Due secoli di cronaca nera

Don Božo Zuanella ha fatto un grande lavoro di ricerca nei “Libri mortuorum” delle parrocchie di S. Pietro e S. Leonardo, mettendo in evidenza gli episodi tragici accaduti nella Valli del Natisone dal 1640 al 1840.
Il lavoro è stato pubblicato su DOM nell'anno 1995.

Le fonti

I libri dei battesimi, dei matri­moni e dei morti, conservati negli archivi parrocchiali di San Pietro al Natisone e di San Leo­nardo, costituiscono una ricca fonte di notizie, una vera miniera di informazioni anche se agli occhi del profano sembrano sol­tanto degli aridi elenchi di date e di nomi dai quali è difficile trar­re qualcosa di utile.
E invece basta saperli leggere con attenzione e cercare con pazienza per scoprire nuove e interessanti pagine di storia.
Le ricerche d’archivio sono noiose e comportano una note­vole perdita di tempo, ma sono assolutamente necessarie se vogliamo aggiungere qualcosa di nuovo alla storia che già cono­sciamo.
Io sto utilizzando da anni questi libri per le mie ricerche sui nostri cognomi e toponimi, ma anche su aspetti inediti della nostra storia locale.
Cfr., ad esempio, La Schiavonia Veneta, ottimo rifugio per disertori e renitenti alla leva, Dom 1989 (n0 10) ― 1990 (n022).

Con questa puntata inizio una serie di articoli dedicati alle mor­ti violente ed accidentali avvenu­te sul territorio delle antiche par­rocchie di S. Pietro e di S. Leo­nardo nell’arco di circa 200 anni (1640― 1840).
Si tratta di casi e di fatti tragici che devono essere letti ed inquadrati anche nel con­testo sociale ed economico di quel tempo.
Essi, come vedremo, sono infatti molte volte collegati coi lavori e con le occupazioni tradi­zionali della nostra gente e quin­di, pur esendo considerati episo­di di cronaca nera, rientrano nel vasto campo della storia locale.

La documentazione, tutta inedita, relativa alle valli del Nati­sone e di Savogna è stata ricava­ta dai seguenti libri dei morti (Libri mortuorum) della parroc­chia di S. Pietro (da qui in avanti MP):

Liber 1. Ab anno 1669―1688
(Da notare che un primo, breve elenco dei morti ― dal 1636 al 1647 ― è contenuto nel Liber 3. baptizatorum ab anno 1635 ―1648 /otto pagine in tutto/),
Liber 2. ab anno 1688 ― 1702,
Liber 3. ab anno 1702 ― 1733,
Liber 4. ab anno 1719 ― 1736
(contiene l’elenco dei morti che sono stati sepolti nel cimitero di Antro),
Liber 5. ab anno 1733 ―1754 (Nel 13. Liber baptizato­rum c’è un elenco dei morti che sono stati sepolti nel cimitero di Antro dal 1737 al 1748),
Liber 6. ab anno 1749 ― 1751 (contie­ne l’elenco dei morti sepolti nel cimitero di Antro),
Liber 7. ab anno 1754 ― 1772,
Liber 8. ab anno 1772 ― 1788,
Liber 9. ab anno 1789 ― 1803,
Liber 10. ab anno 1803 ― 1817,
Liber 11. ab anno 1818― 1844.

La documentazione, relativa alle valli di San Leonardo e anch’essa inedita
(dall’indagine è escluso il territorio di Drenchia che fino al 1784 faceva parte della parrocchia di Volče / Vol­zana presso Tolmino)
è stata desunta dai seguenti libri dei morti della parrocchia di S. Leo­nardo (da qui in avanti ML):

Liber 1. mortuorum ab anno 1639 ― 1667
(Da notare che i libri contenenti l’elenco dei mor­ti relativi agli anni 1668 ― 1713 non sono disponibili in quanto persi o distrutti già molto tempo fa. Si tratta di una lacuna di ben 46 anni!),
Liber 2. ab anno 1714 ―1749,
Liber 3. ab anno 1749― 1770,
Liber 4. ab anno 1770 ―1788,
Liber 5. ab anno 1788 ―1804,
Liber 6. ab anno 1804 ―1822,
Liber 7. ab anno 1822 ―1837,
Liber 8. ab anno 1791 ―1837
(In questo libro sono anno­tati i morti di Topolò e Liessa),
copia di un piccolo Liber mor­tuorum di Castelmonte che con­tiene un elenco dei morti relativo agli anni 1712― 1785.

Una parte del Santuario di Castelmonte e alcuni paesetti vicini facevano parte infatti della parrocchia di San Leonardo.

Anticamente i morti venivano sepolti soltanto nei cimiteri par­rocchiali di San Pietro (costruito in località Podvini) e di san Leo­nardo (presso la chiesa parroc­chiale).
Allora i morti venivano por­tati a san Pietro anche dalle più lontane frazioni (Montefosca, Montemaggiore, Mersino, Terci­monte) e la testimonianza di quei lunghi e faticosi funerali si è conservata nel microtoponimo Martvàška uodà (= sorgente dei morti).
Presso quelle sorgenti i porta­tori sostavano per bere l’acqua e per riposare.
Queste sorgenti si trovano, ad esempio, tra Pechinie e Rodda, tra Gabrovizza e Blasin ma anche tra Luico e Caporetto, tra Drenchia e Volzana
(Luico face­va parte della parrocchia di Caporetto.
Drenchia invece ― come già accennato ― della par­rocchia di Volče.
Da notare che ambedue le località facevano parte, dal punto di vista politico amministrativo, della Repub­blica di Venezia).

Solo più tardi sono stati costruiti, nelle zone più decen­trate, alcuni cimiteri locali.
Già prima del 1669 ad Antro che ser­viva le comunità o cappellanie di Montefosca, Erbezzo, Lasiz e Antro,
attorno al 1750 a Montemaggiore,
verso il 1815 a Tercimonte,
alla fme del 1700 a Lies­sa, ecc.
A Vernasso, presso la chiesetta di San Bartolomeo, esi­steva un cimitero costruito prima del 1669 e serviva le comunità di Oculis e Vernasso.

Ho deciso di esporre gli epi­sodi di cronaca nera non secon­do un ordine cronologico ma in modo organico dividendoli per argomenti.

Faccio notare infine che le date riportate sui libri dei morti si riferiscono al giorno della sepoltura e non sempre è possi­bile determinare con sicurezza il giorno della morte, avvenuta di solito il giorno prima dei funerali.

Uccisione di persone da parte di animali

Inizio questo lungo «excur­sus» riguardante gli episodi di cronaca nera accaduti nelle valli del Natisone con l’uccisione di una decina di persone da parte di animali feroci, inferociti o rabbi­ci.

«Mazzati dalli lupi»

Spetta ai lupi l’onore, si fa per dire, di aprire questa triste rasse­gna.
Essi, come si sa, sono i pro­tagonisti di numerose favole e racconti popolari locali che indi­rettamente attestano la loro pre­senza, anche se lontana nel tem­po, nelle nostre zone.
Anche la tradizione orale parla di lupi che attaccavano le pecore al pascolo e negli ovili (Masseris) o che veni­vano tenuti lontano dai cimiteri, dove cercavano i cadaveri, con l’accensione di fuochi notturni (Pegliano).

A Franzi, una minu­scola borgata di Montemaggiore, si racconta che un lupo avrebbe rapito dalla culla un bambino del luogo (Škarbinove družine) e lo avrebbe trascinato fuori dal paese fino in località Pod križan. Qui sarebbe stato costretto ad abban­donare la preda perché inseguito dalla gente accorsa in aiuto del bambino. Questi, secondo una versione sarebbe morto, secondo un’altra sarebbe stato salvato.
Il racconto rispecchia purtroppo un tragico fatto realmente accaduto circa 350 anni fa proprio a Franzi e documentato dal più antico elenco dei morti della parrocchia di San Pietro (1635 ― 1648).
Nel luglio del 1646 è stata infatti uccisa dai lupi o dal lupo una cer­ta Marina, figlia di Gašper Fran­zig del luogo (1).
Dai libri dei battesimi ho appurato che la bambina aveva poco più di 15 mesi essendo nata il 24.3.1645 (2).

Le pendici del monte Matajur erano allora certamente infestate dai lupi, se pensiamo che appena cinque mesi prima avevano ucci­so Luca figlio di Macor Massera, un bambino di Masseris il quale aveva quasi sette anni (3).

Nel 1647 i lupi fanno un’altra vittima, questa volta probabilmente nella zona di Rodda (4). Il bambino ucciso (Biagio Domenis) aveva appena 4 anni e mezzo.
Nel 1600 numerosi animali pericolosi per l’uomo popolavano i folti boschi situati lungo la frontiera tra la Schiavonia Veneta e l’Impero. Lo si deduce anche da un Decre­to, datato 21 ottobre 1670, del Provveditor di Cividale il quale concedeva il permesso alle guar­die confinarie di portare con se gli archibugi lunghi non solo per difendere i confini ma anche per difendersi dagli animali feroci (5).

Come abbiamo visto, le vitti­me dei lupi erano di solito neona­ti o bambini piccoli, incapaci di difendersi.
Dopo il 1647 non ho trovato sui libri dei morti altri episodi mortali di questo genere, segno che da allora ai lupi è stata data una caccia spietata e pian piano sono stati tutti sterminati.

«Ab animali porcino occisa»

Vittima di un cinghiale o di un maiale domestico è stata nel 1688 una neonata di 13 mesi, Margaritta Domenisch di Rodda (proba­bilmente della frazione di Dome­nis).
La frase latina ab aliquo animali porcino occisa (=uccisa da un animale porcino), contenu­ta nell’atto di morte, dà adito ad ambedue le ipotesi (6).

«A furioso tauro occisa»

Nel 1706 un toro furioso ha ucciso a Costaperaria / Hlieva, una frazione montana di Vernas­so da tempo abbandonata, la moglie di Gasparo Costaperaria, Agnese che aveva circa 30 anni.
L’atto di morte precisa che la donna non è spirata subito ma ha avuto il tempo di ricevere i sacra­menti dei moribondi (7).

“A cane rabido morsa”

Due casi di morte provocato dal morso di cani rabbici vengo­no segnalati nella parrocchia di San Pietro e uno in quella di San Leonardo.
Nel 1693 muore all’età di circa 60 anni Maddale­na, moglie di Bartolomeo Laser di Gabrovizza (8).
Sempre a Gabrovizza, ma nel 1735, muore all’età di circa 60 anni Elisabetta Vogrig (9),

mentre a Merso infe­riore muore nel 1769, per lo stes­so motivo, all’età di 34 anni, Ger­trude moglie di Antonio Scuarzu­lin (10).

«Ab angue morsus»

Nel 1766 Ermacora Brocchia­na di anni 60, in cammino da Lasiz a Rodda, fu morso da un serpente velenoso e spirò poco dopo (11).

Note

(l)Adì 12luglio 1646―Fu sepe­litta Marina fi(lio)la di Gasper Fran­zig di Montemagior per esser stata mazzata dalli lupi (MP).

(2) 24 marzo 1645 ― Marina filia (Gasperi Francig de monte maiori et Lenna (...) Patrinus fuit Gasper Jereb et Gnesa Hosniza de monte maiori (Liber 3. Baptizatorum S. Petri ab anno 1635―1648).

(3) Adì 8. 7brio 1646 ― Luca fi(lio)lo di Macor Massera fu amaz­zato dal luppo (MP).
Luca era stato battezzato Addì 26. 8brio 1649. Era figlio di Machor Massera et di Chatarina. Padrino di battesimo fu un certo Steffano Tomasig, la madrina Vsbetta Marti­niga di Coplatischis (Liber 3. Bapti­zatorum S. Petri ab anno 1635 ―1648).

(4) Adì 29 (Aprile) ― Fu portato alla sepoltura un puto qual hauea nome Biasio fi(lio)lo di Jacoli Domenis per esser stato mazzato dal lupo (MP).
Era stato battezzato il 2 febbraio del 1642 (il padrino prove­niva da Costa, la madrina da Vemas­sino).

(5) «essequendo le Ducali dell’Ecc.mo Senato 11 settembre 1666 concedemo licenza a tutti quel­li che s’impiegheranno nelle guardie ch’occorrono a’ confini, e per diffen­dersi d’Animali Feroci di poter por­tare l’Archibuggio lungho di giusta Misura nel solo però loro distretto e Temtorio»
(Cfr. Avv. Carlo Podrec­ca, Slavia Italiana, Cividale 1884, pag. 68).

(6) Die 13. 8bris 1688 ― Marga­ritta filia Adami Domenisch de Roda aetatis suae mensium 13 circiter ah aliquo animali porcino occisa (MP).

(7) Die 15 9bris 1706 ― Agnes uxor Caspari Costaperaria de Costa­perana aetatis suae annonim 30 cir­citer a furioso tauro occisa supervi­vendo tamen sacramentis (MP).

(8) Die 8. 8bris 1693 ― Magdale­na uxor Bartholomaei Laser de Gabrouiza annorum 60 circiter obijt in Domino propter morsu canis rabidi (MP).

Faccio notare che il cogno­me Laser, tipico di Gabrovizza, si è estinto alla fine del 1600 e al suo posto è subentrato il cognome Buchin come risulta da questo atto di matrimonio del 3 agosto 1694: Valentinus filius qm. Blasij ,Buchin de sub Monte B V natus sed defacto habitans in villa Pegna (= Pechinie) si sposa con Vrsula filia qm. Cle­mentis Laser de Gabrauizza (Libri dei matrimoni di S. Pietro).

(9)Die 29 Xbris 1735 ― Elisa­beth filia q. Jacobi Vogrig de Gabrauiza obijt in domino cane rabioso morsu vulnerata annorum 60 cm~iter (MP).

(10) Die 12 Xbris 1769― Geltru­dis uxor Antonij Scuarzulin de Mer­so inferiore annorum 34 circiter ante tres menses ah uno cane rabido mor­sa(ML).

(11) Die 30 Jumj 1766― Herma­goras Brochiana de Lasiz pergens Rottanì, in via ah angue morsus bre­vi ad extrema devenit (...) aetatis suae annorum 60 (MP).

Ut a temporalibus eruamur incendiis

Nei secoli passati il rischio d’incendio era molto elevato.
I tetti di paglia e le strutture lignee delle case rappresenta­vano una facile esca per il fuoco.
Da Istanza presentata li 17 marzo 1722 dai rappresentanti di Antro e Merso al Provveditore di Cividale ed esistente nel Municipio di S. Pietro, risulta che tutte le abitazioni della Schiavonia erano allora coperte di paglia (1).

Questa affermazione non deve essere presa alla lettera perché le fabbriche di laterizi erano in attività a Merso infe­riore già alla fine del 1600 (2).
Esse però servivano una uten­za limitata che risiedeva a fon­do valle.
In montagna, invece, soltanto le chiese avevano la copertura di coppi mentre le abitazioni civili e i rustici coi tradizionali tetti di paglia han­no resistito praticamente fino alla seconda metà del secolo scorso (3).

Sui libri dei morti di S. Pie­tro e S. Leonardo sono annotati pochi incendi di case e di pae­si, in pratica soltanto quelli che hanno provocato vittime uma­ne, mentre da altre fonti sappiamo che gli incendi sono sta­ti più numerosi (4).

A Franzi, una piccola bor­gata di Montemaggiore che ha preso il nome dal cognome tipico del luogo (Franz), si è conservato fino ad oggi il ricordo di un incendio ma la tradizione orale non menziona, stranamente, alcuna vittima. E invece in quell’incendio, scop­piato in una notte d’autunno del 1672 morirono ben tre per­sone:
Giuseppa, moglie di Lorenzo Franz e due creature di Urbano Franz.
Nell’ atto di morte, redatto dal parroco di S. Pietro, è scritto che la donna è stata letteralmente ridotta in cenere, così pure i bambini dei quali non è rimasta pratica­mente traccia (5).

Quell’incendio ha suscitato una enorme impressione tra gli abitanti del paese i quali sono corsi ai ripari premunendosi contro il rischio di nuovi incendi.
Innanzitutto hanno fatto il voto di andare ogni anno in pellegrinaggio nella chiesa parrocchiale di Terci­monte e di far celebrare una santa messa votiva sull’altare di S. Floriano che è il santo protettore contro gli incendi
(questo voto è stato onorato praticamente fino a pochi anni fa).
Poi, per prevenire concretamente gli incendi, hanno organizzato un servizio di vigi­lanza notturna che veniva svol­to a turno dagli uomini del posto.
Questi venivano chiamati «Bòhtarji» (6) ed avevano il compito di girare di notte tra le case del paese per controllare la situazione e per dare l’allar­me in caso d’incendio.
Ad ogni ora della notte essi avvi­savano gli abitanti che «tutto era sotto controllo e che pote­vano continuare a dormire tranquilli» (7).
Questo servizio volontario antiincendio funzionava anche in altri paesi, soprattutto là dove si erano verificati grossi incendi, ad esempio a Cepleti­schis e a Masseris (qui i «Bòh­tarji» hanno prestato servizio fin dopo la prima guerra mon­diale) (8).

Anche a Masseris infatti è scoppiato nel 1775 un incendio che ha devastato almeno una parte del paese ed ha provocato la morte di Gel­trude, una donna di 40 anni moglie di Canciano Cendou.
L’atto di morte specifica che la donna è morta nell’incendio del paese (in incendio ruris Masseris) (9).

Qui annoto di sfuggita anche l’incendio che nel 1868 ha distrutto il paese di Cepletischis nel quale morì una certa Maria Vogrig di 50 anni (Cédrove družine) (10).
Quello è stato l’ultimo grande incen­dio di un paese nelle valli del Natisone e l’ennesima disgra­zia provocata dal fuoco ha consigliato la popolazione a sostituire i tetti di paglia coi tetti di tegola (11).

Note

(1) Avv. Carlo Podrecca, Slavia Italiana, Cividale 1884 pag. 93―94.

(2) Cfr. B. Zuanella, Origine del casato Faidutti di Scrutto, Dom, n.7―10, 1991.

(3) Un tempo ― scrive F. Musoni ― il maggior nume­ro dei tetti erano coperti di paglia: oggi lo sono sempre meno (...). Tali tetti sono ancora abbastanza frequenti in quel di Drenchia dove è una relativamente copiosa produzione di frumento; rarissimi nelle parti più eleva­te di alcuni altri comuni, come: Savogna, Rodda, Plati­schis. (O. Marinelli, Guida delle Prealpi giulie, Udine 1912, pag. 174―175).

(4) In causa d’incendio (...) spesso furono abbru­ciati interi villaggi, come Cepletischis, Drenchia supe­riore, Lombai (O. Marinelli, Guida delle Prealpi giulie, pag. 175).
Nel 1851 bruciò anche il paese di Cosizza (cfr. Zgodnja Danica, 1852) e verso la metà del secolo scorso una parte del paese di Jevšček presso Luico (gli abitanti si recavano ogni anno il 4 maggio a Tercimonte dove facevano celebrare una santa messa votiva all’altare di S. Floriano.
La seconda messa votiva veni­va celebrata per i fedeli provenienti da Franzi di Matajur).

(5) 26 8bris 1672 ― Josepha uxor Laurentij Franz de Monte maiori combusta est in domo et in cineres penitus reducta, item duae creaturae Urbani Franz eodem nocte in cineres reductae sunt ita ut nihil reli­quarum remanserunt (MP).

(6) Anche «Uòhtarji». Voce dialettale slovena deri­vata dal sostantivo tedesco «Wachter» (= vigilante, guardiano).

(7) In sloveno: Ura je punoči (ali adnà, dvie, tr...); lepuo an mernuo spita, nie nič hudiega, use je u redu.

(8) Anche nelle zone contermini, ad esempio nella valle dell’Isonzo, esisteva un analogo servizio di vigi­lanza notturna.
Là i «Bòhtarji» venivano chiamati «(Čùjci» (= vigi­lanti).
Cfr. B. Zuanella, Priimki v občini Speter ― Zuiz / Čujc, Dom, n08, 1994).

(9) Die 24 Augusti 1775 ― Gertrudis uxor Canciani Cendou de Masseris obijt in Dòmino annorum 40 circi­ter combusta in incendio ruris Masseris (MP).

(10) 9 aprile 1868― Maria Vogrigh de Cepletischis n0 73 annorum 50 incendio consumpta obdormivit in Domino hodie hora 5 mane (MP).

(11) Dopo vari incendi e specialmente dopo quello del 1868 che abbruciò l’intero villaggio di Cepletischis, tutte le case si coprirono di tegole, si sviluppò l’indu­stria delle fornaci per materiali da fabbrica, ed oggi se ne contano cinque nel comune di S. Pietro, cinque in quello di Savogna, quattro a S. Leonardo, una a Stre­gna ed una a Grimacco (Avv. Carlo Podrecca, Slavia Italiana, Cividale 1884, pag. 94).

Ancora morti per incendio

Gli incendi di singole case, ma anche il fuoco domestico, hanno provocato diverse vittime, tra le quali dobbiamo annoverare più di qualche bam­bino.
Nel 1692 muore uccisa dal fuoco Agnese Marchig di Savogna, una bambina di appe­na 15 mesi. L’atto di morte non specifica se è stata vittima di un incendio o se è morta cadendo sul fuoco della cucina (na ognji#če) (1).

Nell’incendio della propria abitazione è morta nel 1727 Orsola, moglie di Giorgio Sco­da. Aveva 40-anni ed abitava probabilmente a Tribil superio­re (2).

Una orribile morte è toc­cata nel 1765 anche ad Andrea, figlio di Michele Pocovaz di Rodda.
I genitori erano andati presumibilmente a lavorare nei campi ed avevano lasciato in casa il figlioletto di tre anni e mezzo.
Prima di allontanarsi aveva­no chiuso la casa a chiave e questa circostanza ha probabilmente impedito di portare un tempestivo aiuto al bambino dopo che la casa aveva preso fuoco o dopo che il bambino era caduto sul fuoco della cuci­na(3).

Una sorte più o meno simile toccò sei mesi dopo, nel dicembre del 1765, a Giuseppe Man­zin di Azzida, orfano di padre, che aveva appena due anni e tre mesi.
Lo sfortunato bambino cad­de accidentalmente dalle brac­cia della madre sul fuoco e sull’acqua bollente che gli pro­curarono ustioni mortali (4).

Nel 1783 mori Stefano, figlio di Giorgio Bledigh di Oblizza.
Aveva circa quattro anni e fu ridotto in cenere dall’incendio della casa in cui viveva coi genitori (5).

Nell’agosto del 1795 è scoppiato un incendio nel muli­no di Postregna provocando la morte di due donne del luogo.
La prima, Caterina Simaz (15 anni), è stata soffocata dalle fiamme e dal fumo dell’incen­dio ed è morta sul posto.
La seconda, una certa Mari­na, figlia di Giuseppe Petrussa detto Picig, anch’essa di Postregna, é stata estratta semiviva dalle fiamme ma è morta due giorni dopo a causa delle gravissime ustioni riportate (6).

Particolarmente tragiche le conseguenze dell’incendio scoppiato in pieno giorno a Vernasso nel 1808 che ha distrutto la casa di Filippo Tomassutto.
Questi ha perso in un solo giorno due figli maschi:
Valentino di 16 e Bartolomeo di 13 anni (7).

Atroce fu il destino di Gio­vanna Bucovaz, nativa di Arbi­da.
Nata nel 1790 aveva sposa­to dapprima Giorgio Clodiz di Clodiz e poi, rimasta vedova, un certo Giovanni Bucovaz, anch’egli di Clodig.
Aveva 44 anni quando, nel maggio del 1834 per un capo­giro o per altra causa (dalla fra­se latina “mente capta”, inseri­ta nell’atto di morte si può anche desumere che la donna avesse qualche malattia nervo­sa) cadde sul fuoco acceso nel mezzo della cucina.
In quel momento non c’era alcuno in casa e quando i soc­corritori la estrassero dalle fiamme era ormai in fin di vita. Morì infatti quattro giorni dopo. (8).

Anche dopo il 1840 si riscontrano nei nostri paesi del­le morti provocate dal fuoco. Cito due casi.
Nel 1866 è stato soffocato dal fumo e dalle fiamme un certo Valentino Loszach di Savogna (75 anni) (9), mentre nel 1874 un bambi­no di Tarcetta, tale Angelo Banchig di due anni e tre mesi, morì a causa delle ustioni pro­vocate dal fuoco della cucina sul quale era caduto (10).

Note

(1) Die 8 Aprilis 1692 ―Agnes filia Lucae Marchig de Sauodgna aetatis suae anni unus et 3 mensium morte vio­lenta igne exusta obijt (MP).

(2) Die 2 Septembris 1727 ― Vrsula uxor Georgij Scoda obijt in Domino morte repen­tina combusta ah incendio casu exortu in domo sua (ML).

(3) Die 21 maij 1765 ―Andreas filius Michaelis Pocovaz de Rota obijt in Domino ab igne combustus in domo oclusus in absentia parentum (MP).

(4) Die 6ta Decembris 1765 ― Josephus filius qm. Francisci Manzin de Azida obijt in Domino combustus ah aqua ferventi et igne ex matris sinu cadens (Ml).

(5) Die 29 X bris 1783 ―Stephanus fihius Georgij Ble­digh de Obliza in incendio die 21 eiusdem mensis exorto combustus obijt cuius cineres sepultae sunt ad S. Leonar­dum (ML).

(6) Die 12 Augusti 1795 ―Catharina filia Matthaei Simaz de Podsrednia, anno­rum 14, mensium 11 et die­rum 23 incendio suffocata in molendino Podsrednia (ML).

Die 14 Augusti 1795 ―Marina filia q. Caspari Petrus­sa dicti Picig de Podsrednia, amiorum circiter 30 ex incen­dio molendini Podsredniensi semiviva extracta S.S. Sacra­mefltis munita obdormivit in Domino (ML).

(7) Die 18 martij 1808 ― Valentinus et Bartholomaeus filji Philippi Tomassutto de Vernasso, primus aetatis annorum 16, secundus anno­rum 13 ex incendio die 17, hora 11 pomeridiana in Domi­no obiere (MP).

(8) Die 24 maji 1834 ―Joanna filia qm. Antonij Bucovaz de Ribida, nata die .12 maji 1790 (...) mente capta nemine praesente in ignem delapsa, inde semiviva extrac­ta die 19 currentis obijt in Domino heri et hodie sepulta est in coemeterio Liessae (ML).

(9) Die 17.2.1866 ― Valen­tinus Loszach de Savogna N. 26 ami. 75 a fiamma suffoca­tus obijt die 15, hora 12 pomeridiana (MP).

(10) Die 13.12.1874 ―Angelus Banchigh de Tarcet­ta, N.14, natus die 3.10.1872, heri hora 6 mane lesione ignis decessit (MP).

Delitti

In circa 190 anni (dal 1661 al 1853) si sono verificati nella parrocchia di San Pietro al Natisone 23 delitti che hanno provocato una trentina di mor­ti.
In media un delitto ogni otto anni.

Nella parrocchia di S. Leo­nardo sono registrati sui libri dei morti, nel periodo preso in esame, soltanto sette uccisioni, ma è necessario precisare che in quei libri c’è una lacuna di ben 45 anni.
Il numero abbastanza mode­sto di delitti, dimostra che alla base della nostra cultura non esiste la vendetta cruenta o la legge del taglione né tanto meno la spietatezza anche se dobbiamo registrare il linciag­gio da parte della popolazione inferocita di cinque ufficiali addetti alla repressione del contrabbando.
Ma, come vedremo a suo tempo, i torti non erano soltanto da una par­te.
Presumo che la maggior parte dei fatti di sangue che andrò registrando, siano da imputare soprattutto all’alcol e a motivi di interesse.

Iniziamo col fatto di sangue accaduto nel 1661 probabil­mente in quel di Stregna.
Lo deduco dal cognome dei prota­gonisti (Simoncig) che è tipico di quel comune.
Gregorio Simoncig trucidò col concorso del figlio un certo Stefano Simoncig (1).

Due anni dopo morì, a causa delle percosse ricevute, Ilario Blavig il quale era probabilmente di Merso inferiore. Ave­va appena dodici anni e sopravvisse un giorno al pestaggio (2).

Nel 1671 fu ucciso un certo Giovanni Gubana di Brischis (3), mentre l’anno dopo ad Azzida morì Simone, figlio di Gregorio Galanda, ucciso da un proiettile di bombarda. Non vengono registrati altri partico­lari sulla morte né l’età della vittima (4).

Nel 1680 un certo Giovanni «ex parochia Palecensi», della quale non sono riuscito a deter­minare con esattezza il topornimo in lingua corrente, fu truci­dato a S. Pietro (5).
Anche in questo caso non vengono riferi­ti altri particolari. Si trattava comunque di uno straniero che era di passaggio per S. Pietro.

Stessa sorte toccò nel 1682 ad un altro forestiero, un certo signor Terenzio Mensurati il quale morì tre giorni dopo il ferimento.(6).

Nel 1686 registriamo ad Azzida un altro delitto.
Tale Andrea Vinturin del luogo (30 anni) fu ucciso probabilmente con un colpo di archibugio (7). Tre anni dopo, nel 1689, Giovanni Pocovaz di Rodda fu ferito mortalmente ma ebbe il tempo di ricevere il sacramento dell’estrema unzione (8).

Nel 1706 Simon Mansin di Pulfero, chiamato allora anche Sotto Rodda, tornando a casa da Cividale fu probabilmente aggredito sulla pubblica via nei pressi di Sanguarzo e ucciso con una fucilata. Il poveretto, che aveva 30 anni, fu sepolto nel cimitero di Sanguarzo (ad S. Georgium) (9).

Nel 1717 dobbiamo regi­strare un uxoricidio nella zona di Rodda. Geltrude (30 anni), moglie di Mattia Buttera, fu accoltellata dal marito ma pri­ma di spirare ebbe il tempo di ricevere i sacramenti della Penitenza, dell’Eucarestia e dell’Estrema unzione (10).

Note

(1) 3 Novembris 1661 fuit sepultus Stephanus filius Lucae Simoncig qui fuit trucidatus a Gregorio Simoncig et eius filio (ML).

(2) Adi’ 2 marzo 1663 ― Fu sepellito Hylario Blauig di anni 12, morto di una percossa, il quale non uisse se non 24 horae (ML).

(3) 16 8bris 1671 ― Joannes Gubana de Brischis occisus e uita discessit (MP).

(4) 19 7bris 1672 ― Simon filius Gregorij Galanda de Azi­da globo bombardae traiectus e uita discessit (MP).

(5) Die 22 Xbris 1680 ―Joannes nomine ex Parochia Palecensi die in S. Petro truci­datus obijt (MP).

(6) Die 16 aprilis 1682 ― D. Terentius Mensurati lethaliter laesus superuiuendo tres dies (MP).

(7) Die 24 8bris 1686 ―Andreas filius Michaelis Vin­turin de Azida aetatis suae annorum 30 circiter globo traiectus et occisus (MP).

(8) Die 1. Februarij 1689 ―Joannes Poccauaz de Roda occisus obijt Sacramento extre­mae unctionis munitus (MP).

(9) Die 23 Xbris 1706 ―Simon Mansin de Sub Roda aetatis suae annorum 35 circi­ter, redeundo de Ciuitate sclo­po occisus fuit in uia publica improuisa et repentina morte occumbens et sepultus est ad S. Georgium (MP).

(10) Die 15 julij 1717 ―Gertrudis uxor Matthiae Butte­ra de Roda aetatis suae anno­rum 30 cultro laesa a proprio marito obijt in Domino prouisa prius Sacramentis Poenitentiae, Eucharestiae et Extremae Vno­tìonis (MP).

Ancora delitti

Prima di riprendere le anno­tazioni relative ai delitti voglio segnalare ancora una vittima provocata dal fuoco che non ho incluso nelle prime due punta­te. Si tratta di una bambina di Ponteacco, figlia di Stefano Coren che è morta «abrusata» nell’aprile del 1640 (1).

Durante le feste patronali e nelle sagre paesane, che richia­mavano molti fedeli anche dai paesi vicini, si verificavano con una certa frequenza risse e zuffe favorite anche dal vino che si vendeva nei pressi delle chiese e si attingeva dalle famose «barigle».
E talvolta ci scappava, anche il morto, come avvenne a Cravero nel settem­bre del 1737.

Nel corso dei festeggiamenti per ricordare la dedicazione della chiesa di S. Lucia scoppiò una rissa nel corso della quale fu ferito mor­talmente il venticinquenne Giuseppe Qualizza detto Ber­nad di Stregna (2).

Il 30 gen­naio del 1739 fu sepolto nel cimitero di S. Leonardo un cer­to Andrea Simonzigh di Prese­rie (Stregna). Aveva 25 anni e diciotto giorni prima era stato ferito con un oggetto acumina­to che gli era penetrato fino al cuore attraverso la spalla.
Dall’atto di morte non è possi­bile sapere se è stato ferito da qualcuno o se si è ferito in maniera accidentale (3).

Il 7 settembre del 1739 Paolo Perat (50 anni) è stato accoltellato a Luico dal cognato, un certo Martimg di Cepletischis e mori dieci giorni dopo il ferimento. Anche in questo. caso non si forniscono altri particolari (4).

Nel febbraio del 1745 fu uccisa con una fucilata una ragazzina di 15 anni, tale Orsola Capitaneo di Azzida. L’uccisore era un suo coetaneo ma l’atto di morte non precisa se si è tratta­to di un delitto vero e proprio o di una disgrazia (5).

Tre anni dopo muore tragicamente un certo Urbano, oriundo del Goriziano che prestava servizio in casa di Giuseppe Qualizza a Merso superiore. Aveva circa 39 anni e fu probabilmente accoltellato in circostanze che l’atto di morte non spiega (6).

Il 25 novembre dello stesso anno (1748) Lorenzo Gosgna­ch di Montemaggiore accoltel­lò il figlio Giuseppe che venne sepolto nel cimitero di S. Pietro (7).

Nel febbraio del 1757 fu ucciso da uno sbirro nella pro­pria abitazione, senza alcun motivo plausibile, Biagio, il figlio del defunto Antonio Bat­tistigh che aveva gestito per diversi anni il mulino posto Sotto Azzida. Il giovane spirò dopo aver invocato i S.S. nomi di Gesù, Maria e Giuseppe (8).

A seguito delle percosse rice­vute mori nell’ottobre del 1764 un certo Luca Petricigh di Sor­zento il quale fu vittima di un brutale pestaggio da parte di un uomo di cui non viene rivelata l’identità. Il poveretto, durante il pestaggio, perse i sensi e fu letteralmente riempito di botte (9).

Nell’ottobre del 1783, fu gravemente ferito nel corso di una rissa un certo Giuseppe Vinturini di Azzida (30 anni). Mori con cristiana rassegnazio­ne e dopo aver perdonato il suo feritore (10).

Il 4 settembre del 1797 il soldato francese Luigi Pich (30 anni) tornando da Vernasso a S. Pietro, fu ucciso sulla pubblica strada con un colpo di fucile.
L’atto di morte non riporta altre circostanze del delitto.
Non capisco che cosa facesse a S. Pietro il «miles Gallus» (= soldato francese) nel settembre del 1797 dato che l’armata francese era pas­sata attraverso le valli del Nati­sone durante la guerra contro l’Austria già sei mesi prima (11).

Non escludo che allora qualche soldato francese si sia fermato nella nostra zona. Lo deduco anche dal fatto che il 13 settembre del 1797 venne sepolto a S. Pietro un bambino di un anno, figlio del soldato francese Carlo Saldauid (12) mentre il 16 giugno 1817 si svolsero a S. Pietro i funerali di un altro soldato francese, un certo Camillo Rullo, di cinquant’anni, nativo della Lorena che aveva fissato il suo ultimo domicilio a Rodda (13).

Note

(1) 1640 - Zuuaniza figlia di Steffano Coreno di Ponteaco abrusata alli 8 aprille (MP).

(2) Die 15 septembris 1737 - Josephus filius qm. Bartholomaei Qualizza dìcti Bemad de Siedgna obijt in Domino sauciatus lethaliter in dedicatione S. Luciae Crauari (M14 - Matthaei

(3) Die 3ojanuarij 1739 Andreas filius Simonzigh de Preserie obijt in Domino sauciatus cuspide ali humeris versus cor; post acceptus vulnus vixit 18 diebus (ML).

(4) Die 17 7bris 1739 - Paulus Perat (...) in Luico inflictus letali vulnem a suo cognato Martinig, obij in Domino post dies decem circiter (MP).

(5) Die 25 februarij 1745 - Vrsula filia Joannis Capitanei de Azida obijt in Domino annorum 15 traiecta sclopo ab aliquo adolescente (MP).

(6) Die 20 maij 1748 - Vrbanus famulus Josephi Qualizza de Merso superiori, oriundus ex commum­tate Goriciensi annorum circiter 39, cultro mutilatus, eodem vulnere obijt (ML).

(7) 28 novembris 1748 - Josephus filius Laurentii Gosgnach de Montemaiori obijt in Domino sauciatus cultro ab ipso suo patre (MP).

(8) Die 8um Februarij 1757 - Blasius filius qm. Antonij Battistigh de molendino sub Azida obijt in Domino innocenter sauciatus in domo sua a satellite mortaliter et de repente unica voce invocato S. Nomi­ne Jesu et Maria ac Sancto Joseph excessit e vivis (MP).

(9) Die 10 Octobris 1764 - Lucas filius Lucae Petricigh de Sorzento obijt in Domino percussus a quodam viro, perdidit loquellam insuper plagatus excessit e vivis.

(10) Die 20 Octobris 1783 - Josephus fllius qm. Antonij Vinturini de-Azida in quadam contentione graviter vulneratus obijt in Domino (...) quin immo datis claris Cbristianae veniae ac ressignationis signis (MP).

(11) Die 4 7bris 1797- Aloisius Pich miles Gallus redeundo a Vernasso ad S. Petrum fuit in via explo­sione sclopi occisus (MP).

(12) Die 13 Thris 1797 - Joannes Petrus filius Caroli Saldauid militis Galli obijt in Domino aetatis suae unius anni (MP).

(13) Die l6jumj 1817 - Camillus filius qm. Aloi­sij Rullo et eius uxoris Catharinae Belvil de Districtu Rubos de Lorena, postremo domicilium habens in Rodda heri hora Sta matutina annorum 53 coelebs, in Domino obiit, fuit miles (MP).

Un episodio particolarmente grave

Un episodio particolarmente grave, passato alla storia, si è verificato nel giugno del 1763 nell’alta valle del Natisone.
Si è trattato probabilmente di una vendetta collettiva nei con­fronti di cinque sbirri o spadac­cini addetti alla repressione del contrabbando, una attività mol­to redditizia praticata dalle popolazioni di confine.
Queste, ovviamente, non nutrivano particolari simpatie nei confronti degli sbirri veneti e dei gendarmi austriaci. L’antipatia si trasformava in rabbia ed esasperazione quan­do la finanza sequestrava gros­si quantitativi di merce o ren­deva difficili i traffici illeciti che per diverse persone costi­tuivano una importante fonte di sostentamento (1).

E così si spiega, in parte, l’episodio accaduto nel 1763 quando furono massacrati senza pietà da una folla inferocita, compo­sta da uomini, donne e bambini delle comunità di Mersino ed Erbezzo cinque sbirri di stanza a Cividale i quali erano stati attirati con un tranello nell’alta valle del Natisone dove non avevano via di scampo.

L’efferato delitto collettivo è stato descritto con dovizia di particolari dallo Sturolo il qua­le però non mette in evidenza tutte le motivazioni del massa­cro (2).

C’è da aggiungere infatti che la categoria degli sbirri o degli spadaccim non godeva tra la popolazione di una buona reputazione.

«Come emerge dalle continue denunce che giungevano ai magistrati di Venezia da ogni provincia, l’attività di sorveglianza e di repressione del contrabbando fu costellata quasi ovunque da una lunga serie di truci episodi di violenza ingiustificata: per­sone arrestate senza ragioni, viandanti percossi e derubati, donne violentate, contadini assaliti da cani, piccoli traffi­canti feriti o uccisi al minimo accenno di resistenza, abitanti passati per le armi per aver accolto con mormorii ostili ed espressioni di scherno gli sbirri di passaggio nel loro villaggio, contadini arrestati, o uccisi, sotto la falsa imputazione di essere contrabbandieri o bandi­ti, pur di incassare la taglia» (3).

Lo storico Furio Bianco, autore di questa nota, ha ana­lizzato anche l’episodio avve­nuto in quel di Pulfero nel 1763 ed è arrivato alla conclu­sione che i cinque sbirri uccisi non erano degli stinchi di san­to. Infatti a «tutti gli sbirri (...) si imputava una lunga serie di violenze e di soprusi nei con­fronti della popolazione rurale» e pertanto, anche se non si giu­stifica il linciaggio e la ferocia della gente (furono massacra­ti, i loro corpi orrendamente mutilati e sfigurati a colpi d’accetta e coltellate»), si com­prendono però i motivi che hanno ispirato questo gravissi­mo episodio di violenza.

I cinque sbirri furono sep­pelliti nel cimitero di S. Pietro e l’atto di morte, redatto in lati­no dal parroco del tempo, riporta i loro nomi, l’età, i paesi d’origine (Bassano, Valsta­gna, Ostia ed Este) e precisa che sono stati trucidati nelle due comunità di Erbezzo e Mersino (4).

Un episodio analogo, ma senza spargimento di sangue, è accaduto nel 1791 nell’alta val­le del Torre e merita di essere conosciuto almeno per sommi capi.

«Alla fine del gennaio 1791 venne inviato da Udine un contingente di spadaccini col compito di perquisire il paese e il territorio di Lusevera per scovare merci di contrabbando e per snidare briganti e contrabbandieri.
Il villaggio, posto nell’alta valle del Torre, in un territorio abitato da popolazioni slovene, era considerato dalle autorità un covo di contrabbandieri e di persone facinorose e proscritte (...)

Dopo aver visitato alcune case gli sbirri furono assaliti all’improvviso da un gruppo di donne, mentre le campane a martello facevano accorrere tutta la popolazione e gli abi­tanti dei vicini borghi di Mico­tis, di Pradielis e di Villanova.
Centinaia di persone inferocite e armate li circondarono men­tre quegli spadaccini che ave­vano cercato scampo disperdendosi tra i boschi e risalendo affannosarnente i ripidi pendii delle montagne circostanti furono inseguiti e catturati. Spogliati delle armi e derubati degli effetti personali, proces­sati, sbeffeggiati e bastonati (...), furono scortati fino ai confini del villaggio con l’obbligo di allontanarsi verso il fondovalle in tutta fretta (...) e con l’impegno di non rimet­tere più piede in quei territori, pena una punizione più severa» (5).

Concludiamo la puntata registrando un delitto avvenuto ad Azzida nel 1672.
Il 1 agosto di quell’anno è stato sepolto nel cimitero di S. Pietro un cer­to Giovanni Pietro, figlio di Toffolo Tavan.
Era originario di Andreis, oggi in provincia di Pordenone, ed è stato ucciso per motivi che l’atto di morte non precisa (6). Non escludo che la vittima fosse un «carbonaro», dato che proveniva da Andreis, una località vicina a Medùno da dove erano emigrati nelle valli del Natisone (seconda metà del 1600) diversi artigiani dediti alla confezione del carbone vegetale (Cfr. Dom, n. 14, 1994, pag. 3 nella rubrica dedi­cata ai cognomi).

Note

(1) Faccio notare, per inci­so, che il 22 ottobre 1851 ven­ne ucciso dai gendarmi austria­ci sul monte Mia un certo Gio­vanni Specogna di Montefosca.
Aveva 27 anni e venne sepolto nel cimitero della Santa Croce di Sedlo nel Kobariški kot (MP - 17.2.1853).
Non escludo si trattasse di un con­trabbandiere sorpreso e ucciso dai gendarmi in territorio austriaco.

(2) Il racconto dello Sturolo è riportato dall’avv. Carlo Podrecca nella sua Slavia Ita­liana (pagg. 78-79).

(3) Furio Bianco, Le terre del Friuli (Mantova 1994, pag. 136).

(4) Die 27 Junij 1763 Casparus Merlo de Bassano, annorum 52, Paulus Negrelli de Valstagna annorum 55, Joannes Donati de Ostia, annorum 30, Bartholomaeus Lancia de Este annorum 35 et Anto­nius Calar o annorum 40 circi­ter, satellites Cividalenses interfecti in duobus communi­tatibus Erbetii et Mersini (MP).

(5) Furio Bianco, op.. cit., pag. 134.

(6) Die 1 Augusti 1672 -Joannes Petrus filius Toffoli Tavan de Andreis occisus est in villa Azida (MP).

Talvolta sorgevano delle con­troversie anche gravi circa la pro­prietà dei beni comunali che veni­vano rivendicati da più comunità.
E allora scoppiavano delle risse furibonde tra le opposte fazioni con conseguenze anche tragiche, come è accaduto nel giugno del 1726 in località Bauga ravan o Bauga loka dove esistevano dei terreni comunali contesi dalle comunità di Masarolis, Erbezzo e, probabilmente, Montefosca.
Durante la battaglia per il possesso di questi beni comunali, fu grave­mente ferito con un colpo di scure al capo un certo Mario Cencig (vulgo Spelat) di Montefosca.
Il poveretto aveva 47 anni ma prima di morire ebbe il tempodi confes­sarsi, comunicarsi e ricevere il sacramenti dell’estrema unzione. (1).

Il 19 luglio del 1812 Michele Mamo di San Leonardo (26 anni) fu ferito con un colpo di fucile da un non precisato «soldato italico». Il poveretto morì nel mese succes­sivo a causa delle gravi ferite riportate (2).

Nel luglio del 1848 nei pressi del mulino di San Quiri­no fu ucciso da un soldato austria­co Giuseppe Mullig di Vernasso (17 anni).
Il soldato era diretto con un commilitone alla volta di Vero­na dove si concentravano le truppe austriache per la guerra contro il Piemonte (3).

Per quel che mi consta si tratta dell’unica vittima provocata, seppure indirettamente, nelle valli del Natisone dai moti del 1848.

A fulgure et tempestate libe­ra nos Domine

Le vittime provocate dai fulmi­ni e annotate sui libri parrocchiali di San Pietro e San Leonardo sono• una trentina.
Il periodo più a rischio per questo tipo di disgrazie va dai primi di maggio alla fine di agosto mentre gli ambiti più peri­colosi sono quelli montani.
La maggior parte delle vittime sotto elencate sono state sorprese dai temporali e dai fulmini mentre erano occupate a pascolare il bestiame o ner lavori di fienagio­ne.
Qualcuno però è stato colpito dal fulmine (ironia della sorte!) mentre stava suonando le campa­ne per far allontanare la tempesta o addirittura nel proprio letto men­tre dormiva.

Inizia la serie un certo Leonar­do Duriava della parrocchia di San Leonardo colpito dal fulmine nel maggio del 1666.
L’atto di morte non precisa nè l’età nè la prove­nienza della vittima(4).

Nel luglio del 1673 venne uccisa Agnese Gosgnach di Montemaggiore (5),

mentre nell’agosto dcl 1690 morì, colpito anch’esso da una «saetta» il ventiseienne Marino Cucovaz di Mersino (6).

Particolarmente sfor­tunata fu Elena Bassan (26 anni) di Montemaggiore uccisa dal fulmine nel giugno del 1695 mentre dormiva nel proprio letto (7).

Che dire poi della sorte toccata a Gre­gorio Blasutig di Vernassino (36 anni) colpito e ucciso dal fulmine nel maggio del 1696 mentre stava suonando le campane della chie­setta di San Canziano per alllonta­nare la tempesta? (8).

Eguale malaugurata sorte toccò nel giu­gno del 1774 ad Antonio Matteu­cig di Tribil superiore (31 anni) il quale prestava servizio, come aiu­to sagrestano, presso il santuario di Castelmonte.
Anche lui fu ucci­so dal fulmine mentre di notte sta­va suonando le campane del san­tuario. Venne sepolto nel piccolo cimitero di Castelmmìte (9)

Nell’agosto del 1696 fu colpito dal fulmine Giorgio Franz di Montemaggiore (45 anni) mentre pascolava gli animali sulle «plani­ne» del Matajur (10).

Eguale sorte toccò nell’agosto del 1710 ad Antonio Loszach, un ragazzino di 13 anni probabilmente di Losaz (l1) e nel 1731 a LucaCendou (24 anni) di Masseris (12).

Nel giugno del 1749 un fulmine uccise all’istante due persone contempo­raneamente: Stefano Comugnaro (17 anni) e Filippo Maion (50 anni), ambedue di Calla (13).

Nel maggio del 1755 morì Lorenzo Sturam (26 anni) di Rodda sorpre­so dal temporale e dal fulmine ai margini del bosco che si estende nei pressi della chiesetta montana di Sant’ Ulderico che sorge sopra gli abitati di Rodda (14).

Note

(1) 11 Junij 1726- Matthias filius Bartholomaei Cenzichg vel Spelat de Monte foschia obdormivit in Domino 11 Jumj 1726, 47 annorum circiter, virtute vulneris et incisionis securis in eius capite in loco vocato Bauga ravan vel Bauga locha propter con­tentiones inter homines viciniae Masarolis et inter homines vel cum hominibus viciniae Erbezzi circa ali­qua bona comnunalia (MP).

(2) 15.8.1812 - Michael Marno de S. Leonardo (natus 4.9.1786) coelebs die 19 julij nuper elapsi ictu globi ab ignea balista a quondam milite italico exploso a tergo mortali vulnere aggravatus obiit (ML).

(3) Die 9 Julii 1848 - Joseph Mul­ligh de Vernaso, coelebs, ann. 17 occisus fuit a milite Alemano cum explosione sclopi prope molendinum S. Quirini, qui miles cum socio per­gebat ad bellum ad Veronam (MP).

(4) Die 20 Julij 1666 - Leonardus Duriava fulmine tactus obiit subita­nea morte (ML).

(5) Die 30 Julij 1673 - Agnes filia Clementis Gosdnik de Montemaior fulmine percussa e vita discessit (MP).

(6) Die 30 augusti 1690 - Mari­nus Cucauaz de Mersino sagita repente percussus obdormivit in Domino (MP).

(7) Die 30 junij 1695 - Helena Bassan de Montemaiori fulminis iaculo nocte in suo lecto improvise percussa obiit in Domino (MP).

(8) Die 23 maij 1696 - Gregorius Blasutig de Vernassino in ainbitu Ecclesiae S. Canciani contra tempestatem pulsando fulminis iajulo tac­tus improvisa morte obiit (MP).

(9) Die 30 junij 1774 - Antonius Matteucigh de Tarbali superiori famulus aeditui huius Sanctuarii dum praecedente nocte campanas sub turri pulsaret, fulmine correptus de repen­te obiit-et sepultus est in coemeterio B.V.M. Montanae (MC).

(10) Die 26 augusti 1696 - Geor­gius Franz de Montemaiori in pascuis animalium fulmine tactus improvisa morte obiit (MP).

(11) Die 4 augusti 1710- Anto­nius Loschac de Montemaiori anno­rum 13 fulmine percussus morte subitanea obiit (MP).

(12) Die 19 julij 1731 - Lucas Cendou de Masseiis obiit in Domino a fulmine percussus (MP).

(13) Die 17 junij 1749 - Stepha­nus Comugnar de Calla fulmine per­cussus obiit. Eodem die, loco et momento Philippus Mion de Calla fulmine percussus obiit (MP).

(14) Die 8 Maij 1755 - Laurentius filius qm. Canciani Sturam de Rota percussus fulmine ante sylvam supra 8. Uldaricum derepente excessit

Ancora morti a causa del fulmine

Nel maggio del 1757 fu ucciso dal fulmine il diciotten­ne Andrea Tomasetig di Cosiz­za. Durante il temporale si era rifugiato sotto il portico della chiesetta montana di Sant’Egidio (1).

Nel giugno del 1761 morì per lo stesso motivo Gio­vanm Iuretig, un ragazzo di 13 anni abitante a Mersino (2).

Nel mese di agosto dello stesso anno il fulmine colpì il sedi­cenne Tommaso Vogrig di Pla­taz mentre era intento a pasco­lare il bestiame. Trasportato a casa mori due giorni dopo a causa delle gravi ustioni ripor­tate (3).

Nell’agosto del 1763 il fulmine uccise il trentaseienne Giuseppe Qualizza di Cravero mentre si trovava in un prato (4).

Nel giugno del 1764 morì Andrea Vinturin di Azzida (21 anni) che l’atto di morte, redat­to in latino, definisce «notabile per la bontà della vita» (5),

nell’agosto del 1765 è la volta di Antonio Clignon di Pegliano (37 anni) ucciso mentre pasco­lava gli animali (6).

Nel 1779 registriamo a Mersino la morte in un prato di un certo Giusep­pe, figlio di Lorenzo che aveva 20 anni (7), l’anno seguente invece la morte istantanea di due ragazzine sorprese e uccise dal fulmine nei pressi della chiesetta di San Nicolò di Jainich: Marina Matteligh aveva 17 anni ed era di Jainich, Lucia Bledigh (16 anni) era invece di Jessegna (8).

Nel maggio del 1790 morì Giovanna, la moglie quarantenne di Gasparo Cro­maz di Brizza (9).

Nel maggio del 1794 il fulmine uccise a Vemasso, nella loro abitazione, il reverendo Giovanni Mullig (33 anni), «sacerdote pio e timorato» e suo fratello Giaco­mo che aveva 20 anni (10).

Nel novembre del 1795 è stato col­pito e ucciso dal fulmine nel campanile della chiesa di Sant’Andrea apostolo di Cra­vero il ventitreenne Biagio Pre­dan del luogo mentre era inten­to a suonare l’Ave Maria (11).

Nel giugno del 1804 la quaran­tottenne Marina Qualizza di Cravero, moglie di Stefano Ruchin di Gnidovizza fu sor­presa dal fulmine in un fienile nei pressi del paese (12)

men­tre nel mese di maggio del 1856 Giovanni Cernoia di Costa (41 anni) fu ucciso dal fulmine in località Na kraseh nei pressi di Vernassino (13).

Il territorio di Cravero è sta­to visitato con una certa fre­quenza dai fulmini.
Nel luglio del 1805 venne ucciso Simone Qualizza di Jesizza (36 anni) mentre stava pascolando il bestiame (14),
nel 1814 perdono la vita contemporaneamente due persone in località Posadi­vizza che si trova sotto la chie­sa di Sant’ Andrea di Cravero:
Maria Simaz (19 anni) era di Jessegna,
Giovanna Crisetig (18 anni) di Ussivizza (15).

Nel luglio del 1812 il fulmine ha sorpreso Giovanni Bledig di Altana (25 ‘anni) mentre si tro­vava nei campi in località Cor­reda nei pressi del paese (16).

Note

(1) Die 11 maij 1757 -Andreas filius Leonardi Tho­masetigh de Cosiza annorum 18 circiter fulmine vibratus in limine Ecclesiae S. Egidij ibi­demque a parentibus mortuus repertus (ML).

(2) Die 18 iunij 1761 - Joan­nes filius qm. Mathiae Juretig de Mersino obijt in Domino annorum 13 circiter percussus fulmine, mox excessit e vivis (MP).

(3) Die 27 augusti 1761 -Thomas filius Stephani Vogrig de Plataz annorum 16 circiter fulgure in pascuis cum animalibus tactus et domum delatus extrema unctione munitus post duos dies obijt (ML).

(4) Die 26 augusti 1763 -Josephus Qualiza de Cravaro annorum 36 circiter, fulmine jactatus in prato, obijt improvi­se (ML).

(5) die 27 iunij 1764 -Andreas filius Ludovici Vinturin de Azida obijt in Domino annorum 21, percussus fulmine, mox excessit e vivis et sepultus est ad S. Petrum alias notabilis bonae vitae (MP).

(6) Die 16 augusti 1765 Marinus qm. Antonij Clignon de Peanno pascendis animali­bus intentus a fulmine percus­sus illico interijt (MP).

(7) Die 9 aùgusti 1779 Josephus filius Laurentij de Mersino in prato a fulmine per­cussus statim animam Deo reddidit (MP).

(8) pie 14 augusti 1780 -Marina fila Andreae Matteligh de Jainik annorum 17 circiter heri apud ecclesiam sancti Nicolai a fulmine percussa obijt - Die eodem et anno Lucia filia Georgij Bledig de Jessegne annorum 16 circiter heri apud ecclesiam S. Nicolai a fulmine percussa obijt (ML).

(9) Die 21 maij 1790 - Joan­na uxor Gasparij Cromaz de Bniza annorum 40 circiter obijt morte repentina propter sagi­tam (ML).

(10) Die 31 Julij 1794 - R. R. Joannis filius Simonis Mulig de Vernasso, sacerdos pius et timoratus in propria habitatione a fulmine percus­sus, illico animam Deo reddidit aetatis suae annorum 33.- Die eodem et anno Jacobus filius Simonis Mulig de Vemasso in propria habitatione a fulmine percussus, obijt statim 20 annorum circiter (MP).

(11) Die 4 novembris 1795-Blasius filius Andreae qm. Andreae Predan de Cravaro, annorum 23 circiter in turri Ecclesiae S. Andreae Apostoli vespere sonando Ave Maria fulmine tactus obijt in Domino (ML).

(12) Die 13 junij 1804 - Marina fihia Petri Qualiza de Cravero, uxor Mathaei Ruchin de Gnidovizza heri mane hora 7ma fulmine tacta infra villam Gnidovizae in fenario Stephani Bernigg, illico expiravit (ML).

(13) Die 27 maij 1856 -Joannes Cernoia de Costa, annorum 41 fulmine correptus et statim obijt na - kraseh prope Vernassino die 24. huius hora 6. vespertina (MP).

(14) Die 2 Julij 1805 (ML).

(15) Die 29 Julij 1814~ (ML).

(16) Die 10 junij 1812 (ML)

Alcuni delitti

Annoto qui di seguito un paio di delitti che mi erano sfuggiti nelle prime ricerche e dei quali ho trovato la documentazione soltanto negli ultimi tempi.

Il 25 marzo del 1809 Biagio Mattelig di San Leonardo (49 anni) fu feri­to mortalmente a Clodig da un coscritto alle armi probabilmente durante un diverbio. Il poveretto sopravvisse all’ accoltellamento soltanto sei ore e venne sepolto il giorno dopo nel cimitero di Lies­sa (1).

Nel giugno del 1724 Valentino Jurman (27 anni), pro­babilmente di Scale presso San Volfango, fu aggredito dai ladro­ni nella propria abitazione e ucci­so con un colpo di fucile (2).

Nel novembre del 1751 Giovanni Manzin di Pulfero (23 anni) fu colpito alla testa da un colpo di fucile e mori all’istante. L’atto di morte precisa con una notevole dose di verismo che il poveretto fu soffocato dal sangue dopo che il colpo di fucile gli aveva spap­polato il cervello (3).

Infine nel 1834 un certo Giovanni Battista Bonani (35 anni), guardia di pub­blica sicurezza, oriundo di San Lorenzo di Soleschiano ma abi­tante a San Pietro al Natisone, venne accoltellato presso Cicigo­lis da un non precisato «Illirico» (4).

Incidenti nei molini

Tutti ricordano con simpatia il compianto architetto Valentino Zaccaria Simonitti (1918-1989).
Egli era rimasto vittima di un grave incidente accaduto nel mulino di proprietà della famiglia situato sul Veliki potok che attra­versa l’abitato di Vernasso.
Tra gli ingranaggi del mulino il pic­colo Zaccaria che aveva appena otto anni, perse il braccio destro.
La madre, dieci anni dopo, in analoghe circostanze e nel mede­seno mulino, perse invece la vita.

Gli incidenti mortali che si verificavano nei secoli passati nell’ambito dei mulini sono regi­strati anche sui libri parrocchiali di San Pietro al Natisone e di San Leonardo.

Nel 1672 una certa Marina, vedova di Simone Robanaz di Ponteacco morì sotto la ruota del mulino situato sub Brischis, pro­babilmente in località Periovizza (5).

Nel 1684 Mattia Stargar, figlio del mugnaio di Periovizza, che era stato condannato alla galera (ad triremes) ma aveva ormai espiato la pena, trovò la morte cadendo sotto la ruota del proprio mulino.
Riporto la notizia con riserva, dato che la frase lati­na cadens sub Rottam e medio sublatus non è molto chiara. Sub Rottam iufatti potrebbe designare una località situata sotto Rodda (6).

Nel 1705 Agnese Pussaz di Azzida (10 anni) cadde in acqua e venne stritolata dalle ruote del mulino situato presso la chiesetta di San Quirino a S. Pietro al Nati­sone (7).

Nell’aprile del 1765 Andrea Spccogna di Podvarschis (50 anni) fu gravemente ferito dalle ruote del locale mulino che gli fratturarono il braccio destro. Mori qualche tempo dopo a causa di sopravvenute complicazioni (8).

Nel gennaio del 1771 un cer­to Gregorio Specogna di Lasiz (38 anni) che soffriva del mal caduco fu trovato esanime tra le ruote del mulino di Antonio Cosmacini di Tarcetta che non mi è stato possibile ancora localizza­re. Il giovane di Lasiz, caduto nel canale che porta l’acqua dallo sbarramento (jez) al mulino, è probabilmente morto annegato (9).

Nel settembre del 1779 il quarantacinquenne Luca Polau­szach di Polava fu schiacciato. dalla mola che stava riparando nel mulino di sua proprietà situa­to nei pressi di Polava (10).

Una orribile sorte toccò a due donne di Postregna morte nell’agosto del 1795 a causa di un incendio scoppiato nel mulino di Postre­gna che si trovava a pochi passi dall’abitato di Zamir ed è stato in attività fino alla metà degli anni ‘50.
Caterina Simaz aveva circa 15 anni ed è morta soffocata dall’incendio mentre Marina Petrussa (30 anni) fu estratta semiviva dalle fiamme ma sopravvisse appena due giorni alle gravi ustioni riportate (14).

Note

(1) Die 26 martij 1809 (ML).

(2) Die 16 Junij 1724 - Valenti­nus Jurman a latronibus in domo scloppo occisus (ML).

(3) Die 29 novembris 1751 -Joannes Manzin de Podbuniesaz sive de Sub Rota percussus sclopo in capite cum effusione etiam cere­bri sic obdonmivit et etiam oppres­sus sanguine in gutture (MP).

(4) Die 11 maij 1834 - Joannes Baptista Bonani (...) Sates Securi­tatis munus initiendo in refreta­nium Hiliricum (?) ah ipso confos­sus fuit cultro prope nurem Cicigolis hora 11 vespertina (MP) - Il testo latino è piuttosto contorto e non si capisce bene se si è trattato di un delitto o di un incidente.

(5) 4 7bris 1672 - Marina Robanaz de Ponteaco obijt sub rot­ta molendini sub Brischis (MP).

(6) 15 junij 1684 - Matthias filius Matthiae Stargar molendina­rij de Pirouiza qui missus fuit ad triremes, morte improuisa cadens sub Rottam e medio sublatus obijt (MP).
Mattia Stargar era stato antecedentemente condannato «ad triremes» (= «alle galere», da cui è sorta anche l’espressione slovena «obsojen na galeje») probabilmen­te per qualche grave delitto com­messo.
Sui libri dei morti ho trova­to altre due note relative ai «galeotti» delle valli del Natisone; nel 1782 morì «Ursula uxor Anto­nij Jussigh damnati ad triremes de Clastra»,
nel 1798 morì «Joanna uxor Stephani Terlichar de Osgnia per iustitiain ad triremes condem­nati»(ML).

(7) 30 julij 1705 - Agnes filia Andreae Pussaz de Azida, improuiso casu decidens in aquam, sub Rottam molendini sub S. Qui­rino contrita obijt (MP).

(8) Die 16 Aprilis 1765 -Andreas Specogna de Podvarszi molendini rottis allisus offenso dextero brachio, paulo post de repente et inopinate (MP).

(9) Die 8 januarij 1771 - Gre­gorius Specogna de Lasiz qui caduco morbo erat subiectus, ob eodem morbo nocturno tempore in mollendino Antonij Cosmacini de Tercetta correptus, fuit sequenti mane exanimis inter molendini rottas inventus (MP).

(10) Die 5 septembris 1778 -Lucas qm. Viti Palauszach de Polava in molendino reficiens mollam, a molla ipsa oppressus obijt (MP).

(11) Die 12 Augusti 1795 -Catharina Simaz de Podsrednia incendio suffocata in molendino Podsrednia I Die 14 Augusti 1795 - Marina filia q. Caspari Petrussa dicti Picig de Podsrednia ex incen­dio molendini Podsredniensi semi­viva extracta obdormivit in Domi­no (ML).

Caduti dal castagno

Com’è noto, uno dei prodot­ti tipici delle valli del Natisone sono le castagne che nel passa­to hanno costituito una fonte di sostentamento non indifferente per molte famiglie. Tanto è vero che le piante di castagno erano considerate beni divisibi­li e come tali venivano talvolta menzionate anche nei testa­menti.

Il prof. Francesco Musoni scriveva nel 1912 che «nel solo distretto di San Pietro la produ­zione si può calcolare di circa 20.00 quintali, abbondando specialmente nei comuni di Savogna, Grimacco, Tarcetta» (1).

Questo prezioso frutto veniva in buona parte venduto ma concorreva in maniera determinante anche all’alimen­tazione dei montanari.

Da nota­re che le nostre famose «gubance» (gubane) venivano confezionate in origine con un ripieno costituito prevalente­mente da castagne.
Soltanto in un secondo tempo il ripieno è diventato più ricco e sofistica­to, favorito in parte dal miglioramento economico della popolazione e dalla apparizio­ne sul mercato di nuovi prodot­ti alimentari.

Purtroppo, la fase iniziale della raccolta di questi frutti comportava dei rischi notevoli che erano collegati con l’abbac­chiatura del prodotto dall’albe­ro.
Per questo lavoro gli abbac­chiatori, chiamati «klatìči», si servivano di lunghe pertiche denominate «làte». Per destreg­giarsi tra i rami dei castagni a notevole altezza dal suolo essi dovevano avere agilità, forza nelle braccia e grande senso dell’equilibrio in quanto la disgrazia era sempre in agguato. Le cadute dai castagni han­no infatti procurato numerosi morti e feriti.

Lo «scuotimen­to» dei frutti si rendeva neces­sario per un motivo di carattere economico.
Le castagne, giunte a maturazione ma ancora rac­chiuse nei ricci, conservavano a lungo la freschezza, l’umidità e il peso mentre quelle che cadevano dall’albero sponta­neamente a maturazione con­clusa, entro breve tempo si seccavano e di conseguenza dimi­nuivano di peso.
La diminuzio­ne di peso si traduceva ovvia­mente in un minor guadagno. Da qui la necessità per il conta­dino di abbacchiare le castagne appena mature per poi liberarle dai ricci e venderle al momento più favorevole, quando il loro peso e la loro quotazione erano ottimali.
I «klatiči» si prepara­vano alla loro attività che com­portava notevoli rischi e iniziava ai primi di ottobre anche spiritualmente con significativi gesti ispirati dalla fede e dalla tradizione religiosa popolare.

Il 2 ottobre, festa degli Angeli custodi, a Rodda si benedice­vano le pertiche dei «klatiči» e questa tradizione si è conserva­ta fino all’inizio della seconda guerra mondiale.
Prima di andare al lavoro il padre bacia­va la moglie e i figli perché non era sicuro di ritornare a casa sano e salvo.

I «klatiči» della sponda destra del Natiso­ne si raccoglievano nella seconda domenica di ottobre presso la chiesetta di Spignon dedicata allo Spirito Santo e lì facevano, celebrare una santa messa propiziatrice che veniva chiamata «kostanjovca».
Anche a Lasiz veniva celebrata ogni anno il 2 ottobre una santa messa per i «klatiči», per i «gjavarji» (coloro che lavora­vano nelle cave di marna di Tarcetta) e in genere per i bam­bini, tutte categorie che hanno o avevano bisogno di una parti­colare protezione da parte degli angeli custodi.
Questa tradizio­ne si è estinta a Lasiz con la morte di don Antonio Cuffolo (1959).

Anche a San Leonardo si è conservata praticamente fino ad oggi la tradizione di celebrare ogni anno (il 2 ottobre) una santa messa in onore degli angeli custodi secondo le intenzioni dei «klatiči» locali.

Fino al 1940 circa i «klatiči» di Masseris e di Ster­mizza si raccoglievano ogni anno ai primi di ottobre nella chiesa di Montemaggiore (Matajur) dove si confessava­no, partecipavano alla santa messa e si comunicavano pri­ma di iniziare la loro pericolo­sa attività.

Il ricordo, delle cadute dagli alberi di castagno con esiti mortali verificatesi in questo secolo, è ancora vivo soprattut­to tra le persone anziane, i «caduti» dei secoli passati sono invece annotati sui libri dei morti di San Leonardo e San Pietro.

Nel 1659 cadde da un casta­gno e morì all’istante un certo Qualizza, figlio di fu Giovanni (45 anni) del quale non si indi­ca la provenienza (2),

nel 1678 morì Giovanni Petricig di Ter­cimonte (3),

nel 1709 morì Marino Pozzera di Mersino (20 anni) in conseguenza di una caduta da un castagno (si era fratturato un piede) (4),

nel 1714 Leonardo Trusgnach di Dughe (50 anni) (5).

Stessa sorte toccò nel 1728 a Giovan­tu Banchichg di Tarcetta (50 anni) caduto mentre «percuote­va» le castagne (6).

Nel 1750 morì Giovanni Marseu di Rod­da (45 anni); cadendo da un castagno si era fracassato la testa (7).

Nel 1754 morì un cer­to Simone Bargnach di Gnido­vizza (28 anni); caduto dal castagno non morì subito ma ebbe il tempo di ricevere i sacramenti che gli sono stati amministrati dal parroco di S. Leonardo prontamente accorso (8).

Nel 1771 è la volta di Anto­nio Qualizza da Merso Supe­riore (60 anni) (9),

mentre nel 1779 morì un certo Antonio Doligna (30 anni) che era al servizio di qualche famiglia di San Leonardo. Era uno sloveno proveniente dalla parrocchia di Skofja Loka in Carniola (10).

Nel novembre del 1779 morì Bartolomeo Podgosgnak di Vernasso per le gravi ferite riportate 20 giorni prima nella caduta da un castagno (11).

Nel 1788 morì Tommaso Martinig di Tercimonte (42 anni); cadendo da un castagno aveva battuto violentemente il capo contro una pietra decedendo all’istante (12).

Nel 1796 morì Filippo Duriavigh di Tribil Inferiore (62 anni) (13).

Nel .1802 morì Giovanni Vogriz di Brida Superiore (56 anni) (14),

nel 1803 Stefano Rudi di Topolò (60 anni) (15)

e nel 1823 Giacomo Rudi di Topolò (24 anni).
Quest’ultimo, dopo essere caduto dal castagno, è stato trasportato a casa ma è morto poco dopo munito dei santi sacramenti (16).

Nel 1843 Lorenzo Zorza di Mersino (18 anni), caduto dal castagno in località «Tu dobji», morì sul colpo (17).

NOTE

(1) 0. Marinelli, Guida delle Prealpi Giulie, Udine 1912, pagg. 189-190.

(2) Die 5 8bns 1659 - Cecidit de una arbore q. Joannis Qualiza et ibi subitanea morte oppressus (ML).

(3) Die 13 8bris 1678 - Stepha­nus Petricig de Tercimonte cecidit de arbore et obijt repente (MP).

(4) Die 10 8bris 1709 - Marinus Pozzera de Mersino de hac vita migravit ob causam quod de arbore alta cadendo pedem sibi fregit (MP).

(5) Die 13 8bris 1714 - Leonar­dus Trusgnach de Dughe cecidit ex abore castanea et obijt ibidem (ML).

(6) Die 6 8bris 1729 - Joannes Banchichg de Tarzetta obdormivit in Domino quia repente cecidit ex arbore alta percutiendo castaneos (MP).

(7) Die 23 octobns 1750 - Joan­nes Marseu de Rota obijt in Domino cadens de castaneo frangens sibi caput (MP).

(8) Die 18 8bris 1754 - Simon Bargnach de Gnidaviza sarmentis (= «late») excutiens castaneos cecidit ex arbore ibique per me VC. S.S. Sacramentis munitus obijt in Dominddie 17 8bris (ML).

(9) Die 13 octobris 1771 - Anto­nius Qualizza de Merso superiori de arbore castanea lapsus improvise mortuus (ML).

(10) Die 8 octobris 1779 - Anto­nius Doligna Carniolus ex parochia Socopletana lapsus ex arbore casta­nea excuciendo obijt (ML).

(11) Die 10 Novembris 1779 -Bartholomaeus qdm. Blasij Potgo­sgnak de Vernasso qui 20 circiter retro diebus ex arbore delapsus fuit (MP).

(12) Die li Novembris 1788 -Thomas Martinig de Tertiomonte ex arbore delapsus ad lapidem contuso capite statim e vivis descessit (MP).

(13) Die 13 8bris 1796 - Philip­pus Duriavigh de Tribali inferiore ex arbore castanea decidens expira­vit (ML).

(14) Die 9 8bris 1802 - Joannes Vogriz de Brida superiore heri vespere ex arbore castanea delapsus illico expiravit (ML. - Liessa).

(15) Die 13 8bris 1803 - Stepha­nus qm. Pauli Rudi de Tapollo ex -castanea arbore delapsus inibi obijt (ML - Liessa).

(16) Die 4 9bris 1823 - Jacobus qm. Valentini Rudi de Tapollò de arbore castanea delapsus in Cauz (?) SS. Sacramentis munitus obijt in Domino in propria domo heri hora meridiana (ML - Liessa).

(17) Die 4 9bris 1853 - Lauren­tius Zorza de Mersino heri hora 1. vespertina in loco dicto tu Dobii praeceps ruit ab arbore et illico obijt in Domino (MP).

Morti per caduta dagli alberi nella parrocchia di S. Leonardo

I libri dei morti annotano anche le vittime provocate dalla caduta dagli alberi sui quali si arrampicavano sia i bambini che gli adulti per cogliere i frutti.
Sugli alberi di alto fusto si arrampicavano anche i contadini per tagliare i rami e procurarsi la legna da ardere ma talvolta per­devano l’equilibrio e si sfracella­vano al suolo.

Dal 1657 al 1859 ho registrato circa 27 disgrazie di questo tipo (10 nella parrocchia di San Leonardo e 17 in quella di San Pietro).

Nel 1657 Giorgio Vogrig di Brida superiore morì cadendo da un cigliegio (1).

Stessa sorte toccò nel 1662 a Nicolò Vogriz (65 anni) di Plataz (2)

e nel 1664. al diciassettenne Tommaso Cesnik di Sabrida, caduto da un albero di more (3).

Nel 1762 un certo Giuseppe Buccovaz di Sve­rinaz (50 anni) cadde da un castagno sotto il quale fu trovato morto (4).

Nel 1774 Stefano Dre­cogna di Tribil superiore (50 anni) cadde da un albero e morì all’istante (5).

Alla fine di giu­gno del 1788 certo Mattia Simoncigh di Presseria (45 anni) cadde da un albero e moti quat­tro mesi dopo per sopravvenute complicazioni (6).

Nel 1806 Ste­fano Qualizza di Stregna (58 anni) cadde da un castagno sul quale era salito per abbacchiare le castagne (7).

L’anno seguente Antonio Cernotta di Cosizza (15 anni) cadde da un albero di susi­ne e morì cinque giorni dopo per le gravi ferite riportate (8).

Un albero di susine fu fatale nel 1810 anche a Stefano Sintoncigh di Presseria (54 anni); caduto dall’albero alle nove del mattino spirò alle tre del pomeriggio (9).

Nel 1814 cadde da un albero di pere un certo Giovanni Qualizza di Cravero (59 anni) e morì sul colpo (10).

Morti per la caduta dagli alberi nella parrocchia di S. Pietro

Dopo aver annotato i «caduti» dagli alberi della parrocchia di San Leonardo elenchiamo i «caduti» della parrocchia di San Pietro al Natisone.

Nel 1671 Ursula, moglie di Matteo Coce­var di (Sotto) Altovizza cadde probabilmente da un cigliegio e morì sul colpo (11).

Stessa sorte capitò nel 1676 a Luca Zuanella di Rodda anch’esso caduto da un cigliegio (12). Nel settembre del 1677 llario Cucovaz di Mersino andò da solo nel bosco per fare legna ma cadde da un faggio e morì (13).

Le more furono fatali nel 1713 a Tommaso Bellida (9 anni) di Ponteacco; caduto da un albero di more morì otto giorni dopo a causa delle ferite riportate (14).

Venti giorni dopo questo tragico evento fu sepolto Barto­lomeo Mesta di Cepletischis (40 anni) il quale era caduto da un cigliegio un mese prima (15).

Nel 1716 cadde da un albero e morì il settantenne Giovanni Seiaz di Rodda (16).

Settant’anni aveva anche Giovanni Chiabai di Altovizza, caduto nel 1726 da un albero e morto dopo qualche tempo per le ferite riportate (17).

Nel 1753 il trentenne Giovanni Blasutig di Vernassino morì cadendo da un albero sul quale era salito per tagliare o potare una vite rampicante (18).

Nell’agosto del 1770 un bam­bino di sette anni, certo Giovanni Jussigh di Azzida, morì cadendo da un albero (19).

Quattro anni dopo, nel 1774 Antonio Manzin (12 anni) del mulino di Brischis cadde da un albero di more e morì poco dopo (20).

Nel 1779 Giovanni Tuomaz di Rodda (50 anni) cadde da un albero, battè violentemente il capo per terra e spirò sul colpo (21).

Nel 1796 Nicolò Corredig di Clenia (10 anni) morì cadendo da un albero di more (22).

Nel 1785 Giuseppe Sittaro di S. Pietro (32 anni) andò a tagliar la legna nei pressi di Becis ma cadde da un albero di alto fusto e morì all’istante (23).

Stessa sorte toccò nel 1827 a Ste­fano Juretigh di Mersino che aveva 67 anni (24)

e nel 1840 a Luca Sittaro di Costa (58 anni); quest’ultimo, caduto da un casta­gno morì dopo tre ore di agonia (25).

Nel 1849 morì cadendo accidentalmente da un albero il cinquantottenne Stefano Dome­nis di Rodda (26)

e nel 1859 un certo Giuseppe Martinig di Ter­cimonte (48 anni), caduto da un albero nei pressi del paese (27).

Note

(1) 24 luglio 1657 - Georgio Vogrig di Berda di Sopra caschò di un caresaro et murì subito (ML).

(2) Die 26 Junij 1662 - Nicolaus Vogriz de Plataz de quadam arbore cecidit, confessus et habita extrema unctione (ML).

(3) Adì 6 luglio 1664 - Cascò Thomaso Cesnik di Sabarda di un moraro, il qual restò morto (ML).

(4) Die 4 septembris 1762 Josephus Buccovaz de Suerinaz lapsus de arbore castanea, ibidemque repertus mortuus (ML).

(5) die 27 Augusti 1774 - Stepha­nus Drecogna de Terbali superiori de arbore lapsus, ibidem mortuus (ML).

(6) Die 23 8bris 1788 - Mathiias Simoncigh de Preserie circa finem mensis junij ex arbore fortuito cadens, ac melius se habens repente tamen delirare incipiens in evidenti mortis periculo sub conditione abso­lutus solummodo, obijt (ML).

(7) 24 Octobris 1806 - Stefano Qualizza de Stregna ex arbore casta­neo delapsus (ML).

(8) 8 septembris 1807 - Antonio Cernotta di Cosiza ex arbore pruni delapsus 3 huius currentis mensis obijt hora nona septimo (ML).

(9) 26 augusti 1810 - Stephanus Simoncigh de Preseria nudiustertius mane hora nona ex arbore pruni dela­psus obijt hora tertia pomeridiana (ML).

(10) 6 augusti 1814 - Joannes Qualizza de Cravaro ex arbore pirea delapsus illico mortuus est (ML).

(11) 24 Junij 1671 - Vrsula uxor Matthei Cocevar de Altauiza cecidit ex arbore et obijt (MP).

(12) 29 Junij 1676- Lucas Suane­la de Rotta cecidit de ceraso et expi­ravit (MP).

(13) Die 11 septembris 1676 Hilarius Cucavaz de Mersino cecinit de arbore fagi et expiravit nemine sciente (MP).

(14) Die 11 junij 1713- Thomas Bellida de Ponteaco de arbore moro casu delapsus (MP).

(15) Die 1 augusti 1713 - Bartho­lomaeus Mesta de Zeplesischis ante unum mensem cadens de arbore ceresaro, obijt (MP).

(16) Die 15 septembris 1716 -Joannes Seiaz de Roda infortunio de aliqua arbore delapsus morte subita­nea obijt (MP).

(17) Die 17bris 1726 - Joannes Chiabai de Altoviza obijt in Domino ex arbore quedam cadens (MP).

(18)Die l8 martii l753-Valentinus Blasutigh de Vernassino obijt cadendo ex arbore rescindendo vites (MP).

(19) Die 22 augusti 1770 - Joan­nes Jussigh de Azida obijt cadens ex arbore (MP). (20) Die 23 Junij 1774 - Antonius Manzin de molendino Sub Rota obijt in Domino cadens cx alto arbore moraro (MP).

(21) Die 2 septembris 1779 Joannes Tuornaz de Rotta ex arbore delapsus conteso capita anintam sta­tim Deo reddit (MP).

(22) Die 7 8bris 1796 - Nicolaus Corredig de Clenia cecidit ex arbore moraro (MP).

(23) Die 15 februarij 1785 -Josephus Sittar de S. Petro in colle supra Becijs ex alto arbore in terram delapsus conteso capite animam Deo reddidit (MP).

(24) Dic 24 Thris 1828 - Stepha­nus Juretigh de Mersino de arbore ruens repente obijt in Domino (MP).

(25) Die 30 martii 1840 - Lucas Sittaro de Costa heri hora 4 vesperti­na cecidit ab arbore castagnaro et hora 7. vespertina obijt in Domino (MP).

(26) Die 8junij 1849 - Stephanus Domenis de Rodda e arbore acciden­talitcr lapsus obijt in Domino (MP).

(27) Dic 13 augusti 1859- Joseph Martinigh de Tertiomonte obijt lapsus e procera arbore prope pagum (MP).

Morti da annegamento

L’annegamento è stata una delle cause di morte violenta più ricorrenti nelle parrocchie di S. Pietro e S. Leonardo dal 1645 al 1875.

In questo periodo sono annegate nei vari corsi d’acqua delle valli del Natisone più di cento persone appartenenti a tutte le età, compresi i bambini piccoli di pochi mesi e i vecchi.

Il fiume Natisone ha causato il maggior numero di vittime, seguito dai torrenti Alberone, Rieca, Erbezzo e Cosizza e poi dai numerosi torrentelli disseminati in zona che diventavano pericolosi soprattutto durante le piene.

Gli ambiti in cui più frequen­temente si verificavano queste disgrazie erano le adiacenze dei mulini, i ponti, i guadi (ad esem­pio quelli di San Pietro, di Pero­vizza e di Brischis) e le profonde fosse dei corsi d’acqua (verini) dove i ragazzi e i giovani anda­vano a nuotare nei mesi estivi talvolta privi di esperienza.

Un paio di volte le vittime degli annegamenti sono arrivate da oltre confine. Cadute nelle acque del Natisone in piena nel Breginjski kot o nei pressi di Robič, sono state trasportate a valle e poi ritrovate presso le dighe o le griglie dei mulini di San Pietro o di Purgessimo.

Sui libri dei morti vengono annotate anche le persone delle parrocchie di S. Pietro e S. Leo­nardo che annegavano fuori zona, ad esempio nelle acque del Torre o dell’Isonzo.

Riporto innanzitutto l’elenco delle persone annegate apparte­nenti alla parrocchia di San Pie­tro e poi, in un secondo tempo, quello degli annegati appartenen­ti alla parrocchia di S. Leonardo.

Inizia la serie, nell’ottobre del 1645, un certo Valentino Gosnig di Montemaggiore, «negatto, per essere cascato dal ponte di Sau(o)gna» (1). La disgrazia è avvenuta in località «Na muoste» dove esiste ancora oggi un ponte gettato sull’Alberone.

Eguale sorte capitò a Filippo Marzulin di Biarzo nel 1672; caduto dal ponte di legno nei. pressi della chiesetta di S. Quiri­no a San Pietro, trovò la morte nella profonda forra del Natisone (2).

Questo ponte di legno (anno­tato nei libri parrocchiali come «ponte ligneo» per distinguerlo dal «ponte lapideo» o romano in località Ponte San Quirino) era costruito a monte dell’attuale ponte che collega Vernasso a San Pietro e di lui (così mi è stato riferito) sono visibili ancona oggi i solchi scavati nella roccia sui quali poggiavano le travi portan­ti.

Presso questo ponte sono accadute ben nove disgrazie con esiti mortali (dal 1673 al 1835).

Nel maggio del 1677 anche Bla­sio Coren di San Pietro cadde nel Natisone presso il testè citato «ponte ligneo» e annegò. (3).

Sempre nelle acque del Natisone trovò la morte nel luglio del 1682 un ragazzo dodicenne, certo Gia­como Culuan di Mezzana (4).

Nel 1684 Valentino Juch di Alto­vizza annegò nel torrente Albe­rone (5)

mentre nell’aprile del 1689 furono sommerse dalle acque del Natisone Marina Scu­nia (15 anni) e Giovanna. Coren (12 anni) ambedue di Ponteacco (6).

Eguale sorte toccò nell’agosto del 1691 a Giovanni Clignon di San Pietro (50 anni) caduto da un precipizio nel Natisone presso il tristemente noto «ponte ligneo» costruito nelle adiacenze della chiesetta di S. Quinino (7).

Nel maggio del 1695 è la volta del settantenne Biagio Puschig di Pegliano annegato nel Natisone nei pressi del mulino di Cras, annotato di solito sui libri parroc­chiali come «mulino di Biazzis» o Biacis (8).

Di Pegliano era anche Giacomo Suisaz (15 anni), annegato nel Natisone nell’otto­bre del 1696 nei pressi di San Pietro al Natisone (9).

Nell’ago­sto dell’anno seguente (1697) morì annegato nelle acque del torrente Alberone il quaranta­seienne Stefano Scrignar di Azzi­da (10).

Il 1 maggio del 1698 Agnese, moglie di Giorgio Balus (40 anni) e Marina Gubana, ambedue di Lasiz, mentre insie­me stavano guadando il Natisone furono travolte dalle acque pro­babilmente tra Lasiz e Brischis (11).

Stessa sorte toccò nel feb­braio dal 1704 a Gregorio Miraz di Pegliano (50 anni) annegato nel Natisone (12)

e una settimana dopo a Gregorio Miraz anch’egli di Pegliano (48 anni) il quale, ritornando, a casa di notte, annegò nelle acque del Natisone che tentava di guadare nei pressi del.mulino di Cras chiamato comunemente mulino di Biacis (13).

Nel maggio del 1706 Agne­se Clauora di Rodda (25 anni), sofferente di mal caduco, annegò in un torrente nei pressi di casa (14).

Note

(1) Addì 4 8brio 1645 (MP).

(2) Die 15 9bris 1672 (MP).

(3) Die 30maji 1677 - Blasio Coren penes pontem S. Quirini prae­cipitio in Nadisone delapsus submer­sus est (MP).

(4) Die 20julij 1682 (MP).

(5) die 8 JUmJ 1684 - Valentinus Juch de Altauiza submersus in aqua Auberna inopinatu casu repertus fuitmortuus (MP).

(6) Die 9 aprilis 1689 (MP).

(7) Die 23 augusti 1691 - Joannes Clignon de S. Petro penes pontem S. Quirini praecipicio cadens in fiumi­nem Natisone (MP).

(8) Die 17 maij 1695 - Blasius Puschig de Peiano submersus in flu­mio Natisone penes molendinum in Biazzis (MP).

(9) Die 11 Xbris 1696 - Jacobus Suisaz de Peiano submersus in fiu­mio Natisone sub villa S. Petn (MP).

(10)die 11 augusti 1697- Stepha­nus Scrignar de Azida submersus in fiumine Auberna (MP).

(11) Die I maij 1698 - Marina Gubana de Lasig in societate predic­tae Agnetis transeundo flunìine Nati­sone simul cum eodem submeraa èst (MP).

(12) Die 10 febr. 1704 (MP).

(13) 19 febr. 1704 - Gregorius Mmiz de Peiano pridie de nocte eun­do domum versus delapsus in aqua penes molendinum in Biazzis (Ml’).

(14) Die 21 maij 1706 - Agnes tlauora de Roda obijt cadendo in aqpa ex morbo caduco prope suae domi (Ml’).

Ancora morti per annegamento

Dieci anni dopo, nel maggio del 1716 Clemente Schlunder di Masseris (66 anni) annegò nel torrente Alberone dove era caduto «propter delirium» (1).

L’anno dopo (maggio del 1717) annegò nel Natisone Gregorio Husalo di Cicigolis (2).

Nel giungo del 1729 un certo Simo­ne Cenzichg di Montefosca (22 anni) morì annegato in una fos­sa profonda del torrente Budrin nei pressi del paese; il giovane morì perché non sapeva nuotare (3).

Nel maggio del 1720 Pietro Polauschac di S. Pietro (70 anni) trovò la morte nelle acque del Natisone cadendo dal citato «ponte ligneo» costruito nei pressi della chiesetta di S. Qui­rino a San Pietro al Natisone (4).

Nel giugno del 1722 Simo­ne Fula di Ponteacco (1 anno e mezzo) annegò in una pozza d’acqua (5).

Nel 1724 Giovanni Clauora di Rodda cadde nel tor­rente che da Rodda scende a Brischis e fu trasportato dalla piena nel Natisone dove fu tro­vato morto il giorno dopo (6).

Il citato torrente di Rodda causò la morte per annegamento (nell’agosto del 1733) di Mar­gherita, vedova di Valentino Oriehuia di- Rodda (7).

Nel maggio del 1734 annegò nelle acque dell’Alberone Giacomo Vinturin di Azzida che aveva 10 anni (8).

Ennesima disgrazia nel 1736 nei pressi del già citato «ponte ligneo» di S. Pietro; Michele Quarina di Vernasso, caduto nel Natisone l’8 marzo, fu ritrovato morto 14 giorni dopo (9).

Nell’aprile del 1738 Marina Costaperaria di Vernasso (due anni) annegò in una pozza d’acqua o in una tinozza nei pressi di casa (10).

Nel maggio del 1740 Stefanò Husalo di Cicigolis (26 anni) cadde nelle acque del Natisone presso Pul­fero e fu trasportato dalla cor­rente fino al mulino di Purgessi­mo dove venne ripescato morto diversi giorni dopo (11).

Nello stesso anno morì annegato nelle acque del Natisone anche Seba­stiano Cernoia (26 anni) di Mezzana ma abitante a Ponteac­co, di professione fabbro ferraio (12).

Nel giugno del 1741 è la vol­ta di Simone Quarina di Vernas­so (30 anni) annegato nel Nati­sone poco sopra l’abitato di San Pietro (13).

Stessa sorte toccò nel 1744 al compaesano Matteo Querina di Vernasso (30 anni); caduto nel Natisone mentre sul­le rive stava raccogliendo le legna, fu rinvenuto morto all’altezza di Purgessimo (14).

Nel settembre dello stesso anno è stato ripescato presso il mulino di San Pietro il corpo di tali Giovanni Sagar di Plezzo (4( anni) caduto probabilmente ir acqua nei pressi di Robič (15).

Nel 1747 annegò Giacomo De Pieri di Cordenons (probabilmente un funzionario della dogana del Pulfero) il cui corpo fu trovato presso il mulino di Perovizza (16).

Nel febbraio de) 1750 un certo Giacomo (40 anni) a servizio presso un carin­ziano di Bistrica in Carinzia, cadde in acqua presso Robi# o la chiesetta di S. llario e il suo corpo fu trovato presso il muli­no di San Quirino (17).

Nell’ ottobre del 1751 annegò nelle acque dell’Alberone sotto Azzida Antonio Artico (20 anni) residente ad Azzida. Suo padre Ludovico era originario di Tolmezzo.
Non escludo che si tratti di «cargnelli» o tessitori che esercitavano il mestiere ad Azzida (18).

Nel 1752 Ermacora Gujon di Calla (40 anni) annegò nelle acque dell’Alberone sotto Azzi­da. Caduto in acqua il 1. aprile fu rinvenuto morto dopo sei giorni (19).

Nell’agosto del 1757 annegò nelle acque dell’Alberone un certo Giovanni originario di Plezzo che era a servizio presso una famiglia di San Pietro (20).

Nel giugno del 1760 Lucia Blasutig di Vernassino (14 anni e mezzo) cadde nelle acque di un torrente in piena che la sbattero­no per le rocce procurandole ferite mortali (21).

Tredici gior­ni dopo Gaspare Trinco di Cepletischis (due anni) morì nelle acque del torrente che scorre accanto al paese (22).

Nel dicembre del 1764 Cateri­na, vedova di Bartolomeo Mie­raz di Pegliano (65 anni), men­tre stava ritornando a casa da San Pietro, cadde nelle acque del Natisone che cercava di guadare e annegò (23).

Note

(1) Die 10 maij 1716 - Clemens Schlunder de Masseris submersus in flumio Aubarna propter delirium (MP).

(2) Die 15 maij 1717 (MP).

(3) Die 3 junij 1729 - Simon Cenzichg de Monte foschia acciden­taliter ipsemet est submersus in aliqua profunditate aquae cuiuspiam puoti uocati Budrin eiusdem vici­niae non peritus natandi (MP).

(4) Die 6 maij 1720 - Petrus Polauschac de S. Petro praecipitio lapsus de ponte ligneo S. Quirini in profundum flumij Natisonis submer­sus obijt subitanea morte (MP).

(5) Die 23 junji 1722 - Simon Fula de Ponteaco in lacum aquae suffocatus (MP).

(6) Die 27 maij 1724 - Joannes Clauora de Rotta submersus in tor­rente Brischis delatusque in flumen Natissi post diem secundum inven­tus (MP).

(7) Die 29 augusti 1733 - Mar­garita relicta vidua a qm. Valentino Oriehuia de Rotta submersa in tor­rente paenes domum deruente et tunc temporis exundante (MP).

(8) Die 13 maij 1734 - Jacobus Vinturin de Azida mortuus repertus penes aquam prope Azidam decu­rentem (MP).

(9) Die 23 Martij 1736 - Michael Querina de Vernasso submersus in Natisone prope pontem ligneum (MP).

(10) Die 9 aprilis 1738 - Marina Costaperaria submersa in alveolo paenes domum (MP).

(11) Die 17 maij 1740 - Stepha­nus Husalo submersus in Natisone e regione domorum sub Rotta vulgo Lach et a flumine Natiso deportatus usque ad molendinum Purghessimi (MP).

(12) Die 3 7bris 1740 - Sebastia­nus Cernoia de Mezzana habitans in Ponteaco tamquam faber ferrarius submersus in flumine Natisso (MP).

(13) Die 20junij 1741 (MP).

(14) Die 21 junij 1744 -Matthaeus Querina de Vernasso cadens in aquam montanam magnam colligendo ligna, submer­sus et raptus et inventus in aqua sub Purgesinio (MP).

(15) Die 29 septembris 1744 -Joannes Sagar dictu Ruep de Pletio ex destrictu austriaco obijt submer­sus in Natisone in loco viciniore casibus (?) dictus Roob inventus sub molendino S. QuririIii (MP).

(16) Die 20 julij 1747 - Jacobus De Pieri de Cordonons submersus in flumine Natisonis inventus apud molendinum Perouicensem (MP).

(17) Die 19 februarij 1750 -Jacobus ignoto hactenius cognomine famulus alicuius Carinthi de Bistriza immersus in aquis penes Robig sive Vlericum et ductus ab aqua est ad molendinum S. Quirini de Azida ibi­que inventus (MP).

(18) Die 3 martii 1751 - Anto­nius Artico filius Ludovici Artich de Tolmezzo existens Azida submersus in aqua sub Azida (MP).

(19) Die l7aprilis 1752 (MP).

(20) Die Sta Augusti 1757 -Joannes filius cuiusdam viri de Ple­tio in servitio hic in S. Petro submer­sus in torrente Abarna (MP).

(21) Die 16 junij 1760 - Lucia Blasutig de Vernassino rapta ab aqua per rupem confracta (MP).

(22) Die 29junij 1760 (MP).

(23) Die 1 januarij 1765 - Catha­rina vidua Bartholomaei Mieraz de Peiano a S. Petro domum redux in Natisone lapsa fuit paulo post exani­mis inde erepta (MP).

Ancora morti per annegamento

Nel marzo del 1767 cade dal tristemente famoso «ponte ligneo» di Vernasso Domenica Capitaneo di Azzida e trova la morte nel letto del Natisone (1).

Nel novembre del 1769 Agnese, moglie del mugnaio Giacomo Stargar di Azzida annega nel tor­rente Alberone presso il mulitto posto Sotto Azzida (2).

Nelle acque di questo torrenìe annega nel 1773 anche il settantenne Andrea Vogrigh di Clàstra (3).

Nel giugno del 1775 Anna Pod­gosgnach di Hlieve / Costapera­ria presso Vernasso muore nelle acque del locale torrente (4),

mentre nel maggio del 1777 un certo Mattia Cutin di Luico (17 anni) annega nelle acque del tor­rente di Luico (5).

Stessa sorte tocca nel maggio del 1781 a Marina Cernetig di Preserie morta nelle acque dell’Alberone presso Azzida (6).

Nel maggio del 1782 muore nelle acque del Natisone un certo Giovanni Zuiz (43 anni) originario di Caporetto (7).

Due anni dopo (nel 1784) viene ripescato presso il mulino di San Pietro il corpo di un ragazzo di 12 anni, figlio di Tommaso Borgoniz di Podbela nel Breginjski kot. Era caduto nel Natisone in piena nei pressi di casa ed è stato trasportato dal­la corrente per più di venti chilo­metri fino a San Pietro (8).

Nel luglio del 1787 Giovanni Bre­scon di Savogna (15 anni) fu tra­volto dalla piena mentre cercava di guadare il Natisone e venne poi ripescato senza vita (9).

Nel luglio del 1788 un certo Gaspare Cencig oriundo di Montefosca (60 anni) ma da diversi anni alle dipendenze di Giovanni Pussin di Pulfero, mentre stava tornan­do a casa cadde in un fossato pieno d’acqua dove trovò la morte per annegamento (10).

Nel luglio del 1788 il diciasset­tenne Giuseppe Plata di Lasiz annegò nel Natisone o perché inesperto di nuoto o perché si era immerso nelle fredde acque subito dopo aver mangiato (11).

Nel novembre del 1791 un certo Leonardo Specogna di Lasiz (54 anni) cadde accidentalmente nel­le acque del torrente Torre dove annegò. Fu sepolto nel cimitero di San Bartolomeo di Caminetto presso Buttrio (12).

Nel febbraio del 1801 Giovanni Banchigh di Tarcetta (13 anni) morì probabil­mente nelle acque del Natisone dove era caduto accidentalmente (13).

Nel giugno del 1805 Mari­na Petrina di Ponteacco, una pastorella-bambina di appena otto anni stava riconducendo in paese dal pascolo i suoi animali quando venne sorpresa da un violento e improvviso temporale estivo.
In breve tempo il temporale si trasformò in un diluvio che travolse e uccise la piccola pastorella, morta per annega­mento in località Uadàlec tra Tiglio e Ponteacco.
Questo epi­sodio rivela un aspetto penoso della condizione infantile nei tempi passati.
Allora i bambini entravano ben presto nel «ciclo produttivo» e venivano subito a contatto con la dura realtà della vita (14).

Nel settembre del 1805 Simon Gujon di Calla (26 anni) morì alle tre del pomeriggio «per essersi immerso nel fiume Nati­sone» (15).

Nell’aprile del 1806 Antonio Scrignar di Azzida (4 anni) annegò nelle acque del tor­rente di Azzida (Alberone?) che cercava di guadare (16).

Nel luglio del 1810 Caterina Cernoia di Pegliano annegò nel­le acque del torrente che scorre nei pressi del paese (17).

Nel luglio del 1815 Filippo Dorbolò di Spignon (22 anni) cadde acci­dentalmente nel Natisone e il suo corpo, privo di vita, fu ritro­vato presso il mulino di San Pie­tro (18).

Nel febbraio del 1818 Maria Banchigh di San Silvestro / Antro (20 anni) cadde nelle acque del Natisone e fu proba­bilmente ripescata presso Ver­nasso, dato che venne sepolta nel cimitero di San Bartolomeo a Vernasso (19).

Nel settembre dello stesso anno Antonio Pizzulini di Azzida (4 anni) fu trovato annegato nelle acque (dell’Albe­rone) sotto la località di Buco­vizza (20).

Sette anni aveva Antonio Birtigh di Podvarschis, trovato morto nel marzo del 1818 nelle acque del Natisone.

Note

(l) Die l2martij l767―DominiCa filia qm. Matthiae Capitanei de Azida submersa in Natisone-cadens praeceps ex ponte ligneo S. Quirini (MP).

(2) Die 8 Nobembris 1769 ―Agnes uxor Jacobi Stargar de Azida submersa in aqua Abarna prope molendinum sub Arida (MP).

(3) Die 13 Martij 1773.― Adreas Vogrigh de Clastra submersus in flu­mine Abania (MP).

(4) Die l6Junij 1775―Anna fihia Bartholomaei Podgosgnach de Hlieve communitatis Vernassi a torrente pre­teretmte rapta et suffocata (MP).

(5) Die 25 Maij 1777 ― Matthias filius qm. Pauli Cutin de Luico sub­mersus in tontnte Luico (MP).

(6) Die 12 Maij 1781 ― Marina Cernetig de Presetie immersa in aquà penes Azidam inde exaninìis extracta (MP).

(7) Die 7 Maij 1782 ― Joannes Novinz sive Scalinz dictus Zuiz de Caporetto Austriaci districtus fuit exa­nimis inventus iminersus in flumine Natissone penes molendinum Sti Qui-tini (MP).

(8) Die 9 Marfij 1784 - Masculus quidam filius Thomae Borgoniz de Podbiella Austriaci districtus in aquam ibidem lapsus et a Natissone huc

usque deportatus et die 9 martij prope molendinum Sti Quirini inventus.

(9) Die 17 Julij 1787 ― Joannes Brescon de Savogna transeundo Natis­sonem a vi ingravescentis aquae deiec­tus est inde exanimis extractus (MP).

(10) Die 12 Maij 1788― Caspanis Cencig oriundus de Motnefusco habi­tans autem per multus annos in famu­latu apud Joannem Pussin de Puffaro domuni redux incidit in foveam aque plenain (MP).

(11) Die 21 Julij 1788 ― Josephus Plata de Lasiz morte subitanea correp­tus per demersionem in flumen Natisij (MP).

(12) Die 20 9bris 1791 - Leonar­dus Specogna de Lasiz obijt ob immersionem accidentaliter eventam in aqua vulgo dieta Torre (MP).

(13)Die 28 Februarij 1801 ―Valentinus Joannes Banchigh de Tar­cetta obijt in loco campestti ob demer­sionem in aquam (MP).

(14) Die 8 Junij 1805 ― Maria Petrina de Ponteacco rediens ex pasqua cum suis animalibus oh repen­tinam ac copiam multam difluentem per rupem dictani u Vodolez penes agros Ponteacci in eadem acqua submersa ac mortua fuit reperta (MP).

(15) Die 30 7bris 1805 ― Simon Gujon de Cala obijt heri hora 3. pome­ridiana propter immersionem factam in flumen Natisonis (MP).

(16) Die 25 Aprilis 1806 ―Anto­nius Scrignar de Azzida heri hora 9. matutina pertransiens torrentem Azzi­dae accidentaliter mersus est in acqua.

(17) Die 22 Ju]ij 1810―Catharina Cernoia de Peiano obijt morte subita­nea ab accidentalem demersionem fac­tam in rapidum tosmntem (MP).

(18) Die 26 Julij 1815―Philippus Dorbolò de Spignon fortuito pertransiens flumen Natison submersus in eodem inventus mortuus penes molendinum S. Quirini (MP).

(19) Die l7 Febrarij 1818―Maria Banchigh de S. Silvestro heri hora 3. pomeridiana in flumine Natisonis sub­mersa (MP).

(20) Die l57bsis 1818―Antonius Pizzulim de Azzida heri hora nona pomeridiana inventus casualiter immersus in aqua sub Bucovizza (MP).

(21) Die 10 Mantij 1818 ― Anto­nius Birtigh de Podvarsca obijt sufoca­tus ab acquis Natisonis (MP).

Ancora morti per annegamento

Nell’agosto del 1819 morì annegato nelle acque dell’Albe­rone un bambino di sei anni, certo Vinturini Antonio di San Pietro (1).

Nel settembre del 1835 bisogna registrare l’enne­sima disgrazia avvenuta presso il «ponte ligneo» costruito tra San Pietro e Vernasso. Giuseppe Manzini di Pulfero (67 anni), mentre da solo si recava a Vernasso, cadde dal ponte e mori all’istante nelle acque del Natìsone (2).

Alla fine di marzo del 1837 Caterina Scuoch di San Pietro (42 anni), mentre stava guadando il Nati­sone in località u bruodah cad­de in acqua e annegò; il suo cor­po fu trovato presso il mulino di San Pietro (3).

Nel giugno del 1837 Domenico Gujon di Masa­rolis (55 anni) morì nelle acque dell’Alberone presso il mulino di Sotto Azzida (4).

Nel luglio del 1838 Lucia Manzin di Loch, una bambina di 15 mesi, annegò nelle acque del Natisone (5),

che furono fatali l’anno dopo anche a Giu­seppe Juretigh di Rodda (16 anni) annegato nei pressi del paese di Tiglio (6).

Nel novem­lire del 1839 Maria Floram di Montefosca (21 anni) annegò nelle acque del torrente Legrada Sotto Prossenicco (7).

Nel feb­braio del 1841 Giovanni Cernoia di Tarcetta (19 anni) stava andando a messa nella chiesa parrocchiale di San Pietro ma nel guadare il Natisone presso Perovizza fu travolto dalle acque del fiume e il suo corpo privo di vita fu trovato circa un chilometro a valle (8).

Nel novembre del 1841 Bartolomeo Floram di Pegliano (30 anni) fu «sommerso» dalle acque del torrente presso il mulino di Gia­como Clignon di Pegliano (9).

Nell’ottobre del 1844 Giu­seppe Plata di Lasiz, un bambi­no di appena due anni, cadde nel Natisone e il suo corpo pri­vo di vita fu trovato il giorno dopo nei pressi di Cras in loca­lità Štivan##ak. (10).

Due anni dopo, nell’ottobre del 1846, Giovanni Stries di Borjana nel Breginjski Kot (30 anni), marito di Anna Spellat del luogo, era andato probabilmente a fare legna sul monte Mia; nel ritor­no, mentre cercava di guadare il Natisone di fronte a Borjana, cadde in acqua e la forte corren­te lo trasportò fino all’altezza della sorgente Arpid, nei pressi del valico confinario di Stupiz­za dove il suo cadavere venne trovato il giorno dopo (11).

Nel novembre. del 1846 fu trovato annegato nelle acque del Natisone il quarantaquattrenne Giacomo Ursigh di Pulfero (12).

Tre anni dopo, nel novem­bre del 1849, Pietro Banchig (72 anni)e Giovanni Sturam (54 anni) ambedue di Tarcetta e sposati, mentre stavano guadan­do insieme il Natisone in loca­lità di Tepenepoje (si tratta pro­babilmente del guado di Pero­vizza), furono travolti e uccisi dalle acque del Natisone in pie­na.
Il cadavere del primo fu ritrovato il giorno dopo il loca­lità Tu brajde (sotto il paese di Tiglio?), mentre quello del secondo all’altezza di Biarzo (13).

Nel giugno del 1851 Marianna Sittaro di Azzida (14 anni) cadde nelle acque del Natisone e annegò in località V figah che si trova a metà strada tra San Pietro e Ponte San Quirino (14).

Nel luglio del, 1852 Giovanni Manzini (57 anni), abitante in località Malin di Bri­schis (qui un tempo c’era un vecchio mulino), fu inghiottito da un gorgo del Natisone accan­to al grosso masso che si trova nel centro del fiume di fronte al vecchio mulino di Cicigolis ormai distrutto e chiamato Kovačija (15)

Nell’agosto dello stesso anno Caterina Marseu di Mersino (24 anni), sofferente di mal caduco, mentre stava lavando i panni nel torrente cadde in acqua e annegò (16).

Nel settembre del 1852 Maria Krast di Stupizza, una bambina di 12 mesi annegò in un recipiente pieno d’acqua (17).

Nel maggio del 1856 Maria Teresa Specogna di Spe­cognis (2 anni) cadde accidentalmente in acqua nei pressi di casa e il suo corpo fu rìpescato nel Natisone in località Obla#njak (18).

Nelle acque del Natisone trovò la morte nell’ ottobre dello stesso anno anche Caterina Ariauz (46 anni) di Erbezzo (19).

Sempre nelle acque del Natisone morì nel luglio del 1858 una certa Cernetig Maria di Cernetig (Stregua), che era al servizio della famiglia Podrecca di San Pietro (Peteradovi?) (20).

Nell’ottobre del 1868 Maria Ariaviz di Tarcetta (15 anni) annegò probabilmente nel gua­do di Perovizza travolta dalla piena del Natisone (21).

Nel gennaio del 1874 Marianna Specogna di Mersino (63 anni) annegò probabilmente nel torrente di Mersino (22).

Nell’ottobre del 1875 Giovanni Crisnar di Crisnar presso Savo­gna annegò nelle acque del torrente Alberone che scorre dietro alla casa dei Crisnaro (nome di casato Kranjac) (23).

Termina qui l’elenco degli annegati della parrocchia di San Pietro. Nel prossimo numero seguirà l’elenco di tutte le vitti­me causate dall’annegamento (circa una ventina) nella parroc­chia di San Leonardo.

Note

(1) Die 4 Agusti 1819―Antonius Vinturini de S. Petro in flu­mine Natisonis submersus obijt (MP).

(2) Die 22 7bris 1835 ―Joseph Manzini de Sub Rotta eundo ad Vernassum solus accidentaliter praeceps ruit ad flumen Natissum prope pontem ligneum Vernassi et illico obijt (MP).

(3) Die 1 aprilis 1837 ―Catharina Suoch de S. Petro, transeundo flumen Natisonis in loco dicto v Bruodah (questo guado si trovava nei pressi della attuale passarella sul Natisone che collega S. Pietro e Oculis - n.d.r.) demersa est in acqua et inventa est penes molendinum S. Quirini (MP).

(4) Die 3 Junij 1837―Dominicus Gujon de Masarolis acci­dentaliter demersus fuit in aqua Azzidae penes molendinum sub Azzida (MP).

(5) Die 16 Julij 1838 - Lucia Manzin de Loch accidentaliter submersa fuit in flumen Natiso­nem (MP).

(6) Die 20 Julij 1839 ― Joseph Juretigh de Rotta heri hora 10 matutina submersus fuit in fiumine Natisone sub Tilio et hodie sepultus est in coemeterio S. Syl­vestri in Antro (MP).

(7) Die 6 9bris 1839 ― Maria Floram de Montefusco submersa fuit in torrente Legrada sub Pros­senico in Paroecia Attimis (MP)..

(8)Die 21 Februarij 1841 ―Joannes Cemoja de Tarzetta tran­seundo flumen Natisum et veniendo ad missam ad Parroc­chiam S. Petri, submersus fuit in acqua apud Peruofzam et prope Tilium inventus fuit (MP).

(9) Die 17 9bris 1841 - Bartolomeus Floram de Pejano submersus fuit in aqua prope molendinum Jacobi Clignon de Pejano (MP).

(10) Die 5 8bris 1844 ―Joseph Plata de Lasiz heri hora 4. vespertina demersus fuit in flu­men Natisium et hodie inventus fuit in flumine prope Cras in loco dicto Stivanszach (MP).

(11) Die l48bris 1846―Joannes Stries de Borreano die 12 huius (mensis) hora 7. vespertina proveniendo a monte Mia et tran­seuendo fiumen Natisonis in faciem Borreana submersus fuit in acqua et ben inventus fuit in medio acque in Arpit (MP).

(12) Die 28 9bns 1846― Joan­nes Ursigh de Pulfaro heni hora 6. matutina inventus fuit in fluniine Natisone (MP).

(13) Die 26 9bnis 1849 ―Petrus Banchig natus in page Tarcettae in transitu fluminis Natisonis apud locum dictum Tepenepoie aquis abreptus ac suffucatus (...) ejus cadaver inventus est apud locum Tu brai­de ― Joannes Sturam natus Tar­cettae in transitu fluminis Natiso­nis apud locum dictum Tepene­poie aquis abreptus ac suffucatus obijt nudiustertius, eiusque cada­ver inventus apud locum Biarzo (MP).

(14) Die 14 Junij 1851. ―Marianna Sittaro de Azzida repentina morte casu in fiumen Natisonis ad locum u Figah (MP).

(15) Die 28 Julij 1852 ― Joan­nes Manzini de Malin sub Rodda in flumine Natisonis ad magnam petram prope molendinum in facie Brischis in gurgite acciden­tali morte correptus inventus est (MP).

(16) Die 31. Augusti 1852 ―Catharina Marseu de Mersino morbo comitiali correpta dum in torrente lavaret pannos in illud praeceps ruit ibique in aqua obijt (MP).

(17) Die 3 Septembris 1852 ―Maria Krast de Stupizza in vase aquae casuliter suffocata (MP).

(18) Die 20 Maji 1856 ―Maria-Teresia Specogna de Spe­cogna accidentali ter lapsa in flumine Natisone prope Oblačnjak (MP).

(19 )Die 2 Octobris 1856 ―Cathanina Ariauz de Erbezzo accidentàliter lapsa in flumen Natisone obijt die 30. 7bris hora 9. mane (MP) . (20) 28 Julij 1858 ― Maria Cernetigh de Cernetigh ancilla in domo domini Podrecca de S. Petto casu lapsa in flunnine Nati­sonis repente obijt (MP).

(21) Die 4Sbnis 1868 ―Maria Ariaviz de Tarcetta obdormivit in Domino die i 8bris in flumine Natisonis prope Perovza (MP).

(22) Die 14 Januarij 1874 ―Marianna Specogna de Mersino mortuam invenerunt heri hora 8. mane in torrente procul Mersino (MP).

(23) die 16 Octobris 1875 ―Joannes Crisnar de Crisnar in tor­rentem prope domum mortuus est (Ml’).

Casi di annegamento nella parrocchia id S. Leonardo

In questa puntata elencherò i casi di morte per annegamento verificatisi nella antica parroc­chia di San Leonardo dal 1657 fmo al 1837 circa.

Si tratta di 25 casi ma l’elenco non è certa­mente completo, tenendo conto soprattutto del fatto che alcuni libri dei morti (dal 1668 al 1713), come già detto, sono spa­riti da tempo dall’archivio di San Leonardo.

Inizia la serie nel settembre del 1657 il figlio di un certo Pie­tro Cernuota di Cosizza il quale «si negò nella aqua Cosizza» (1).

Stessa sorte toccò nel dicembre del 1661 a Marina, moglie di Simone Sdraullia di Seuza caduta accidentalmente in un torrente. Non vengono ripor­tati né l’età della donna né il nome del torrente (Koderjana?) in cui trovò la morte (2).

Nel maggio del 1717 fu travolto dal­le acque ingrossate del torrente (Erbezzo?) Giovanni Pappes di Scrutto (13 anni) e il suo corpo fu ritrovato «ad quadrantem miliaris a loco in quo defecit» cioè a un quarto di miglio dal luogo della disgrazia (3).

Nell’ottobre del 1730 Urbano, un bambino di cinque anni, figlio di Buccovaz Biagio (soprannominato Arbidnjak) di Slapovik, morì probabilmente nelle acque del torrente Rieka (4).

24 anni aveva Luca Paravan di Podaltana / San Leonardo quando, nell’agosto del 1738 morì cadendo da un ponte pres­so il mulino superiore di San Leonardo costruito in località Utanščak (5).

Nel gennaio del 1752 Giovanni Papes di Scrutto (40 anni) morì annegato durante una improvvisa inondazione o un nubifragio (6).

Stessa sorte toccò nel 1757 a Michele Blavig di Merso inferiore (11 anni) annegato nelle acque del torren­te Erbezzo o dell’Alberone (7).

Forse è morto per annegamento nel febbraio del 1758 anche Bar­tolomeo Crisetigh di Podlak. A causa del terreno gelato cadde da una rupe nel sottostante tor­rente in località Na mirnah e il suo corpo venne poi rinvenuto sotto l’acqua gelata (8).

Nel giu­gno del 1760 un ragazzo di 10 anni, figlio di Stefano Sdrauligh di Seuza cadde nelle acque di un torrente in piena (Koderjana?) e il suo corpo fu trasportato dalla corrente fino ad Osgnetto dove venne ritrovato (9).

Nel giugno del 1761 Tommaso Prapodnig di Prapotnizza (55 anni), volen­do guadare il torrente Reka in piena a monte del paese di Cosizza, fu travolto dalle acque e il suo corpo venne ripescato nelle vicinanze di Scrutto (10).

Nel dicembre del 1764 Antonio Petrusin di Cernizza morì, probabilmente annegato, duran­te una inondazione ma non si specifica dove (11).

Nel luglio del 1766 Marina, la moglie qua­rantenne di Giorgio Pauletig di Seuza, annegò nelle acque del torrente Koderjana sotto il paese di Sverinaz (12).

Nel marzo del 1778 dobbiamo registrare la morte per annegamento di tre persone, tutte di Oznebrida (comunità di Drenchia). Grego­rio Tntsgnach e suo figlio Luca annegarono assieme a Tommaso Scuderin nei pressi di Cosizza travolti dalle acque in piena del torrente Cosizza che volevano guadare (13).

Dalle numerose disgrazie avvenute nei pressi di Cosizza si evince che in quel tratto del torrente ci fosse un guado prima della costruzione dei due ponti nelle vicinanze di Postacco e Crostù.

Nell’agosto del 1788 Filippo Duriava, pro­babilmene di Tribil inferiore (35 anni) cadde da un dirupo nelle acque del torrente Alberone in località Sotto Azzida dove morì per annegamento.
Il parroco di San Leonardo fa notare nell’atto di morte che il giovane venne sepolto a San Leonardo nella tomba della famiglia Clinaz e che circa venti giorni prima si era confessato e comunicato «ex devotione» nella festa di San Lorenzo (14).

Nell’agosto del 1802 Giovanni Lushzag di Pod­lak (31 anni), marito di Maria Beuzar originaria di Kosi (oggi nella Repubblica di Slovenia), morì annegato in un torrente «sub dicta villa Podlachi» (15).

In località Sotto Azzida annegò nell’aprile del 1809 Marina Cri­setigh di Ussivizza, vedova di Giacomo Qualizza di Cravero (16).

I numerosi casi di annega­mento che si verificavano nel torrente Alberone in località Sotto Azzida confermano la pre­senza in loco di un guado il cui attraversamento diventava peri­coloso soprattutto durante le pie­ne. Del resto, come abbiamo già annotato in precedenza, molti annegamenti si verificavano anche nel Natisone nei pressi dei guadi di San Pietro, Perovizza e Brischis.

Nel giugno del 1809 Giovanni Bremitsch di Klavže presso Podmelec nella Baika grapa ma alle dipendenze di Antonio Podrecca di Scrutto (30 anni) annegò sotto Scrutto nelle acque dell’Erbezzo (17).

Nel maggio del 1811 annegò in una pozza d’acqua nei pressi di casa Stefano Caucigh (2 anni) di Stregna (18).

Nell’agosto del 1815 Marina Moncher di Merso inferiore (70 anni), probabil­mente in un momento di depres­sione («mente capta», annota ilparroco di San Leonardo nell’atto di morte), si gettò nelle acque dell’Alberone dove morì annegata (19).

Ai primi di gen­naio del 1817 morì nelle acque del Cosizza, a valle dell’omoni­mo paese, Giuseppe Trinco di Cisgne (12 anni), caduto in acqua e annegato mentre transi­tava di là nottetempo (20).

Ennesima disgrazia con esito mortale in località Sotto Azzida il 23 marzo del 1821.
Verso le cinque del pomeriggio fu travol­to dalle acque dell’Alberone, che probabilmente cercava di guadare, Giovanni Gambousiz di Altana (33 anni).
Il suo corpo fu trasportato dalla corrente nel fiume Natisone e trovato un mese dopo, il 25 aprile, all’altez­za di Purgessimo. Lo desumo dal fatto che fu sepolto nel cimitero di Purgessimo (21).

Nel 1819 un battello fluviale fece naufragio nel fiume Isonzo in prossimità del paese di Sagrado. Ecco come viene descritto sul libro dei morti quel tragico fatto dal parroco di San Leonarso:
«S. Pietro del Lisonzo, adì 30. 8bre 1819 ― Nel giorno 26. 8bre avvenuto naufragio in Sagredo, dove perirono annegate, come si dice, circa trenta persone. Di queste se ne trovarono nello stesso giorno a sera sei annegati. Tra questi una era una donna di nome Maria, sepolta qui li 27 bre 1819 che vendeva frutta in facia Vendrame in Marchià Vecchio di Udine di circa 39 anni».
Maria, che vendeva la frutta in via Mercato Vecchio ad Udine era probabilmente origi­nana della parrocchia di S. Leo­nardo altrimenti il parroco non avrebbe annotato il suo nome sul libro dei morti.

Nel luglio del 1824 morì annegato nelle acque del torrente Rieka, dove si era recato probabilmente per nuotare (la disgrazia infatti avvenne nelle ore pomeridiane) il ventottenne Valentino Chiabai di Grimacco (22).

Note

(1)Addi 6 7bre 1657 (ML).

(2) Die 28 Xbris 1661 ― Sepulta est Maria uxoi Simonis Sdrallia de Seuza qui cecidit casualiter in tor­rentem et est demersa (ML).

(3) Die 28 Maij 1717 ― Joanna Pappes de Scrutt submersa in profluvio et inventa ad quadrantem milia (ML).­

(4) Die 5 Junij 1730 Ud,anus flhius Blasij Bucco­vaz dicti Arbidgnach de Slapovigh sive Suerinaz in aqua subersus (ML).

(5) Die 29 Octobris 1738 ― Lucas filius Parauanni de Subaltana de repente cadens ex ponte penes molen­dinum superiorem dicti in V tanszagh ac statim nullo potente occurrere excessit e vivis (ML).

(6) Die 27 Januarij 1752 ― Joanna filia qm. Petri Papes de Scrut obijt improvisa (sacramentis) oh inundationem aquarum (ML)

(7) Die 11 JuIij 1757― Michael fihius Stephani Bla­vigh de Merso inferiori submersus in acqua (ML).

(8)Die 3 Februarij 1758 ― Barholomaeus Crisetigh de Podlachi lapsus e rupe per via gelata in loco dicto Namirnagh sub districtu communitatis gramecensis ibi­demque in aqua sub gelu repertus (ML).

(9) Die 17 Junij 1760 ― Infans qm. Stephani Sdrau­ligh de Seuza aquarum diluvione raptus et penes Osgneto mortuus repertus (ML).

(10) Die 7 Junij 176V ― Thomas Prapodnig de Pra­potniza communitatis Drecha in crescente Recha torcn­te supra Cosizaxn volens vadere ab ipso torente arreptus et ad ripas eiusdem aquae penes Scrut inventus (ML).

(11) Die Octava Xbris 1764― Antonius Petrusin de Cerniza ob aquarurn inundantiam obijt improvisus (sacramentis) (ML).

(12) Dic 23 Julij 1766― Marina uxor Giorgij Paule­tig de Seuza submersa penes Sverinaz et revisa a justi­tia obijt (ML).

(13) Die 8 Martij 1778 ― Gregorius Trusgnagh et Lucas filius dicti Gregorij Trusgnagh de Oznegabarda conimunitatis Drenchiae ― Thomas fihius Canciani Scu­derin de dicto loco omnes tres submersi et inventi in districtu communitatis Cosiza (ML).

(14)Die 29 Augusti 1788 ― Philippus Duriava casu infortunato cecidit in aquam ex quodam praecipitio sub Asida ubi ex aqua mortuus extractus (ML).

(15) 16 augusti 1802_ Joannes Lushzag de Podla­chi heri hora circiter 4ta pomeridiana sub dicta vi11a Podlachi in aqua submersus (M Liessa).

(16) Die 23 Aprilis 1809― Marina Crisetig de Ussi­vizza heri vespere hora circiter sexta sub Azida aqua submersa obijt in Domino et sepulta ad S. Petrum (ML).

(17) Die 3 Junij 1809― Joannes Bremitsch de Clussa Parochiae Podmeucensis prima huius mensis die, hora quarta pomeridiana sub Scrutto aqua suffocatus (ML).

(18) Die 5 Maij 1811 ― Stephanus fihius Antonii Caucigh de Clinaz nunc domiciliantis in Srednia ben vespere hora 4. in foveam penes propriam domum ple­nam aqua lapsus et suffocatus est (ML).

(19) Die 22 Augusti 1815 ― Maria Moncecr de Mersio inferiore, vidua Andreae Cagoi de Osnia mente capta precipitavit se in aquam sub Mersio inferiore (ML).

(20) Die 6 Januarij 1817 ― Josephus Trinco de Cisgna nudius tertius vespere de nocte sub Cosiza in aqua submersus (ML).

(21) Die 22 Martij 1821 ― Joannes Gambousiz de Altana hodie vespene hora circa 5. sub Azida in aqua mbmersus et die 25 Aprilis inventus, sepultus est in coemeterio Purgessimi (ML).

(22) Die 18 Julij 1824― Valentinus Chiabai de Grimaco hora meridiana in aqua submersus, ex aqua extractus est mortuus (ML).

Morti per cadute accidentali da precipizi e dirupi

Una delle disgrazie più fre­quenti registrate sui libri dei morti di S. Pietro e S. Leonar­do era la caduta accidentale da precipizi e da alte rupi.

I parro­ci delle menzionate parrocchie annotavano questo tipo di disgrazie con le seguenti espressioni latine: «Ex praeci­pitio lapsus, praecipitio cadens, ex alto saxo delapsus, praecipi­tio de alta rupe decidendo, a rupe in praeceps ruendo, cadens per rupem vel per mon­tem, e rupe praeceps, per prae­cipitium cadens, praeceps ruit e monte» che hanno più o meno lo stesso significato (= caduto/a da un precipizio o da una alta rupe).

In circa 180 anni (1680 ―1860) sono morte per questo motivo circa ottanta persone.
Il numero delle vittime era certa­mente più alto se consideriamo che i dati della parrocchia di S. Leonardo sono lacunosi.
I dati raccolti parlano comunque di circa 65 disgrazie accadute nel­la parrocchia di S. Pietro e di 15 in quella di S. Leonardo.
Le disgrazie avvenivano soprattut­to in montagna dove la gente si recava a pascolare, a falciare l’erba e a tagliare la legna anche in zone impervie, su ripi­di costoni, tra burroni e preci­pizi ed è in questi luoghi che sono successe diverse disgra­zie.

Le cadute dai precipizi era­no frequenti soprattutto sul ver­sante roccioso occidentale del Matajur denominato Cela (V čelah) dove gli abitanti di Mer­sino avevano le loro planine.
Da notare che ben 22 vittime provengono dal paese di Mersi­no e rappresentano un terzo di tutti i «caduti» registrati nella parrocchia di S. Pietro.

Tra le vittime dobbiamo annoverare anche alcuni pastorelli di 8, 9 e 10 anni che hanno perso la vita mentre pascolavano le pecore o le capre in zone impervie e pericolose.

Tra i crepacci del monte Mia, sia sul versante veneto che austriaco, morivano invece i boscaioli o i «carbona­ri» intenti alla produzione del carbone vegetale.

Alcune per­sone hanno perso la vita caden­do su ripidi sentieri mentre si portavano, magari di notte, da un paese all’altro (sembra che i sentieri più pericolosi fossero quelli che collegavano Mersino e Montefosca col fondovalle).

Gli atti di morte riferiscono che queste disgrazie, così come quelle per annegamento, acca­devano accidentalmente, ma non possiamo escludere, alme­no in qualche caso, la volontà suicida (solo in due occasioni si accenna al suicidio mediante annegamento da parte di perso­ne «mente captae»).
D’altra parte non ho trovato alcuna nota, nel periodo preso in esa­me, riguardante il caso di un suicidio deliberato e conclama­to.

Disgrazie accadute nella parrocchia di S. Pietro

Prima di tutto elenco le disgrazie con le relative vittime accadute nella parrocchia di San Pietro al Natisone.
In seguito tratterò quelle della parrocchia di San Leonardo.

Nell’agosto del 1678 Gio­vanni Mansin di Pulfero muore cadendo da un precipizio in località Predol nei pressi di Stupizza (1).

Nell’agosto del 1696 Bartolomeo Zernoia di Tarcetta (26 anni) morì sul col­po precipitando da un dirupo in una non precisata zona monta­na (2).

Stessa sorte toccò anche a Gregorio Schorscha di Mersi­no (50 anni) il quale morì cadendo da un precipizio nell’ottobre del 1696 (3).

Di Mersino era anche Andrea Jereb (14 anni), caduto all’ini­zio di gennaio del 1700 da qualche roccia e morto dopo aver ricevuto l’assoluzione da. parte del sacerdote (4).

14 anni aveva anche Antonio Zedarmas di Erbezzo morto per lo stesso motivo nel luglio del 1702 (5).

Nel maggio del 1706 Giacomo figlio di fu Paolo Cucavaz di Mersino, soprannominato Knuoht (45 anni) cadde da un’alta roccia e morì sul colpo (6).

Nel febbraio del 1710 è la volta di Lucia, moglie di Anto­nio Martinig di Cepletischis precipitata da un dirupo (7).

Nel mese di marzo dello stesso anno muore in un dirupo anche Marino Miraz (15 anni) di Pegliano (8).

Nel giugno del 1716 muore Marino Snidar di Oculis (25 anni) anch’esso «precipitio de rupe delapsus» (9).

Nel settembre del 1719 Giuseppe Mansin di Pulfero (41 anni) morì cadendo da un’alta rupe nell’alta valle del Natisone ma al di là del confi­ne, nello Stato austriaco, dove si era recato per lavoro (10).

Nel dicembre dello stesso anno Giorgio Loszach di Losaz pres­so Montemaggiore (50 anni) trovò la morte probabilmente nelle vicinanze del paese parti­colarmente ricche di formazio­ni rupestri (11).

Nell’ottobre del 1730 Mattia Derbalo di Oculis fu trovato morto in ter­ritorio imperiale (monte Mia?) tra le rocce di un bosco. Era morto cadendo «ex praecipitio aliquo» (12).

Nel dicembre del 1735 Marino Cernoia di Coliessa (50 anni), mentre stava tagliando la legna non lontano da casa cad­de in un dirupo «penes unum cretu», si ferì alla gola e morì all’istante (13).

Al di là del confine di stato, presso il fiume Natisone, fu rinvenuto nel gen­naio del 1736 il cadavere del settantenne Bartolomeo Capellaro di San Pietro (14).

Nel febbraio del 1736 Marina, vedova di Stefano Maion di Calla (70 anni), mentre stava tornando a casa morì cadendo probabilmente dal sentiero in qualche scarpata (15).

36 anni aveva Lucia, moglie di Cle­mente Goless di Stermizza, morta nel giungo del 1738 pre­cipitando da una rupe (16).

Nell’ottobre dello stesso anno Gaspare Loszach, oriundo di Masseris ma abitante a Dus, morì precipitando in una scar­pata mentre stava trasportando un paio di recipienti vuoti (due «buzoni»?).
Morì perché nella caduta fu ferito mortalmente dal coltello che di solito porta­va con se infilato in uno stiva­letto (17).

Nel giugno del 1740 Anto­nio Pussin di Erbezzo (20 anni) si sfracellò cadendo da un’alta rupe per 50 passi (18).

Nel luglio del 1741 Giacomo Bevi­lacqua di San Pietro cadde da un dirupo presso il fiume Nati­sone, si ferì al capo e morì due giorni dopo (19).

Nel marzo del 1745 Daniele Biertigh di Mezzana cadde «ex alto» e fu travolto da grossi sassi che rovinarono su di lui. L’espressione latina «ex alto» potrebbe indicare anche una caduta dal tetto o dal poggiolo della casa e non necessaria­mante una caduta da un’alta rupe (20).

Nel luglio del 1745 Giacomo Juretigh di Mersino basso morì cadendo «ex preci­pitio montis scosesii», proba­bilmente dalle rocce del monte Matajur (21).

Nell’aprile del 1749 Nicolò Metues, anch’esso di Mersino, morì cadendo «per rupem saxorum alti montis». Anche in questo caso possiamo presumere che la tragedia si sia consumata tra le tristemente note e pericolose «Cela» del Matajur.
Il disgraziato morì circa venti ore dopo la caduta ed ebbe il tempo di ricevere i sacramenti della confessione e dell’estrema unzione (22).

Di Mersino era anche Giovanna Metues (19 anni), caduta nel 1754 in un crepaccio (del Matajur ? ) e morta sul colpo (23).

Note

(1) Die 23 augusti 1678 ― Joannes Mansin de Pufaro praecipicio collissus de monte Prodol obijt (MP).

(2) Die 5 Augusti 1696 (MP).

(3) Die 20 8bris 1696 (MP).

(4) Die 2 Januarij 1700― Andreas Jereb de Mer­sino ex praecipitio casuali in extremis constitutus accepta absolutione ex hac vita decessit (MP).

(5) Die (?) Julij 1702 (MP).

(6) Die 23 Maij 1706 ― Jacobus filius qm. Pauli Cucauaz dicti Knuoht de Mersino ex alto saxo delapsus (MP).

(7 )Die 27 Februarij 1710 (MP).

(8) Die 6 Martij 1710 (MP).

(9) Die l2Junij 1716 (MP).

(10) Die 20 7bris 1718 ― Josephus Mansin de Puffaro praecipitio de alta rupe in convalle Nati­sonis trans fines Venetorum sub ditione Imperia­li delapsus (MP).

(11) Die 27 Xbris 1719 (MP).

(12) Die 13 8bris 1730 ― Matthias Derbalo de Oculis inventus mortuus in rupibus silvarum a parte Imperii, cadendo ex precipitio aliquo (MP).

(13) Die 19 Januarij 1736 ― Bartholomaeus Capellaro de S. Petro repertus mortuus in praeci­pitio quodam in partibus Natissi a parte Imperii (MP).

(14) Die 18 Xbris 1735 (MP).

(15) Die 8 Februarij 1736 ― Marina uxor et vidua rei icta qm. Stephani Maion de Calla casua­liter et accidentaliter cecidit per alto creto eundo ad Callam et inventa est iam defuncta (MP).

(16) Die 26 Junij 1738 ― Lucia uxor Clemen­tis Goless de Starmiza obijt a rupe in preceps ruendo (MP).

(17) Die 9 8bris 1738 ― Gasparus Loszach oriundus de Masseris sed habitans in loco Duss obijt lagenas duas vacuas portans cadensque in praecipitio seipsum occidit cultrum ad calteum habens seu tenens (MP).

(18) Die 18 Junij 1740 (MP).

(19) Die 24 Julij 1741 ― Jacobus Bevilacqua de S. Petro a rupe prope Natissum lapsus et in cautem elisus mortali vulnere, et post dies duas mortuus (MP).

(20) Die 19 martij 1745 ― Daniel Biertigh de Mezzana obijt in Domino cadens ex alto et lapi­dibus cadentibus obrutus (MP).

(21) Die 29 Julij 1745 (MP).

(22) Die 17 Apriiis 1749 (MP).

(23) Die 4ta Augusti 1754 ― Joanna Metues de Mersino obijt ex alta rupe montis in imma cadens mortua est repente (MP).

Ancora disgrazie a S. Pietro

Nel giugno del 1760 Mattia Codra detto Tamasut di Vernas­so (64 anni) morì cadendo lungo un dirupo (1).

Nel gennaio del 1761 Tommaso Coceanigh di Vernassino (57 anni) cadde «ex alto» e morì dopo aver ricevuto l’assoluzione e l’estrema unzio­ne (2).

Nel settembre deI 1761 Valentino Grudina (50 anni), oriundo di Lom (oggi Tolminski Lom), morì cadendo da un pre­cipizio e fu sepolto a San Pietro tre giorni dopo la morte (3).

Nel maggio del 1764 Paolo Clignon di Cicigolis (60 anni) morì sul monte Mia cadendo in un crepaccio (4).

Nel settembre del 1766 un pastorello di pecore, certo Michele Milissa di Tarcet­ta (10 anni) morì cadendo da una rupe (5).

Nel giugno del 1767 Lorenzo Duss di Dus cad­de da una rupe ma non morì subito. Infatti ebbe il tempo di ricevere l’assoluzione e l’estre­ma unzione (6).

Nel novembre del 1768 Lucia, moglie di Gia­como Coren di Ponteacco, cad­de da un dirupo e si ruppe l’osso del collo (7).

Nel luglio del 1769 Giuseppe Blasutigh di Vernassino (53 anni) morì all’istante precipitan­do in montagna lungo un dirupo (8).

Stessa sorte toccò nell’ago­sto del 1769 a Luca Raccar di Biacis, un pastore di animali (9)

e nel giungo del 1773 a Grego­rio Mocizar (?) di «Loh sub Rot­ta», cioè di Pulfero, morto a 19 anni cadendo da un alto precipi­zio (10).

Nell’agosto del 1773 Canciano Banchig di Tarcetta (22 anni), mentre era intento a tagliare l’erba nei prati situati presso la chiesetta di San Nicolò di Pegliano, ebbe un attacco di epilessia, precipitò da un’alta rupe e morì all’istante (11).

24 anni aveva Michele Rac­car di Mersino quando morì cadendo da un’alta rupe (12).

Nell’ottobre del 1779 Marina, vedova di Giovanni Juretig di Stupizza (50 anni) cadde in un dirupo mentre stava percorrendo il sentiero che da Mersino con­duceva a Stupizza e si ferì mor­talmente al capo (13).

Nel novembre del 1784 Lorenzo Juretig di Mersino (60 anni) precipitò per il monte e morì mentre stava salendo a casa da Stupizza (14).

Nell’agosto del 1787 Giuseppe Gos di Gabrovizza (70 anni) morì cadendo in un dirupo mentre era intento a falciare l’erba (15),

nel maggio del 1788 invece Gio­vanni Metves di Mersino (24 anni) cadde da una rupe e morì mentre era intento a tagliare la legna (16).

Nell’agòsto del 1786 Giorgio Sturam di Rodda (38 anni), mentre stava procedendo allo sfalcio dell’erba ebbe un attacco epilettico, precipitò giù per il monte e morì (17).

Nel marzo del 1796 Filippo Snidar, un bambino di 3 anni di Vernas­so morì precipitando «ab alto» probabilmente nei pressi di casa (18).

Ennesima disgrazia a Mer­sino nel luglio del 1796 Stefano Specogna di Mersino (14 anni) precipitò da un’alta rupe e si ferì mortalmente al capo. Si trattava probabi1mente di un pastorello (19).

Anche il sessantenne Grego­rio Cornelio di Ponteacco ma oriundo di Staro selo presso Caporetto (nel 1763 aveva spo­sato Giovanna Cosmacin di Biàrzo) morì nel giugno del 1797 cadendo da una rupe men­tre era intento a pascolare gli animali (20).

Appena sei anni aveva Valentino Domenis di Rodda morto nel settembre del 1797 a causa di una ferita mortale alla testa procuratasi durante una caduta da un'alta ruper (21).

Nell'agosto del 1806 Giovanni Osgnach di Osgnetto (22 a servizio presso la famiglaia di Francesco Muligh di Vernasso, mentre era intento a lavorare nel bosco morì precipitando per il declivio del bosco (22)

Note

(1) Die 27 Junij 1760— Matthias Codra dictus Tamasut de Vemasso obijt cadens per rupem, confractus mortuus inventus (MP).

(2) Die8 Januarij 1761 (MP).

(3) Die 23 Septembiis 1761 — Valentìnus Grudina oriundus de Lom ex Comitatu Tulminensi sive ex Destrictu Austriaco obijt cadens ex rupe, sive per montem ex precipitio (MP).

(4) Die 16 Maij 1764— Paulus Clignon de Cicigulis in monte Mia ab alto praeceps contusus occubuit (MP).

(5) Die 2 septembris 1766 — Michael filius Petri Milissa de Tarcetta, ovium pastore e rupe praeceptus obijt munitus extremae unctioni obijt (MP).

(6) Die 24 Junij 1767 — Laurentius duss de duss sub Masseris obijt in domino ex alta rupe cadens, attamen vivus adhuc manus ed contritionem strimgens, obtenta absolutione sacramentali et ectrema unctione axhallavit animam (MP).

(7) Die 3 Novembris 1768— Lucia uxor Jacobi Coren de Ponteaco cadens ex alto fracto collo statim expiravit (MP). (8) Die 28 Julij 1769 — Josephus Blasutigh de Vernassino preceps per montem et rupem excessit e vivis (MP)..

(9) Die 12 augusti 1769 — Lucas Raccar de Biacis in pascendis animalibus e rupe preceps ob gravem capitis contusionem animam Deo reddidit (MP)

(10) Die 20 Junij 1773 (MP).

(11) Die 12 Augusti 1773 — Cancianus Banchig de Tarcetta, qui in pratis eclesiae Sancti Nicolai de Peano vicinis secando faeno erat intentus, a caduco morbo cui erat subiectus, aprehensus fuit et per altam rupem praeci­pitatus, sicque contuso corpore statim animam Deo reddidit (MP).

(12) Die8Junij 1775 (MP).

(13) Die 22 Octobris 1779— Marina vidua relicta a qm. Joanne Juretig de Stupiza sub communitate Mersini cx villa Mersini Stupizani descendens e rupe praeceps contuso capite aniniam Deo reddidit ibique postridie exanimis inventa (MP).

(14) Dia 8 Novembris 1784 — Laurentius Juretig de Mersino a Stupiza domum ascendens per montem praeceps lapsus ecanimis est inventus (MP).

(15) Die 6 Augusti 1787 —Josephus Gos de Gabroviza in secando faeno e rupe praeceps contuso capita animam Deo reddidit (MP).

(16) Die 10 Maij 1788— Joannes Metves de Mersino in caedendis lignis a rupe praeceps contuso capita animam Deo reddidit (MP).

(17) Die 16 Augusfi 1786 — Georgius Sturam de Rotta secando faeno intentus, fuit a caduco morbo correpto a quo per montem dejectus (MP).

(18) Die 27 Martij 1796 — Filipus filius Urbani Snidar de Vernasso ab alto praeceps delapsus animam Deo reddidit (MP).

(19) Die l4J ulij 1796 (MP).

(20) Die I Junij 1797— Gregorius Cornelio de Ponteaco pascendi in mon­tibus animalibus intentus e rupe preceps contuso capita obijt (MP).

(21) Die 19 7bris 1797 — Valentinus Domenis de Rotta e rupe preceps contuso capita obdormivit in Domino (MP).

(22) Die 28 Augusti 1806 — Joannes Osgnach de Osgnetto, famulus in domo Francisci Muligh de Vernasso dejectus ex declivi montis praecipitio casuali in nemore obijt in Domino (MP).

Ancora disgrazie in parrocchia di S. Pietro

Nel settembre del 1806 Ste­fano Marseu di Rodda (9 anni) mentre stava portando il pranzo a uno dei suoi fratelli che sor­vegliava il bestiame al pascolo, cadde in un precipizio e morì (1).

Nel febbraio del 1809 Marina, moglie di Stefano Guion di Calla (73 anni) morì «propter lapsum profundae rupis» e venne sepolta nel cimitero di San Nicolò di Masarolis, segno evidente che la disgrazia accadde sul territo­rio della parrocchia di Masaro­lis (2).

Nel maggio del 1810 morì il reverendo Giovanni Marseu di Mersino, confessore e cappellano del luogo (44 anni). Mentre stava ritornando a casa da Rodda cadde acci­dentalmente per un declivio molto ripido e mori. L’atto di morte, redatto in latino, fa notare che il Marseu era un «sacerdote integerrino, adorno di virtù ed esimio per carità e pietà» (3).

Nel settembre del 1814 Marina Clavora di Rodda (63 anni) mori precipitando in un burrone dopo che era scivo­lata per un ripido pendio (4).

Nel febbraio del 1831 Giusep­pe Zorza di Mersino (29 anni) mori precipitando in un dirupo in località «Za belim čelam» (5).

Nel settembre del 1832 Leonardo Succaglia di Cras (62 anni) mori sul monte Mia, dove era andato probabilmente a tagliare la legna, precipitando «ex rupe» (6).

Nel novembre del 1835 Antonio Coren di Mersino (12 anni) morì proba­bilmente cadendo accidental­mente dal dirupo che si trova a pochi metri di distanza dalla chiesetta montana di San Lorenzo situata nei pressi di Mersino alto (7).

Nel luglio del 1839 mori cadendo da qualche roccia in località «Mala sanožet» Giovanni Juretigh di Mersino. Aveva appena otto anni ed era probabilmente un pastorello, dato che la disgrazia avvenne «in comunali pasculo» (8).

Nel mese di settembre del­lo stesso anno mori Maria Mar­seu, moglie di Giovanni Cuco­vaz di Mersino (30 anni), cadu­ta accidentalmente mentre tagliava l’erba in località «Par križe» sul monte Gabarje (9).

Nel dicembre del 1839 Erma­cora Jellina di Jellina (58 anni) mori alle dieci del mattino pre­cipitando lungo un ripido pen­dio in un prato denominato «V rebreh» (10).

Nel settembre del 1841 Marino Cencigh di Montefosca (20 anni) precipitò in località «Pod polico» nel sottostante torrente Budrin dove fu trovato privo di vita (11).

Nel dicembre del 1841 Giovanni Jereb di Mersino (25 anni) precipitò da qualche roccia in località «Pod Bruna» e mori all’istante (12).

Due anni dopo, nel maggio del 1843, Stefano Jereb di Mersino (30 anni) mori cadendo acci­dentalmente sul monte Bruna mentre stava tagliando la legna (13).

Nel maggio del 1844 Ste­fano Zorza di Mersino, un bambino di appena 9 anni, mori cadendo lungo un ripido pendio in località «Pod lipo» mentre stava pascolando le pecore nei prati o terreni comu­nali (14).

Stessa sorte capitò nel 1846 a Ermacora Juretigh di Mersino (20 anni) il quale morì cadendo in montagna mentre stava pascolando le capre (15).

Nell’aprile del 1849 Maria Medves di Mersino, una bambina di appena sei anni, morì all’istante precipitando per la montagna presso il muli­no di Mersino (16).

Nel luglio del 1846 Giovanni Crucil (46 anni) di Linder sotto Mersino, frazione di Loch, mori cadendo da una precipizio presso gli stavoli costruiti in località Arpit nelle vicinanze del valico confinario di Stupizza (17).

Nel luglio del 1849 Biagio Jeli­na di Jellina (64 anni) morì precipitando da una rupe (19).

Nel settembre del 1861 Maria Franz di Stermizza, moglie di Giuseppe Grimaz (36 anni) morì cadendo in località «V policah» presso Stermizza (20).

Nel novembre del 1864 Lucia Zorza di Linder presso Loch (65 anni) morì precipitando «ab alto» (21).

Infine nel feb­braio del 1841 Lorenzo Jureti­gh di Mersino (14 anni) mentre pascolava le pecore sotto la chiesa di San Lorenzo a Mersi­no alto scivolò sul ghiaccio e andò a sbattere col capo in una grossa pietra morendo all’istante (22).

Note

(1) Die 5 7bris 1806— Stephanus Marseu de Rotta heri hora meridiana in pasqua visitans unum eius fra­trem, cui esum ferebat, casualiter per praecipitium cadens obijt in Domino (MP).

(2) Die 22 februarij 1808 (MP).

(3)Die lOMaij 1810—Reverendus D. Joannes Marseu de Mersino confessarius et capellanus localis, sacerdos integerrimus ornatus exi­minis pietate in Deum et proximum rediens ex Rotta Mersinum versus casualiter prolapsus per montem praecipitem ad una mortuus inven­tus fuit (MP).

(4) Die 2 Septembris 1814 —Marina Clavora de Rotta, vidua relicta a qm. Antonio Grudina dicti loci, per praecipitio saxorum ad mia profunda pendentia casualiter cadens repentina morte obijt (MP).

(5) Die 17 februarij 1831 —Josephus Zorza de Mersino fortuito collisus per rupem in loco Sa belun zelam, ibidem mortuus repertus est (MP).

(6) Die 30 7bris 1832 — Leonar­dus Succaglia de Cras de Biacis, maritus Ursulae Birtigh de Podvar­szbis, ex rupe in monte Mia ruens, ibi obdormivit in Domino (MP).

(7) Die 5 9bris 1835 — Antonius Coren de Mersino ben hora 5 vespertina praeceps accidentaliter ruit per montem prope S. Lauren­tium in Mersino et illico obijt (MP).

(8) Die 13 Julij 1839 — Joannes Juretigh de Mersino accidentaliter praeceps cecidit e rupe mala sanoset in comunali pasculo et statim post obdormivit in Domino (MP).

(9) Die 5 Septembris 1839 —Maria Marseu de Mersino acciden­taliter ruit praeceps recidendo her­bam in monte Gabaije dicto par Cri­si ~MP).

(10) Die 19 Xbris 1839 — Her­rnagoras Jellina de Jellina in prato U rebreh ruit preceps per montem et illico statim obijt (MP).

(11) Die 10 Thris 1841 — Mari­nus Cencigh de Montefusco praece­ps mite monte Pod Polizzo dicto et in rugo Budrin illico mortuus inventus fuit (MP).

(12) Die l7Xbris 1841 —Joanna Jerep de Mersino in monte Pod Bru­na praeceps ruit per montem et illico mortua est (MP).

(13) Die28Maij 1843—Stephanus Jerep de Mersino accidentaliter praeceps ruit in monte Bruna in Mersino cedendo ligna (MP).

(14) 1846- Hermagoras Juretigh de Mersino pascendo capras praece­ps ruit e monte Mersino et illico obijt (MP).

(16) Die 4 Aprilis 1849 (MP).

(17) Die l8Julij 1849—Joannes Crucil a Linder — Mersino e rupe pracceps lapsus et statim obijt apud stabula Arpit (MP).

(18) Die26JuIij 1849 (MP).

(19) die 30 Aprilis 1850 (MP).

(20) Die 10 7bris 1861 — Maria Franz de Stermizza decessit die 10. 7bris, decidit in loco Upolizah (MP).

(21) Die 21 Novembris 1864 —Lucia Zorza de Linder ab alto prae­cipitavit et mortua est (MP).

(22) Die 1 Februarij 1841 — Lau­rentius Juretigh de Mersino pascen­do oves sub Ecclesia S. Laurentii in Mersino cecidit accidentaliter super glatiem et praeceps ruens per mon­tem in ingentem saxum confregit caput et illico obijt (MP).Cadute nelle Valli di San Leonardo

Disgrazie nelle Valli di S. Leonardo

Come abbiamo già avuto modo di sottolineare, nelle val­li di San Leonardo si sono veri­ficate poche disgrazie a causa di cadute da rupi o precipizi.
In cento anni (dal 1716 al 1816) sono annotate sui libri parroc­chiali di San Leonardo appena 14 disgrazie di questo tipo, ma dobbiamo tener presente che da questa indagine è esclusa la zona di Drenchia (parrocchie di San Volfango e Drenchia) che faceva parte, fino al 1784, della parrocchia di Vol#e / Volzana ed era molto esposta al rischio di simili disgrazie trattandosi di uno dei territori più impervi. delle valli del Natisone.

Nel settembre del 1716 una anziana donna di Seuza inferio­re in comune di San Leonardo (80 anni), una certa Geltrude Terlicher fu rinvenuta morta tra Altana a Seuza in un dirupo (in ruppe) dove era precipitata (1).

Nel febbraio del 1732 Mattia Carsetigh di Podlach in comu­ne di Grimacco cadde da un altura (ex prominentia) in loca­lità «Pod Human» e morì sul colpo. Venne sepolto nel cimi­tero di Liessa (2).

Nel febbraio del 1741 Michele Qualizza di Cravero stava dirigendosi da Cravero a Liessa ma in località «Prediu­gnach» scivolò sul ghiaccio e sulla neve gelata e si ferì mortalmente, tuttavia ebbe il tempo di ricevere i sacramenti dei moribondi e morì otto ore dopo la caduta (3).

Nell’aprile del 1744 Giaco­mo Zufarli di Seuza superiore in comune di Grimacco (45 anni) cadde da una rupe nei pressi di Crostù. Era solo e la digrazia non ebbe testimoni dato che venne ritrovata ormai morto (4).

Nel maggio del 1753 Gio­vanm Urbancig di Tarcetta, un «publicus peritus», cioè un agrimensore o un esperto inca­ricato di stimare il valore di cose o terreni, stava salendo da Co sizza a Raune presso Obliz­za ma durante la salita cadde dal sentiero ferendosi inortalmente (5). Nel giugno del 1753 Loren­zo Simoncigh di Stregna (9 anni) mentre stava tagliando o estirpando l’erba (evelendo herbas) precipitò da una rupe e lì concluse la sua breve esisten­za (6).

Nell’aprile del 1769 Leonar­do Postregna di Postregna cad­de da un sentiero nel sottostan­te dirupo dove venne trovato morto (7).

Nell’ottobre del 1783 Mari­na Predan di Raune .presso Oblizza (40 anni) da molti anni a servizio di Giovanni Sibau di Jesizza morì precipitando da un dirupo (8).

Nell’aprile del 1784 un certo Antonio Brass origina­rio di Serpeniza Imperialis (Srpenica tra Caporetto e Plez­zo?) morì cadendo da una rupe mentre stava dirigendosi verso Topolò (9).

Nell’aprile dello stesso anno (1784) un certo Giuseppe Mas­sera, originario di Luico (65 anni) ma «decanus in Plataz» (uno dei župani» della Banca di Merso) mentre stava ritor­nando a casa cadde da un pre­cipizio e morì sul colpo (10).

Nel luglio del 1785 Giuseppe Hambusigh di Altana (60 anni) cadde da un luogo ripido e sco­sceso (ex praecipiti loco) e morì «improviso» cioè senza avere la possibilità di ricevere i sacramenti dei moribondi (11).

Nell’agosto del 1803 Mattia Sdrauliz di Seuza superiore in comune di Grimacco (39 anni) morì cadendo da una rupe denominata Sella (12).

Il 18 settembre 1808 Stefa­no Hlodigh di Clodig (64 anni), mentre stava ritornando a casa da Brida superiore, cadde da un’alta rupe chiamata «Dugone čelo» dove fu rinvenuto semi­vivo il giorno seguente. Morì il 20 settembre dopo aver ricevu­to i sacramenti dei moribondi (13).

Il 1. gennaio del 1816 Stefano Cesnigg, detto Cicigoi di Cicigoi (Picig) in comune di San Leonardo (33 anni) si sta­va recando nella valle di Savo­gna ma arrivato sulla sommità del monte scivolò per il terreno ghiacciato procurandosi gravi ferite in varie parti del corpo. Trasportato nella casa di Barto­lomeo Lauretigh a Prehod morì il tre gennaio (14).

Note

(1) Die 30 7bris 1716 (ML).

(2) Die 21 Februarij 1732 (ML).

(3) Die 2 Februarij 1741 (ML).

(4) Die 22 Aprilis 1744 (ML).

(5) Die 22 Maij 1753 (ML).

(6) die 23 Junij 1753 (ML).

(7) Die 18 Aprilis 1769 (ML).

(8) Die 23 8bris 1783 (ML).

(9) Die 24Aprilis 1784 (ML).

(10) Die 19 Jun.ij 1784 —Josephus Massera de Luico decanus in Plataz domum redeundo ex quodam praecipi­tio cadens repentina morte obijt (ML).

(11) Die 12 Julij 1785 (ML).

(12) Die 7 Angusti 1803 —Matthias qm. Urbani Sdrauliz de Seuza heri de rupe Sella in profundum delapsus obijt (M Liessa).

(13) Die 21 7bris 1808 —Stephanus qm. Joamnis Hlodigh de Hlodigh vespere de Brida superiore domum redeundo ex alta rupe dicta Dugone cello delapsus (M Liessa).

(14) Die 4 Januarij 1816 (ML).

Morti per assideramento

Diverse persone hanno per­so la vita per assideramento o in mezzo a bufere di neve.

Dal­la documentazione che ho desunto dai libri dei morti di San Pietro e San Leonardo risulta che nei secoli passati gli inverni fossero più rigidi e anchè più nevosi di quelli attuali.

Nel gennaio del 1707 Andrea Marchig di Pechinie (70 anni) fu rinvenuto assidera­to su un sentiero (1).

Stessa sorte toccò nel gennaio del 1731 ad Agnese moglie di Gaspare Petrizig di Tercimonte (70 anni), morta probabilmente di freddo mentre di notte stava salendo a casa dai casali Stefe­nig (2).

Nel febbraio del 1752 una certa Elena, vedova di Ste­fano Blasutigh di Vernassino, mori durante una tormenta di neve mentre da Rodda stava tornando a Vernassino (3).

La vigilia di Natale del 1777 Andrea Chiabai di Grimacco (40 anni) fu trovato sepolto nella neve nei pressi di Canalaz (4).

Nel 1782 una certa Ursula, moglie di Giuseppe Blasutig di Vernassino (40 anni) mentre stava tornando a casa da Civi­dale venne sorpresa da una ter­ribile tempesta e morì sulla strada nel territorio della par­rocchia di San Pietro (5).

Nel febbraio del 1785 un certo Andrea Massera, vulgo Muru­szach (Muruščak) di Masseris (55 anni) fu trovato morto assiderato nel territorio della par­rocchia di Montemaggiore sot­to una spessa coltre di neve (6).

Sempre sulle falde del Matajur, ma sul territorio di Masseris, fu trovato nel novembre dcl 1810 sepolto nella neve il corpo di un. certo Antonio Loviszach di Tarcetta (28 anni) (7)

Nel 1814 Teresa Peternel di Casta­gnevizza, un paesino oltre lo Judrio, morì assiderata nella notte tra il 22 e 23 dicembre in località Corneviza presso Pres­serie (Stregna). Aveva solo 16 anni (8).

Il 15 dicembre del 1840 Antonio Corredigh di Clenia (42 anni), marito di Maria Miscoria di Lasiz, stava tornando a casa da Udine col carro al quale erano attaccati due animali. Durante il viaggio fu sorpreso e investito da una bufera di neve e morì assidera­to sotto una coltre di neve.
Il maltempo deve essere conti­nuato per diversi giorni, se sol­tanto il 22 dicembre il suo cor­po privo di vita venne ritrovato nei pressi di Moimacco e sepolto nel locale cimitero il 23 dicembre (9).

La più grave disgrazia di questo tipo è avvenuta alla fine del secolo scorso (1890—1895?) nella festa dei Santi Simone e Giuda (28 otto­bre), quando la «morte bianca» ha fatto tre vittime.
Tre donne di Mersino stavano ritornando da Caporetto dove avevano partecipato alla festa del rin­graziamento (zahvajenca) ed avevano acquistato al mercato della merce di contrabbando.
Arrivate però sulla cima del Matajur sono state sorprese da una tormenta di neve, hanno perso l’orientamento e sono morte assiderate a distanza di 50/100 metri l’una dall’altra nei pressi degli stavoli della Marsinska planina.
I loro corpi sono stati recuperati in prima­vera, quando la neve si è sciol­ta.

Schiacciati dagli alberi

Una decina sono le disgra­zie accadute durante l’abbatti­mento di alberi e annotate nei citati libri dei morti.

Il taglio degli alberi comporta pericoli e rischi notevoli e anche oggi può capitare a qualche boscaio­lo di venire schiacciato dall’alberà che sta tagliando.

Nel gennaio del 1644 morì un certo Canciano Petricig di Ter­cimonte «per esser mazzato sotto un legno» (10).

Nel giu­gno del 1699 Giacomo Podrievca di San Pietro (30 anni), mentre stava tagliando la legna su un monte presso il Natisone, venne colpito e ucci­so da un albero che gli rovinò addosso (11).

Eguale sorte toccò nel maggio del 1748 a Matteo Cudrigh di Masseris (60 anni) il quale fu colpito dall’albero che stava tagliando. Non morì sul colpo ma prima di morire ebbe il tempo di rice­vere i sacramenti della confes­sione e della comunione (12).

Nel maggio del 1754 è la volta di Pietro Slunder di Masseris (28 anni) morto schiacciato da un albero di faggio (13).

Lega­ta all’attività dei boscaioli è la disgrazia accaduta nel settem­bre del 1765 a Michele Carniel di Azzida (24 anni). Fu colpito e ucciso da un tronco d’albero che precipitava a valle «curren­te per rupem montis alti» (14).

Anche nelle valli di San Leonardo si verificava di tanto in tanto qualche disgrazia di questo tipo. Nel dicembre del 1658 fu sepolto un certo Ivan Cesnig «il quale fu ammazzato di un albero sotto Vssiviza tagliandolo» (15).

Nel novem­bre del 1714 Matteo Rudi di Topolò venne investito da un albero di faggio che stava tagliando. Morì due giorni dopo per le gravi ferite riporta­te. L’atto di morte precisa che la disgrazia avvenne sotto Polizza dove il Rudi con altri boscaioli stava preparando. o confezionando il carbone vege­tale per l’uso pubblico (16).

La presenza di «carbonari» nelle valli di San Leonardo è docu­mentata anche da un atto di morte del 28ottobre 1720 dove compare un certo Lorenzo de Cilia di Meduno (70 anni) il quale viveva «in silva Cliniz», dato che era «carbonarius».
Nel giugno del 1721 un certo Giacomo Bargnacb (35 anni) del quale non si specifica la provenienza, perse la vita sotto un albero che si è abbattuto su di lui mentre lo stava tagliando (17).

Nel gennaio del 1753 Matteo Paravan di San Leonar­do (45 anni) mori allo stesso modo schiacciato da un albero di noci (18).

Infine nel novem­bre del 1798 Stefano Cesnig di Picigh (15 anni) morì nei pascoli di Merso superiore, schiacciato da un albero di quercia (19).

Note

(1) Die 30 Januarij 1707 —Andreas Marchig de Pegnia morte improvisa pro frigore obijt, reper­tus in via (MP).

(2) Die 28 Januarij 1731 —Agnes uxor Caspari Petrizig de 3 monte obijt in Domino inventa mortua, noctu enim ascendendo de Stephnig domum (MP).

(3) Die 17 Februarij 1752.— Helena vidua reicta qm. Stephano Blasutigh de Vernassino a vento et nive et frigore suffocata in via de Rota tendente Vernassinum (MP).

(4) Die 26 Decembris 1777 —Andreas Chiabai de Grimaco inventus in nivibus submersus paenes Canalaz (ML).

(5) Die 11 Junij 1782 — Ursula uxor Josephi Blasutig de Vemassi­no e Cividali domum redux in iti­nere ab horendo tempestatis turbi­ne oppressa (MP).

(6) Die 26 Februarij 1785 —Andreas Massera dictus Murusza­ch de Masseris fuit intra fines communitatis Montis majoris sub nivibus inventus exanimis (MP).

(7) Die 8 9bris 1810 — Anto­nius Loviszach de Tarzetta inven­tus est mortuus in Monte majori sub nivibus districtus communita­tis de Masseris (MP).

(8) Die 25 Decembris 1814 —Theresia fila Blasij Peternel dicti Blautizh de Castanouizza nocte infra 22 et 23 diem frigore necata in monte Coneviza juxta Preserie (ML).

(9) Die 24 Xbris 1840 - Anto­nius Corredigh de Clenia die 15 hujus hora 7. vespertina prove­niens ab Utino et rediens domum cum cuno duorum animalium suf­fucatus fuit in nive et die 22 hujus inventus fuit prope Moimacum et die 23 hujus sepultus est in coemeterio Mariae Virginis de Moinaco (MP).

(10) 16 Genaro 1644 — (Morì) Quociano filio del q. Joseffo Petri­cig di Tercimonte per esser mazzato sotto un legno e in tal giorno fu sepolto (MP).

(Il) Die 26 Jumj 1699 — Jaco­bus Podriecca de 5. Petro in monte supra flumium Natisonem secando ligna ab arbore occisus subitanea morte obijt (MP).

(12) Die 28 Maij 1748 —Matthaeus Cudrigh de Masseris obijt percussus ligno quod scinde­bat (MP).

(13) Die 18 Maij 1754— Petrus Slunder de Masseris obijt in Domi­no ligno fagi percussus in silva QvIP)

(14) Die 7 Septembìis 1765 —Michael Carniel de Azida obijt percussus ligno currente per rupem montis alti (MP).

(15) Die 4 Xbre 1658— (ML).

(16) Die 29 9bris. 1714 —Matthaeus Rudi de Topoloue obijt in Domino ab arbore fago oppres­sus sub Polizza dum carbones con­ficerentur pro publico. Supervixit duas dies (ML).

(17) Die 5 Januarij 1721 —Iacobus Bargnach obijt in Domino ab arbore quam succiderat allisus lui in momento expiravit (ML).

(18) Die Matthaeus Paravan de S. Leonardo evelens arborem nucis in campis ab eodem arbore supressus obijt improvise ed a justitia visitatus (ML)­

(19) Die 27 9bris 1798 —Stephanus Cesnig de Picigh heri hora circa meridiem in paschuis Mersii Superioris ab arbore querci­a oppressus (ML).

Morti schiacciati dal carro

L’attività dei carrettieri o dei «fùrmani» (1) come veni­vano chiamati non solo qui da noi ma in tutta la Slovema, era legata nel passato soprattutto al commercio del legname e, sporadicamente, del carbone vegetale (2).

Dal Caporettano e dalle valli del Natisone scendevano lungo la strada del Pulfero dirette al mercato di Udine o in altre zone del Friuli decine di carri carichi di legna.
Dato che il percorso era lungo e il viaggio faticoso, lungo la stra­da sono sorti dei posti attrez­zati per dare ristoro e servizi sia agli uomini che agli animali.
Una di queste stazioni per carrettieri si trovava a Pulfero ed era ubicata nell’area adiacente al vecchio municipio. Il suo ricordo si è conservato nel nome di casato ancora presen­te Kabalàukini (3).

Qui c’era­no le stalle per i cavalli e l’albergo per i carrettieri ma nei pressi c’era anche il «meccanico» che si occupava della riparazione dei carri. Lo desu­mo dal nome di casato Kolarji di Pulfero, derivato dal nome di mestiere «kolar».
Il «kolar», infatti, era spe­cializzato nella costruzione e nella riparazione delle parti lignee del carro (4).

La pre­senza di un’area di servizio per i carrettieri a Pulfero era imposta anche dalla dogana che esisteva sotto la Repubbli­ca di Venezia e dal servizio postale internazionale (5).

Anche il mestiere del car­rettiere comportava dei rischi.
Talvolta succedeva, infatti, che i carri, vuoi per le strade dissestate, vuoi per il carico malamente sistemato o per altri motivi (cavalli imbizzar­riti) si capovolgessero e schiacciassero il carrettiere.

Queste disgrazie hanno provocato feriti e morti, questi ultimi regolarmente registrati sui libri dei morti delle par­rocchie di San Leonardo e San Pietro.
In questi incidenti venivano coinvolti ovviamen­te anche i contadini che posse­devano i carri e li usavano nelle loro attività agricole.

Nel giugno del 1682 Gior­gio Coren di Ponteacco (26 anni) tornava a casa col carro per la «via regia» (così veniva anche chiamata la strada del Pulfero) ma arrivato all’altez­za di Biarzo («supra villam Baiarzi») ebbe un incidente.
Il carro si rovesciò in un fossato profondo sei piedi trascinando con sè e «opprimendo» il car­rettiere che riportò ferite mortali. Ricevette l’assoluzione e il sacramento dell’estrema unzione, probabilmente «sub conditione» (6).

Nell’aprile del 1717 Marino Coren di Ponteacco (24 anni) stava ritornando da Udine ma alle due di notte il carro sul quale viaggiava si è capovolto sulla «via publica» (la strada del Pulfero) e lo ha schiacciato col suo peso (7).

Nel 1722 Luca Carlig di Brizza.a (40 anni) morì nel bosco schiacciato sotto un car­ro carico di legna (8).

Anche Giacomo Podriecha di San Pietro (25 anni) mori sotto un. carro nell’agosto del 1735. Sembra che la disgrazia sia accaduta nei pressi del valico di Stupizza (9).

Nel marzo del 1807 Giovanni Lucan di Staro selo presso Caporetto (23 anni) mori sulla «via publica» nei pressi di Pulfero schiaccia­to dal carro carico di legna che si è rovesciato e lo ha tra­volto. La disgrazia è accaduta durante la notte (10).

Nell’aprile del 1837 Anto­nio Nanaz - Gubana di Lasiz (50 anni) stava passando col suo carro il Natisone nel gua­do di Tepene puoje presso Periovizza ma nel mezzo del fiume il carro si è rovesciato travolgendo il poveretto che è morto dodici ore dopo per le gravi ferite riportate (11).

Simili disgrazie accadevano sporadicamente anche nella parrocchia di San Leoanrdo.

Nell’ottobre del 1766 un certo Tommaso (37 anni) oriundo di Tùiè, una cittadina della Gorenjska (Slovenia), mà alle dipendenze di Filippo Mon­cher di Merso di sotto (probabilmente un «fornaciaio» del luogo) mori nella campagna di Scrutto schiacciato dal carro carico di tegole che si è rove­sciato su di lui (12).

Nel novembre del 1768 Matteo Qualizza di Merso superiore (40 anni) stava con­ducendo un carro carico di legna alla volta di Cividale ma arrivato nei pressi della forna­ce (di Merso inferiore ?) rima­se schiacciato dal carro che si è rovesciato e lo ha travolto (13).

Stessa sorte toccò nel novembre del 1806 a Ermaco­ra Snidercigh di Picon (19 anni) schiacciato da un carro carico di legna (14).

Nel mag­gio del 1810 Giovanni Matte­ligh di San Leonardo (23 anni) mori nei pressi del muli­no della famiglia Podrecca sotto il peso di un carro (15).

Infine nel maggio del 1824 Bartolomeo Hromaz di Brizza (60 anni) mori schiacciato sotto il suo carro che si è rove­sciato mentre attraversava il torrente Torre sopra Udine. Fu sepolto nel cimitero di San Lazzaro in Udine (16).

Note

(1) «Fùrman» è voce di ori­gine tedesca, derivata dal sostantivo Fuhrmann (= car­rettiere) e penetrata da tempo nei dialetti sloveni dove convi­ve con il termine sloveno «voznik». Questa voce è arri­vata nella valle del Natisone al seguito dei «furmani» prove­nienti dal territorio dell’alto Isonzo o dal Caporettano e diretti al mercato di Udine.

(2) Molto legname proveni­va dai boschi situati «a parte Imperii» cioè al di là del con­fine di stato. Quello locale invece proveniva soprattutto dai boschi del monte Mia “in silva Mia”, come si legge sui libri parrocchiali di San Pie­tro).
Per quanto riguarda l’atti­vità dei «carbonari» nelle valli del Natisone (17. e 18. secolo) cfr. Priimki v občini Speter, Dom, 14, 1994 alla voce Car­bonaro / Kuotar.

(3) Il nome di casato Kabalaukinì o Kabalaukni ès orto là dove esisteva una qualche attività o struttura legata all’allevamento o all’impiego dei cavalli.
I Kabalaukni di Stupizza allevavano i cavalli da tiro mentre quelli di Pulfero si occupavano probabilmente dei cavalli dei carrettieri o gestivano la locale stazione di posta.

(4) Cfr. anche il cognome Collorig presente a Prepotto. Si tratta di una forma corrotta derivata dal cognome Céòarig (Kolarič) che è qui attestato già dal 1581 («Gregor filius Kolarijtz de Praprott» - Regi­stro della confraternita di Castelmonte) e derivato dal cognome Kolar qui attestato già nel 1500 (Matia Kolar de Praprot» - Registro della con­fraternita di Castelmonte).
I cognomi Kolar e Ko1arič sono molto diffusi in tutta la Slovenìa ed hanno alla base il sostantivo sloveno «kolo» (= ruota del carro).

(5) Ecco come si presenta­va sotto questo aspetto Pulfero nel 1912 (la descrizione è di Ivan Trinko):

«Pulfero ha una certa importanza per la sua felice ubicazione; ha dato il nome alla strada nazionale che si chiama appunto la strada del Pulfero.
Sotto la repubblica veneta c’era la dogana.
E’ un punto di grande passaggio dall’Italia in Austria e vicever­sa ed è la prima tappa per gli Austriaci che scendono da Caporetto e dintorni.
Special­mente grande è il numero di carri stracarichi di ottima legna da fuoco, che vengono d’oltre il confine ad amano fermarsi a Pulfero per riposare .
C'è lo scambio della posta internazionale con le diligenze postali Pulfero — San Pietro —Cividale da una parte, Pulfero — Robič — Caporetto dall’altra»
(Guida della Preal­pi Giulìe dì Olinto Marinellì, Udine, 1912, pagg. 639 - 640).

(6) Die 11 Junij 1682 —Georgius Coren de Ponteaco cum curru pergens supra vil­lam Baiarzi casualiter cadens ex via regia deorsum in altitu­dine sex passuum signo (?) obdorrnivit in domino (MP).

(7) Die 19 Aprilis 1717 —Marinus figlius Caspari Coren de Ponteaco redeundo Vtino domum in via publica secunda noctis hora sub curru mortuus repertus est (MP).

(8) Die 11 Decembris 1722 — Lucas Carlic de Brizza mor­te improvisa in silva sub curru lignarum oppressus obijt (MP).

(9) Die 18 augusti 1735 —Jacobus Podrecha de S. Petro mortuus repertus sub curru lignarum in partibus Natissi, idest supra confinium solitum claudi temporibus passuum occlusorum (MP).

(10) Die 4 Martij 1807 —Joannes Lucan de Strasela parochiae caporetensis circam mediam elapsam noctem repentina morte correptus est casualiter sub proprio curru onerato lignis et super ipsum subverso penes pagum Pulphe­ri in via publica (MP).

(11) Die 26 aprilis 1837 —Antonius Nanaz - Gùbana de Lasiz nudiustertius hora 5. vespertina currus proprius cecidit super ipsum in flumine Natisonis in Tepene puoie et heri hora 5. matutina obdormi­vit in Domino (MP).

(12) Die 31 Octobris 1766 — Thomas carniolus ex opido dicto Tarsigh curru pleno tegulis supressus in campis Scrut et repente rnortuus et sepultus per Scrutenses in coe­meterio S. Leonardi.
Fuit famulus Philippi Moncher de Merso inferiori (ML).

(13) Die 10 9bris 1768 —Matthaeus Qualiza de Merso superiore vehendo ligna ad civitatem penes fornacem cur­ru opressus improvisus sacra­mentis obijt (ML).

(14) Die 14 Novembris 1806 — Hermagoras Sniderci­gh de Picon curru lignis onera­to oppressus (ML).

(15) Die 15 Maij 1810 —Joannes Matteligh de S. Leo­nardo heri vespere hora septi­ma penes molendinum fami­liae Podrechae curru oppres­sus illico mortuus (ML).

(16) Die 5 Decembris 1824 — Bartholomaeus Hromaz de Brizza curru in torrente supra Utinum oppressus hora 2. pomeridiana et hodie sepultus est in coemiterio S. Lazari in Utino. (ML)­
Božo Zuanella
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