Il manoscritto di Castelmonte

Božo Zuanella parla dell'importanza dello "Starogorski rokopis", il manoscritto di Castelmonte".
E' merito soprattutto di mons. Angelo Cracina se nel 1974 è stato pubblicato un manoscritto inedito in lingua slovena e finora sconosciuto, che riporta le principali e fondamentali preghiere del cristiano: il Padre nostro, il Credo e l'Ave Maria; la scoperta del manoscritto, fatta alcuni anni prima da 2 sacerdoti friulani nell'archivio capitolare di Cividale, getta una nuova luce sulla storia della letteratura slovena antica.

Il testo delle, preghiere è riportato in un libro della Confraternita di 8. Maria del Monte (Castelmonte) dove si trovano pure delle annotazioni che potrebbero interessare studiosi di onomastica e di toponomastica della Benečija.

Con questo manoscritto che si colloca accanto a quello scoperto a Cergneu (Nimis) e custodito nel museo di Cividale, la Benečija ha dato un contributo notevole alla formazione stessa della lingua slovena letteraria: i due documenti sloveni del Friuli, infatti, vengono per importanza subito dopo i famosi Brižinski Spomeniki ed i manoscritti di Rateče e di Stična.

Abbiamo così la conferma che la Benečija non è stata nel corso dei secoli un'isola, un ghetto, un territorio staccato dal resto della Slovenija ma che ha seguito in maniera continuativa lo sviluppo culturale e linguistico di tutta l'area abitata dagli sloveni. Parlare oggi di lingua " slava ", di lingua propria della Benečija, insistere sul dialetto locale e non volerlo collegare con la lingua slovena, significa fermarsi su posizioni anacronistiche e antiscientifiche.

Il manoscritto di Castelmonte (scritto alla fine del sec. XV) ha interessato molti studiosi sloveni ed è stato oggetto di approfonditi studi apparsi su riviste specializzate, tra le quali non possiamo non menzionare " Jezik in slovstvo " (Lingua e letteratura) di Ljubliana che ha dedicato largo spazio all'argomento (cfr. JiS, XIX. 1973/74, štev. 6/7 e XX, 1974/75, štev. 2/3). Ultimamente anche la rivista italiana " Ricerche Slavistiche ", vol. XXII-XXIII, 1975-1976 ha ospitato uno studio del prof. Srečko Renko dell'università di Roma riguardante il manoscritto di Castelmonte (Starogorski spomenik).

Dopo aver invitato gli studiosi italiani a studiare i dialetti della Benečija e a continuare nelle ricerche di archivio per rintracciare eventuali documenti sloveni inediti, Renko si occupa della trascrizione del testo, che è il risultato di una analisi paleografica particolarmente accurata, modificando parzialmente le ipotesi di Cracina e di altri studiosi in ordine alla cronologia e alla paternità delle tre formule di preghiera.

La presenza nel testo di alcuni tratti dialettali tipici dell'area interna della Slovenia Meridionale, del Carso e della Gorenjska dimostra che il linguaggio aveva un carattere sopradialettale e pertanto accessibile alla maggioranza degli sloveni.

Il prof. Renko, d'accordo con la totalità degli studiosi che si sono interessati dell'argomento, ritiene che il manoscritto di Castelmonte rappresenta una fase importante nello sviluppo della lingua letteraria slovena e conferma la continuità di una tradizione letteraria presente in tutta l'area slovena.

Il manoscritto di Castelmonte è importante anche dal punto di vista religioso in quanto dimostra che nel santuario di Stara Gora, già nel lontano passato, il servizio religioso, curato di solito da sacerdoti sloveni del luogo, veniva assicurato ai pellegrini sloveni, che erano in numero prevalente riguardo agli italiani ed ai friulani, nella loro lingua materna.
Božo Zuanella

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