Istituto Slavia viva

L’ Istituto Slavia Viva sollecita la convocazione degli “ Stati generali della Slavia friulana
Il convegno promosso dalla Pro Loco di Stregna in collaborazione con l’Istituto Slavia Viva ed il patrocinio dell’Amministrazione comunale del piccolo centro valligiano nell’ambito del Burnjak e svoltosi in presenza di un numeroso e qualificato pubblico, ha fatto emergere una visione assolutamente nuova delle complesse problematiche locali, suggerendo un superamento delle sterili polemiche che, da troppi decenni, caratterizzano troppa parte della vita culturale e politica locale.

Dalle analisi svolte dai giovani relatori dell’Istituto, Gessica Snidaro, Mirko Clavora e Simone Clinaz sui “145 anni di appartenenza della Slavia friulana allo Stato italiano” risulta, da una parte una costante riaffermazione dell’attaccamento delle popolazioni del Friuli orientale all’Italia e, dall’altra, un assoluto disinteresse da parte del Regno sabaudo prima e della Repubblica dopo, verso le stesse.
Con precise citazioni e puntuali analisi di documenti programmatici relativi allo sviluppo nazionale e regionale, il convegno ha inequivocabilmente dimostrato la volontà dello Stato di cancellare la comunità della Slavia in quanto tale, considerata “vergognosa presenza dello straniero in Italia”.

E’ stata, inoltre, messa in evidenza la sostanziale differenza tra l’incerta e poco partecipata ”idea nazionale italiana” ed il convinto, lungimirante ed efficace “ideale nazionale sloveno”, a partire dal programma della “Zedinjena Slovenija” del 1884 alla riunione di tutte le componenti della nazione slovena, nell’ambito di un unico quadro geopolitico come l’Unione europea, pur se divisa tra Slovenia, Austria, Ungheria ed Italia.
L’unità nazionale slovena realizzata al di là ed oltre i confini statali come concretizzazione del più moderno concetto di “slovenski kulturni enotni prostor” (n.d.r.: ambito sloveno culturalmente unito),
che giustifica, dal punto di vista della politica nazionale slovena, l’intervento di quello Stato anche nelle vicende interne dei paesi confinanti.

Concludendo il convegno, il presidente dell’Istituto, Ferruccio Clavora - dopo aver messo l’accento sulla gravità della situazione demografica locale che prefigura una prossima estinzione fisica della specifica “formazione sociale” della Slavia friulana - ha indicato la necessità della elaborazione di un progetto intergenerazionale di salvataggio della stessa, da sottoporre all’attenzione dell’Italia, della Slovenia, dell’Unione europea e, per quello che è di sua competenza, all’Unesco.
Un progetto, ampiamente condiviso da tutte le parti politiche, economiche, sociali, culturali ed identitarie locali, di pochi ma essenziali punti programmatici.
“Non si tratta di negare o di dimenticare le differenze che su alcuni aspetti della nostra realtà dividono la comunità - ha specificato Clavora - ma di dare, in questo particolare momento, la priorità a quello che può unire, nella prospettiva di un blocco del preoccupante degrado in atto, per avviare virtuosi processi di rinascita e di sviluppo. In particolare, dobbiamo sforzarci di superare le contrapposizioni che tanti danni hanno prodotto, per accettare il principio della pari dignità e diritto di cittadinanza di tutte le sensibilità identitarie presenti sul territorio, da considerarsi complementari e non alternative e reciprocamente escludenti.”

Per raggiungere tale obiettivo - l’approvazione di un progetto di rinascita e sviluppo, largamente condiviso - andrebbero convocati degli “Stati generali della Slavia”, promossi d’intesa dalle sette Amministrazioni comunali delle Valli e preparati da una consultazione capillare dell’insieme della popolazione, ripartendo dalle strutture delle “ville”, delle “vicinie”, delle Banche e dell’Arengo.
Ferruccio Clavora
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