Restauro dell'organo di S. Pietro

L'organo di San Pietro è un gioiello nel suo genere. Dovrebbe essere maggiormente sfruttato, anche se le occasioni purtroppo non sono tante.
Nell'ambito del restauro in corso nella chiesa di San Pietro al Natisone è previsto anche un grosso intervento per restituire a tutta la sua preziosità l'organo che, sotto quelle navate, da ormai 180 anni, sottolinea con armonia di suono le celebrazioni, guidandone anche il canto. E' uno strumento prezioso, come ci ha detto Gustavo Zanin, "maestro organaro" tra i più noti d'Italia, molto spesso chiamato anche all'estero per la sua riconosciuta ed affermata bravura. A quest'organo, poi, egli è particolarmente affezionato per motivi familiari. Ma procediamo con ordine: l'organo è opera di Gaetano Callido e figli, grandi maestri nel loro tempo, e fu costruito nel 1804, come il 412 di quelli che uscirono dalla loro bottega. Tecnicamente è costituito da una tastiera con la prima ottava di soli otto tasti chiamata in termini tecnici "in sesta", da una pedaliera con 17 pedali più uno per il tamburo; la trasmissione è quella tradizionale dell'epoca, cioè meccanica.

Ora in occasione dei lavori di consolidamento della Chiesa lo strumento è stato smontato e depositato in un locale delle scuole Magistrali di S. Pietro al Natisone.

Il costruttore Gaetano Callido, era discepolo di un notissimo organaro di origine dalmata, di nome Nacchini, che aveva apportato alla costruzione dell'organo un criterio scientifico; infatti, i suoi strumenti sono di una razionalità e di una semplicità costruttiva tale da aver richiamato l'attenzione e l'ammirazione degli studiosi dell'arte organaria.

Produsse circa 330 strumenti nella sua Bottega, che poi fu la scuola dell'arte organaria Veneziana; vi collaborarono alcuni giovani che poi divennero altrettanto importanti e fra questi, ad esempio, il friulano Francesco Comelli da Udine, Francesco Dacci da Venezia, che rilevò la sua Bottega ereditando tutte le virtù del maestro, Osvaldo Carloni, pure lui originario del Friuli ed infine Gaetano Callido costruì dopo un lungo periodo di apprendistato una propria attività, producendo, insieme poi ai suoi figli, oltre 400 opere, disseminandole, particolarmente nelle Venezie e nelle Marche.

Una delle ultime opere dei figli di Gaetano è l'organo di S. Chiara a Cividale, col numero d'opera 404, costruito agli inizi del 1800.

Tra i seguaci della "scuola organaria" veneta vi fu anche Valentino Zanin che iniziò la sua attività nel 1821, dando origine ad una dinastia di organari che tuttora è in attività. Gli Zanin, facendo tesoro delle esperienze dei loro maestri hanno tra l'altro il merito di aver saputo, oltre che produrre nuovi strumenti, conservare e restaurare quelli antichi. Anche l'organo di S. Pietro è testimone di questa preziosa opera, ed è per questo che Gustavo Zanin gli è particolarmente affezionato; infatti, attorno al 1920, suo nonno, Beniamino, vi mise mano, dotandolo, tra l'altro, di una cassa armonica, con griglie che si aprivano o chiudevano al comando di un pedale, per renderlo più "espressivo", aumentandone e intensificandone il suono.

Poi, attorno al 1945, fu il figlio Francesco, aiutato dal figlio Gustavo, nipote quindi di Beniamino, a provvedere ad una radicale pulitura; questi i motivi... familiari, di cui parlavamo all'inizio, perciò gli sta a cuore che l'opera del Callido, di suo nonno, suo padre, e sua con lui, sia continuata in modo da ripristinare lo strumento come esso merita, per riportarlo a vivere nel suo splendido suono, che tante generazioni ha accompagnato, nella gioia e nel dolore, nelle loro manifestazioni di fede.
da "Valli del Natisone" anno 4 n. 34 - settembre-dicembre 1984

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