Le due grandi guerre

Monumento - Prima e Seconda guerra - il Fascismo - i Tedeschi - i Cosacchi - i Partigiani - i Caduti

Il monumento


Il monumento dei caduti della guerra 15-18 fu fatto negli anni 1935-36, per rispondere alla richiesta di Cencig Tojac e Cernet che volevano onorare i loro amici morti. Il paese si rivolse, ancora una volta, a Specogna Angelo Uolac che seppe con la sua immaginazione portare in porto questo monumento. Per la costruzione, scelsero una pietra particolare che si trovava soltanto a Uogu. La gente scese con le più leggere sulla schiena, le più pesanti furono messe sulle slitte. I cantoni (kantonade) furono ricuperati nella caserma diroccata di Monte Ioanac e servirono a inquadrare le fotografie dei caduti. Un enorme sasso fu preso vicino a Messak, verso Dino e portato su una slitta.

Guerra 1915-1918 - I caduti di Montefosca

ZANTOVINO Luigi 1889-1915 Fam Juanu Sergente Sul fronte di Caporetto Alpino
BATTISTIG Leonardo 1893-1915 Sul fronte di Caporetto Alpino
CENCIG Agostino 1881-1915 Sul fronte di Caporetto Alpino
CERNET Luigi 1893-1916 Sul fronte di Caporetto Alpino
CENCIG Agostino 1884-1918 Sul fronte di Caporetto Alpino
CENCIG Angelo 1882-1915 Sul fronte di Caporetto Alpino
CENCIG Pietro 1883-1918 Fam Matjulu Caporale magg Alpino si è distinto tenendo una posizione da solo contro il nemico ; meritava la medaglia d’oro
CENCIG Francesco 1896-1916 Sul fronte di Caporetto Alpino
CENCIG Giovanni 1881-1918 Sul fronte di Caporetto Alpino
CENCIG Antonio 1888-1929 Combattente ma morto a casa Alpino
CENCIG Luigi 1898-1918 Sul fronte di Caporetto Alpino
CERNET Francesco 1898-1919 Morto a casa in seguito alla spagnola Alpino
SPECOGNA Agostino 1890-1919 Cavalleria Morto a casa Alpino
CERNET Giuseppe 1885-1918 Sul fronte di Caporetto Alpino
LAURENCIG Antonio 1878-1919 Sul fronte di Caporetto Alpino
SPECOGNA Luigi 1893-1918 Sul fronte di Caporetto Alpino

La seconda guerra a Montefosca: Il fascismo

Dopo tanti anni su diversi fronti, certi Montefoscani tornarono a casa. Lì dovettero sopportare l’ideologia del fascismo, costretti a prendere la tessera che costava cinque lire (a quell’epoca, si lavorava per due lire al giorno). A quelli che non volevano pagare, facevano bere l’olio pesante da motori come successe a Cernet Pietro.Al comune c’era una persona incaricata di sorvegliare Montefosca. Il suo soprannome era MENI ; ogni volta che veniva su, la gente si nascondeva. Aveva carta bianca per tutto e aveva sempre ragione anche se la gente, qualche volta, cercava di giustificarsi. Dobbiamo ricordare che quell’ uomo assomigliava a Mussolini ; aveva la stessa faccia. Riuscì anche a convincere un paio di Montefoscani ad aderire al regime. Quelli fecero da spia per il comune minacciando le persone disubbidienti di finire sul fronte.Un giovane poteva diventare balilla a 8 anni con il pagamento di una tessera da cinque lire che gli dava la possibilità di intravedere una futura carriera nelle amministrazioni, nella scuola o nell’esercito. Avendo la prospettiva di una vita al riparo del bisogno, avevano una grandissima motivazione ed erano tutti elementi attivi del partito ma erano anche poco graditi alla gente che non voleva aderire a quel regime. Eravamo tutti balilla però nessuno aveva il vestito adatto : pantaloni corti di panno grigioverde come i soldati, camicie nere, fazzoletto verde, mappa sulla “baroca”. Gli avanguardisti erano in assemblea a Podvarchis ogni sabato e subivano un lavaggio del cervello. In quel periodo, il paese visse un grandissimo dramma : ognuno sospettava l’altro e la gente non si parlava più perché aveva paura che la minima parola fosse ripetuta.
Inoltre le esigenze del fascismo erano diverse : per esempio, prendevano una mucca su quattro. Avendo tre mucche con un vitello nella stalla, MENI ne contava quattro e la gente era obbligata a portarne giù una. Era inutile piangere ; oramai il paese era sotto il suo controllo.Poi venne fuori un’altra esigenza del regime che obbligò le donne sposate a portare al comune le loro fedi d’oro. Qualche giorno dopo, il sacerdote Don Rojatti nella sua predica confermò che avevano una settimana per consegnarle. In cambio, le donne avrebbero avuto una fede di ottone placata d’argento. Subito dopo, un’altra richiesta fu trasmessa sempre in chiesa e si sentì dire dal sacerdote : “ Cari Montefoscani e Montefoscane, Fratelli e Sorelle, questa settimana si deve ritornare di nuovo al comune di Pulfero per depositare tutto il rame che avete a casa ”. Dimenticò di precisare che si trattava di piccoli pezzi di rame. Per fortuna, tanta gente nascose l’indispensabile per poter cucinare un minimo. Poi fu richiesto il rame stagnato che pagavano secondo il peso. Per evitare truffe, ogni utensile era bucato ; peccato perché furono rovinati stagni di valore. Con questo metodo, raccolsero tanti quintali di roba.

La Guerra

Nel 1935, i primi Montefoscani andarono in Etiopia e Somalia. In due anni, l’Italia creò l’impero AOI (Africa Orientale Italiana) dove costruì scuole, strade e cominciò l’insegnamento italiano. Quelli che andarono in Africa erano : Cencig Attilio Matjulu , Macorig Giuseppe, Cencig Pietro Tojac , Cencig Antonio, Laurencig Mario. Era una guerra strana perché gli africani erano insediati nelle montagne. Piano piano, con l’aiuto dell’ artiglieria, gli alpini guadagnavano posti sul nemico. Le battaglie su una montagna chiamata Ambaradam si protrassero su molto tempo. Lì migliaia di soldati morirono per tenere questo posto. Per affrontare gli africani, furono chiamati altri soldati ma anche gli inglesi che avevano colonie in tutta l’Africa.Cencig Attilio Matjulu dovette tornare a casa prima degli altri perché contrasse la malaria. Si curò per un anno per una tremenda febbre. Ci raccontò certe fasi di quella guerra vissuta in Etiopia. Poiché le giornate erano caldissime, camminavano di notte ore ed ore con un gran carico sulle spalle. Raccontava anche che dopo battaglie violente, la pianura era coperta di centinaia di corpi che bisognava scavalcare in mezzo ad un puzzo insostenibile.Per fortuna, nessun Montefoscano perse la vita in Africa.
Qualche tempo dopo il loro ritorno, scoppiò la seconda guerra mondiale il 25 Gennaio 1938, conosciuta dai Montefoscani tramite i giornali di Pulfero.
Nel 1939, lo Stato cominciò a richiamare sotto le armi anche quelli che avevano quattro anni di più per fare il cambio. Poi l’Italia fece il patto dell’Asse (Tokyo, Berlino e Roma) per combattere contro il resto del mondo. L’America non era ancora entrata in guerra. L’obiettivo era di prendere il canale di Suez per due ragioni :
- evitare di fare il giro dell’Africa ;
- non pagare le sopratasse esorbitanti.
Nel 1940, scoppiò la guerra in Grecia e l’esercito cominciò a richiamare giovani che avevano più di 20 anni come Cencig Attilio Matjulu (1914), Specogna Antonio Danielu (1917) e Menig Antonio (1918). Questi tre furono i primi Montefoscani ad andarci. Un figlio dei Balan fu ferito in Grecia poi portato in Germania dai tedeschi come prigioniero di guerra e liberato nel settembre del 1945.
Prima del 1941 andarono sul fronte russo Laurencig Angelo Balan (1915, Genio), Cencig Angelo Kruč (1910, fanteria), Cencig Primo. Dopo ci andarono gli Alpini della classe 1921-22 fra cui Cencig Leonardo Matjulu . Alcuni tornarono con la ritirata sul Don nel febbraio del 1943.
Tutti i fratelli Laurencig Balan e Cencig Matjulu erano presenti su tutti i fronti, non soltanto tre ragazzi come era previsto ma quattro per tanti mesi. Poi fu promulgata un’ altra legge ma si parlava già della ritirata in Russia.
Le cose cambiavano e il paese cominciava a svegliarsi prendendo sempre più coraggio specialmente quando l’America dichiarò la guerra all’ASSE. Per illustrare questo cambiamento, si deve raccontare un episodio accaduto a Pulfero. Nando, il papà di Giuseppe Laurencig Balan , andò un giorno a Pulfero a prendere il sussidio per i suoi figli al fronte, si fermò da Škof per ascoltare il giornale radio. Tutti erano costretti ad alzarsi. Vedendo Nando seduto, il padre Škof gli disse :
- Non hai paura di finire in prigione ? -
Nando gli rispose :
- Oramai la guerra è persa e non serve a niente fare tutte queste mascherate. -
Tanti hanno pensato di dirlo ma pochi hanno avuto questo coraggio.
Uno gli si avvicinò e gli disse :
- Come lo sai tu che è persa ? Io l’ho sentito da una signora di Cicigolis che diceva : “se Gesù vuole, anche un gallo può vincere la guerra ! -
Nando rispose : - Sì, sì, ma Gesù non è stupido. Non ha mai voluto la guerra !…… -
Poi, nel luglio del 1943, Mussolini fu rovesciato e cominciò lo sbandamento del regime fascista. Con la morte del Duce il 28 aprile 1945 a Como fu la fine della Repubblica di Salò. Per un certo tempo, i soldati non sapevano a chi rivolgersi aspettando la nuova repubblica. Si crearono tre corpi di partigiani :
- I Garibaldini rappresentavano la resistenza italiana ;
- Il IX Corpus (Beneška Četa) rappresentava Tito ;
- I Badogliani nati dal movimento di Badoglio creato dopo la caduta di Mussolini. Il maresciallo Badoglio firmò la capitolazione italiana nel 1943. Questo movimento non aveva nessuna simpatia con i due corpi sopra citati.
Dopo la capitolazione, un gruppo di responsabili del paese, (Cencig Luigi Marniac , Cencig Pietro Uerb in testa) organizzarono con una compagnia di volontari, diversi posti di guardia attorno al paese. Nonostante le armi rudimentali, i giovani ragazzi del gruppo si considerarono già soldati come, per esempio, Cernet Pio di Paceida.
Nello stesso tempo, gli aerei inglesi lanciavano, ogni notte, manifesti annunciando l’arrivo degli alleati e chiedendo un aiuto sul posto. Si facevano fuochi sul Monte Matajur e Monte Ioanac per indicare agli inglesi il posto giusto per scaricare viveri, coperte, munizioni. Chiedevano alla popolazione di fare saltare ponti per impedire la ritirata del nemico. Però era difficile rovinare ponti che servivano nella vita quotidiana. Per esempio, c’era un uomo da Zapatocco chiamato Redelonghi Marco (1912-1944), volontario per minare il ponte di Dogna sul Tagliamento che serviva alla ferrovia da Udine a Tarvisio fino all’Austria. Per i tedeschi, questa linea era importantissima perché era l’ultima via di soccorso. Il ponte si trovava in una strettoia ed era così sorvegliato che non riuscì a farlo saltare. I tedeschi gli diedero la caccia. Provarono anche gli inglesi a distruggere questo ponte con bombardamenti che finivano da una parte all’altra delle montagne senza mai toccarlo. Per diversi atti di bravura fu edificata una statua di bronzo all’incrocio della strada di Bergogna in onore di Redelonghi Marco.

La fine del fascismo ed il movimento partigiano

Nel 1944, un gruppo di partigiani garibaldini arrestò a Canalutto vicino a Torreano una ventina di fascisti repubblichinini avanguardisti e li portarono vicino all’osteria di Pičin. Due scapparono. Due giorni dopo, la gente di Montefosca rattristata vide questi giovanissimi fascisti allineati fuori per essere interrogati. Fra loro c’erano cinque giovani dai 17 ai 18 anni che non volevano ammettere la fine di Mussolini. Furono portati a Budrin dove li raggiunse il prete Don Rojatti per confessarli prima di morire. Furono fucilati gridando “Evviva Mussolini” e sepolti sul posto. Nel frattempo, un ragazzo di Povoletto fu ucciso e sepolto sotto Paceida in un campo che apparteneva a Cernet Antonio. Tutte le famiglie furono sconvolte da questo dramma e divise a causa della diversità politica e partigiana. Dopo la guerra, le famiglie vollero recuperare le salme dei loro figli chiedendo volontari per fare questo lavoro penoso. Fra questi volontari c’erano Cencig Luigi Marniac , Cencig Mario Buriankn , Cernet Pio. Furono pagati 10 000 lire ciascuno per disseppellire quei cadaveri.
Dopo arrivò il momento dei partigiani di Tito. I tedeschi occupavano la zona di Udine, Gorizia, Trieste fino a Ljubjana creando l’Adriatisches Küstenland (Litorale Adriatico) annesso al Reich germanico. Per lottare contro i tedeschi, i titini arruolavano di forza tutti i giovani vallegiani per aumentare il loro effettivo. Quando arrivarono a Montefosca, ne presero una ventina fra i quali c’erano Cencig Leonardo Matjulu, Laurencig Angelo Balan, Cencig Alessandro, Menig Luigi Paronču, Cencig Davide Te Gorenju, Cencig Iusto Uancu, Cencig Elio, Specogna Pietro Uolcu. Li portarono sul monte Stol da dove fuggirono due giorni dopo e si nascosero nel bosco sotto la chiesa di Sant’Andrea in un posto sconosciuto. Dopo queste fughe, i partigiani li cercarono dappertutto ma, non trovando nessuno, smisero le loro ricerche. Intanto morì (non si sa come) Menig Luigi Paronču. Quattro, fra i quali c’era Cencig Leonardo Matjulu, furono portati al di là del confine oltre l’Isonzo, in Croazia a Bosviwoloka in un’ unità chiamata Dolomiski Odret. Lì rimasero in tre. Dopo aver guerreggiato per mesi, Cencig Leonardo ebbe l’occasione di falsificare l’etichetta che portava sulla divisa. La cambiò mettendo Beneški Odret ; così poté farsi un lasciapassare per ritrovare questa nuova unità che si trovava vicino al Matajur. Il 4 gennaio 1944, si presentò un’ occasione unica per scappare via. Con il freddo ed il buio, non era facile ma ne aveva visto di tutti i colori. Due giorni senza mangiare e quasi senza dormire, attraversando l’Isonzo, poi il Natisone sospeso al filo con una carrucola in barba ai tedeschi e anche ai cosacchi. Arrivò a Montefosca dove tutti lo credevano morto. Si fece una festa attorno a 4 litri di vino che aveva pagato Pre Beppo da Zantovino. Era meravigliato di vedere i suoi così felici di ritrovarlo. Il pericolo venne dopo perché due partigiani lo cercavano nel paese per diserzione. Non lo trovarono perché era nascosto in un posto dalla famiglia Goriš. Questi due partigiani inesperti furono disarmati da Cencig Pietro Tojac e Specogna Angelo e furono obbligati a scappare via. Ma l’indomani, tutto il paese era circondato da partigiani ; vuotarono tutte le case e, vedendo che nessuno voleva confessare, presero come ostaggi Cencig Pietro, Cernet Agostino, Cencig Ettore e Narcisio Leban e Zantovino Giovanni. Si spostavano ogni 3 o 4 giorni anche per non essere scoperti dai tedeschi. La prima notte, dormirono a Robedišče ; la seconda notte, partirono per il Pradolino a Loch ed andarono da Zorza che aveva un’ osteria a Mersino Alto. La terza notte, erano a Grimacco (Clodig) e la quarta notte, andarono e rimasero due settimane a Tribil Inferiore. Dopo, si spostarono su Santa Maria, Drenchia e posti diversi. Finirono a Zavhr in una latteria con 44 prigioneri di tutto il Friuli. Cencig Giuseppe Špelat servì da intermediario perché conosceva i loro rapitori. Questi cinque ostaggi gridarono sempre la loro innocenza. Tante volte i partigiani fecero pressione su Cencig Ettore Leban, il più giovane, minacciandolo e facendogli paura. Lui resistette sempre con molto coraggio. Quando videro Giuseppe trattare con loro, ripresero speranza. Lui gli confermò che sarebbero stati liberati ma non sapeva precisamente quando ; dovevano soltanto essere pazienti. Furono liberati due mesi dopo. Ebbero molta fortuna perché questi partigiani avevano la propria legge per loro e uccidevano quando lo volevano. Avrebbero anche potuto bruciare il paese.

I tedeschi

Dopo l’otto settembre 1943, nell’Italia occupata dai tedeschi, si videro emergere gruppi di partigiani italiani, come i garibaldini e osoppani che furono divisi sulla questione slovena. Come la IX Corpus ( Beneška Četa ) di Tito anche i domobranzi anticomunisti e i giovani cattolici erano divisi. Nel 1945, i tedeschi avevano il loro quartiere generale (Komandantur) a Cividale. Ogni volta che erano informati sui movimenti partigiani, mandavano un aereo chiamato “cavalletta” Kobilca per sorvegliare e verificare le informazioni. Questo fatto è accaduto anche a Montefosca e dopo qualche ora, una pattuglia di tedeschi si presentò nel paese. Fecero davanti alla chiesa tre gruppi : quello dei bambini, quello delle donne ed infine quello degli uomini con i giovani dai 18 anni. Fu Laurencig Pietro a fare l’interprete. Sapeva un po’ di tedesco perché aveva lavorato in Austria. Pietro si rivolse ai paesani e disse : “se qualcuno ha armi a casa, le deve portare fuori perché se saranno loro a trovarle, fucileranno dieci di voi in rappresaglia”. Per fortuna, tutto andò bene.
A causa dei furti commessi dai tedeschi, dai cosacchi, dai partigiani di Tito e anche dai partigiani italiani, la gente cominciò a nascondere il poco cibo che le restava in una grotta nel burone di Budrin e anche da Za Uart ; così si salvò dalla fame.
Sotto l’unico bombardamento del 10 febbraio 1944 sono morte tre persone : Cencig Antonio con sua figlia Giovanna e Cencig Maria Gorac . Dopo, la gente andava a nascondersi in una grotta chiamata Bašinca al di là di Mià.

I cosacchi

I primi cosacchi arrivarono nel Friuli nell’ estate del 44. Erano con i tedeschi che si servivano di loro per compiere le azioni brutte. Così, non sembrava alle popolazioni che fosse colpa dei tedeschi. Nell’inverno del 43-44, passando da Sant’ Andrea, salirono a Montefosca di notte per non essere visti. All’alba, pian piano, invasero le case sistemando cinque di loro in ogni famiglia. Su 150 famiglie, il calcolo è facile da fare. All’inizio, la gente non aveva tanta paura perché erano vestiti come i tedeschi. Verificarono ogni posto nascosto, ogni buco, ogni pozzo pensando di trovare armi e munizioni. Erano esperti per questo lavoro. Per fortuna, non trovarono niente. Rapidamente, il timore e la paura si insediarono : avevano tutto sotto controllo e nessuno poteva più muoversi. Il loro quartiere era da Ustin Uolac a “Rupa” . Questi erano spesso con le SS avendo la stessa mentalità. Costringevano la gente a mettersi davanti alla chiesa e così avevano più libertà per entrare dappertutto nelle case e rubare tutto quello che volevano. Un giorno, andarono da Cencig Attilio Matjulu e videro che Paolina (sua moglie) aveva ancora gli orecchini. Uno si precipitò su di lei per strapparglieli. Subito, Attilio si interpose e disse al cosacco : “se tocchi mia moglie, non esci vivo di questa casa !”. La determinazione di Attilio fece un grand’effetto e non prese niente.

In tutto, invasero il paese per 9 giorni che sembrarono lunghi come 9 mesi per i Montefoscani, terrorizzati.

Guerra 1940-1945: I caduti di Montefosca

CENCIG Pio 1921-1943 Fam Misak Medaglia di Bronzo
CENCIG Luigi 1921-1943 Fam Uanz
CENCIG Giovanni 1916-1943 Fam Kajanka
LAURENCIG Augusto 1922-1943 Fam Balan
MACORIG Angelo 1921-1943 Fam Mhorč
MENIG Antonio 1917-1941 Fam Paronč Medaglia di Bronzo Morto in Grecia
MENIG Vittorio 1922-1943 Fam Paronč
SPECOGNA Giuseppe 1921-1943
SPECOGNA Antonio 1919-1941
SPECOGNA Giuseppe 1921-1943
CENCIG Antonio 1892-1938 Partito come volontario in Africa per sostenere la sua famiglia

Guerra 1940-1945: I caduti civili di Montefosca

CENCIG Antonio 1895-1944 Deceduto sotto il bombardamento del 10/02/44
CENCIG Giovanna 1937-1944 Figlia di Cencig Antonio, deceduta sotto il bombardamento
GORAC Maria 1891-1944 Mamma di Gisella, deceduta sotto il bombardamento Nello stesso tempo furono diversi feriti nascosti nella fam. TRIGONA Vincenzo
CENCIG Pio 1921-1943 Ucciso dai partigiani di Tito a PodStregna preparando la mitragliatrice
CENCIG Luigi Disperso in Russia
CENCIG Elio 1931-1944 Ė stato messo sulle lapide
CENCIG Giovanni 1925-1945 Fucilato dai tedeschi
CENCIG Rosalia 1897-1944 Uccisa il 8 settembre recuperando, nelle caserrne, dei soldati di Cividale
MENIG Luigi 1907-1944 (45) Disperso

La stele di Podstregna


Un piccolo monumento fu fatto in ricordo del soldato Cencig Pio Kočianu a richiesta dei suoi fratelli Berto, Celio e di suo nipote Danilo. Furono aiutati da Specogna Giuseppe Baziak , Cencig Miglio Išta e Specogna Guerrino Uštinu .
Cencig Pio Kočianu era stato ucciso, in quel posto, dai partigiani di Tito mentre preparava la mitragliatrice.

DECRETO DI OCCUPAZIONE D’URGENZA

Per ragione di stato, certe famiglie furono espropriate perché possedevano terreni vicino al confine. Potete vedere, qui sotto, un esemplare di questo decreto.

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Guerrino Cencig
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