Canti sacri nel comune di Pulfero

Iniziamo la pubblicazione del testo "Canti sacri nel Comune di Pulfero" di Luciano Chiabudini e Nino Specogna.
Il testo verrà arricchito di numerose fotografie.
Sarà privo, invece, dei testi musicali, essendo poco significativa la loro visualizzazione su computer. Per questi testi musicali si rimanda alla più immediata e facile pubblicazione stampata.

La parola del Sindaco

L ‘idea di procedere ad una raccolta sistematica ed il più possibile completa dei canti liturgici della tradizione dei nostri luoghi, ci è sembrata da subito un ‘ottima occasione per far luce su un aspetto legato alla vita quotidiana dei nostri padri e dei nostri nonni, sconosciuto ai più, ma talmente ricco ed affascinante da meritare un ‘attenzione particolare.

L ‘Amministrazione Comunale di Pulfero, da sempre sensibile nei confronti di tali tematiche, ha perciò voluto con questo libro dare un piccolo ma significativo contributo alla riscoperta ed alla valorizzazione di questo patrimonio culturale che, seppur circoscritto e molto specifico, rappresenta indubbiamente un capitolo importantissimo della nostra storia.

Fondamentali per la riuscita di tale progetto sono state la preziosa opera di ricerca e la dedizione dei due autori, entrambi nativi del nostro comune:
Luciano Chiabudini, profondo conoscitore nonché appassionato cultore delle tradizioni delle Valli, che ha operato sul territorio alla ricerca di testimonianze;
Nino Specogna, esperto e studioso di canto popolare, che ha trascritto il materiale raccolto arricchendolo di un appropriato commento.

Ad essi va un ringraziamento speciale da parte nostra. Pulfero, dicembre 1998.

il Sindaco
Nicola Marseglia


Premessa

Un osservatore non superficiale che abbia avuto modo di partecipare anche casualmente ad una manifestazione religiosa nel territorio abitato dagli Slavi del Natisone, sia essa una sagra, che una ricorrenza fissa come Natale e Pasqua, l’Epifania o la Pentecoste, le funzioni del mese di maggio o la commemorazione dei Defunti, si sarà reso conto che esiste ancora fra la gente una fede sentita e partecipe, sorretta da un forte sentimento di attaccamento alla tradizione.
Questi avrà notato inoltre la costante presenza del canto corale quale complemento che asseconda e sottolinea il rito con la musicalità radicata nel profondo dell’anima dei popoli slavi.

La componente musicale, meglio dire canora, già insita nella natura della popolazione residente di matrice Slava, mentre in altre zone del Friuli con medesime origini va lentamente scomparendo assorbita dalla cultura dominante, nel territorio del comune di Pulfero che si trova a ridosso di un confine politico ma non etnico, per felice definizione “estrema propaggine occidentale dell’immenso mondo slavo”, risente di questa vicinanza assorbendo rapidamente le melodie in arrivo da Est fondendole con le proposizioni musicali provenienti dalle matrici religiose di Aquileja e Cividale.

Il tema scelto per questa ricerca:
gIl canto sacro nel territorio del comune di Pulfero”
(difficile trovare un titolo più sintetico),
più che una ricerca di archeologia musicale si prefigge lo scopo di presentare un quadro di insieme sul passato e sul presente canoro, seguendo un percorso narrativo basato sulle modificazioni che si sono imposte via via nel tempo, sui motivi che le hanno generate, facendo fede alle opinioni e alle testimonianze di giovani ed anziani.
Particolare attenzione verrà posta al salvataggio ed al recupero di un patrimonio ricco di melodia, di testi poetici, di inventiva e creatività, tenendo sempre in evidenza le due componenti latina e slava che qui si sono fuse, anche se risulterà prevalente il canto di matrice slovena che maggiormente aderisce allo spirito ed al passato di questa popolazione.

La ricerca sul territorio è stata eseguita dall’autore che si è avvalso, per la trascrizione musicale, della preziosa opera del prof. Nino Specogna, insegnante di musica e direttore della scuola musicale Glazbena matica di San Pietro al Natisone.

Delimitazione geografica della ricerca


Come accennato in premessa, la zona presa in esame e la raccolta dei canti religiosi riguardano il comune di Pulfero secondo un itinerario che toccherà parrocchia per parrocchia, il che darà modo di seguire l’evoluzione e la modificazione di medesimi brani musicali da un paese all’altro.
Va tenuta presente la conformazione tutta particolare del territorio comunale, il più vasto della Slavia e fino a pochi anni fa anche il più popolato.
Il fiume Natisone che lo attraversa longitudinalmente dal confine di stato al confine comunale di San Pietro, dall’istituzione dei comuni fino all’anno 1929 faceva da linea di demarcazione fra Rodda e Tarcetta, unificati nell’attuale unico comune di Pulfero.

L’ordinamento ecclesiale

27.01.1953 - 90° di nascita del prof. mons. Ivan Trinko
27.01.1953 - 90° di nascita del prof. mons. Ivan Trinko
L’ordinamento ecclesiale aveva invece un’altra formulazione.
Fino al 1820 circa, tutto il territorio della valle del Natisone nonché Savogna, dipendeva dall’ unica vasta parrocchia di San Pietro il cui parroco aveva potestà in materia di battesimi, matrimoni, funerali, messe patronali oltre ad altre prerogative sui riti pasquali quali la benedizione dell’ulivo che veniva impartita ai mazzetti/snopiči, disposti ai piedi del campanile.
L’obbligatorietà del ricorso ad un’unica località per la celebrazione dei riti che abbiamo menzionato, comportava come prima conseguenza un livellamento della procedura ma anche la diffusione dei canti rituali che venivano uniformati fra tutti i credenti della vasta, unica parrocchia.

Per le lontane comunità periferiche, il ricorso a San Pietro risultava però troppo oneroso e disagevole, in particolare il trasporto e la sepoltura dei defunti, tanto che una ad una sorsero “di fatto” le attuali chiese parrocchiali con adiacente cimitero, incominciando da Antro ed Erbezzo, che gradualmente sottrassero alcune prerogative ai non sempre consenzienti, sarebbe meglio dire recalcitranti, parroci di San Pietro.

Il parziale distacco dalla Matrice, diede modo alle singole comunità di adottare riti celebrativi propri, inserendovi canti che i solerti cappellani od alcuni fedeli, importavano dai libretti di canti o memorizzati nei viaggi attraverso l’est europeo.

Risultavano maggiormente ricettivi al nuovo modo di cantare i paesi di montagna agevolati nel contatto in quota da una fitta rete di sentieri che li teneva collegati, rispetto al fondovalle verso il quale fino a pochi anni fa non esistevano strade ed ovviamente la motorizzazione di massa doveva ancora arrivare.

Le parrocchie del Comune

Con il graduale distacco da San Pietro, si formarono le cappellanie, poi vicarie ed infine negli anni ‘50 divennero tutte parrocchie, servite da un sacerdote locale o che conoscesse comunque il dialetto sloveno soprattutto per amministrare le confessioni degli anziani.
Fino a due generazioni orsono, salvo situazioni particolari, la maggioranza di essi non conosceva l’italiano ed era analfabeta.

I sacerdoti incaricati del servizio religioso, normalmente appena consacrati, si dovevano sobbarcare disagi di ogni sorta in particolare per raggiungere i casolari isolati e svolgere con remunerazione da mendicanti mansioni di insegnante, medico, consigliere.
Solo a mo’ di esempio va citato Antro, che comprende Pegliano in quota e Biacis in riva al Natisone.
Pensiamo ad Erbezzo con l’annesso grosso abitato di Montefosca, le tante frazioni di Mersino e di Rodda che hanno messo a dura prova carattere, volontà e salute di questi preti, molti dei quali si sono ammalati e sono deceduti in giovane età.

La situazione odierna, con la popolazione decimata, con un unico parroco, è nota a tutti e fare commenti sulle cause del degrado demografico ci porterebbe lontano e fuori tema.

I canti presi parrocchia per parrocchia

Nel presentare i canti, anziché paese per paese, prenderemo come riferimento le parrocchie esistenti fino ad alcuni anni fa poiché nelle belle ed amate chiese risuonavano i canti religiosi del passato dando ampio spazio al nuovo che avanzava, altrettanto meritorio e degno di citazione, perché rivolto a lode del Creatore.

Elenchiamo dunque le sette parrocchie comprese nel territorio del comune partendo dalla sinistra del Natisone con
Mersino adagiato su una falda del Matajur, indi
Rodda con le sue 17 frazioni per arrivare a fondovalle a
Brischis, con un territorio stretto, ma lungo una striscia di ben sei chilometri. Sulla destra del fiume, adagiato su un vasto pianoro, distante dal capoluogo ben dodici chilometri via strada, c’è la più giovane parrocchia di
Montefosca, sorta nel 1935 in conseguenza del più che giustificato distacco da
Erbezzo di cui faceva parte. Su un ameno pendio degradante verso il Natisone, in un posto solatio sorge
Lasiz con la sua parrocchiale e proseguendo verso ovest, poco più in alto, domina maestosamente da un rilievo la chiesa con sede parrocchiale di
Antro che, per storia e monumenti, si può considerare la matrice delle chiese del.territorio del comune.

I canti esemplificativi registrati in cassetta

La cantoria che ha realizzato la cassetta
La cantoria che ha realizzato la cassetta
I brani di seguito riportati, sono il frutto di ricerche fra le poche scartoffie rinvenute nelle soffitte o scantinati delle varie parrocchie in cui vi sono più che altro partiture di messe note ed eseguite dalle cantorie locali in occasione di importanti ricorrenze religiose; in alcuni casi sono venuti alla luce degli spartiti preziosi ed ormai dimenticati.

Mediante le testimonianze di persone anziane invece, è stato possibile ricavare molto di più, con il vantaggio di poter risalire ad almeno un secolo addietro.

Al fine di rendere accessibile la lettura di alcuni brani significativi anche a chi è privo di istruzione musicale, alla pubblicazione viene allegata una cassetta incisa in circostanze fortunose, senza particolari pretese artistiche, bensì quale documento di un certo modo di cantare.
Alla realizzazione di questa cassetta hanno dato il proprio contributo alcuni cantori di Mersino, di Lasiz e Cicigolis.

Il ventaglio della raccolta ovviamente non può limitarsi al canto religioso corale, eseguito cioè in chiesa ma va allargato all’ambito familiare dove non mancano canti devozionali o narrativi di eventi religiosi nonché preghiere cadenzate con ritmo e melodia definiti, atti ad un facile apprendimento.
Per la valenza niente affatto trascurabile posseduta, anche ad essi verrà dato il giusto spazio.

Le composizioni d’autore diffuse tramite le “Pesmarice”/Libri di canti, che qui hanno trovato terreno fertilissimo specialmente fra le ragazze, hanno subito notevoli adattamenti e modificazioni per cui è difficile definirle tali.
Questi canti comunque hanno retto e superato ogni sorta di difficoltà ivi compreso l’ avvicendamento con sacerdoti privi della conoscenza del dialetto e della cultura locali.

Nel secondo dopoguerra il canto di matrice slovena venne letteralmente bandito da quasi tutte le chiese del comune per ragioni che ancora oggi è difficile decifrare.

Il riferimento al canto registrato in cassetta, avrà apposita numerazione in corsivo.

Tipo di canti. La messa ed il vespero

Libro devozionale di preghiere e canti per i Benečani
Libro devozionale di preghiere e canti per i Benečani
Secondo la secolare tradizione locale, il canto che impegnava tutta la popolazione, tale da creare commozione ed intensa partecipazione, era il canto che si esprimeva nel luogo di culto propriamente detto, l’antica chiesa, normalmente costruita attorno al 1500, quasi sempre lontana dal paese e successivamente sostituita con un’ aula più ampia entro l’abitato.

In chiesa la messa veniva accompagnata normalmente da uno dei numerosi motivi ancora oggi in auge che iniziano con il suggestivo invito Pred Buogan pokleknimo/Da vanti a Dio inginocchiamoci ed accompagnano le varie fasi del rito: Gloria, Vangelo, Credo, Offertorio, Sanctus, Elevazione, Agnus Dei.

Non mancano i canti mariani, mottetti come O srečna duša/ O anima beata , secondo una tradizione ed un modo di cantare consolidato. I preti della vecchia guardia. Don D. Chiacig, Cernet, Blasutto, Jaculin, Cernoja, Cracina, Cuffolo, P. Guion, Qualizza, mns. Trinko, Laurencig, Birtig, Cramaro. Il pomeriggio della domenica era dedicato al canto dei salmi con benedizione eucaristica ed il Buog bodi hvaljen/Dio sia benedetto . L’organo o l’ armonium non sempre erano garantiti ma ciò non creava problemi perché in ogni parrocchia c’era una voce femminile, sicura ed autorevole che possedeva il carisma dell’intonazione e conduzione del canto. I preti della vecchia guardia. Don D. Chiacig, Cernet, Blasutto, Jaculin, Cernoja, Cracina, Cuffolo, P. Guion, Qualizza, mns. Trinko, Laurencig, Birtig, Cramaro.
A queste benemerite, dedicheremo lo spazio che si meritano seguendo il nostro itinerario.

Le processioni, le rogazioni, i voti pellegrinaggio

Madonna Missionaria a Masorolis
Madonna Missionaria a Masorolis


Don Giacinto Marchiol in pellegrinarrio con la parrocchia di Mersino
Don Giacinto Marchiol in pellegrinarrio con la parrocchia di Mersino


Sante Missioni a Mersino nel 1949
Sante Missioni a Mersino nel 1949


Processione con la Madonna Missionaria
Processione con la Madonna Missionaria
Le processioni attraverso il paese in occasione della sagra, una dedicata al santo titolare, una alla Madonna (V o VI dopo Pasqua) ed una a settembre (odpustak) si svolgevano al canto delle litanie lauretane, del Sacro Cuore, di inni sacri come Lauda Sion salvatorem lungo tutto il percorso.
Altra occasione per eseguire i canti sacri fuori dalla chiesa erano le Rogazioni attraverso i campi, cui partecipavano con particolare devozione i padri e gli anziani di famiglia, che si riteneva avessero particolare ascolto presso i santi invocati a piena voce mediante le litanie di tutti i Santi, con i relativi intercalari. In ogni famiglia alla sera veniva pregato il rosario con canto finale del Častito/Sia lodato che costituiva la prima scuola di armonia per i bambini.
In particolari circostanze venivano eseguiti canti narrativi riferiti alla vicenda della natività Poslušajta usi judje, Jožuf rajža , i canti della devetiza/novena di Natale , la Koleda in occasione della questua di fine anno.

Preghiere cadenzate

Pur non facendo parte del canto propriamente detto, vi sono delle espressioni devozionali meritevoli di citazione non solo per il testo sempre impregnato di profonda fede e devozione ma anche per la cadenza, il ritmo e la nenia melodica sempre diversa ed aderente al testo.
A questa serie appartengono gli Zlati Očenaši/Paternoster d’oro, Le preghiere del buon riposo / implorazioni all ‘Angelo custode .

Anche per questi brani trascritti nella stesura del testo si farà ricorso alla numerazione precitata.

Disposti questi necessari paletti, saliamo come programmato, a Mersino.
Luciano Chiabudini
Nino Specogna
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