Darko Bevilacqua


Darko, pur non essendo oriundo delle Valli, ha tanto amato e frequentato la nostra terra che lo possiamo considerare uno di noi. Lo ricordiamo con affetto e con immutata stima.
Darko Bevilacqua nasce a Biglie (Slovenia) il 21 luglio 1948. A Gorizia, dove risiede fino al 1975, segue studi regolari, concludendoli presso il locale Istituto d'Arte (indirizzo di decorazione plastica) nel 1967.

L'Istituto Neuropsicopedagogico di Medea gli conferisce l'incarico di educatore per le estati 1968 e 1969. Con gli ospiti discenti realizza i mosaici e le terrecotte che decorano la cappella dell'Istituto. Dall'anno 1969 e fino al 1979 lavora presso lo studio udinese di Giorgio Celiberti: dieci anni di presenza interrotta solo per corrispondere ad impegni straordinari, quali la frequenza di alcuni studi di artisti a Parigi, fra il '69 e il '75, ed i viaggi in Toscana-Lazio (Etruria) ed in Grecia-Creta, compiuti per conoscere in profondità le opere del periodo arcaico di quelle civiltà. La produzione artistica dell'epoca riflette, infatti, sia l'essenzialità simbolica delle prime manifestazioni artistiche del mondo pagano, etrusco e greco, sia di quella non figurativa del pensiero estetico contemporaneo.

Nel '75 si sposa e prende residenza a Cividale, dove può disporre di un laboratorio che gli consente di operare autonomamente. E' questo un momento creativo felice: le composizioni in terracotta ed in bronzo, dense di suggestioni mitico-arcaiche, rivelano la tendenza al ricupero del rapporto uomo-natura, che caratterizza la civiltà classica e presiede la sua immaginazione. Tale impronta simbolista distingue la sua produzione fino al '78 - '79, quando verrà sostituita da un eloquio decisamente "narrativo".

In pratica, Darko segue un percorso a ritroso ricuperando non solo l'essenzialità del dettato arcaico, ma anche il senso colloquiale, coinvolgente e popolare della potenzialità comunicativa della scultura. La peculiarità della sua poetica non è solo formale, ma anche di contenuti: la sua "narratività" si pone, infatti, in termini di intermediazione fra i più profondi bisogni dell'uomo ed il mito o la religione rivelata. Non a caso, fra i soggetti cristiani Darko privilegia i Santi, figure intermediarie per eccellenza. Dall'80 in poi, beneficiando della maggiore disponibilità di tempo che fa seguito al disaggancio dal quotidiano impegno presso lo studio di Celiberti, la sua produzione aumenta notevolmente, non rallentata da impegni stagionali, quali il corso di ceramica estivo, da lui promosso, che tiene a S. Pietro al Natisone, sotto il patrocinio della Beneška Galerija, prima, e della Cooperativa "Lipa", poi, e le collaborazioni occasionali che non manca di rifiutare a Celiberti, l'ultima delle quali ha luogo in Giappone, pochi mesi prima che un tragico momento di sconforto concludesse la sua vita, a soli 43 anni di età, il 2 novembre 1991.

BIBLIOGRAFIA

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1989 M. Conti, Alla Rettori Tribbio 2 - Darko, in "Il Meridiano", 29 giugno Reca, Darko, in "La voce libera", 1 luglio

1990 C. Barillari, Raffinato senza parere, in "7 giorni in Friuli", 2 luglio F. Fornasaro, La chiesa "raccontata" da Darko, in "Novi Matajur", 15 novembre

1991 A. Castelpietra, Darko Bevilacqua: dei a tutto tondo, in "Il Piccolo", 29 marzo C.M., Racconto arcaico di Darko tra il fantastico e il narrativo, in "Messaggero Veneto", 10 aprile

da DARKO - La Grande Madre Terra

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