Don Eugenio Blanchini

(Biacis di Lasiz 1863 - Udine 1921)
La famiglia
Gli studi
Le esperienze pastorali
Le attività socio pastorali

1° - Famiglia

Don Eugenio Blanchini è figlio di Giovanni e di Maria Rosa Podrecca, sorella dell'allora parroco di S.Leonardo.
E' il terzogenito di quattro fratelli: Giuseppe, Angelica e Teresa.

2° - Studi

Compie gli studi nel Seminario di Udine a partire dall'anno scolastico 1874-1975.
Ne è assente per due anni (1877-1879) a causa di una fragile condizione fisica, ma conclude regolarmente e brillantemente i sei anni di Ginnasio.
Chiude il ciclo degli studi teologici nel 1885 e, non avendo compiuto il ventitreesimo anno, viene ordinato sacerdote solo nel 1886.
Tra i suoi compagni ci sono mons. Ivan Trinko ed il prof. Francesco Musoni (lasciò il Seminario durante gli studi teologici).

3° - Esperienze Pastorali (1886-1890)

La rotazione del servizio pastorale è connotata da un ritmo incalzante:
Erbezzo
Lasiz
mansionario nel Duomo di Cividale
docente nel collegio "Giovanni da Udine"
S. Wolfango
S. Maria la Longa.

Circostanze sfavorevoli (il Collegio "Giovanni da Udine venne chiuso nel 1887) e soprattutto gravi problemi di salute condizionano i suoi primi anni di sacerdozio.
Negli anni 1887-1890 egli è cappellano/ospite/figlio del parroco di S.Maria la Longa, Grinovero, che lo ritempra fisicamente e moralmente.

1890-1899
Ricopre la carica di vicedirettore dell'Orfanotrofio "Toniadini" di Udine. Di fatto, ha la responsabilità gestionale dell'Istituto perché il Direttore risiede altrove.

1899-1921
Regge la Parrocchia di S.Giorgio Maggiore in Udine (Borgo Grazzano).

4° - Attività sociopastorale

a) Agricoltura

Pubblicazioni:

- Il metodo dell 'agricoltura Solari e la questione agraria nell 'economia pubblica e rurale in Italia (1897).
Ebbe una seconda edizione nel 1898.

- La proprietà agraria ed i bisogni economici e sociali degli agricoltori nel Friuli italiano (1898).
Ebbe una seconda edizione nel 1900. Una parte del lavoro è dedicata alla situazione della Slavia.

- Conferenze sulle Latterie Cooperative - Unione Professionale del Lavoro - Enciclica sulla Democrazia Cristiana (1901).

- Tra il 1903 ed il 1906 "IlCrociato", quotidiano cattolico diocesano, ospita alcuni suoi articoli su problemi specifici dell'agricoltura.

b) Emigrazione

1901
il Blanchini è uno dei cofondatori del "Segretariato del Popolo", patronato di assistenza legale, morale e materiale agli emigranti Questa iniziativa nasce come risposta del mondo cattolico all'iniziativa socialista che precedentemente aveva creato il "Segretariato dell'Emigrazione".

1902
don Eugenio diviene l'anima della "Unione di S.Raffaele tra i Sacerdoti per le Missioni agli Emigranti".

1903
si tiene in Udine il Congresso Nazionale dell'Emigrazione.
A rappresentare il "Segretariato del Popolo" sono delegati l'avv. Giuseppe Brosadola ed il Parroco di S.Giorgio.

1900-1910
il Blanchini si prepara a visitare gli emigranti sul posto di lavoro apprendendo la lingua tedesca e studiando la possibile creazione di filiali del "Segretariato del Popolo" in loco. Lo fa, quindi, quasi annualmente e scegliendo i territori dell'impero austroungarico.
Mete dei suoi viaggi: Villaco - Linz - Knittefeld - Lehan - Leoben - Vienna - Graz - Marburg - Lubiana - Klagenfurt.
"Il Cittadino Italiano" prima, ed "Il Crociato" poi, quotidiani cattolici diocesani, pubblicano le sue corrispondenze dalle località visitate.

c) Attività assistenziali, ricreative e formative per il mondo dei giovani

1902
inaugurazione ufficiale del Ricreatorio Festivo Udinese (presso l'attuale teatro S. Giorgio). Nel 1906 viene consegnato di "prepotenza" ai Padri Stimmatini.

1904
inaugurazione ufficiale del Ricreatorio femminile udinese "Maria Immacolata".

1905
Fondazione della "Scuola per la formazione delle Figlie del Popolo".
Questa scuola assume, successivamente, la denominazione "Istituto Tecnico Professionale don Eugenio Blanchini" e viene gestita, a partire dal 1922, dalle Suore Dorotee di Venezia.

1910
il nuovo Arcivescovo Rossi lo affida d'autorità alle Ancelle di Carità presso la Chiesa di S. Spirito.

1921
il Blancbini si spegne, in Udine, a 58 anni.

dott. d. Elpidio Ellero


da DOM novembre 1980 n. 11

Don Eugenio Blanchini Sacerdote, educatore e operatore sociale (Biacis 1863 - Udine 1921)

Mancava, nell'ambito degli studi storico-biografici friulani, un'opera su don Eugenio Bianchini, educatore ed operatore sociale, una contrastata figura di prete troppo presto dimenticata dopo la sua morte.

Elpidio Ellero, docente di lettere presso la scuola media statale di Resia, è riuscito a colmare questo vuoto della storiografia friulana con la pubblicazione del volume:
" L'azione sociale e pedagogica di don Eugenio Blanchini 1863-1921 "
(prefazione di Ottorino Burelli).
La pubblicazione, edita con il contributo dell'Amministrazione Provinciale di Udine, si caratterizza per l'eleganza dello stile, l'accurata ricerca delle fonti storiche e l'efficace attenzione nel collocare la figura del Blanchini nel contesto ecclesiale, politico e sociale in cui è emersa.

Parliamo sul nostro giornale di quest'opera perché don Eugenio Blanchini è un figlio, a dire il vero poco conosciuto, della Benecia.


Nacque, infatti, a Biacis (Pulfero; allora cappellania di Antro e comune di Tarcetta) il 7 marzo 1863. Il padre, Giovanni, era un agricoltore benestante e la madre, Maria Rosa Podrecca, donna religiosa e severa, era sorella dell'allora Parroco di S. Leonardo. Nonostante la salute malferma superò brillantemente gli studi nel Seminario di Udine, dove conobbe i coetanei e conterranei lvan Trinko e il futuro docente universitario Francesco Musoni.

Venne ordinato prete il 23 aprile 1886 e cinque giorni dopo fu destinato alla cappellania di Erbezzo (Pulfero). Il Vescovo Berengo chiese la dispensa papale (don Eugenio non aveva l'età canonica) adducendo, tra i motivi, la notevole mancanza di sacerdoti che conoscessero lo sloveno da destinare alle popolazioni delle Valli. Gli inizi del suo ministero furono alquanto travagliati. In un anno e mezzo fu raggiunto da ben cinque decreti di nomina:

dopo Erbezzo per 15 giorni a Lasiz (Pulfero),
poi nel collegio Giovanni da Udine
e poi ancora a S. Volfango (Drenchia),
S. Maria la Longa
e infine vicedirettore, diligente e severo, all'orfanotrofio Tomadini di Udine (1890-1899).

Nell'ottobre 1899 lascia il collegio per la parrocchia cittadina di S. Giorgio Maggiore.
E' qui che don Blanchini, per oltre 20 anni,
" inclinato a ricercare le miserie dei poveri per correre in loro soccorso " (Il metodo dell'agricoltura Solari...)
farà della sua comunità un centro di iniziative è attività rivolte in particolare al mondo giovanile ed operaio.
Il ricreatorio maschile e femminile, l'Istituto tecnico femminile, la Cassa operaia ecc., sono i frutti della sua lungimirante azione pastorale e sociale.
Questo stimolo ad operare nel mondo giovanile, operaio ed agricolo si inquadra in quel risveglia del mondo cattolico nei confronti della problematica sociale verificatosi alla fine del '800 dovuto anche all'avanzata socialista e viene sostenuto da una fitta corrispondenza e da una lunga amicizia con Giuseppe Toniolo dell'Università di Pisa.
Blanchini si interessò e scrisse soprattutto dei problemi dell'agricoltura considerata nei suoi risvolti tecnici, umani e sociali: divulgò il metodo Solari, denunciò lo sfruttamento dei braccianti e la polverizzazione delle proprietà, segnalò la cooperazione come rimedio ai tanti mali del mondo rurale.

Il suo zelo e l'innata attenzione verso il mondo dei poveri ed emarginati portarono il Blanchini a valicare i confini italiani alla ricerca di quella massa di emigranti stagionali sfruttati nei cantieri e nelle fornaci dell'Austria e della Germania.
Istituì uffici di corrispondenza per l'assistenza religiosa, morale e materiale degli emigranti a Vienna, Graz Maribor, Lubiana, ecc. cercando nello stesso tempo di sensibilizzare l'opinione pubblica friulana con accorati interventi sulla stampa locale.

Da questi semplici appunti si può comprendere come il Blanchini sia stato una figura di primo piano del mondo cattolico friulano negli anni a cavallo tra '800 e il '900 e come la sua azione, i suoi scritti e le sue istituzioni abbiano dato un notevole contributo non soltanto al suo tempo. Non possiamo dimenticare però che dan Eugenio Blanchini è figlio della nostra terra, un figlio illustre che pur dovendo, per motivi di salute, abbandonare la sua gente continuò ad interessarsi dei problemi che la affliggevano (Elpidio Ellero ha troppo presto dimenticato questo dato anagrafico del Blanchini cadendo negli errori che sono comuni a chi non pone una maggiore attenzione alla nostra storia e cultura).

Nel suo scritto " La Slavia " infatti il Blanchini dimostra di conoscere molto bene la realtà culturale, economica e sociale delle Valli.

Conosce le accuse di " panslavismo " rivolte ai preti che insegnano la dottrina e predicano in sloveno; conosce il carattere tendente all'individualismo ma anche l'onestà e l'ospitalità degli Sloveni e prospetta alcuni rimedi in campo sociale ed economico che, per certi aspetti, potrebbero essere ancora attuali:
la creazione di " un consiglio di probiviri " che potrebbero risolvere le frecìuenti liti fra la gente nel ricordo dell'antica e collaudata autonomia giudiziaria;
l'acquisizione di nuovi metodi nell'agricoltura con l'introduzione di diversi tipi di colture e di allevamento del bestiame, I' istituzione di una cassa rurale, la creazione di una " Società cooperativa di scambio fra i prodotti del basso e dell'alto Friuli "
(questo per eliminare il triste fenomeno del baratto). Blanchini insiste particolarmente sullo spirito di cooperazione che metterebbe i valligiani sulla strada dell'"unione professionale che diverrà la nuova base dell'economia sociale ".

Così dan Blanchini conclude il suo scritto:

" Con la coscienza di fare un'opera eminentemente cristiana, vantaggiosa e civile, tutti gli Sloveni d'accordo devono fare bandire dai loro paesi i metodi antiquati di vita atomistica e puntigliosa che li dissangua, sventolando sopra di loro la bandiera su cui sta scritto:
Associazione cristiana e lavoro razionale.
Avanti sempre avanti.
Excelsior.
Živjo Sloveni".
(La Slavia, Udine 1901, p. 28). G. B.

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