Un estimatore delle nostre Valli

Il prof Paolo Rieppi di Cividale ha voluto essere sepolto nel cimitero di Cepletischis.
Nel 1939 si laureò discutendo una tesi dul dialetto sloveno del Natisone col il prof. Arturo Cronia

Il prof. Paolo Rieppi (Cividale del Friuli 9. 10. 1917-13.8.1982) aveva espresso il desiderio di essere sepolto nel cimitero di Cepletischis, tra la gente e le montagne delle valli del Natisone che tanto amava.
Questo suo desiderio è stato esaudito grazie anche alla piena disponibilità dell’amministrazione comunale di Savogna, che ha concesso volentieri e gratuitamente l’area tombale.
In segno di riconoscenza, la vedova, prof.ssa Bianca Maria Scalfarotto, ha istituito nel 1982 gli assegni di studio da conferire annualmente a stu­denti delle scuole medie superiori statali, scelti su insindacabile giudizio dal comune di Savogna, che si distinguano particolarmente per merito.
Le borse di studio vengono conferite - è scritto nella motivazione - «in memoria del prof. Paolo Rieppi, docente di discipline umanistiche, il quale ha sempre creduto nel valore del Sapere e della Cul­tura per l’educazione dei giovani alla Libertà ed alla civile convivenza».
In questa frase sono sintetizzati la missione e l’impegno civile del prof. Rieppi, la cui vita è in buona parte legata, direttamente o indi­rettamente, anche alle valli del Natisone.

Dopo aver conseguito la laurea in Lettere all’Università di Bologna (17 novembre ‘39) ed un anno di insegnamento nelle scuole medie di Civida­le, venne chiamato sotto le armi e, dopo il corso allievi ufficiali a Bassano del Grappa, fu in servizio militare in zona di operazioni in Jugoslavia, Grecia e sul confine nord-orientale fino all’armistizio, 8 settembre ‘43.

Il 20 settembre seguente si presentò volontaria­mente al centro di mobilitazione di Kambreško (Canale d’Isonzo) e si aggregò ai partigiani sloveni per combattere il nazifascismo.
Con il nome di bat­taglia di «Giovanni» fu inviato in servizio isolato a Cividale, dove svolse intensa attività come informa­tore e collaboratore.
Dall’agosto del ‘44 fu nella divisione «Garibaldi-Natisone», poi caposquadra del battaglione «Mameli», vicecomandante del bat­taglione «Mazzini» nel Collio, quindi comandante del battaglione «Miniussi» e, dal 23 dicembre ‘44 al 1 aprile ‘45, capo di S.M. della 156 brigata quando, non condividendo le posizioni del comando sloveno, che collaborava con i Garibaldini ma mirava anche alla unificazione di tutto il territorio etnico-linguistico sloveno (comprese le valli del Natisone) andò sul Carso nella Brigata Triestina come parti­giano.
Il 23 aprile ‘45 ricevette dal comando G.A.P. di Cividale l’incarico di organizzare e comandare il Battaglione S.A.P. «Cividale» che il 1 maggio liberò la città.

Il prof. Paolo Rieppi non si è mai occupato di politica attiva e la sua scelta partigiana aveva soprattutto una motivazione ideale, dettata dal desi­derio di riconquistare la libertà e restaurare la democrazia in Italia.

Di nota famiglia cividalese (il padre fu direttore didattico fino al ‘39, conosciuto come studioso di storia locale, botanico e poeta), il prof. Rieppi si interessò di astronomia, botanica e grammatica comparata.

Tutti lo ricordano, oltre che per la sua profonda cultura, per la generosa vitalità e lo spirito indomito che, tra l’altro, gli comportarono una medaglia al valor civile, conferitagli dalla Fonda­zione Camegie per gli atti di eroismo, per aver trat­to in salvo, nell’estate del ‘48, un ragazzo che stava per annegare assieme al padre che, pur non sapendo nuotare, si era incautamente gettato in suo soccorso nelle acque del Natisone.

La sua vera passione fu l’insegnamento che lo impegnò, se escludiamo il periodo passato sotto le armi e nella Resistenza, dal 1939 fino al maggio del 1977 quando, per motivi di salute, dovette abbando­nare l’attività didattica.
Insegnò discipline umanistiche (latino, greco, italiano, storia) nelle scuole medie di Cividale, all’istituto magistrale di San Pie­tro al Natisone, al liceo classico «Jacopo Stellini» di Udine e al Liceo classico «Paolo Diacono» di Civi­dale.
Per tre anni (1973 -1976) fu lettore di italiano all’Università di Sofia (Bulgaria) dove è ancor oggi ricordato per la sua conoscenza delle lingue di cep­po slavo.

Da sempre il prof. Rieppi amava le nostre valli, ad esse aveva dedicato perfino la sua tesi di laurea dal titolo: «I dialetti sloveni della Val Natisone».
La tesi che presenta una nota introduttiva di carattere storico e affronta in tre capitoli le caratteristiche lessicali, foneti­che e morfo­logiche dei dialetti slo­veni del Natisone, venne discussa all’ Univer­sità di Bolo­gna durante l’anno acca­d e m i c o 1938-39, cinque anni dopo che il fascismo aveva proibito l'uso della lingua slove­na nella catechesi e nell’esercizio del culto in tutta la provincia di Udine.

Il prof. Rieppi è andato dunque controcorrente scegliendo la trattazione di un tema scomodo e in un momento politico poco opportuno, proprio quan­do il Fascismo cercava di cancellare, anche con metodi amministrativi risoluti, le particolarità lin­guistiche presenti sul territorio nazionale, in parti­colare la lingua slovena e quella croata.
Anche que­sta scelta esalta la libertà interiore e il carattere indi­pendente del laureando Paolo Rieppi ma anche quella del suo relatore, il celebre prof. Arturo Cro­nia uno dei più grandi slavisti italiani (Zara 13.12.1896 ― Padova 11.5.1967), autore di oltre 220 pubblicazioni scientifiche.

Il prof. Cronia ha insegnato nelle Università di Venezia, Bologna e dal 1940 alla sua morte a Pado­va, dando un forte impulso allo studio della slavisti­ca anche seguendo almeno 30 tesi di laurea sulla lingua e letteratura slovene. La validità scientifica del lavoro della tesi di laurea di Paolo Rieppi è indubbia, anche se naturalmente dopo 54 anni deno­ta i suoi limiti formali, e mi sembra opportuno riportare in sintesi le conclusioni, condivise ovviamente anche dal prof. Cronia, cui era giunto il gio­vane laureando.
Ciò per rispondere indirettamente a tutti coloro che a fini politici, per ignoranza o incompetenza, continuano ancora oggi a sostenere delle teorie assurde, prive di qualsiasi base scientifi­ca, sui dialetti sloveni delle valli del Natisone.

«E’ ormai pacifico ― scrive Paolo Rieppi ―che questi dialetti appartengono alla zona linguisti­ca dello sloveno.
Brevemente ed esattamente detto, si tratta di una propaggine dialettale slovena in territorio italiano, o, agli effetti della geografia linguisti­ca italiana, di colonie slovene in Italia, meglio anco­ra di una penisola linguistica.
L’appartenenza di questi dialetti al gruppo sloveno, come dissi, è ormai evidente e documentata (...).
Si può parlare di un gruppo omogeneo di dialetti, perché non sono certo decisive le differenze fonetiche, morfologiche o lessicali che si riscontrano fra le singole località» (pagg. 69―70).

La tesi è depositata presso l’istituto di Filologia slava all’Università di Padova ma una copia può essere consultata anche presso l’autore di questo articolo.
Božo Zuanella
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