TIN PIERNU

VALENTINO TRINCO (1922-1990)
Človek velikega sarca
uomo dal cuore generoso.
Mostra fotografica

Un fotografo popolare

Per il Centro studi Nediza e in particolare per il suo fondatore e presidente Paolo Petricig l'acquisizione di materiale fotografico è sempre stata oggetto di particolare attenzione.
È stato così possibile nel corso degli anni mettere in luce archivi di grande pregio per una comunità come la nostra, impegnata a mantenere vivi valori del passato, lingua e tradizioni.
I fotografi autodidatti che un tempo operavano nei paesi delle Valli del Natisone erano quasi sicuramente inconsapevoli dell'importanza che avrebbe assunto nel tempo il loro lavoro facendo riemergere le tracce di persone e cose che la storia ha il più delle volte dimenticato o ignorato.

È il caso di Tin Piernu - Valentino Trinco di Tercimonte (1922-1990), uomo dal cuore generoso.
Questa espressione, che può sembrare retorica, si adatta a pennello ad un uomo come Tin, sempre disposto a dare una mano a chiunque ne avesse bisogno, fosse per fare il muratore, il falegname, l'imbianchino, il norcino, l'elettricista o il fotografo.

La sua passione erano le novità. Quando a Tercimonte arrivò l'energia elettrica, comperò un libro, lo studiò e applicò le conoscenze tecniche così apprese per portare la luce dove serviva.
In modo simile si avvicinò alla fotografia, al ritorno dal servizio militare nel dopoguerra: con una macchina fotografica di legno, il cavalletto, l'ingranditore, diventò fotografo immortalando 'te zive an te martve', vale a dire ciò che accadeva nel suo paese ed in quelli vicini.
Bisogna dire che conosceva Severino Braidotti, fotografo di Cividale, che frequentava cercando di carpirne qualche segreto e avere da lui informazioni su dove acquistare il materiale fotografico.
Per reperirlo a Udine o a Cividale affrontava non poche difficoltà, considerando che la strada a Tercimonte è arrivata solo nel 1958.

Il suo archivio, custodito dalla famiglia e in fase di acquisizione su supporto digitale dal Centro studi Nediza, è composto da circa un migliaio di lastre, impressionate con volti di donne, di uomini, di bambini e da scene di vita dal dopoguerra agli anni '70.
Chiuso nel suo studio, 'ta v kambri ta par forme', dove a volte avevano accesso i figli, ma non troppo spesso per via degli acidi, «zaki "acidi" van huduo dielajo, an če puojdeta not, na prideta vič uon» («perché gli acidi vi fanno male e se entrate lì dentro non verrete più fuori»), Tin forse non immaginava che le figure impresse su quei vetri sensibili, sarebbero diventate testimonianza storica e memoria del nostro passato.

Una passione vera, la sua, che lo portava - dopo una giornata di lavoro come muratore, dopo una serata passata a piallare legname per costruire finestre e porte o a fare rastrelli - a trascorrere notti intere a sviluppare ciò che aveva fotografato, magari dopo la messa di domenica. Perché dopo la messa chi voleva una foto si recava da Tin, si faceva fare "barba e capelli", poi si accomodava sullo sgabello alto della 'kambra ta par forme' davanti alla finestra disegnata sul muro come sfondo.

Click, e la foto era scattata.

Restava poi da riordinare la stanza, 'kambra', sgomberata per far spazio alla "sala da posa", rimettere a posto 'babo an skofa' - gli arnesi per fare i rastrelli - la frutta e la verdura immagazzinate accanto ai 'banki' pieni di frumento.

'Nie bluo diela, ki ga nie znu', sapeva fare di tutto, Tin: curava le piante, intrecciava cesti e gerle, la sua sensibilità artistica lo portò a realizzare anche dipinti e immagini sacre scolpite nel legno.

E fotografava... probabilmente per rendere un servizio alla gente disagiata della montagna, viene da pensare, a cui magari serviva una foto per i documenti d'identità.

Certamente anche le sue immagini sono parte del ponte che ci unisce oggi a quella vita semplice che non esiste più, di cui indoviniamo il sapore grazie a questi "fotogrammi dal passato" che presentano una realtà diversa da quella odierna, dettata da leggi che ci omologano, che ci rendono tutti uguali nei desideri, nelle paure, nelle certezze, nelle avversità...
Ci sia concessa un po' di nostalgia.

La mostra alla Beneška galerija

La mostra è organizzata dal Centro Studi Nediza, in collaborazione con l'Associazione artisti della Benecia a San Pietro al Natisone.
L'inaugurazione avrà luogo sabato 18.10.2003 nella Beneška galerija.

Orario visite

11.00 - 12.30
16.30 - 18.30

sabato 11 - 12.30 chiuso la domenica.
Nino Specogna
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