Una necropoli altomedievale
Nell’autunno scorso, durante i lavori di scavo per la costruzione di un complesso abitativo all’inizio di viale Azzida a San Pietro al Natisone, sono venute alla luce numerose tombe di epoca altomiedievale.
Nell’autunno scorso, durante i lavori di scavo per la costruzione di un complesso abitativo all’inizio di viale Azzida a San Pietro al Natisone, sono venute alla luce numerose tombe di epoca altomiedievale.
Di recente sono terminati i lavori di scavo e di recupero dei resti umani e degli oggetti rinvenuti nelle tombe.
Si tratta di una scoperta molto interessante, dal momento che la necropoli si trova nell’area dell’antica «Broxas» nei cui pressi Paolo Diacono nella «Historia Langobardorum» pone il primo scontro tra longobardi e slavi (libro V, capitolo 23), avvenuto attorno all’anno 663, e dove di recente sono venute alla luce le caratteristiche pietre e le rocce tagliate sulle quali erano appoggiate le testate del ponte romano ricordato dallo stesso Diacono e del quale si era persa la memoria.
Sulla ubicazione di Broxas sono state fatte supposizioni (Brischis e Brocchiana in comune di Pulfero, Ponte San Quirino in quello di San Pietro) che però non erano suffragate dal dato archeologico.
Ora finalmente anche questo è venuto alla luce ponendo fine alla lunga discussione tra storici e linguisti.
La scoperta della necropoli di San Pietro getta una luce nuova sulla storia delle Valli, dal momento che le ossa e gli oggetti rinvenuti nelle tombe appartengono a popolazione locale e risalgono all’alto medioevo.
Per saperne di più ci siamo rivolti all’archeologa Angela Borzacconi che, per conto della Soprintendenza, ha condotto gli scavi assieme ad Andrea Pessina, archeologo ed ispettore di zona della Soprintendenza per le Valli del Natisone, e a Gino Monai che ha scoperto il sito.
«Si tratta di una necropoli altomedievale — ci ha detto Angela Borzacconi — che al momento abbiamo datato tra il sesto e il settimo secolo dopo Cristo.
Sono venute alla luce una trentina di tombe, ognuna delle quali aveva come corredo un pettine in osso e un coltellino in ferro indipendentemente dal sesso e dall’età dell’individuo sepolto.
Maschi, femmine, bambini, tutti avevano accanto a sé questi oggetti.
Nella tomba di una donna abbiamo trovato anche una fusaiola, cioé un peso da telaio in terracotta, mentre nella sepoltura di un uomo, oltre al coltellino e al pettine, c’era uno strumento in ferro, probabilmente un acciarino e una fibbietta in bronzo».
In quale modo sono state scavate le sepolture e in quale ordine sono state disposte?
«Le tombe sono scavate nella ghiaia ed hanno una recinzione in ciotoli che le delimitano.
Sono profonde circa una cinquantina di centimetri.
Quasi tutte sono orientate in direzione est - ovest, ci sono però alcune disposte nord - sud, ma anche queste sembrano coeve alle altre.
Il gruppo umano è omogeneo come periodo e come cultura, con tutta probabilità era di origine locale.
Sono venute alla luce, poi, due fosse circolari, con un diametro di circa 60 centimetri, riempite di materiale combusto e con ossa di animali frantumate.
Probabilmente appartengono a resti di pasti relativi al cerimoniale funebre, che si svolgeva nella necropoli.
In una di queste fosse è stata rinvenuta integra e rovesciata una ciotola di terracotta.
Si tratta di un ritrovamento molto interessante, perché documenta un cerimoniale funebre dell’epoca. Reperti di simili cerimoniali sono stati trovati di recente anche a Cividale nell’area della cattedrale altomedievale.
Anche in quel caso si trattava di popolazioni locali del sesto - settimo secolo.
C’era quindi un uso frequente di questi fuochi rituali, che venivano accesi quando i parenti visitavano le sepolture».
Ci può dire qualcosa di più sulla cultura di questa popolazione?
«E' difficile dire quale sia l’estrazione etnica di queste gruppo umano, per ora possiamo solo dire che si tratta di abitanti del luogo.
Bisogna però ricordare che, tra il sesto e settimo secolo, in quest’area c’è stato un intreccio di popolazioni: slavi, popolazione “romanizzata”, longobardi. Si tratta di un intreccio difficile da sbrogliare.
Potremo essere più precisi quando saranno terminati gli esami dei resti umani anche da parte dei paleopatologi dell’Università di Udine».
Esclude che si tratti di longobardi?
«Per ora non sono stati trovati elementi di cultura esplicitamente longobarda.
Dai reperti e dal confronto con altre necropoli analoghe per epoca si può dire che sono popolazioni del luogo risalenti al sesto - settimo secolo».
Dal punto di vista fisico, di che tipo di popolazione si trattava?
«Erano persone di media statura, eccetto due che erano molto alte e robuste, con segni della muscolatura ancora molto evidenti sull’apparato scheletrico.
Ciò denota che hanno fatto lavori di fatica».
Dove verranno sistemati i reperti?
«Prima saranno restaurati dalla Soprintendenza archeologica, in seguito si potrebbe allestire una mostra a San Pietro.
Spero che questo auspicio venga realizzato».
Giorgio Banchig
DOM 30.06.2004