Le prime scuole


Scuole - Latterie - Strada - Teleferica - monte Mija
Le prime lezioni sono state date a Paceida nella casa Čerik nel 1889. Laurencig Giuseppe Balan ci racconta di essere andato a scuola per la prima volta nella vecchia canonica dove, al primo piano, c’era una grande sala con tre classi insieme : la prima, la seconda e la terza. Lì fece la prima e la seconda. Le maestre venivano da Azzida, San Pietro, Pulfero e Tarcetta. Si ricorda che sua zia Zantovino ebbe, nel 1902, come maestra Vecilina con la quale imparò soltanto le aste per abituare lo scolaro a tenere la penna, facendo le aste a piombo o inclinate, cercando di farle più regolari possibile. Giuseppe ha fatto la terza a Alenišča (ultima casa andando su da Leban ). Fu Cencig Luigi L eban a scavare questo posto pietra dopo pietra per costruire una grande casa utilizzata, più tardi, come scuola. Ha diviso questa casa con suo fratello quando è partito, come tanti altri, per l’Argentina dove è morto. Tutte queste case erano affittate dal comune. Poi, compiuti dodici anni nel 1940, continuò nella casa di Cencig Pietro Pičin a Liessa, la quarta e la quinta divenute nel frattempo, obbligatorie. In tempo di guerra, dal 42 al 45, Ser Uolzu diede in affitto una grande sala a casa sua dove si seguivano la prima, la seconda e la terza. Lì furono date le ultime lezioni.
A Montefosca, c’erano in classe banchi scartati che il comune di Pulfero non utilizzava più e che furono portati lì a spalla. Si andava a scuola dalle 8.30 fino a mezzogiorno. Nel tempo del fascismo, i più poveri ricevevano in classe un pezzo di pane, fatto da Uikac , che si tagliava a pezzi con un po’ di marmellata. Questo pane e questa marmellata facevano gola anche ai così detti bambini ricchi. Durante l’intervallo, si dava, sempre di nascosto, un pezzettino di pane al compagno. Come i bambini potevano capire questa divisione fra loro ? Spesso, nell’intervallo, i genitori s’informavano in dialetto con le maestre sull’andamento scolastico del loro figlio.
In quei tempi, non si leggeva nessun giornale. La prima radio fu fabbricata a mano da Štief . Fu Pre Angelo a fare una specie di antenna nell’ orto in un recipiente di rame, riempito di carbone e fili che faceva da ricevitore attaccato ad un bancone dove si sentiva una parola ogni tanto. Era la prima radio a Montefosca, poi fu Don Rojatti a comprarne una vera e dopo ce ne fu una all’osteria da Zantovino e da Čiak .

La prima latteria

Libretto dei portatori di latte
Libretto dei portatori di latte
I primi fondatori della latteria furono Cencig Antonio Čep , Laurencig Pietro Čerik , Cencig Agostino Kolar , Cencig Giuseppe Kruč . La società fu fondata il 31 Marzo 1930 con la nomina, per un anno, dei consiglieri : Cencig Antonio Čep , Laurencig Pietro Čerik (segretario), Cencig Agostino Kolar (presidente), Cernet Pietro Cernet , Cencig Agostino Goriš , Cencig Agostino Leban (vice-presidente), Cencig Luigi Matioca , Cencig Giuseppe Kruč , Cencig Giuseppe Marniac , Specogna Pietro Titin , Cencig Basiglio Šiornu , Cencig Pietro Uerb , il cassiere Cencig Giuseppe. Se non c’erano problemi, la nomina finiva il 31 Marzo 1931 e si procedeva ad un rinnovo.
Fu finanziata per il suo funzionamento il 29 Maggio 1930 sotto la presidenza di Cencig Agostino Kolar e la tutela di 40 soci ; altri sei si aggiunsero più tardi. Poco tempo dopo la sua venuta a Montefosca si aggiunse, come socio importante, il prete Don Rojatti.
Il 31 Maggio 1930 fu aperta la prima latteria “turnaria” di Montefosca ; produceva 28 chili di burro e 31,400 chili di formaggio. Si fece dono della produzione del primo giorno alla Madonna SS delle Grazie di Montefosca.
Si può rimanere sorpresi dalla tenuta dei registri, dalla serietà dei conti e dalla scrittura. Per fortuna, diversi registri e soprattutto il registro sociale sul quale erano iscritte tutte le spese fu salvato dall’oblio da Cencig Leonardo Marniac ; oggi, sua figlia Maria li tiene in casa.

La strada

Montefosca dopo la costruzione della strada
Montefosca dopo la costruzione della strada
Il primo tracciato della strada fu fatto nel 1919 e poi abbandonato. I primi lavori cominciarono nel 1957 a Calla per finire nel 59 a Montefosca. Il tecnico di quell’ opera era il geometra Guyon di Cividale, il ragioniere veniva da Tarcetta e la persona che misurava la strada e la pendenza era di Rodda. Inoltre, Cencig Pio Šiornu teneva il registro delle presenze, si preoccupava delle munizioni, dava la paga e il lavoro agli operai. Siccome lui aveva perso un occhio in Germania a fare un lavoro simile, fu convocato dall’ ingegnere regionale a Udine che gli fece la proposta di fare il caposquadra. Fu riconosciuto competente per questo cantiere stradale e promosso. In tutto, c’erano 66 operai, fra Montefosca, Calla, Erbezzo e Zappatocco. La paga era di 500 lire per un operaio, 600 per un uomo sposato e 1400 lire per il capo-squadra. Ma in periodo di falciatura, non era facile per le famiglie ; allora Cencig Pio ebbe l’idea di proporre il lavoro a cottimo ; così gli operai potevano liberarsi a mezzogiorno e disporre del pomeriggio per continuare a falciare l’erba.
Questa strada fu fatta tutta a mano, tranne l’uso del frantoio che macinava i sassi per fare la ghiaia. Siccome non c’erano più soldi, per gli ultimi tre mesi venne su una ditta per finire l’ultimo ponticino che arrivava a Paceida dietro il terreno di Menig. Pio, Gino, Enzo, il grande Pušinu della famiglia Štief (che era il primo a possedere una Gilera) ebbero come capo uno della Carnia. Finito il cantiere, Pio partì per la Germania e questa strada fu asfaltata solo molti anni dopo.
Allora, era Specogna Pietro Piercu a fare il tassista a Montefosca ; gli altri non volevano salire per non rovinare la loro macchina con i sassi proiettati sulla carozzeria. Nonostante la mancanza di asfalto, gli emigranti ebbero la soddifazione di salire a Montefosca per la prima volta in macchina.
Concludiamo questo capitolo con un aneddoto. Quando il vescovo Zaffonato venne ad inaugurare questa strada con altre personalità regionali, fu accolto da Specogna Silverio Ser Uolzu e gli disse “Sia lodato il pecoraio!” Evidentemente, voleva dire: “Evviva il nostro Pastore!”. Con questo lapsus, ha fatto ridere tutto il paese.


Scuola e teleferica

Nel dopoguerra, l’Italia mancava di tutto. Nel progetto governativo, era previsto anche l’insegnamento, bisogno urgente, specialmente nella zona di confine. La scuola di Montefosca faceva parte del programma di costruzione di 25 scuole nel quale era previsto che queste dovevano servire all’esercito italiano in caso di conflitto.
Quando il finanziamento fu attribuito al comune di Pulfero, un appalto fu aperto e fu la ditta Lochitta ad ottenere il contratto. Per fare una grande scuola, ci voleva tanto materiale. Purtroppo, in quel periodo, la strada non esisteva ancora e la ditta Lochitta decise di costruire una teleferica a sue spese per portare su il frantoio, il motocarro, tutti gli attrezzi ed i materiali come il cemento, la sabbia, le travi, le tegole, ecc... Però, furono obbligati a smontare il frantoio e il motocarro in pezzi tanto erano pesanti. Il frantoio serviva a produrre la ghiaia la quale, mischiata al cemento ed alla sabbia, diventava cemento armato con i ferri in mezzo.
Già nel 1949, su un terreno di Cencig Giobatta Nutig , Cencig Basilio Šiornu e Cencig Giovanni Matjulu cominciarono a tirar fuori sassi per le fondamenta. Le mine, chiamate baratone, erano fatte a mano con piccoli e grandi stampi. In questo posto ripido vicino alla cannonica, era tutta roccia. Ci volle un anno per spaccarla e creare uno spazio per la futura scuola.
La ditta Lochitta iniziò i lavori a Maggio del 1950 allargando il sentiero in certi posti (precisamente davanti a Leban ) e creando un ponticino per far passare il motocarro che portava il materiale dalla teleferica fino al cantiere. Piano piano, si vedeva sorgere questa scuola su due piani ed apparire il tetto. Tutto il paese era scombussolato da questa nuova costruzione, sorpreso dal rumore del frantoio e dallo scoppiettio del motocarro che rompeva la quiete del luogo.
Finita la scuola elementare, la ditta Lochitta non aveva più bisogno della teleferica. Aveva poca voglia di smontarla e la propose al paese che ne aveva gran bisogno. Cosa strana ; nessuno si fece vivo per comprarla ! Questa situazione rimase bloccata per un po’ di tempo. Con grande sorpresa, si presentò Don Eliseo Artico come titolare e tesoriere per comprarla insieme a Specogna Antonio Te Gorenj con i suoi figli Milio e Davide. A loro si aggiunse anche Cencig Lessio Uanc . Subito dopo, la gente adoperò questa teleferica per portare qualsiasi cosa da Stupizza. Vedendo che le cose andavano bene, questi soci raddoppiarono il pedaggio per sfruttare al massimo il loro investimento. Pian piano, la gente cominciò a mormorare perché non sopportava più questo fatto. Si ricordava che, durante la costruzione della scuola, la dita Lochitta dava la possibilità alla gente di utilizzare la teleferica a poco prezzo. Il paese e la cantoria cominciarono ad essere divisi fra le famiglie Laurencig Balan , Cencig Matjulu , Zantovino, Cernet Čiak , Cencig Uanc , Specogna Te Gorenj in accordo con il prete e le altre famiglie. Per la prima volta della sua storia, Montefosca fu ferita per molti anni.
Il 16 Agosto 1957, durante la Messa dedicata a San Rocco, mentre il prete faceva la predica, gli venne vicino il sagrestano Cencig Pietro Išta mormorandogli qualcosa all’orecchio. Senza nessuna spiegazione, il prete terminò la Messa. D’un colpo, la chiesa si svuotò e si sentì gridare fuori : “Hanno tagliato il filo della teleferica !!!”. Fu una donna a danneggiare la teleferica. Il più sorpreso fu il prete.
Senza essere contro la chiesa, l’ottanta per cento della gente era contro il prete perché si sentiva presa in giro. La situazione diventò insopportabile ed esplosiva. Subito dopo, le autorità vennero a costatare i danni e portarono la donna in prigione. Le cose andarono abbastanza bene per la chiesa sebbene fosse compromessa in questa faccenda. I soci rimisero la loro teleferica in funzione ma le cose cambiarono. L’opposizione del paese decise di impiantare un’altra teleferica, abbastanza distante da quella già esistente, per non creare problemi di manovra. Una passava da Ogjnišče e Mina ; l’altra da Basso Uogu e Stupizza.
Queste due teleferiche funzionarono insieme per due anni, poi, con l’apertura della strada nel 1959, smisero le loro attività. I Montefoscani poterono approfittare dei camioncini per vendere il letame e la legna.
Qualche anno dopo, le teleferiche furono smontate. Oggi si parla ancora di questa storia che ha lasciato delle ferite nel cuore dei Montefoscani.
Argano della seconda teleferica ciusa nel 1959
Argano della seconda teleferica ciusa nel 1959


Monte Mija 19544-1955

Quasi tutti i paesi del comune di Pulfero parteciparono alla costruzione della baita.
Gli uomini erano pagati 500 lire al giorno e se sposati, 600. Cencig Pio Šiornu ci racconta :
“Ogni giorno mi alzavo alle quattro e, in un quarto d’ora, ero a Stupizza. Prendevo un sacco di cemento e lo portavo sul Monte Mia ; alle sette, ero su dopo due soste. Così potevo fare una seconda giornata di lavoro. Battevo la ghiaia per la baita ; invece di portare un sacco in una mezza giornata come facevano gli altri compagni, io guadagnavo la mia settimana in tre giorni ed avevo così la possibilità di fare altro il resto della settimana.
Questa baita doveva servire alle famiglie che, in quel posto, avevano capanni circondati da pecore e capre. Tanti anni dopo, servì ai cacciatori e ai forestali ; poi diventò anche un rifugio.
Lavorai anche alla mulattiera nel Pradolino, battendo le mine con Renato di Pulfero. Si accendevano le micce due volte al giorno. Si spaccava la roccia, si tagliavano i sassi creando il sentiero intatto ancora oggi”.
Il ponte a Stupizza sul Natisone è stato costruito attorno al 1925 dalla ditta Tosolini di San Pietro con manodopera di Montefosca.

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