Festa dei Santi e dei Morti

Considerazioni sulla morte e sulla vita
Si avvicina ormai la festa di Tutti i Santi, collegata, naturalmente, a quella di Tutti i Morti.

Considerare la morte è d'obbligo, soprattutto per capire meglio la vita, questa nostra vita terrena.

La prima considerazione da fare è che la morte è un cambiamento radicale. Anche il più grande uomo di fede sa che la vita presente è unica, singolare, irripetibile. Infatti, la vita della resurrezione è “una nuova vita”, misteriosa, meravigliosa, miracolosa, ma diversa.

E allora appare logico vivere questa vita che Dio ci offre nel modo migliore, migliore sotto tutti i punti di vista,
delle rettitudine prima di tutto
ma anche di un'esperienza vissuta giorno per giorno, goduta goccia a goccia, ringraziando Dio per averci lasciato in un paradiso terrestre, dove la luna, le stelle, il sole, le piante, gli animali, i panorami e, più ancora, l'amore delle persone care e l'amicizia degli amici ci offrono sensazioni e spettacoli unici e inimitabili: ricchezze che appartengono a questa vita, a questa realtà, ma che ci verranno tolte con la morte, seppure la fede ci conforta facendoci intuire che le rivedremo nell'infinita bontà e ricchezza di Dio.

I Santi e i Morti, perciò, sono qui a dirci: non dimenticate che la vostra vita è unica, non sciupatela, fatela diventare una ricchezza.

La festa di Tutti i Morti

La morte!
Fa paura.
Ha fatto paura anche a Gesù, uomo come noi, secondo la testimonianza di Matteo, Luca e Marco.

Mateuž

[36]Antadá Ježuš j šu z njim u an grúnt, kličen Ğetzemani, an j jau dišepulnan: «Sedinta tle, tist cajt ki jest gren atan za molit». [37]An je uzeu z njin Petra an dva Zebedeona snuova, an j začeu skušt žalost an nadluogo. [38]An jin je jau: «Muoja dušica je žalostna do smartì; ostanita tle an vàrta z mano». [39]J šu no malo dej, sej parklonu z gobcan na tlá an j molú, takuo: «Očá muoj, če je moč, naj gre mimo mené tel kelih! Pa ne takuo ki čen jest, pa takuo ki ti češ!» [40]Potlé j paršu čeh dišepulnan an jih je ušafu zaspane. An je jau Petru: «Takuo, niesta bli parložni varvat zmano no samò uro? [41]Varta an molita, za na pàst u skušnjavo. Duh je parpraujen, pa mesuo je šibkuo». [42]Sej odločiu še andrat an j molú an je jau: «Muoj Očá, če tel kelih na more bit odločen brez de jest ga popian, naj se dopune tuoja voja». [43]Potlé j paršu an jih je ušafu nazaj zaspane, zuok njih oči so ble ratale težkè. [44]Jih je pustu, sej nazaj odločiu an j nazaj zmolú za treči krat an j ponoviu le tiste besiede. [45]Potlè sej parbližu dišepulnan an jin je jau: «Le spita an opočivajta! Lej, ura se bliža an človieški Sin pride dàn u rokah griešniku. [46]Ustanita, pujmo! Lejta, tist ki me zataji se bliža».

Matteo.

[37]E presi con sé Pietro e i due figli di Zebedèo, cominciò a provare tristezza e angoscia. [38]Disse loro: «La mia anima è triste fino alla morte; restate qui e vegliate con me». [39]E avanzatosi un poco, si prostrò con la faccia a terra e pregava dicendo: «Padre mio, se è possibile, passi da me questo calice! Però non come voglio io, ma come vuoi tu!». [40]Poi tornò dai discepoli e li trovò che dormivano. E disse a Pietro: «Così non siete stati capaci di vegliare un'ora sola con me? [41]Vegliate e pregate, per non cadere in tentazione. Lo spirito è pronto, ma la carne è debole». [42]E di nuovo, allontanatosi, pregava dicendo: «Padre mio, se questo calice non può passare da me senza che io lo beva, sia fatta la tua volontà». [43]E tornato di nuovo trovò i suoi che dormivano, perché gli occhi loro si erano appesantiti. [44]E lasciatili, si allontanò di nuovo e pregò per la terza volta, ripetendo le stesse parole. [45]Poi si avvicinò ai discepoli e disse loro: «Dormite ormai e riposate! Ecco, è giunta l'ora nella quale il Figlio dell'uomo sarà consegnato in mano ai peccatori. [46]Alzatevi, andiamo; ecco, colui che mi tradisce si avvicina».

Lukež

[39]Kar j šu uon sej pobrau, ku po navad, gor na briegu Ojk; an dišepulni so šli za njin. [40]Kar j paršù na prestor, jin je jau: «Molita, za na stopnit u skušnjavo». [41]Potlé sej odganu taod njih skor an zagon kamana an, kleče, je molú: [42]«Očá, če moreš, odgan taod mené tel kelih! Pa naj na bo nareta muoja, pa tuoja voja». [43]Antadá mu sej parkazu an anjovac goz neba za ga troštat. [44]U oblasti nadluoge j molu buj napeto; an njegá puot j ratu ku karvave kapje ki so padale na tlá.
[45]Potlé je ustù od molitve, je šu čeh dišepulnan an jih je ušafu de so spal za žalostjo. [46]An jin je jau: «Zakí spità? Uztanita an molita, za na past tu skušnjavo».

Luca

[39]Uscito se ne andò, come al solito, al monte degli Ulivi; anche i discepoli lo seguirono. [40]Giunto sul luogo, disse loro: «Pregate, per non entrare in tentazione». [41]Poi si allontanò da loro quasi un tiro di sasso e, inginocchiatosi, pregava: [42]«Padre, se vuoi, allontana da me questo calice! Tuttavia non sia fatta la mia, ma la tua volontà». [43]Gli apparve allora un angelo dal cielo a confortarlo. [44]In preda all'angoscia, pregava più intensamente; e il suo sudore diventò come gocce di sangue che cadevano a terra. [45]Poi, rialzatosi dalla preghiera, andò dai discepoli e li trovò che dormivano per la tristezza. [46]E disse loro: «Perché dormite? Alzatevi e pregate, per non entrare in tentazione».


Marko

[32]So rival tist cajt u ni njivi kličena Getzemani, an on je jau suojin dišepulnan: «Sedinta tle, medtem ki jest zmolen». [33]J uzeu sa sabo Petra, Jakuma an Janeža an j začeu čut strah an nadluogo. [34]Ježuš jin je jau: «Muoja duša je žalostna do smarti. Ostanita tle an ahtita». [35]Potlé, j šu malo naprej, sej vargu na tlá an j molú de, če j bluo moč, naj bi pašala od njegá tista ura. [36]An je guoru: «Abbà, Očá! Usé je tebé mogočno, pregán od mené tel kelih! Pa ne kar ist čen, ma kar ti češ». [37]Sej uarnú nazaj, jih je ušafu zaspane an j jau Petru: «Šmon, al spieš? Nies rivú ahtat no samò uro? [38]Ahtita an molita za na stopnit u skušnjavi; duh je napraujen, pa mesuo je šibkuo». [39]Sej nazaj odganu, j molú rekoč le tiste besiede. [40]Kar sej uarnú jih je ušafu zaspane, zakí njih oči so ble steškane, an nieso viedli ki mu odguorit.
[41]J paršu treči krat an jin je jau: «Le spita an opočitase! Dost, j paršlá ura: lejta, človieški Sin je dan u rokah griešniku. [42]Ustanita, pujmo! Lejta, tist ki me zataji je blizo».

Marco

[32]Giunsero intanto a un podere chiamato Getsèmani, ed egli disse ai suoi discepoli: «Sedetevi qui, mentre io prego». [33]Prese con sé Pietro, Giacomo e Giovanni e cominciò a sentire paura e angoscia. [34]Gesù disse loro: «La mia anima è triste fino alla morte. Restate qui e vegliate». [35]Poi, andato un pò innanzi, si gettò a terra e pregava che, se fosse possibile, passasse da lui quell'ora. [36]E diceva: «Abbà, Padre! Tutto è possibile a te, allontana da me questo calice! Però non ciò che io voglio, ma ciò che vuoi tu». [37]Tornato indietro, li trovò addormentati e disse a Pietro: «Simone, dormi? Non sei riuscito a vegliare un'ora sola? [38]Vegliate e pregate per non entrare in tentazione; lo spirito è pronto, ma la carne è debole». [39]Allontanatosi di nuovo, pregava dicendo le medesime parole. [40]Ritornato li trovò addormentati, perché i loro occhi si erano appesantiti, e non sapevano che cosa rispondergli.
[41]Venne la terza volta e disse loro: «Dormite ormai e riposatevi! Basta, è venuta l'ora: ecco, il Figlio dell'uomo viene consegnato nelle mani dei peccatori. [42]Alzatevi, andiamo! Ecco, colui che mi tradisce è vicino».


Che dire?! Le parole tanto crude si commentano da sole.
Gesù, come uomo, ha superato la prova rimettendosi alla volontà del Padre.
E noi?
Ciascuno dovrebbe trovare la strada per affrontare questa situazione di crisi con serenità.
La soluzione agli interrogativi sul dopo la morte io l'ho trovato al versetto 16 del capitolo 3 del vangelo di Giovanni:


[16]Buog ries j tarkaj jubu svìet
za dat njegá edinega Snu,
za de usak ki vierje tu anj bi na umrù,
pa bi dobiu venčno živlienje.


"Perché Dio ha tanto amato il mondo,
che ha dato il suo unigenito Figlio,
affinché chiunque crede in lui non perisca,
ma abbia vita eterna."
ns
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