leonardo. Il comando del battaglione fu avvertito che anche gli alpini di stanza a San Pietro desideravano partecipare all’azione militare con cannoni e lanciamine per impedire la ritirata dei cosacchi verso Altana e Castelmonte. Il resto dell’operazione era affidato al Beneški bataljon in collaborazione con il comando partigiano di San Pietro.
Gli uomini della formazione partigiana delle Valli conoscevano molto bene il territorio.
Una compagnia si incamminò in direzione Osgnetto - Scrutto, la seconda verso Merso Superiore.
I partigiani si muovevano velocemente e con circospezione per non essere visti dai cosacchi.
Riuscirono velocemente a conquistare posizioni dominanti lungo la strada attorno a San Leonardo e a piazzarvi le armi.
Il grosso della colonna dei cosacchi, formata da cannoni e da oltre 30 carri trainati da cavalli.
Parte dell’avanguardia, formata in gran parte dalla cavalleria, era già partita in direzione Altana - Castelmonte ed era già fuori portata per un attacco da parte del Beneški bataljon.

Intanto da San Pietro erano arrivati gli alpini con un cannone calibro 75 mm e due lanciamine calibro 81 mm e si erano piazzati nelle vicinaze di Scrutto.

Lì furono trovati dal vicecomandante del Beneški bataljon, Joško Ošnjak, e dal comandante della compagnia già pronta per l’attacco da questa posizione.
Si accordarono che gli alpini dovevano colpire con il cannone ed i lanciamine il grosso della colonna cosacca per impedirne la ritirata.

E la battaglia cominciò. Gli alpini iniziarono a sparare sulla colonna cosacca, causando grande caos e panico.
Seguì l’attacco del Beneški bataljon, al che gli alpini salirono sul camion e col cannone si diressero verso San Pietro.
L’azione combinata impedì ai cosacchi di organizzare la difesa. Già al primo attacco partigiano avevano perso tutto l’armamento pesante senza poterlo usare contro gli assalitori.
L’avanguardia cosacca, che era ormai fuori della portata di tiro dei partigiani, non tornò indietro in aiuto alla colonna, ma proseguì la sua marcia verso Cividale attraverso Castelmonte.

Quando si accorsero che erano circondati, i cosacchi cominciarono ad arrendersi.
La caccia ai singoli e ai gruppi di sbandati e qualche scaramuccia si protrassero fino a sera, quando la battaglia finì.
Fabio Bavec
DOM 30.04.05
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