Lidia e il cosacco


Una volta ancora, con il suo racconto “Lidia e il cosacco”, Romano Firmani sorprende chi lo legge.
Con semplicità e tenerezza descrive brevemente una pagina amara e nello stesso tempo dolce della storia della sua gente.
Come nei suoi precedenti scritti - “L’ultima valle” e “Gli sradicati” - Firmani proietta la Slavia Friulana in un contesto che supera di gran lunga la capacità di questa comunità di frontiera di interpretare un destino tropo spesso condizionato da fattori estranei alla sua volontà.

Già dalle prime pagine de “L’ Ultima valle”, il protagonista Celso riflette:
“Anche se non mancano braccia vigorose, la nostra avara terra non ci dà più di che sfamarci, né lo Stato fa qualcosa per la nostra gente, così siamo costretti a sbrigarcela da soli. Nelle nostre Valli ci sentiamo abbandonati e quasi esclusi dal resto d’Italia. Forse perché parliamo un’altra lingua ? Abbiamo l’impressione di essere stranieri nella nostra terra, ….”

Anche i Cosacchi si sono ritrovati estranei in casa propria e nella speranza di un domani migliore hanno lasciato la loro terra.

Emblematico rappresentante di questo straordinario popolo errante alla fine della sua corsa, Ivan il cosacco, dopo aver espresso tutta l’arrogante prepotenza di cui può essere capace l’invasore, manifesta l’irrefrenabile bisogno di essere amato, proprio di ogni essere.
Da parte sua, la giovanissima Lidia, spaventata dall’iniziale forza bruta del dominatore, si lascia sedurre dal mistero e dalla sofferenza che avvolge il suo primo amore.

Due persone che si confrontano nella ricerca di un impossibile futuro ed esprimono, nel dramma di una separazione che sanno definitiva, la purezza di un sentimento d’amore tanto effimero quanto travolgente.

Due popoli, quello cosacco e quello della Slavia, che come parenti lontanissimi che si incontrano per la prima volta, assumono consapevolezza delle loro manifeste diversità ma anche delle loro insospettabili similitudini.

Una volta ancora, con questo racconto, Romano Firmani ci commuove scrivendo la Storia, in particolare quella della Slavia.

L’autore

Romano Firmani nasce nel 1930 a Clavora, frazione di Rodda Alta nel comune di Pulfero, in provincia di Udine. In tenera età, sulle tracce del padre migrante, fa la spola tra la sua terra ed il Belgio, arricchendo per la forza degli avvenimenti, il suo bagaglio di lingue, culture ed esperienze umane.
Dopo l’invasione tedesca del Belgio e la deportazione del padre in Germania, rientra nelle Valli del Natisone dove vivrà anche le avventure qui raccontate. Dopo la guerra, ripartirà per il Belgio dove concluderà la sua esperienza umana nel gennaio 2009.

L’opera

Il breve racconto, collocato alla fine della seconda guerra mondiale in un paesino lungo le rive del fiume Natisone, ha come tema l’improbabile amore tra una ragazzina del luogo ed un soldato cosacco. Alla fantasia segue una brevissima ricostruzione dell’epopea dei cosacchi in Friuli.
Una serie di interessanti testimonianze su questa presenza in alcune frazioni delle Valli ed alcuni aneddoti relativi alla vita quotidiana della famiglia dell’Autore alla fine della Seconda Guerra completano un’opera che non mancherà - come i precedenti scritti di Firmani - di suscitare interesse e senso di partecipazione.

Sabato 23 maggio
presso la sala del Consiglio Comunale
Pulfero
Lo scrittore
FRANCO FORMASARO
presenta il libro di

Roman Firmani

Lidia e il cosacco

interverranno
PierGiorgio Domenis - Sindaco
Anne Deguée Firmani - vedova dell'autore
Loretta Dorbolò - pittrice
Ferruccio Clavora - giornalista

il coro NEDIŠKI PUOBI
diretto dal m.o Giuseppe Chiabudini
Ferruccio Clavora




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