Čeneurhske Ledinske imena

I Toponimi di Montefosca

Prefazione

Perché un libro sui toponimi montefoscani?
Per non perdere un patrimonio insostituibile dei nomi delle località che la tradizione ha tramandato oralmente durante i secoli di presenza sul territorio locale.

La presenza umana è legata ai luoghi, casati, campi, prati, boschi, monti dove si svolgevano le attività e la vita dei nostri antenati e dove dovrebbe continuare della nostra.
Ė anche il desiderio di riappropriarci la nostra passata dignità e cultura.
I toponimi e microtoponimi locali offrono una varietà particolare collegata alla linguistica locale.
Questo patrimonio culturale è costituito dalle tradizioni orali che vengono cancellate in una certa misura di generazione in generazione, fino a quando nessuno sarà più in grado di tramandarle.
Questa tradizione significa uno stretto legame dell’uomo con la propria terra, ricevuta, ereditata, affidata dai i suoi antenati, per poi tramandarla ai propri figli.

1) le voci della tradizione orale, dunque in molti casi, sono volate via senza traccia, mentre i documenti appartengono in grande parte al passato perchè molti luoghi ormai non hanno più nome.

2) Toponimo: nome di luogo; dal greco: topos = luogo /Onuma = nome.

Come descrivere il sentimento che noi proviamo per il luogo dove siamo nati?
Quando l’amministrazione ci chiede con l’ennesima domanda:
“ma Lei, dov’è nato, in quale paese?”
“Nato a Montefosca, comune di Pulfero, Udine, Italia”.
Quante volte abbiamo scritto su diversi documenti le nostre origini (siamo tutti da qualche parte).
Se le nostre radici sono paterne o materne, sono anche territoriali, locali e toponomastiche.
La conoscenza dei luoghi e delle proprie radici, la consapevolezza delle proprie origini e della propria appartenenza storica e linguistica ha sempre incuriosito l’uomo.
Perché ci piace ritornare nel paese dove siamo nati ed esserci anche sepolti?
Perché c’è un richiamo dentro di noi che ci lega fortissimo alla nostra terra.
I toponimi traggono il loro nome da vari aspetti.
La morfologia del terreno: cavità naturali, corsi d’acque, sorgenti, pendii, pianure, etc...
Fitotoponimi: nomi di piante che crescono prevalentemente in quel luogo.
Altri toponimi derivano da chiese, croci, strade, incroci, fortificazioni, caserme ed impianti vari.
Zoonimi: che derivano da nomi di animali selvatici o anche domestici presenti in quel terreno.

Nella nostra parlata, i toponimi indicano anche la direzione del luogo rispetto a chi parla o rispetto ad altri luoghi di riferimento (gor – dol – ce – ta – pod – za – na – cez ... = su – giù – là – sotto – sopra – oltre ...) Per qui non ne tiene conto, diventa difficile fare una buona traduzione in italiano.

La gita di Francesco Musoni a Montefosca nel 1898

Per quelli che non la conoscono, è doveroso per me farvi leggere la visita effetuata a Montefosca da Francesco Musoni.
Era fotografo, speleologo, storico e uomo politico, fu il primo ad interessarsi ai toponimi montefoscani.

Arrivando a Gorenja Vas fu subito sorpreso dallo splendore del panorama delle valli del Natisone.
Era un uomo pratico e tutto l’interessava ma soprattutto voleva vedere la gente da vicino.
Dopo questa visita, aveva promesso di dedicarsi ai toponimi locali.
Adorava percorrere regioni intere per scoprire il territorio ed i suoi abitanti.
Quando visitò per la prima volta Montefosca, non soltanto fu sorpreso dall’ambiente ma sopratutto dai montefoscani che vivevano ancora all’antica.
Siamo sorpresi ancora oggi da come li descrive; ecco il suo racconto.

Dal libro di Francesco Musoni intitolato “Tra gli sloveni di Montefosca”, Lipa Editrice.

“Montefosca è paese celebre in tutta la valle del Natisone pei suoi abitanti dall’ alta statura, dalle spalle ben tarchiate, dai petti villosi, dall’erculea robustezza; e sopratutto perchè è fama in mezzo ad essi si conservi pressochè inalterato il tipo degli Slavi primitivi: degli Slavi cioè dell’epoca delle loro più antiche immigrazioni in Friuli.
Chi desidera quindi conoscere quali fossero gli antenati di questi nostri buoni ospiti molti secoli addietro, deve fare una visita a Montefosca: visita che riesce tanto più interessante dopo che, per la venuta della principessa Elena in Italia, si volle rilevare l’analogia fra il nome Montefosca (nel dialetto sloveno di S. Pietro Černa Varh) e quello di Montenegro (Črna Gora.
Ecco le ragioni per cui io decisi di recarmivi nel settembre scorso in compagnia d’un mio amico studioso di glottologia...” “...Ecco aprircisi dinnanzi la piccola conca in cui si asside la frazione di Montefosca, meta principale della nostra gita. Alta 725 metri sul livello del mare, è chiusa dal monte Vogu (1164 metri) a nord, dal Juanes (sl. Ivanac) (1168 metri) ad ovest e sud-ovest: aperta a levante sul Natisone, verso il quale scende mediante un gradino ripidissimo, solcato dal torrente Bodrino (sl. Bodrin, Zabrodinam, forse da Brod – guado).
Nel dialetto sloveno di S. Pietro Montefosca viene chiamata Černavarh (Črni Vrh), nome che letteralmente tradotto suona: cima nera.
Eppure il villaggio è non sopra una cima, ma dentro una depressione. L’ebbe esso forse dalla vetta che gli sorge alla spalle, come dal Matajur desunse la sua denominazione il villaggio omonimo del comune di Savogna?
Ma notisi che a tal vetta, solo in pianura si dà il nome di Černavarh, mentre a Montefosca è conosciuta, come dicemmo, sotto quello di Vogu, che, curiosa analogia, significa Carbone, (qualcuno lo vorrebbe derivato da vogel: angolo, spigolo) e a nessuna cima vien dato il nome di Montefosca. A ciò aggiungasi che nè la conca in cui siede il villaggio, nè la cima del Vogu, o Černavarh che la si voglia chiamare, hanno aspetto nereggiante; la prima essendo un paesaggio simile a molti altri di montagna, ricoperto di un discreto rivestimento vegetale; mentre il Vogu è biancheggiante di nude rupi calcaree, ringhiose coi loro denti aguzzi e intramezzate di macchie e di cespugli di nocciuoli e di carpini che solo a grande distanza dànno una tinta severa alla montagna.

Accennammo all’analogia che venne rilevata fra i nomi Černavarh (Montefosca) e Černagora (Montenegro): ora, secondo me, la maggiore analogia consiste precisamente in ciò che di entrambi i nomi si trovano le medesime difficoltà per ispiegare l’origine, poichè anche il Montenegro, terreno carsico, in gran parte coperto di nude rupi calcaree, ha aspetto piuttosto grigiastro che nereggiante.
Tale argomento fu da me diffusamente svolto in un mio opuscolo, al quale rimando il lettore (Dott. F. Musoni.
Del nome “Montenegro”. Udine, Bardusco 1896), in cui sono enumerate le probabili ragioni del frequente ricorrere del color nero (Črni) nei nomi locali slavi, senza che tuttavia io sia potuto approdare ad una conclusione interamente accettabile.
Ma quanti non sono i nomi locali della cui origine non sapremo mai nulla?
E la toponomastica, nonostante il largo sussidio di molte discipline, sarà sempre una scienza incerta, costretta a camminare nel buio ed incompleta. In ultimo qualcuno potrebbe ancora chiedere: perchè Montefosca e non Montefosco, come sarebbe corretto in italiano? La spiegazione riesce facile quando si pensi che la forma italiana è probabilmente derivata dalla ad essa preesistente forma friulana di Montefosche, notissimo essendo che nel ladino del Friuli il vocabolo monte, è nel più dei casi, di genere femminile.
Allo stesso modo da Montavierte, per ragioni analoghe a quelle di Montefosca, si è ricavata la forma italiana di Monteaperta in luogo di Monteaperto.

Montefosca conta 324 abitanti secondo il censimento del 1881. Stature alte, petti villosi e ch’essi tengono sempre aperti anche durante la stagione invernale, capelli prevalentemente biondi o castani, occhi cerulei o grigi, barbe folte.
Il tipo slavo primitivo forse in nessuna località del Friuli è meglio conservato, poichè qui ab immemorabili i matrimoni si fanno quasi esclusivamente tra paesani: basti dire che vi si incontrano i soli cognomi:
Cencig, Battistig, Laurencig, Menig, Macorig, Specogna, Gujon, Cerneaz, Cernet.
Vivono a lungo e attualmente ben sessantadue d’essi superano i sessant’anni d’età. Parlano con una certa cantilena che rende dolce il loro dialetto e per cui si distinguono da tutti gli altri abitanti della valle del Natisone.
Nel vestire, anche in mezzo ad essi gli antichi e pittoreschi costumi slavi sono scomparsi, ma le donne ancora scendono alla pianura coi lunghi orecchini d’oro e cogli enormi ciondoli che l’esimia scrittrice, signora Caterina Pigorini Beri, qualificò per ornamenti barbarici. Gli uomini durante la stagione invernale vestono abiti di mezzalana (lana e stoppa), preparata in casa, non tinta, ma del colore naturale dalla materia prima: ai piedi scarpetti di panno e le donne, non tutte però, una specie di uose o calze, sprovviste del piede, pure di lana.
Robustissimi, portano tutti i pesi a spalla; e fino giù un pianura fasci enormi di fieno e legna, e fino a Cividale carichi di vitelli e di burro.

Quando ci son più fratelli, quasi sempre si ammoglia uno solo, e di solito il più prestante di forme.
Al maggiore di età si lascia in compenso il diritto di padronanza.
Sono quasi tutti analfabeti, eccettuati cinque o sei che furono soldati.
E del resto, come potrebbe essere diversamente non essendovi una sola scuola in paese?
Quella d’Erbezzo è troppo lontana perchè possano frequentarla spontaneamente o perchè il Comune ve li possa obbligare.
Certamente il Municipio di Tarcetta, da cui dipendono, farebbe ottima cosa ad istituirne una.
Ma come può farlo esso, coll’esiguo suo bilancio di circa ottomila lire annue, di cui ben 2800 sono già spese per l’istruzione?
Se il Governo facesse qualche cosa per quei bravi montanari, vigili e robusti custodi d’un’importantissima strada di confine dalla loro naturale fortezza, impiegherebbe il denaro assai meglio di quel che faccia sussidiando tante inutili istituzioni di cui abbonda il nostro paese.
Ma andategliele a dire queste cose al Governo, senza passare per ingenui!

Falsa la taccia di superlativa rozzezza che molti fan loro.
I pochi coi quali c’intrattenemmo lassù, quantunque a principio diffidassero alquanto di noi, quando furono rassicurati sul conto nostro, li trovammo affabili, chiacchieroni, espansivi molto, curiosi assai, piacevolmente faceti nel discorso: gran buona gente nel complesso.
Non bigotti, ma sinceramente religiosi ed affezionatissimi al loro Cappellano.
La politica non sanno che roba sia: odiano l'Austria per una lite che da lunghi anni sostengono contro la frazione austriaca di Robedischia: lite nella quale spesero già più di 30,000 lire senza ricavarne alcun costrutto.
Di panslavismo non hanno mai inteso a parlare e nessuno dei 194 affigliati che la famigerata Druzba svetega Mohora conta fra gli Sloveni delle nostre montagne, figura nativo di Montefosca.
Del resto, poco si curano di quanto non interessa da vicino il loro paese.
Lì nascono, lì vivono contenti della loro condizione, lì chiudono serenamente la travagliata esistenza.

Tuttavia gli abitanti di Montefosca hanno fama in pianura, certamente esagerata, di assai denarosi.
Ciò solo in parte è vero: poichè frugalissimi, dediti eccessivamente al risparmio, riescono a mettere da parte tutti quei pochi quattrini che ricavano privandosi dei migliori prodotti i quali appena basterebbero loro per sbarcare il lunario, quando avessero maggiori bisogni. Infatti il paese non produce molto: quasi esclusivamente granoturco, fagiuoli e patate.
Non frumento, nè frutta, nè vino.
Eppure la scarsa campagna vi è di straordinaria fertilità; certo perchè ingrassata da ottimo, abbondante letame, prodotto dai numerosi capi di bestiame che tutti possiedono e che finora conducevano a pascolare sul monte Mia (sl. Mija) di proprietà comunale.
La poca estensione dei terreni coltivabili è causa del loro prezzo assai elevato; e infatti si paga tre e perfino quattromila lire il campo.
Del resto difficile trovare chi venda, poichè tutti i minuscoli proprietari, si studiano di conservare le minuscole proprietà.
Contuttociò Montefosca è il paese, sebbene d’aspetto punto migliore di Erbezzo, nel complesso forse più agiato di tutta la nostra montagna. Prova ne è che dà poco o nessun contingente all’emigrazione e all’epoca del censimento del 1881 tre soli abitanti ne erano assenti, dei quali uno soldato, gli altri due fuori del Regno.
Similmente dai registri dell’esattore comunale risolta che tutti pagano a tempo le tasse e nessuno si lascia cogliere in mora.
Il molto burro e formaggio che producono, vendono quasi per intero fuori del paese, mentre a casa consumano latticello e ricotta che col maiz, con fagiuoli e patate formano la base della loro alimentazione: non dissimile del resto da quella di tutti gli altri Slavi della montagna.”


Vocabolario dei toponimi

Arbida

Terreno ricco di rovi

Brca

Colinette, piccoli rilievi

Brda

Colle, collina, anche in forma diminutiva

Bjarč

Terreno attiguo alla casa e coltivato a orto

Blata

Terreno livellato umido

Brajda

Terreno presso le case coloniche piantato a vigna o frutteto anche in forma diminutiva

Brieg

Monte

Brieza

Betulla

Briezje

Bosco di betulle

Budrin

Forse piccolo guado sul torrente?

Bukuje

Bosco di faggi

Bula

Piccola prominenza montuosa, monticello

Čarča

Terreno disboscato e dissodato

Čelò

Rupe, parte rocciosa

Cierkunca

Terreno un tempo di proprietà dalla chiesa

ČukulÀ

Rilievo collinoso, monticello

Dobuvje

Querceto, bosco ricco di querce

Dolina, dolinca, duolac, Duole

Valle, avallamento del terreno anche nelle forme diminuitive;
o nella forma arcaica Duole

Drienje

Terreno ricco di piante di corniolo

Gabar

Carpino, anche nella forma colletiva

Gabričje

Carpineto bosco di carpini

Glaua

Prominenza del terreno a forma di testa umana

Grapa

Borro, fossa ma anche terreno pietroso e incolto

Grič

Piccolo rialzo del terreno, colle

Griua

Pendio terreno in salita

Gruobja, grobje

Terreno accidentato, caratterizzato da asperità e cumuli di pietre

Hiša

Casa

Hlieu

Stalla

Hlieua

Stalle anche nelle forme Hleuisca

Host

Bosco

Hram

Casa

Ilouca

Terreno argilloso

Jama

Grotta, caverna

Jamca

Forma diminuitiva di Jama

Japnenca

Terreno calcareo

Japno

Calce

Jaur

Acero montano

Jazbacive

Zona in cui vive il tasso

Jelenca

Territorio sul quale un tempo viveva il cervo

Jesenje

Bosco di frassini

Jezera

Lago, laghetto

Kaman

Masso eratico, roccia isolata

Kamanje

Terreno sassoso e pietroso

Kamunja

Terreno comunale

Kazon

Casone, abitazione rustica

Klanac

Sentiero o posticino all’interno del paese (salita)

Klančič

Piccolo posto sempre all’interno del paese (salita)

Kliet

Cantina, oggi in casa, una volta anche fuori, di piccola costruzione

Klïn

Acero

Klin

Piccoli terreni in forma di cuneo

Klin, klinac

Forma diminuitiva di cuneo

Kobjac, kobiunjak

Terreni adibiti al pascolo o all’allevamento dei cavalli

Korito

Abbeveratorio per gli animali

Kos

Pezzo di terreno, di polenta, di formaggio, etc...

Koš

Gerla

Kostanj

Castagno

Kostanjouca

Terreno ricco di piante di castagni

Koziak

Terreni destinati al pascolo delle capre

Kras

Terreno pietroso, ricco di formazioni rupestri

Kriš

Croce campestre

Križinca I

ncrocio di sentieri o strade

Kuk

Collina, rilievo montano

Laz

Terreno disboscato, prato

Ledina

Terreno incolto, duro, ghiacciato

Lesnika

Terreno ricco di piante di nocciolo

Lipa

Tiglio

Luža

Terreno paludoso o fangoso

Malin

Mulino

Meja

Confine

Melnje

Piccola depressione o avallamento del terreno

Mieu

Terreno ghiaioso

Mlaka

Terreno paludoso, acquitrino con acqua sorgiva

Mlinarca

Mugnaia, terreno a coltivazione

Muost

Ponte

Njiua

Campo arativo

Ograjba

Terreno recintato per il pascolo degli animali

Opoka

Terreno marnoso



Oriehuje

Terreno ricco di piante di noce

Osriedak

Appezzamento di terreno situato in una posizione centrale

Pačau

Pozze d’acqua, abbeveratoi naturali per gli animali al pascolo

Part

Appezzamento, parcella di terreno ricavata dalla lottizzazione o ripartizione del terreno comunale tra le varie famiglie

Patok

Torrente

Pič

Terreno situato in qualche angolo o in qualche zona nascosta

Planino

Pascoli montani: alle volte, le malghe erano attrezzate con stalle, latteria e abitazioni per i proprietari del bestiame; la planina funzionava nella bella stagione;

Planjaua

Ampio terreno pianeggiante senza alberi e cespugli

Plaz

Frana, canalone ghiaioso

Počiualo

Di solito dei muretti sui quali le persone deponevano il carico di fieno o di legna e si concedevano un momento di sosta e respiro

Polica, police

Campicelli a forma di mensole situati sulla costa della montagna

Pot

Sentiero

Prapotna

Terreno ricco di felci

Pustovna

Terreno povero e arido e quindi incolto, abbandonato

Rauan

Terreno pienaggiante anche Raune, Raunica

Rebra

Costole, terreni situati sulla costa di una montagna

Rep

Terreno stretto e lungo a forma di coda (repič)

Rob, RobeT

erreni rocciosi, pietrosi e sassosi di tipo carsico a forti pendenze, bordo del dirupo

Roj, rojca

Piccolo canale, corso d’acqua, piccola roggia

Rončica

Ricavato da un disboscamento

Ronk

Ronco, frutetto o vigneto sul pendio del monte

Rupa

Profonda cavita verticale, abisso, fossa Rupca, foiba

Šarokà

Larga

Ščedma

Terreno arativo o prativo ricavato da un disboscamento o dissodamento

Sentin

Piccolo terreno adiacente alla casa

Senuožet

Prato destinato allo sfalcio

Šipca

Terreno ricco di arbusti di rosa canina

Skala

Masso di pietra

Skrila

Luogo pietroso

Špik

Cima a punta di collina o montagna

Stazà

Sentiero

Studenaz

Sorgente

Teza

Boschetto artificiale con strumenti atti alla cattera degli uccelli, uccellanda

Trnje

Spineto, località ricche di piante di spino

Uadica

Diminuitivo di “Uada”, acqua-idronimo indicante sopratutto sorgenti d’acqua

Uas o vas

Paese

Uaznica

Strada carrozzabile

Uogle

Località in cui si produceva un tempo il carbone vegetale ricavato dalle carbonaie: Uogje

Urbie

Di solito presso al fiume, luogo di salici – Ua rba

Urh

Sopra, cima, monte, sommità, valico

Urh o Varh

Significa anche ramo ma si riferisce soltanto agli alberi. Non è un toponimo

Urt

Orto

Urtic

Piccolo orto

Uša

Ontano

UšujĖ

Terreno ricco di piante di ontano

Žlieb

Canalone lungo e stretto, simile ad una grondaia

Čarnivarh, Čeneurh, Črnivrh, Čnvrh = Monte-nero

Čenevarh, Če na varh = là sopra

Se nelle valli del Natisone o più giustamente nella Benecia, c’è solamente Montefosca con il toponimo ČARNIVARH in Slovenia e in Croazia, invece, c’è un numero considerevole per quello che riguarda i villaggi, cittadine e monti.
Resto convinto che allargando questa ricerca in diversi paesi europei d’origine slava, si potrebbe scoprire altri toponimi con lo stesso nome. Possiamo presumere che Montefosca ha un legame particolare con tutti questi toponimi oggi al di là del confine.
Bisognerebbe risalire alle origini di questi toponimi per capirne meglio le loro particolarità.

Il nome locale, quindi originale, del paese è:

ČENEURH o ČENAVARH (ČE- NA-VARH: là sopra)

parlando dal vecchio insediamento originale:

da za Hlieu.

Tutte le altre trascrizioni che si riferiscono al “nero” sono frutto del pressapochismo ed ignoranza dei vecchi cartografici italiani, che poi, essendo scritte, vengono riprese e riutilizzate anche al contrario (Montefosca = Čarni Varh) facendo perdere il significato originale.
In tutte le mappe e le carte topografiche delle nostre valli si trovano centinaia di esempi di questo pressapochismo.
Tutti questi monti non sono neri e neanche i paesi cosi nominati.
Per noi, oggi, è difficile analizzare la motivazione dei primi slavi a fare questa scelta.
Sarebbe interessante fare delle ricerche per scoprire quale significato aveva questo colore nel passato.
Il color nero è sempre stato portato durante il lutto che sono momenti di profonda tristezza ma anche per momenti di gioia e felicità con i coscritti e sposi.
Si definisce come un colore maligno portatore di brutte notizie, brutti presagi (broyer du noir) abbandonarsi a tristi pensieri, miseria nera, messe nere, la morte è nera, etc...
Se l’aristocrazia e la nobiltà hanno scelto il colore nero è per la sua eleganza e moda, il povero cittadino o contadino vedeva solamente la parte pratica del vestito meno sporcante.
Il color nero è onnipresente nella vita di ciascuno di noi per motivi diversi: religiosi, superstiziosi o quotidiani.
Oggi, sono i giovani a vestirsi di nero ed ancora un effetto di moda.

PAESI

Con la Slovenia vicina a PRED GRIŽE, si trova il paese di ČRNIVRH.
Nella periferia di Lubiana, si scopre il paese di ČRNAVAS,
più al sud abbiamo il paese di ČRNIPOTOK e ČRNILAZI.
A poca distanza della cittadina di ČABAR, vicino a VRANSKO, c’è un altro paese chiamato ČRNIVRH.
Nella GRJANČI, vicino al confine croato, si trava ČRNAVAS.
Nella zona di VELIKA KAPELA, c’è il paese ČRNI KAL e vicino a MLAKA KAPELA, c’è il paese di ČRNA VLAST.
Più lontano, a LIČKO POLJE si trova il paese di ČRNI PADEZ.


MONTI

Come mai che il Monte Nero di 2244 m vicino al confine si chiama KRN e non ČRN in sloveno e non ha niente di nero?
Direi anche che la sua cima è bianca, grigia calcare.
Questo è dovuto ad una frettolosa ed errata traduzione del suo nome originale “KRN” e confuso con “ČRN” che significa “nero”.
“KRN” è invece nome di derivazione celtica “KAR”.

Adesso iniziamo una gita interessante nella zona di NOVAKI dove si trova il monte ČRNIVRH di 1288 m; un altro di 1530 m nella POHORIE.
Poi segue nella MALAGORA il monte ČRNIVCH.
Vicino alla cittadina di BREŽICE, c’è il monte ČRNIGOLI di 621m.
Nel luogo di PULA in CROAZIA, c’è un arpione punta rocciosa con un faro, chiamato ČRNAPUNTA.
Sull’isola di ČRES, la collina si chiama VELIČRN 529m.
Nel GORISKI KOTAR, si trova il monte ČRNEKOSA
e nel PRIMORSKO GORANSKE si vede il monte ČRNIVRH 1135m.
Vicino a LIČKO POLJE, sono due monti ČRNA KOSA 935m e ČRNA GREDA 1178m.
Nel GRAČAC, ci sono tre monti, uno chiamato ČRN OPAC 1404m, i altri due chiamati ČRNIVRH, uno di 1012m e l’altro di 1267m.
Più al nord, vicino a BIHAC, si trova il monte ČRNIVRH 1143m, più al sud nella zona di BOSANSKI PETROVAC, un’ altro ČRNIVRH di 1604m.

Toponimi stranieri a Montefosca

C’è anche in Bulgaria nei Balkani, chiamato anche vecchia montagna, un monte di 2290 metri chiamato cherni vruh.

Montefosco (fosco = scuro)

comune di Montefosco, provincia di Pisa ; comune di Montefosco, provincia di Avellino.

I microtoponimi del paese di Montefosca

Il paese di Montefosca è diviso in due frazioni importanti nelle quali si trovano altri toponimi che legavano le famiglie vicine.

La zona nord del paese, chiamata “Dolina” e la zona sud “Kras”.

Nel centro di “Dolina”, si trova la più grande piazza chiamata “rupa”.
Si dice “dol na rup” perché è la parte bassa di “dolina”, poi c’è “liesa”, “klanac”, parte alta “gor za hišam” e “lanišče”.

L’altr frazione chiamata “Kras” comprende “Bazji”, “pod priesak”, “gor na kùpc”, “pod oreh”, “pod lindo” e “gor na kras”.

Rupa sarebbe logicamente la piazza la più importante del paese. Perchè è chiamata cosi ?

Rupa

nel dialetto locale, significa cavità, buca nel terreno, abisso, foiba, voragine.
Nel passato, questo posto lo chiamavano anche “pošdériuh” inghiottitoio ; in seguito alle grandi pioggie e temporali, l’acqua saliva a più di 70 cm, poi pian piano, finiva in questo “pošdériuh” e spariva.



Ecco le famiglie che circondavano questa piazza:

famiglia CENCIG Giovanni Sierku (chiamato Lino),
famiglia CENCIG Giobatta Nutčiu,
famiglia CENCIG Pietro Ista,
famiglia CENCIG Pietro Uerbu,
famiglia CENCIG Angelo Gorišu,
famiglia CENCIG Iusto Uancu,
famiglia SPECOGNA Angelo Uštinu,
famiglia CENCIG Luigi Matiozu,
famiglia CENCIG Angelo Bazinkn,
famiglia CENCIG Giovanni Goracu,
famiglia TRIGONA Vincenzo Vcencu,
famiglia CENCIG Angelo Tojacu, famiglia CENCIG Basiglio Šiornu.

Klanac, klančič

strada, sentiero o vicolo in pendenza, sentiero ancora più piccolo

Famiglia CENCIG Giovanni Matjulu,
CENCIG Attilio Matjulu,
SPECOGNA Gino Lebanu,
CENCIG Ettore Lebanu,
CENCIG Mariana Bazinua.

Liesa

localmente si fa pensare a piante di nocciòlo giovane, intrecciate per costituire un steccato (pollame) o un graticcio

famiglia CENCIG Pietro Pičin,
CENCIG Virgilio,
CENCIG Bruni Rošlnu,
CENCIG Leonardo Nardin.


Bazji

forse da Basilio; questo toponimo fa parte di tutti quelli che non sappiamo spiegare.
Su questa piazzetta, si festeggia ogni anno il Senjam, festa del paese.

famiglia SPECOGNA Pietro Baziaku (di Basilio),
SPECOGNA Luigi Cipčiu,
CENCIG Angelo Kruč.

Gor za Hišam

dietro le case in alto del paese.

famiglia CENCIG Antonio e Giuseppe Te Gorenj,
BUNIN Luigi Krac,
CENCIG Agostino Gorišu,
SPECOGNA Pietro Lienu,
ZANTOVINO Luigi Peroška, CERNET Agostino Čiak,
CENCIG Giovanni Femn.

Skalca: kamanje

zona sassosa.

Due case sopra il paese, isolate, con una magnifica vista sul paese, San Andrea, Brieka e Joanes:
famiglia TRIGONA Vincenzo Vicencu,
MACORIG Mario Majacu.



Nella denominazione, Dolina comprende anche un piccolo monticolo dove abitava SPECOGNA Pierina, chiamata “Sperinca”; da qui parte il toponimo “gor na kras”: sopra le pietre.
Kras: cresta rocciosa.

Seconda frazione:

KRAS

dove fu iniziata la prima chiesa di Montefosca. Su questo monticello, i Montefoscani decisero nel 1855 di edificare anche loro la propria chiesa.
Sfortunatamente questa costruzione si è prolungata per sette lunghi anni.
Ogni inverno, la pioggia, la neve, il gelo mettavano in pericolo la solidità di questa opera.
Dopo un lavoro laborioso, riuscirono finalmente a coprire la chiesa.
La notte seguente, fu drammatica per il paese; questa chiesa, tanto sperata e aspettata, crollò in un fracasso assordente, creando una grande nuvola di polvere.
E' inutile descrivere la loro delusione.
Per fortuna, questa disgrazia è capitata durante la notte.

Pod orèh

sotto il noce ; nel passato su questa piazzetta, c’era un noce.

Famiglie vicine :
LAURENCIG Pietro Balan,
SPECOGNA Pietro Mekina, SPECOGNA Pietro Daneu,
LAURENCIG Ferdinando Balan,
CERNET Luigi Miskič,
CENCIG Celio Msaku.

Pod lindo

poggiolo, terrazzino in legno.
Questa piazzetta si trova nella parte bassa del paese (quasi sotto il paese).
Famiglie
CENCIG Angelo detto Liso e Ario Monu,
SPECOGNA Giuseppe Štiefu,
SPECOGNA Carlo e Giuseppe Uolac, più preciso “fruta” e
CENCIG Antonio Buriankn.

Pod Priésak

priesuka : siepe di alberi.
Doveva essere un posto con alberi.

Arriviamo quasi alla latteria.
Qui c’erano due famiglie importanti come
CENCIG Pietro Piercu che aveva un negozio,
ZANTOVINO Giovanni che teneva un’ osteria ;
più sopra, c’era la famiglia CENCIG Giuseppe Marniac.

Gor na Kùpc

posto leggermente in rialto (mucchio) con case amassate.

Arriviamo alle ultime famiglie di Kras :
CENCIG Luigi Uerbič,
SPECOGNA Livio Šklancu,
SPECOGNA Angelo Mask, CENCIG Mafaldo Matjulu,
CENCIG Luigi Kokulič.

Lanišče

nel dialetto locale : campo di lino.
famiglia MACORIG Mario Majacu, casa isolata nella parte alta del paese.

Pod Priesak

sotto la siepe ; ci sono due posti con lo stesso toponimo.

Famiglia CENCIG Luigi Uikacu. La loro casa si trova sotto la canonica.

Poi c’è fra “Klanac” e “Pod Priesak”, la casa della famiglia CENCIG Angelo Žefu.
Si diceva : da Žefu o Tan par Fefeh (?).

Paceida

frazione di Montefosca
Pace’jda: possiamo presumere che la località abbia preso il nome di qualche pozza d’acqua o dall’acqua stagnante (pačau) di un campo vicino (mlaka).

Tam na briegu – dol na briegu

piccolo monticello.
Questo posto si trova nella parte bassa di Paceida.

Famiglia CERNET Antonio,
CERNET Pietro,
CERNET Luigi Rošu,
MACORIG Giuseppe Mhorču,
CERNET Pietro e
SPECOGNA Mafalda (senza figli),
CENCIG Antonio Čepu (vicino alla loro casa, c’era una piccola sorgente).

Da questo posto iniziarono i numeri di casa con il numero 1 CERNET Antonio.
C’erano in tutto venti numeri.
Il ventesimo finiva da BATTISTIG Gino.

Tam na klanc - dou na klanc – klanec

sentiero, erta, salita.
Posto dove c’era una fontana con un “korito”: abbeveratoio scolpito in una grande pietra.

Famiglia CENCIG Pietro Gujašu,
LAURENCIG Jakacu,
LAURENCIG Virgilio Čeriku,
CENCIG Vittorio Torianu.

Gou Landròn – landrona

lunga strettoia tra le case dove correva una piccola sorgente d'acqua potabile.

Famiglia LAURENCIG Alessandro Laurenc,
CENCIG Agostino Kolariu,
LAURENCIG Basilio Basilu,
MENIG Angelo,
BATTISTIG Pietro Musonu.

Gor na Košu

sopra la gerla.
Ė l’ultima casa nella parte alta di Paceida dove viveva la famiglia BATTISTIG Gino Košu: falegname, faceva mobili, bare e tanti altri ogetti utilizzati in casa.
Teneva anche una fiaschetteria e suonava la fisarmonica.

Dobbiamo ricordare che, durante il periodo dal 1957 al 1961, la guardia di finanza risiedeva nella casa di BATTISTIG Emilio Musonu.
Una barzeletta per quello che riguarda il paese di Paceida, ma vera: nel passato, CERNET Kazin era l’ultimo ad avere ancora il tetto della sua casa coperto di paglia.
Ogni volta che i ragazzi passavano vicino, scherzavano con il fuoco e lui rispondeva:
“sappiate ragazzi che il mio kazon ha più valore che il più grande palazzo di Udine.”

Toponimi e proprietari dei campi di Montefosca

I campi seminati più importanti erano nella zona est del paese.

Duga Njua

lungo campo:
famiglia CERNET Agostino Čiaku.

Skrila

posto sassoso con un terreno abbastanza produttivo.
Famiglia SPECOGNA Antonio Baziaku,
CENCIG Giovanni Kruču,
CENCIG Luigi Kokulič,
SPECOGNA Pietro Daneu,
CERNET Agostino Čiaku,
ZANTOVINO Giovanni Juanu,
LAURENCIG Ferdinando Balanu.

Tam Krajo

vicino ad un limite, margine, ciglione di un campo.
Famiglia CENCIG Attilio Matjulu,
SPECOGNA Angelo Ustinu,
ZANTOVINO Giovanni Juanu,
CENCIG Lino Sierku,
CENCIG Giovanni Kruču.

Tieh roben

li finiscono i campi e poi inizia una grande discesa di roccia.
Famiglia SPECOGNA Alessandro Štiefu,
CENCIG Giovanni Kruču,
CENCIG Luigi Kokulič,
SPECOGNA Angelo Masku,
SPECOGNA Pietro Daneu,
CERNET Agostino Čiaku,
CENCIG Antonio e Giuseppe Te Gorenj,
SPECOGNA Angelo Uštinu.

Tam Krasah

campi vicini a grossi massi rocciosi, terreno carsico; “Kras” : roccia.
Siamo al sud est del paese.
Famiglia CENCIG Giovanni Kočianu,
SPECOGNA Pietro Daneu,
SPECOGNA Angelo Masku,
LAURENCIG Ferdinando Balanu,
CENCIG Virgilio Virgilu,
CENCIG Attilio Matjulu.

Oplaza – Ot plaza - plaz

piccola frana ; sud del paese.
Famiglia SPECOGNA Milio Mekina,
SPECOGNA Pietro Daneu,
LAURENCIG Ferdinando Balanu,
SPECOGNA Antonio Baziaku,
SPECOGNA Livio Šklancu,
SPECOGNA Giuseppe Uolcu.

Puštiela

zona oscura, lasciata, incolta.
Famiglia CENCIG Angelo e Ario Monu,
SPECOGNA Giuseppe Uolcu,
CENCIG Attilio Matjulu.

Dou za urtan

giù dietro gli orti ; sempre sud.
Famiglia CENCIG Angelo e Ario Monu,
CENCIG Pietro Tamašu,
LAURENCIG Ferdinando Balanu,
CENCIG Iusto Uancu.

Pod štalo

sotto stalla. Sud.
Famiglia CENCIG Angelo e
Ario Monu.

Ta pot britfan

sotto il cimitero, sud ovest.
Famiglia CENCIG Ettore Lebanu,
ZANTOVINO Giovanni Juanu,
SPECOGNA Luigi Čukču,
CERNET Agostino Čiaku.

Dell’altra parte del cimitero (ovest), c’è un campo della famiglia CENCIG Giuseppe Marniac.

Tam za slipco

non conosciamo il significato (forse lipca : piccolo tiglio).
Su questo posto, c’è lo stallone della famiglia CERNET Angelo Čiaku (parte ovest del paese).

Mlaka

viene da pozza, pozzanghera, pantano, zona umida.
Famiglia CENCIG Agostino Kolariu,
CENCIG Ettore Lebanu,
CENCIG Lino Sierku,
CENCIG Giovanni Kruču,
MARORIG Giuseppe Mhorču,
CENCIG Attilio Matjulu.

Pod startamor – tam patoce

vicino al rusello.
Famiglia CENCIG Ettore Lebanu,
SPECOGNA Pietro Lienu,
SPECOGNA Luigi Čukču,
CENCIG Attilio Matjulu.

Zabas – Krašca:

zona pietrosa.
famiglia CENCIG Attilio Matjulu.

Pod hlieu

sotto stalla.
Ė il toponimo più importante del paese.
Famiglia SPECOGNA Giuseppe Štiefu,
CENCIG Basilio Šiornu,
CENCIG Giovanni Kruču,
CENCIG Lino Sierku,
CENCIG Milio Tamašu.

Secondo la gente di Montefosca, i primi abitanti si stabilirono al piede del monte Uogu, chiamato Za Hlieu.
Un secolo fa, i casolari erano ancora in piedi.
Probabilmente, guardando da questo posto, l’insediamento attuale veniva chiamato: Če ne urh (Cenavarh).

Toponimi dei campi di Paceida

Pod brieh

sotto monte

Damiglia CERNET Antonio e Pietro,
MACORIG Giuseppe Mhorcu,
CENCIG Antonio Čepu,
MENIG Angelo,
MENIG Virgilio Parončiu.

Kras

grossi sassi.
Questo posto è sotto la fune a sbalzo di Brieh.
famiglia CERNET Antonio e Pietro,
MACORIG Giuseppe Mhorcu.

Ta pr zviertz

viétar, vento ? dove scendeva l’acqua del Klanac.

Famiglia MENIG Angelo,
LAURENCIG Alessandro,
CENCIG Agostino Kolariu, MENIG Virgilio Parončiu,
CENCIG Agostino Gorišu.

Laz – lazo

zona del bosco priva di alberi, disboscata, prato.

famiglia CENCIG Pietro Gujašu,
MENIG Vergilio Parončiu,
LAURENCIG Vergilio Čeriku,
BATTISTIG Pietro Musonu, LAURENCIG Basilio Basilu,
MENIG Angelo.

“Hlebišče – hlieb – hliebčiči” : sud ovest. Pane, panini o forse Hlevišče = stalle

famiglia LAURENCIG Virgilio Čeriku, MENIG Angelo, LAURENCIG Alessandro Laurenč, CENCIG Antonio Čepu.

Budrin

rio Bodrino ; forse guado – broditi – attraversare l’acqua.

Damiglia CERNET Antonio e Pietro,
CENCIG Attilio Matjulu,
SPECOGNA Pietro Daneu,
CERNET Agostino Čiaku,
CENCIG Giuseppe Te Gorenj,
CENCIG Iusto Uancu,
CENCIG Ettore Lebanu,
CENCIG Giuseppe Uolcu.

Scavando leggermente nella zona umida, si può scoprire un minerale che assomiglia all’oro.

Trdina – trduo

duro, terreno con ‘opoka” (marna) con poco rendimento.

Famiglia CENCIG Agostino Gorišu,
CENCIG Pietro Gujašu,
BATTISTIG Gino Košu,
LAURENCIG Basilio,
MENIG Angelo,
LAURENCIG Vergilio Ceriku,
CENCIG Vittorio Torianu dove c’era anche una stalla della famiglia
CENCIG Agostino Kolariu,
LAURENCIG Angelo Jakacu,
BATTISTIG Pietro Musonu,
LAURENCIG Alessandro Laurenč,
CENCIG Antonio Čepu.

Montefosca e Paceida sono caratterizzati dai loro muri di pietra a secco, a terrazzamento indispensabili a ritenere la terra.

BATTISTIG Gino Košu aveva due piccoli campi dietro la casa nel pendio del terreno.

Gnuaj

Letame

Nel passato, a Montefosca, c’era sempre tanta neve; se impediva diversi lavori, aiutava moltissimo la gente a scaricare nei campi il letame, ma solamente nei campi pianeggianti e quelli in discesa.
Per questo tipo di lavoro, ogni famiglia fabbricava una o due slitte “Jslk”, realizzate in un modo da tenere il letame compatto perché, in discesa, aveva tendenza a traboccare.

Montefosca, gennaio 2004

Era un periodo pieno di effervescenza; tutto il paese era coinvolto in questo lavoro; si sentiva avvicinare la primavera.
Il letame, molto concentrato e di prima qualità, profumava tutto il paese.
Contribuiva alla crescita del granoturco, delle patate, dei fagioli e rape che servivano a preparare la “brovada”, una specialità locale.
I campi più alti finivano quasi sul fianco del monte Uogu.
La gente doveva aspettare i primi giorni di primavera per salire con gerle “koš”, fatti apposta nel paese.
Con lo sviluppo del paese, dovevano espandere i campi a terrazzamento sempre più su e sempre più giù, dal paese.
I nostri anziani hanno modellato l’ambiente con questi muri di pietra a secco che si vedono ancora oggi.
Quanti sacrifici, fatiche consumate per creare questi terrazzamenti oggi abbandonati!
Anche qui, i toponimi rivelano il loro giusto significato.

I toponimi dei boschi di Montefosca e Paceida

Quando le prime famiglie sono arrivate su questo luogo, il bosco “Host” era presente dappertutto.
La maggior parte è composta da faggi.
Poco a poco nel tempo, con lo sviluppo del paese, il bosco fu ridotto fino a scomparire nel 1950.
Con lo spopolamento, oggi ritorna velocemente alle porte del paese.

Gor za uoglan

dietro la montagna Uogu, Uogjie, chiamato anche Lubia o Lupia. 1124 slm; significa carbone.

Famiglia SPECOGNA Pietro Danielu,
CENCIG Angelo Mon,
CENCIG Luigi Kokulič,
SPECOGNA Livio Šklancu,
SPECOGNA Angelo Masku,
CENCIG Antonio Čepu, CERNET Pietro.

Ai piedi dei monti Triglav in Slovenia, nelle PLASKI VOGEL, si trova il monte VOGEL 1922m e il rifugio VOGEL 1535m.

Uedeja

(da Uadà : luogo di acque)

Famiglia CENCIG Giuseppe, Biepič SPECOGNA Livio Likes ;
oggi proprietario CENCIG Dino.

Un toponimo questo molto contrastato e rivendicato.
Nel passato a Uedaja, c’era un piccolo insediamento composto di casoni di pietra a secco dove vivevano tre famiglie di Montefosca con cinquanta mucche, pecore, capre.
Producevano sul posto formaggio e burro dal mese di maggio a ottobre.
Sulle carte topografiche italiane, si chiama Lupia, in austriaco Ljubija e a Robedischis Arbišče; si legge Lubia, viene probabilmente da lubiti, lupiti (scortecciare) o goliti (pelare).
Questo monte richiamò di recente l’attenzione, per una questione di confini con l’Austria e di pascoli con Robesdischis. Questo conflitto durò venti anni e costò 30 000 lire ai Montefoscani, senza ricavarne nessun interesse (Musoni : tra gli Slavi di Montefosca).

Čiešnk

(luogo di ciliegi ; ciešne – čariešnje)

Famiglia CENCIG Attilio Matjulu,
CENCIG Lino Sierku,
CENCIG Luigi Kokulič,
CENCIG Celio Msaku.

Su questo posto, la famiglia CENCIG Attilio aveva costruito un posto coperto e scavato nella parte bassa creando una pozza, pačau per mantenere le giovenche al pascolo durante la bella stagione.

Za Jezera : Velik pačau

lago, laghetto.


Ai piedi del monte Tomba, ci sono boschi di faggio che appartengono alla famiglia CENCIG Celio Msaku.

Duga lazna

prato lungo ma circondato dal bosco.

Famiglia SPECOGNA Giuseppe detto Čiufac,
CENCIG Giovanni Goracu,
SPECOGNA Giuseppe Štiefu.

Slieme

promontorio, trave di colmo

Famiglia SPECOGNA Pietro Mekina

Dol nad las

Giù, sopra il prato

Famiglia CENCIG Antonio Čepu

Dou : Marniacivi, planin

avallamento, stavolo, malga di Marniac

Famiglia CENCIG Giuseppe Marniac

Gou Stričien las

sul prato dello zio

Famiglia CENCIG Celio Msaku

Gor za hlieu

sopra stalla, primo insediamento montefoscano.

Famiglia CENCIG Angelo Kruč (con una stalla e cisterna),
CENCIG Lino Sierku, (stalla e cisterna).

Pod rob

sotto il monte -Famiglia CENCIG Ettore Lebanu,
SPECOGNA Giuseppe Štiefu,
CERNET Pietro,
LAURENCIG Pietro Balanu,
MENIG Virgilio Parončiu,
LAURENCIG Alessandro Laurenc,
CERNET Agostino Čiaku,
LAURENCIG Ferdinando Balanu,
CENCIG Pietro Uerbu,
SPECOGNA Pietro Baziaku.

Konjske doline

conche dove vivevano cavalli

Famiglia CENCIG Ettore Lebanu,
CENCIG Basilio Šiornu

Zvinska jama

covo dei cinghiali

Famiglia MENIG Angelo

Za Dou, Duola

viene da dol, dou : avvallamento, dietro questo avvallamento

Famiglia CENCIG Giuseppe Te Gorenj,
CENCIG Agostino Kolariu,
CENCIG Attilio Matjulu.

Tesna

dal friulano : tese ; tezà : uccellanda – roccolo

Famiglia CENCIG Giobatta Nutčiu,
CENCIG Ettore Lebanu,
CENCIG Lino Sierku,
CENCIG Angelo Kručiu,
SPECOGNA Giuseppe Štiefu,
CENCIG Giuseppe Marniacu,
CENCIG Attilio Matjulu.

Tam robieh

la sul promonte

Famiglia CENCIG Jagru,
CENCIG Luigi Matiozu

Trieščelo

roccia dove cadeva spesso il fulmine, bosco poco produttivo.

Robe

posto roccioso a forte pendenza, bordo del dirupo

Famiglia CENCIG Luigi Matiozu

Blanje

arriviamo nel fondo Bodrino, poi c’è

Balonje

verso il Natisone,

pod majno, dou paku

giù nell’inferno.
In questo posto, nessuno è mai andato.

Babalonsk turam

torre di Babele

Hlobua jama

tana di colombe

Ta pot stegnizo



Dol, pod ognjišče, budrin

Stupizza – sotto il focolare

Fin giù ci sono
famiglia CENCIG Angelo Kruč,
CERNET Agostino Čiaku con due pezzi,
CENCIG Luigi Kokulič,
SPECOGNA Pietro Daneu,
CENCIG Pietro Uerbu,
SPECOGNA Giuseppe e Pietro Uolzu,
SPECOGNA Angelo Masku,
SPECOGNA Pietro Mekina,
SPECOGNA Giuseppe Štiefu,
CERNET Agostino Čiaku per la seconda volta.
Poi nel fondo Bodrino, altri proprietari di Stupizza Podvarschis.
Qui non c’è nessuna famiglia di Paceida.

Prima di Lom c’è

Tam planje

pianura Famiglia CENCIG Giuseppe Uolzu.

Lom

dietro il monte Uogu, parte nord est, c’è

tam plazo

solo sassi, ghiaione.
Questo canalone serviva a fare scivolare la legna verso Stupizza.

Lom

pride od lomiti, zlomiti : viene da rompere (spezzare, il Lom è tagliato quasi su tutta la sua lunghezza ; possiamo supporre che il suo nome viene da queste spiegazioni.
Prosegue con una zona boscosa dove sono le famiglie:

da Calla, famiglia JOGIR
famiglia CENCIG Luigi Kokulič,
LAURENCIG Ferdinando Balanu,
SPECOGNA Guido Lienu,
SPECOGNA Carlo Uolzu al limite del confine. Poi, CENCIG Luigi Kokulič,
CERNET Agostino Čiaku,
MACORIG Giuseppe erano tutti tre nel fondo del Pradolino.

Ritroviamo lo stesso toponimo nel tolminese con TOLMINSKI LOM, KANALSKI LOM in conseguenza il rifugio LOM sopra la città di Tolmino (Slovenia).

Lom si estende dal confine fino a Koritah, con nel fondo il Pradolino con Predrobaz dove c’è una palestra di roccia.
In questa zona chiamata

Koritah,

che significa abbeveratorio, non c’è nessun proprietario montefoscano.

Topelca

costa soleggiata; toplò = caldo

La legna "drieuje" (Alberi) Druà, Darvà

A Montefosca, la legna era indispensabile come lo era il fieno (senuo) e il mais (sierak).
Ma con la crescita del paese, il bosco si riduceva velocemente.
Se fosse stata utilizzata solamente per cucinare e riscaldarsi durante il periodo invernale, sarebbe stata una bella cosa, ma purtroppo, a causa delle necessità, fu anche una bella moneta di cambio.

La legna veniva tagliata più per la vendita che per il proprio consumo.
Nell’usanza locale, per la circostanza, un coscritto era tenuto a farsi un abito nuovo e una bella fotografia e, se non aveva soldi, era costretto a tagliare quintali di legna, spesso nelle zone poco agevoli o la trasformava in carbone, più facile da portare a Stupizza.
La legna è sempre stata l’ultima soluzione in caso di grande necessità.
Come per il fieno, installavano funi a sbalzo, spostandole secondo il bisogno, per trasportare i carichi in basso.

I Montefoscani sono sempre stati bravi e capaci boscaioli.
Dopo aver tagliato tutto il bosco del loro territorio, andavano in Carnia, in Corsica e anche in Francia.
Purtroppo, oggi, il bosco è ritornato alle porte del paese.



1-BATTISTIG Fabio Musonu
2-
3-CENCIG Milio Tamažu
4-CENCIG Pietro Marniacu
5-MENIG Angelo
6-BUNIN Gino Kraču
7-CENCIG Emilio Matoha
8-CERNET Pio Čiaku
9-CENCIG Giovanni Gorišu
10-CENCIG Iusto Uancu
11-CENCIG Pietro Pina
12-SPECOGNA Gino Lienu
13-CENCIG Attilio Matjulu
14-
15-CENCIG Lino Uancu
16-CENCIG Attilio Gorišu
17-
18-CENCIG Gino Jagru
19-BUNIN Giuseppe Kraču
20-CENCIG Angelo Žefu
21-LAURENCIG Lino Bazinkn
22-CENCIG Lino Uikacu

Terreni per lo sfalcio di Montefosca e Paceida

Con l’aumento maggiore delle famiglie, in conseguenza anche di quello del bestiame, i Montefoscani erano costretti ad andare a falciare sempre più lontano dal paese, fino al limite del loro territorio.
Il fieno senuo (questa derrata indispensabile come la legna e il mais) era perfino tagliato con falcetti Srp attorno ai sassi sul monte Joanaz.
Il più duro e difficile restava ancora da fare. Con ore di camminata su un percorso lungo e ripido bisognava portarlo nel fienile Klobat.
Per evitare troppe andate e ritorni, i più forti portavano fino a 170 chili di fieno.
Dopo tanti anni di fatica, i proprietari riuniti decisero di installare funi a sbalzo sui tre monti più lontani : gor na brieh, sul Joanaz e a -Za bant (vedrete più avanti il dettaglio del loro impianto).
Tutti questi lavori che consistevano nel mettere in opera i cavi Nt furono realizzati dai Montefoscani con grande ingegnosità e abilità.

Duolič

avallamento, piccola cavità del terreno Famiglia SPECOGNA Luigi Ziukič

Prieualo

famiglia SPECOGNA Luigi Mekina

Brieka, breka, brek

orbo : albero con frutti commestibili per gli uccelli.

SPECOGNA Emilio Mekina,
CENCIG Emilio e Antonio Buriankn,
SPECOGNA Giuseppe Štief,
SPECOGNA Angelo Mask,
CENCIG Angelo e Ario Mon,
CENCIG Giuseppe Te Gorenj,
CENCIG Giovanni Tojacu,
SPECOGNA Giuseppe Uolcu e Carlo Carlič.

Te Gorenj Budrin

parte alta del Bodrino

Famiglia CENCIG Ettore Leban,
CENCIG Giuseppe Te Gorenj,
CENCIG Angelo e Ario Mon

Qui vicino al rio Bodrino furono costruiti i due primi mulini.
Il primo apparteneva alla famiglia CENCIG Spelat.
Il secondo era situato un po’ più basso del ponte di Budrin.
Apparteneva alla famiglia SPECOGNA Mask.
La costruzione fu fatta dai montefoscani ; la macina fu realizzata con una pietra durissima e particolare con un diametro di circa un metro, portata dalla zona di San Leonardo.
I Mask affidarono la gestione del mulino a CENCIG Giovanni Uancu (chiamato Gianni) che era falegname e faceva anche le casse da morto.
I gestori di questi mulini prendevano una percentuale sulla quantità di grano portata a macinare.
Questo modo di pagamento era chiamato localmente mierca (misura).
Il grano doveva essere molto secco e il lavoro si faceva da novembre dopo la seccatura completa del granoturco.

Koučac : piccola pozza di acqua

Famiglia CENCIG Angelo e Ario Mon,
CENCIG Giuseppe Uolac,
CENCIG Attilio Matjulu

Nella parte bassa di questo monticello, c’è una piccola sorgente che spunta da sotto terra, buonissima e fresca. Queste proprietà sono nella parte ovest di Brieka ; non si sa bene perché questo fieno non era gradito al bestiame.

Famiglia SPECOGNA Giuseppe Uolac,
CENCIG Giovanni Tojacu,
MACORIG Giuseppe,
CENCIG Angelo Kruču,
SPECOGNA Angelo Masku, sopra la strada, ci sono
CENCIG Giuseppe Marniacu,
CENCIG Angelo e Ario Mon.

Špik

vetta (forma di terreno a spicco)
I confini dei terreni convergevano alla cima di questa montagna.

Famiglia CENCIG Angelo e Ario Mon,
CENCIG Luigi Kokulič,
SPECOGNA Pietro Daneu.

Brieh Tan na brieh, gora

montagna, terreni in pendio

Famiglia CENCIG Lino Sierku,
CENCIG Angelo Kruču,
SPECOGNA Pietro Daneu,
CERNET Pietro,
LAURENCIG Virgilio Čeriku,
SPECOGNA Angelo Basik,
CENCIG Giobatta Nutič,
MACORIG Giuseppe,
CENCIG Antonio Čepu,
MENIG Angelo

Ta za štalo

dietro la stalla

Famiglia CENCIG Lino Sierku,
CENCIG Angelo Kruču,
CENCIG Celio Msaku,
SPECOGNA Pietro Danielu.

Tam za koučasan

dietro la piccola pozza ; questo rialto si trova una zona fredda: Mrzla dolina

Famiglia CENCIG Celio Msaku,
CENCIG Pietro Pičin.
Oltre questi terreni, gli altri proprietari sono tutti di Calla.

Tam ki gre pot, začne pot

dove comincia il sentiero verso Brieh

Famiglia CENCIG Iusto Uancu,
CENCIG Pietro Pičin,
CENCIG Antonio Čepu,
SPECOGNA Pietro Daneu,
CENCIG Angelo Kruču,
CENCIG Angelo e Ario Mon,
CENCIG Luigi Kokulič.
Prima della guerra 39/45 esisteva una tassa detta canica.
Viene dalle misurazioni dei periti di allora..

Con l’arrivo della fune a sbalzo, questo posto chiamato Brieh , diventò sotto fune :

dou pod nitjo.

Qui vicino, una vedova (non ricordiamo il suo nome) ha lasciato in donazione un grande pezzo di terreno alla chiesa di San Andrea che l’affitava.

Bažinca

su questo posto, la famiglia BATTISTIG Gino Košu ha ereditato una malga con un grande pezzo di terreno vi facevano il formaggio.

Pod laz



famiglia CENCIG Lino Sierku,
LAURENCIG Alessandro Laurenc,
LAURENCIG Basilio,
SPECOGNA Luigi Ciukič,
CENCIG Pietro Ištu,
SPECOGNA Pietro Baziankn,
LAURENCIG Ferdinando Balanu
e ci sono anche proprietari di Calla.

Ta pod konju

vuol dire sotto il cavallo. Questo posto ha la forma di schiena di cavallo.
La strada bianca sostituisce il sentiero di una volta.

Famiglia CENCIG Luigi Matiozu,
CERNET Agostino Čiaku,
MENIG Virgilio Parončiu,
LAURENCIG Alessandro Laurenc.

Pod Joanaz

sotto il monte Joanaz (Ivanac)

Famiglia LAURENCIG Alessandro,
CENCIG Iusto Uancu,
LAURENCIG Ferdinando Balanu,
SPECOGNA Pietro Mekina,
SPECOGNA Angelo Masku.
Qui c’è una piccola sorgente.

Za stalo

dietro la stalla, nella parte nord ; si chiama anche Tam Uš : ontano

Famiglia CENCIG Antonio Čepu,
CENCIG Pietro Ištu
e un proprietario di Masarolis.

Te Gorenj pod Juanaz questa è la parte alta del Pod Juanaz : sotto Juanaz

Famiglia LAURENCIG Angelo Balanu,
CENCIG Celio Kočianu,
CENCIG Antonio Te Gorenj,
CENCIG Pietro Ištu,
SPECOGNA Pietro Baziaku,
CENCIG Antonio Te Gorenj (un secondo pezzo) ;
poi ci sono 4 proprietari di Masarolis nella parte sassosa.
Da li, comincia Skrbina.

Skrbina, Skrbuo pendio, scheggia, spaccatura di roccia.

Famiglia LAURENCIG Ferninando Balanu,
sulla parte di Skrbino, c’è la famiglia CENCIG Angelo Kruču.

Loh, jama, log ansa, terreno laterale, rientro pianeggiante, alluvionale

Jama buca, grotta

Pod raune loh

sotto raune, vicino a tesna famiglia CERNET Agostino Čiaku, SPECOGNA Giuseppe Štiefu, CENCIG Lino Sierku, ZANTOVINO Giovanni Juanu, CENCIG Giuseppe Gorišu

Ošuje : ontaneto Famiglia CENCIG Angelo e Ario Mon ;
hanno la maggior parte, poi SPECOGNA Giuseppe Štiefu,
CENCIG Luigi Kokulič

Za Pačeido dietro Paceida Famiglia CENCIG Pietro Gujasu,
LAURENCIG Angelo Jakacu,
BATTISTIG Gino Košu,
CENCIG Angelo e Ario Mon,
CENCIG Luigi Kokulčiu,
CENCIG Angelo Kruču,
SPECOGNA Giuseppe Štiefu,
li finisce Za Pačeido

Za Urh dietro il valico

Famiglia CENCIG Angelo Kruču,
CENCIG Luigi Kokulčiu,
LAURENCIG Ferdinando Balanu.

Gor na Urho sul valico, localmente sopra il luogo alto .

Un altro toponimo molto importante per il paese.
Su questo valico si è scritta una pagina di storia locale con la presenza di una croce, križ, alpestre.
La prima croce risale al 1930 fatta da Antonio CERNET e BATTISTIG Gino di Paceida, sulla richiesta di CENCIG Agostino Gorišu Uštin, dopo una visione della Madonna di Lussari.

La seconda croce è stata realizzata nel 1985 da SPECOGNA Giuseppe Baziaku e anche l’ultima il 21 luglio 2007 per il settantesimo anniversario della fondazione del gruppo Alpini di Montefosca..
La gente è molto legata a questa croce, oggi un simbolo per tutti.

Teščerob

forse Tje čes rob oltre il dosso ; attraverso il promontorio; Rob, fine del promontorio. Parte sud

Famiglia CERNET Agostino Čiaku,
CENCIG Lino Sierku,
CENCIG Pietro Ištu,
SPECOGNA Giuseppe Štiefu,
CENCIG Attilio Matjulu.

Teščerob

parte nord

Famiglia CENCIG Angelo e Ario Mon (terreni che partono da Teščerob verso Uadica),
CENCIG Ettore Lebanu,
CERNET Agostino Čiaku,
più basso CENCIG Angelo e Ario Mon,
CENCIG Giuseppe Marniacu sulla parte ovest fino a Tesna.

Tam Patoce o Slieb, Patok

ruscello, torrente.
Qui c’era la prima sorgente detta Patok, dove i Montefoscani venivano a prendere l’acqua e dove portavano a bere il bestiame. Era la più vicina al paese.

Famiglia SPECOGNA Guido Lienu,
CENCIG Attilio Matjulu,
CENCIG Ettore Lebanu.

Laz

zona priva di alberi, prato

Famiglia CENCIG Antonio Čepu,
CENCIG Pietro Gujazu,
SPECOGNA Giuseppe Uolcu,
MENIG Angelo.

Mjà

terreno scosceso, forse terreno cespugliato,

meie

famiglia BATTISTIG Pietro Muzonu,
SPECOGNA Giuseppe Štiefu,
SPECOGNA Pietro Danielu,
CENCIG Attilio Matjulu.

Klepalo

viene forse da Klepat
Suono che si sentiva da lontano quando si batteva la falce, sull’ustensile in ferro duro (želiezo)

famiglia CENCIG Pietro Uerbu,
SPECOGNA Giuseppe Štiefu,
CENCIG Antonio Čepu,
CENCIG Pietro Pičin,
CENCIG Iusto Uancu,
LAURENCIG Basilio,
CENCIG Agostino Gorišu,
un secondo terreno a CENCIG Antonio Čepu,
CENCIG Giuseppe Marniacu,
CENCIG Angelo Žefu,
CENCIG Attilio Matjulu.

Ledinca : ledina

terreno non coltivato, ghiacciato, duro.
Qui siamo in un terreno duro e sassoso con mucchi di pietra.

Famiglia CENCIG Iusto Uancu,
SPECOGNA Angelo Uštinu,
CERNET Agostino Čiaku,
CENCIG Giuseppe Gorišu.
Per poter falciare erano obbligati a tirare fuori tutti i sassi e metterli in mucchi più o meno grandi.

Raune lohe

terreno abbastanza pianeggiante, alluvionale

Famiglia SPECOGNA Guido Lienu dove hanno una abitazione con stalla, (malga),
CENCIG Luigi Kokulič con tre terreni distanti,
CENCIG Basilio Šiornu,
CENCIG Attilio Matjulu,
CENCIG Giuseppe Marniacu,
CENCIG Lino Sierku.

I narcisi hanno scelto questo magnifico posto per sbocciare, tappezzandolo di colori e profumi.
In questa zona esistono traccie di carbone fossile.

Dolenj konj

parte bassa del cavallo.

Famiglia ZANTOVINO Giovanni Juanu : ha la maggior parte della zona.
I tre lati della montagna : sud, est e nord.

Te gorenj konj

parte superiore del cavallo ; siamo al sud

Famiglia CENCIG Giovanni Msaku,
LAURENCIG Alessandro,
CENCIG Antonio Te Gorenj.

Dolenj Konj

al nord

Famiglia CENCIG Emilio Buriankn,
CERNET Agostino Čiaku,
CENCIG Luigi Kokulič, fino a Skrbina.

Te gorenj konj

parte nord
Su questa zona tutti i proprietari sono da Masarolis

Gošč

boscaglia fitta
Parte da Raune Lohé verso Špikula e la parte più alta del monte Joanaz.

Famiglia CENCIG Pietro Guazu,
CENCIG Antonio Čepu,
più qualche famiglia di Masarolis poi
SPECOGNA Pietro Piercu,
LAURENCIG Antonio Balanu.

Tičkebrt

ha forse un legame con Tičke : zona popolata dagli uccelli.

Qui siamo sotto il monte Tomba dove la famiglia CENCIG Pietro (oggi Ettore Lebanu) ha una malga che serviva durante l’estate e trasformato in casolare.
C’è anche la famiglia CERNET Agostino Čiaku e
MENIG Angelo.

Jama Jamah

grotta, caverna
Qui da molto tempo, la famiglia SPECOGNA Giuseppe Štiefu aveva una stalla recentemente trasformata in una casa d’estate.
Più tardi, SPECOGNA Mario Piercu ha costruito sul suo terreno una casa per gli week-end con orto e prato attorno



Za šak, tam za šakam

la famiglia LAURENCIG Virgilio Čeriku ha da più di cento anni una stalla dove portavano il loro bestiame durante l’estate.
Vicino a loro, la famiglia CERNET Antonio e Pietro avevano una malga che serviva durante l’estate dove facevano il formaggio e il burro.
Su questo posto, CENCIG Dante ha costruito una bella casa come residenza secondaria.

Za Zuarac, zuar

sorgente: sorgente del sole ;

Famiglia CENCIG Leonardo Marniacu dove ha una abitazione da tempo ;
c’è anche la famiglia CENCIG Bruni Rošulnu e
CENCIG Luigi Uikacu.

Za bant

dietro Bant : corrisponde all’appellativo friulano Band : riserva di caccia, bandita.

Famiglia SPECOGNA Giuseppe Štiefu,
CENCIG Angelo e Ario Mon, posto dove è stata fissata la fune.
Il terreno finisce sotto la cima Spikula.
Vicino a Štief, c’è CENCIG Attilio Matjulu.
Da li, cominciano i proprietari di Canebola e Masarolis.

Skrbina, Skrbuo

scheggiato, pendio importante (seconda parte di Skrbina) Questo posto è la cima del Monte Joanaz, Ivanac.
Tutta questa parte appartiene alla famiglia CENCIG Angelo Kruču

Monte Joanaz, Ivanac, Joanes

Giovanni La cima del monte è delle famiglie CENCIG Angelo Tojacu,
CENCIG Angelo Kruču,
SPECOGNA Pietro Daneu,
CENCIG Antonio Te Gorenj,
CENCIG Giuseppe Te Dolenj,
CENCIG Giuseppe Marniacu,
CENCIG Celio Msaku,
CENCIG Giobatta Nutčiu,
CENCIG Lino Sierku,
MENIG Angelo

Dol pr Kasarni

vicino alla caserma ; fino agli ultimi anni ’60, le casermette lungo il confine erano utilizzate dai soldati di guardia alle fortificazioni (bunker).

Famiglia CENCIG Giobatta Nutčiu,
CENCIG Agostino Lebanu,

SPECOGNA Angelo Masku.
Qui ci sono i proprietari di altri paesi vicini.

Dol pod kasarno

sotto la caserma

Famiglia CENCIG Celio Msaku,
CENCIG Lino Sierku,
LAURENCIG Virgilio Čeriku.

Tje nat kras

al di là della caserma, dove sono dispersi monticelli di sassi.
Qui si tagliava quasi tutta l’erba con la falce a mano (Srp).

Famiglia CENCIG Celio Msaku,
CENCIG Pietro Pičin,
CENCIG Ettore Lebanu,
CENCIG Attilio Matjulu .

Siamo arrivati al limite delle proprietà montafoscane. Su questo monte si praticava un sistema molto facile da realizzare.
Consisteva per ogni proprietario di lasciare crescere una fascia di erba di 5 centimetri sul limite di proprietà per delimitare il suo terreno.
Questa pratica si chiama sciatina .

La maggior parte dei proprietari si trova nel comune di Pulfero ma ci sono anche terreni nei comuni di Torreano e Faedis.
Tre cavi di fune a sbalzo i più importanti del paese che servivano soprattutto per il fieno.


Monte Uogu

Prehod

passaggio

Sprehod

passeggiata; se smo sprehodil: abbiamo passeggiato.
Qui era un corto sentiero al limite della roccia; siamo nella parte sud-est del monte dove finiscono i terrazzamenti; si seminava e si sfalciava.

Famiglia CENCIG Luigi Kokulič,
CENCIG Davide Te Gorenj,
CENCIG Giovanni Sierku chiamato Lino.

Pod Brza

non sappiamo il significato di questo toponimo; forse ha un legame con Brezje: bosco di betulle.

Famiglia CENCIG Iusto Uanzu,
LAURENCIG Ferdinando Balanu,
SPECOGNA Angelo Masku,
SPECOGNA Mario Piercu.

Brza

idem come sopra.

Famiglia SPECOGNA Primo Mekinčiu,
CENCIG Antonio Kruču,
SPECOGNA Pietro Daneu.

Tresčelo

tres čelo, tres, tresit: tremare ; tresii: trema.
Čelo: roccia.
In fine: trema la roccia ; tries: terremoto.
Durante il temporale, il fulmine, la “striela” cadeva spesso su questo posto e lo faceva tremare. Cosi è stato interpretato.

famiglia CERNET Agostino Čiaku,
CENCIG Pietro Uerbu,
SPECOGNA Gino Lebanu,
CENCIG Luigi Ziukč,
SPECOGNA Pietro Daneu.

Gor za gabran

gabr: carpino; sopra e dietro il carpino.

Famiglia LAURENCIG Pietro Balanu,
CENCIG Attilio Matjulu,
CENCIG Giovanni Giobatta,
SPECOGNA Gino Lebanu,
CENCIG Pietro Marniacu,
CENCIG Iusto Uanzu,
CENCIG Antonio Buriankn,
SPECOGNA Pietro Baziaku (con due pezzi),
SPECOGNA Pietro Mekinčiu,
SPECOGNA Luigi Čipčiu,
CENCIG Ettore Lebanu,
CERNET Agostino Čiaku,
SPECOGNA Luigi Kokulič.

Za hlieu

dietro stalla. I terreni sono sotto stalla. Si seminava e si sfalciava.

Famiglia : CENCIG Milio Tamašu,
CENCIG Giovanni Sierku.

Uogle

viene da Uogu e Uogie: carbone. Siamo nella parte centrale del monte.

Famiglia : CERNET Agostino Čiaku,
LAURENCIG Fernandino Balanu,
SPECOGNA Primo Mekinčiu,
SPECOGNA Pietro Baziaku,
CENCIG Pietro Uerbu.

Pod golo

sotto gola, sotto la cima del monte.

Famiglia : SPECOGNA Angelo Masku,
CENCIG Angelo Marniacu,
SPECOGNA Mario Piercu,
SPECOGNA Guido Lienu ;
qui CERNET Luigi Miškulnu coltivava patate in un piccolo campo.

Kripie

terreno molto sassoso ma si sfalciava lo stesso.

Famiglia : CENCIG Agostino Gorišu Te Gorenj,
CENCIG Angelo Gorišu Te Dolenj,
CENCIG Emilio Škiekcu,
SPECOGNA Guido Lienu.

Gor za lazan

lassù, dietro il prato, terreno disboscato.

Famiglia : SPECOGNA Pietro Baziaku,
SPECOGNA Angelo detto Kuso,
SPECOGNA Luigi Čiukič.

Qui, una volta, era un sentiero dove pascolavano pecore e capre.
Sulle falde del monte e anche in diversi posti attorno al paese, si praticava un sistema molto facile che consisteva a scendere il fieno vicino alla meda con un ramo in ogni mano, guidandoli come una slitta.
Delle volte scivolava anche troppo rapidamente e la gente era obbligata a correre o a frenare la carica.
Per noi giovani, era un divertimento.
Oggi questo monte è quasi ricoperto di alberi.

Tapr urho

vicino al valico, verso il monte Uogu ;


nel terreno di CENCIG Pietro Ištu è stata impostata una uccellanda (tezà).
Questi cacciatori sono venuti da Belluno utilizzando tre modi di cattura: il più importante era con le reti, poi con il Bsk (una colla di forte potere adesivo) e gli orribili Skopac (tagliole).
Tutto questo clandestinamente nel 1950.

Quando un'opera serve da sfida

Quando queste funi a sbalzo sono state impiantate, nessuno immaginava che sarebbero state anche utilizzate per dimostrare una certa bravura.
Era coraggio, temerarietà o solamente una stupidaggine.
Per buttarsi cosi nel vuoto, appeso ad un cavo, senza nessuna sicurezza, un po’ di follia c’era.
Un minimo di calcolo l’hanno previsto, prendendo con loro un paio di freni a mano fatti semplicemente di pezzi di rami in forma giusta per frenare la carrucola, per paura e necessità.
In un dislivello cosi importante, la velocità era micidiale; per capirne l’emozione, bisognava provare e confrontarsi con essa; tutto era li.
Per fortuna, non c’è stato nessun incidente grave; è capitato qualche volta che uno si fosse fermato nella parte bassa; per la paura, ha frenato troppo presto; cosi bisognava andare a riprenderlo.
Questa prodezza si è persa nel tempo come tante altre.

Urt na glaua (Orto alla testa)

Toponimo molto importante dove la gioventù del paese si riuniva di domenica durante l’estate.
Questo posto roccioso ha la forma rotonda dove attorno, una volta, c’erano orti.
Questi giovani seduti e appoggiati, guardavano nel fondo del rio Bodrino e la strada di Stupizza dove correvano poche macchine.
Era l’unico momento della settimana per questi giovani per rivedersi e farsi la corte.
Quando nascevano delle simpatie, i giovanotti andavano di notte a morosare (uas) alle finestre delle camere delle ragazze.

Al fianco nord di questo posto fu costruita la prima teleferica nel 1910 dalla famiglia Spelad. Era azionata a mano.

Ognjišče (Focolare)

Luogo dove abitualmente si accende il fuoco.

Il fuoco si accendeva all’aperto già da tempi antichi, poi in mezzo delle case.
Ripetuto moltissime volte, si è creato un luogo chiamato “Ognjišče”.
Nel passato, la legna veniva a mancare e i Montefoscani erano costretti ad andare a tagliarla nelle zone vergini, pericolose con forti pendii, prendendo molti rischi.
In questa zona molto ripida, passa la mulattiera verso Stupizza dove c’è un riparo che serviva ai boscaioli per riscaldarsi e riposarsi.
Facendo il fuoco in diverse occasioni, fu chiamato “Ognjišče”.
Qui abbiamo un esempio perfetto della nascita di un toponimo.
Riposandosi, CENCIG Antonio (Tonca Kruču) si addormentò e ruzzolò nel vuoto, uccidendosi.

Nel 1952-53, con il materiale edilizio rimasto dopo la costruzione della scuola elementare e per desiderio di Don Eliseo Artico, secondo prete di Montefosca, fu costruita su questo luogo una cappelletta dedicata alla Santa Madonna di Lourdes.
Fu deciso che la Messa si sarebbe celebrata l’undici febbraio di ogni anno.
Oggi, questa tradizione si perpetua ancora.

I sentieri più importanti del paese

Ricordiamo che nel passato, la gente camminava ogni giorno per lavorare nei campi, pulire i prati e i boschi. Ritornando a casa, ciascuno portava il suo carico di legna o fieno.
Anche i bambini erano abituati a formarsi le spalle con piccoli pesi.
Lungo tutti questi sentieri, c’erano posti chiamati

opočiuali

(luoghi di sosta) per appoggiarsi con il carico “Brieme”.

Mulattiera Štupca - Čeneurh; Stupizza- Montefosca

Questa mulattiera realizzata attorno 1934 era prevista per facilitare il trasporto sulle spalle del necessario alla costruzione della seconda latteria del paese. Il primo sentiero, troppo ripido e pericoloso, fu abbandonato.
Questa mulattiera molto utilizzata diventò leggendaria.
Eccetto le campane che sono transitate per Erbezzo, Zapotocco, Calla poi Montefosca, tutto il resto è salito per la mulattiera sulle spalle degli abitanti, sui muli e, più tardi, nei carelli delle teleferiche.
Questa mulattiera ha una lunga storia ed un forte legame con i Montefoscani, ma anche con i forestieri, mercanti, resiani, insegnanti, medici, ecc….
Salire a Montefosca era sempre una grande fatica per quelli che non erano abituati a questi pendii, specialmente sotto la pioggia e la neve.

Se la mulattiera veniva ad essere chiusa a causa della neve troppo abbondante, i Montefoscani si mettevano subito al lavoro e, in una giornata, era riaperta.
I Montefoscani erano e sono ancora affezionati a questa mulattiera che dava la possibilità di fare moltissime scoperte verso le città vicine e lontane.
Ogni Montefoscano potrebbe raccontarci la propria storia legata a questa mulattiera.
Ci sono tristi ricordi per quelli che l’hanno scesa per l’ultima volta partendo per l’estero con molta angoscia, speranza e tante lacrime.

Da Stupizza, portavano di tutto e conoscevano benissimo la difficoltà del percorso.
Ricordavano ogni sasso dove appoggiavano un piede dopo l’altro in un ritmo regolare.

Una donna era capace di salire con un carico di cinquanta chili conoscendo benissimo le soste.

Kamanje

Da Stupizza, la prima sosta si chiama

Lasna

(posticino erboso), la seconda

Kamanje

(zona sassosa dove si traversa un torrente di sassi calcari, rotolati dalla cima del monte Uogu), il terzo

Ognjišče

(luogo dove una volta i boscaioli facevano il fuoco), il quarto

Jagrve

(del cacciatore), (nome di una famiglia), il quinto

Robe

(luogo roccioso con forte pendenza), poi il sentiero diventa pianeggiante fino al paese.
Questa mulattiera era percorsa più volte al giorno con carichi importanti.
I più svelti e forti salivano con il loro carico, tenendo conto delle soste, in un’ora e mezza.
Un giovane scendeva correndo fino a Stupizza in venti minuti.
Spesso, la gente saliva in serata specialmente d’estate dopo aver fatto le spese, o di notte per gli uomini che ritornavano da Pulfero o Cividale per affari.
Si aspettavano a Stupizza da Menichini per berci l’ultimo bicchiere insieme prima di salire.
Dopo una mezz’ora di camminata nel buio, si sedevano ad

Ognjišče

dove c’è una cappelletta dedicata alla Madonna di Lourdes, costruita con il resto del materiale che veniva dalla scuola elementare ; questa sosta era immancabile.
Da li, iniziarono storie di un altro mondo sotto la luna complice e intrigata: uno seduto vedeva una bara al suo fianco, l’altro raccontava d’aver sentito un appello strano e curioso, il terzo raccontava fuochi sui monti vicini, il quarto parlava di apparizioni affascinanti.
Con il tempo, questo luogo diventò famoso per le sue favole “pravce” dei “Skrat” (folletti), un immaginario locale, coltivato e tramandato dalla gente.
Tutte queste storie venivano ripetute nel paese durante le serate invernali sgranando il granoturco.
Gli uomini narravano le loro storie con voci smorzate, le donne sgranando pregavano, ammutolite nelle loro preghiere con il rosario attaccato al polso.
I più giovani ascoltavano in un silenzio religioso, nonostante la paura che cresceva in loro anche se le loro palpebre erano sempre più pesanti, insistevano per seguire le storie degli Skrat che portavano con loro nel letto.
Da li nascevano incubi incoscienti.
Tutti questi giovani li portavano con se per una grande parte della loro vita.

Per questa mulattiera sono stati trasportati sulle spalle di una cinquantina di Montefoscani, cavi di fune a sbalzo di 22 mm creando una lunghissima colonna.
Peccato che in quell’epoca, non c’erano corse in montagna come oggi, qualche campione ci sarebbe stato.

Dobbiamo ringraziare i volontari che ci danno la possibilità di scoprire o riscoprire questo sentiero.
Sulle carte topografiche porta il numero 735 ; arrivando a Montefosca, dà la possibilità di proseguire per il giro del monte Uogu.

Krauja pot

sentiero delle mucche.
Questo sentiero molto utilizzato si trova nella zona di “Klepalo”, localmente “Tje mes klepalo”, sentiero fatto apposta per le mucche.
Variava da due metri e più di larghezza, recintato di muretti di pietre a secco.
Ė di proprietà comunale.
Nel passato, tante famiglie conducevano il loro bestiame al pascolo sulle planine durante il periodo estivo.
Le più fortunate costruivano vere stalle, altre fabbricavano casoni più o meno rudimentali.
Per questo motivo, i Montefoscani allargavano sentieri, assestavano i sassi, erigevano muretti a secco ; nello stesso tempo, pulivano le zone erbose per la falciatura o per il pascolo.

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Pod Juanca

sotto il monte Joanaz (Ivanac)
Ė un sentiero molto praticato; collegava il sentiero di “klepalo” per finire a “sliemeca” dove raggiungeva il sentiero che proseguiva sul monte Joanaz venendo dal paese.

Dolinska pot

Dolina, prima frazione di montefosca
Iniziava nel paese a “Dolina”, poi “Klanac”, saliva a “Lanišče”, “Gor pod skalo” (sotto il sasso) dove collegava quello che veniva dalla seconda zona chiamata “kras” iniziando a “Liesa” e “Pod dolinco”.
Un terzo sentiero collegava questi due e quello che veniva da Paceida e proseguiva verso “Čješnk” (delle ciliege), “Uadica”, “Zadou” o verso il vallico “Urh” per raggiungere “Raune lohe”, “za šak”, Fracadice (luogo di talpe (friulano), talpa – farc- kart), Canebola.

Kraska pot

viene da Kras, zona sassosa

Questo sentiero iniziava a “Kras”, vicino alla casa di Specogna Pietro Piercu, poi congiungeva quello di “Dolina” che partiva da “Klanac” verso la chiesa, si incontravano a “Pustiela” e finiva sul ponte del rio Bodrino “Budrin” dove arrivava quello di Paceida.
Questi sentieri servivano soprattutto a portare il granoturco nel primo mulino, poi nel secondo tenuto dalla famiglia Specogna Angelo Masku.
Oggi si distinguono appena i ruderi.
Da “Budrin”, un altro sentiero proseguiva verso “Mies brieko” (attraverso Brieka) passando a “Preualo” e “Duolič” ; un altro andava verso Calla o S. Andrea.

Uogua pot, uogu, uogje significa carbone
Per andare sul monte Uogu, il primo sentiero iniziava nel paese a “Liesa” passava per “Skalca”, “Za hlieu”, “Pod gola” e “Za Uogu”.
Oggi esiste una strada bianca che serve per salire con il trattore per tagliare la legna.

Pot za Lipo Sentiero dietro il tiglio

Il secondo partiva da “Tam na raunic”, poi “Pod birza”, “Goh lip”, “Za lipo” e “Za Uog”.
Serviva anche per andare nel boschetto “Lom”.

Tje mies Budrin

Attraverso la zona del rio Bodrino

Un altro sentiero che la gente usava spesso, è quello che partiva da sotto la chiesa, scendeva verso “Brieh”, “Hlebišče”, “Te gorenj Budrin” dove si doveva guadare il torrente.
Da li, saliva verso “Mrznjak” (zona molta fredda) e finiva proprio dove era attacata la fune a sbalzo.
Il primo sentiero che collegava Montefosca a Stupizza scendeva verso “Plas”, “Pradou”, traversava il guado nel Natisone a Stupizza.
Quando nel paese si costruiva la prima latteria nel 1930, ogni famiglia aderente a questa sociétà cooperativa dava il suo contributo in mano d’opera chiamata “Rabuota”.
Consisteva nel portare da Stupizza, tutto il materiale edilizio necessario alla costruzione.
Ogni socio doveva portare su 50 chili al giorno ; era il minimo previsto al contributo comunitario.
Su questo sentiero, si è visto un fatto incredibile ma vero.
Ce l’ha riportato Cencig Pietro “Lebanu”, testimone di questa prodezza.
Fu lui a pesare tutto il materiale a Stupizza.
Il signor Ferdinando Specogna Daneu faceva tre viaggi di sabbia al giorno, con 110 chili al minimo ogni volta.
Oggi, una cosa del genere sarebbe impensabile su questo sentiero.

Sorgenti - Studenci - Studenaci



1 – Patok

Acqua buonissima sul terreno di SPECOGNA Guido Lienu.
Ė la sorgente più vicina al paese di Montefosca.

2 – Tam pod klépalan

Famiglia MENIG Angelo

3 – Tam pod las, Za las

Famiglia ZANTOVINO Giovanni “ZA LAS” : negli anni 60, questa sorgente è stata battezzata “sorgente della giovinezza (quando la ditta Lochitta voleva sfruttarla).

4 – Dol na hlebišča

Due sorgenti separate di cinquanta metri. Una è potabile, l’altra era utilizzata per il bestiame, da Čufacve.

5 – A Budrin

c’era una sorgente sopra il primo mulino ; veniva da “Koučac”.

6 – Brieka

Famiglia CENCIG Giuseppe Marniacu

7 – Gou mrznjake

Zona fredda Pičinve.
Famiglia CENCIG Pietro

8 – Tam za koučaca



9 – Pod las

Famiglia SPECOGNA Luigi Čipčiu

10 – Gor za Pačejdo

Famiglia JAKCUA
La miglior acqua del luogo

11 – Za Pačejdo

Famiglia CENCIG Agostino Kolariu

12 – Za zuarzan

Famiglia CENCIG Bruno Rošulnu

Un toponimo molto importante e controverso.
Sorgente principale che fornisce l’acqua al paese.
Questa sorgente ha creato un secondo conflitto con il paese di Robedischis a causa del podestà di Pulfero BIRTIG Gino che l’aveva venduta senza nessuno scrupolo.
Subito, la gente di Robedischis ha cominciato a mettere i tubi e, il 15 ottobre 1934, un gruppo di uomini vennero a Pod Dolnica per provocare i Montefoscani, suonando con la fisarmonica e cantando la famosa canzone “san videu Marianco, je neslà vado” : ho visto Maria che portava l’acqua.
Subito dopo, 80 donne determinate, giovani, sposate, anziane e incinte, scesero lungo il sentiero ripido verso Stupizza, armate di robusti bastoni.
Tutta la gente di Stupizza si affacciò vedendo arrivare tutte queste donne.
Camminando verso Pulfero, si misero tutte in gruppo occupando tutta la strada per impedire a qualsiasi persona di avvertire il comune della loro venuta.
Arrivate a Pulfero si formò un corteo di persone dietro di loro per vedere questo avvenimento.
Al comune si rivolsero al podestà chiedendo la ragione per la quale avesse venduto la sorgente a Robedišče.
Ma il podestà rifiutò di discutere con loro.
Sapeva bene il perché.
Le donne arrabbiatissime entrarono negli uffici con violenza e determinazione, spaccando tutto quello che capitava sotto mano, buttando fuori dalle finestre libri, documenti, sedie, armadi, malmenando gli impiegati e gridando “Viva il Duce ma vogliamo l’acqua a Montefosca!” Nell’euforia, macchiarono con l’inchiostro i quadri che non dovevano toccare.
Poco dopo, i carabinieri di San Pietro arrivarono sul posto e presero sotto controllo la ribellione.
Arrestarono sette donne fra cui c’erano Cencig Albina, Cencig Mariana, Cencig Paola et Cencig Sofia Šklanac.
Furono incarcerate venti giorni a Udine.

13 – Tesna dopr lip

Famiglia CENCIG Giovanni Kruču

14 – Uadica

Famiglia CENCIG Antonio Te Gorenj

Il mio giro d'Italia



Ogni volta che mio padre scendeva nella valle per qualsiasi motivo, mi portava un regalino.
Una volta, durante il giro d’Italia, mi fecce un regalo straordinario : tornò a casa con occhiali da ciclista, di colore blu.
Appena li misi sugli occhi, come per magia, entrai in un altro mondo !
Tutto era dipinto di blu !!!
Giravo la testa per verificare se fosse vero ; era tutto vero !
Pieno di gioia, gridavo :
“il mio paese ha cambiato colore !!!!!”.
Senza neanche ringraziare mio papà, mi sono messo subito a correre per il paese come un matto.
In un istante, ero diventato un vero ciclista.
Spesso a casa, sentivo parlare di Gino Bartali, nato nel 1914 come mio padre ; e per questo motivo, mi sentivo più vicino al campionissimo.
Correvo a tutta, la testa bassa, le mani sul manubrio, immaginandomi su una bicicletta da corsa.
Avevo fatto già diversi giri nel paese a tutta velocità, sentivo nelle curve dei vicoli, sfiorando le case, i piedi scivolare sulle pietre lucide e lisce, ma siccome conoscevo benissimo tutti questi posti, potevo quasi percorrerli ad occhi chiusi.
Correndo, sentivo le donne gridare :
“fermatelo ! fermatelo prima che gli scoppi il cuore !”.
Nel paese, non si era mai visto una cosa del genere.
Dopo un certo tempo, altre persone sono uscite delle case gridandomi :
“Dai, Guerra, dai !”. (cosi ero soprannominato).
Ancora più motivato, cambiavo il senso del mio giro.
Passando di nuovo davanti alla nostra casa, mio padre mi fermò di colpo, prendendomi fra le sue braccia.
“Ora basta ! avrai altri giorni per fare il corridore” mi disse il papà.
Ogni giorno della settimana, facevo i miei giri per il paese ma la gente non c’era più ed ero molto triste.
Ma ci tenevo ai miei occhiali e li mettevo lo stesso, anche senza correre.

Qualche fatto storico

Uno degli ultimi processi penali di cui si conserva tuttora memoria figurava un imputato, un certo “Marin” di Montefosca e fra i dodici giudici, c’era uno del suo paese.
Appartatisi questi dopo il dibattimento in un orto, deliberarono la “Clada” all’unanimità.
Ma, tornati intorno alla lastra di Tarcetta, il giudice di Montefosca si lasciò scappare :
“Bieš Bieš, Marin”,
il quale capì il gergo e via a gambe per la campagna !!!

Clada : una specie di prigionia.
Nel libro Slavia italiana, questo documento conferma una volta di più l’esistenza di Montefosca in quel periodo.

In un altro processo che si è svolto ad Antro il 10 ottobre 1410 per giudicare un assassino.
C’erano i giudici, Župan Enrico Folcherino di Cividale, Župan Pietro di Staline, Župan Mattia di Merso, Župan Matteo di Lašiz, Župan Gregorio di Pegliano e il nostro Župan Zampa di Montefosca.
Questo documento conferma l’importanza di “Ville di Montefoschia” sul piano sociale e giudiziario.(Giornale Dom).

Il tipo più vergine della razza si trova a Montefosca, il Montenegro di questa regione.
Uomini dalla statura atletica, occhi sanguigni, capelli intonsi e barba rara del colore del fuoco.
Una semplice maglia di lana disegna il muscoloso torace e lascia aperto a tutti i venti il petto, intorno ai cui peli d’inverno si rapprende l’acqua gelata.
Uomini e donne portano sulle spalle o sulla testa dalla pianura alla ripidissima cima tutto quanto è necessario alla vita umana e perfino, nelle siccità, l’acqua del Natisone, facendo letteralmente da bestie di soma e col solo cibo di carote o di bisna in corpo.
Eppure avendo io interrogato, a metà del monte, uno, che era quasi sepolto sotto un prodigioso fascio di legna, e che era stato artigliere a Napoli, quale soggiorno preferisse, seccamente mi rispose : Montefosca.

(C. Podrecca, Slavia Italiana, 1884, pag. 74)

Toponimo recentemente benedetto

Nella serata di mercoledì 16 luglio 2008, dopo la Santa Messa, la comunità di Montefosca si è ritrovata assieme al suo parroco, Mons. Mario QUALIZZA, per pregare davanti a una teca in legno contenente una statuina della Madonna di Lourdes, recentemente collocata a “Raunica” (piccolo terreno pianeggiante) all’imbocco del sentiero Cai n. 735 che, dall’abitato di Montefosca, conduce a quello di Stupizza.
Il parocco ha benedetto questo segno devozionale voluto da SPECOGNA Giuseppe Baziaku e dalla moglie CENCIG Maria Gorišua e realizzato personalmente da Bepo con le sue doti di falegname.
La cerimonia si è svolta nel bellissimo contorno dei verdi prati e boschi dominati in lontananza dalla cima del monte Matajur.
Alla fine della preghiera, le persone presenti hanno intonato bellissime canzoni dedicate alla beata vergine.
Quest’opera è uno dei classici segni di fede e religiosità popolare presenti numerosi nelle valli del Natisone che contribuiscono sicuramente a mantenere viva questa tradizione di arte e fede disseminata sul territorio. M.R.

Posti per accendere il fuoco di S. Giovanni (Falò, Kries)

Anche a Montefosca, come in tutti paesi vicini, per la festa di San Giovanni, si accendeva il fuoco (falò, kries) per perpetuare una tradizione antica durante la notte del 24 giugno.
Più di un mese prima, ogni famiglia iniziava a preparare delle fascine che costituivano il falò.
Questo fuoco era gestito dalla gioventù, con molta gioia, frenesia e speranza per il futuro.

A Montefosca, c’erano tre posti previsti per questa tradizione popolare piena di promesse.
Gli abitanti del quartiere di “Dolina” avevano scelto un posto sopra il paese, chiamato

Japnenca

= Japno, calce” dove era prodotta, come lo erano anche le tegole.
Questo posto appartiene sempre alla famiglia Goriš.

Invece, il quartiere di “Kras” aveva scelto di allestirlo sotto il paese, vicino al sentiero che scende verso il rio Bodrino “Budrin” dove c’è la stalla della famiglia CENCIG Mon.
Il posto fu chiamato

Puštiela

zona scura, lasciata incolta.

A Paceida, si faceva il fuoco dietro la casa di Gino BATTISTIG in un posto chiamato

Gor na košu”

sopra la gerla.

C’era sempre stata grande concorrenza fra questi tre posti, cercando ogni anno di superarsi con grande entusiasmo.
Gridi di gioia, salti attorno e sopra questo simbolico fuoco si prolungavano tardi nella notte.
Questo falò dava una grande carica di energia purificante, indispensabile per l’imminente sfalcio che durava la maggior parte dell’estate, con giornate lunghissime, durissime, dall’alba fino al tramonto.

Festa di San Giovanni

Sin dai tempi più remoti il cambio di direzione che il sole compie, tra il 21 e il 22 giugno, è visto come un momento particolare e magico.
Questo giorno, detto solstizio d’estate, è il primo giorno di una nuova stagione e magicamente è associato alla festa di San Giovanni Battista, 24 giugno, giorno della sua nascita 6 mesi prima del Cristo (da quanto affermato dalla chiesa) perché in questo breve ma intenso arco di tempo, tutte le piante e le erbe sulla terra vengono influenzate con particolare forza e potere.

Bagnate dalla rugiada e intrise di una potenza nuova, è il momento giusto per le nuove raccolte in vista di future applicazioni sino a quando il prossimo anno, verranno di nuovo bruciate nel falò e rinnovate.

In età precristiana questo giorno era considerato sacro al pari di un capo d’anno e da qui l’usanza di trarre dei presagi.
Il Sole, simbolo del fuoco divino, entra nella costellazione del Cancro, simbolo delle acque e dominato dalla Luna, dando origine all’unione delle due opposte polarità che si incontrano. Il Sole è la parte maschile e la Luna quella femminile.
Il sole, al solstizio d’estate, raggiunge la sua massima inclinazione positiva.
Simbolicamente questo fenomeno è rappresentato dalla stella a sei punte dove il triangolo di Fuoco e il triangolo dell’Acqua si incrociano.

Pratiche

Si accendono i fuochi dei falò la vigilia del 24.
I l fuoco è considerato purificatore come la rugiada. Ė bene augurale saltare sul fuoco avendo ben chiare le cose che vorremmo veder cambiare nella nostra vita.
Più intenso e puro sarà il desiderio espresso mentalmente al momento del salto e più esso avrà ottime possibilità di realizzarsi ; Sotto il guanciale vengono messe le “erbe di San Giovanni”, legate in mazzetto in numero di nove compreso l’iperico, per avere dei sogni premonitori. Il giorno di San Giovanni se si compera l’aglio si avrà un anno prospero. A mezzanotte si deve cogliere un ramo di felce e tenerlo in casa per aumentare i propri guadagni.
Si mangiano le cosidette “lumache di San Giovanni” con tutte le corna che assumono il significato di discordie e preoccupazioni.
Mangiarle significa distruggere le avversità. Si raccolgono le noci ancora immature per preparare il “nocino” un liquore corposo da bere gradualmente in futuro per riacquistare le forze nei momenti del bisogno. Portare l’iperico all’occhiello nella notte della festa, protegge dalle streghe.

Nella tradizione occulta l’incontro del Sole nella casa della Luna conduce alle nozze tra i due astri.
Tali nozze divine segnano il passaggio tra il mondo dell’uomo con il mondo divino eterno dando origine alla suddivisione in due poli : maschio e femmina, luce e tenebra, positivo e negativo, ecc…
I due solstizi sono anche chiamati “porte” : porta degli dei il solstizio invernale e porta degli uomini quello estivo.

La Chiesa Cristiana da sempre ha ostacolato queste pratiche sovrapponendovi i propri riti con solenni celebrazioni, ma senza riuscirci.
Tali usanze sono cosi radicate nelle abitudini popolari che ancora oggi se ne perpetuano i festeggiamenti.

Il noce è l’albero attorno al quale si riuniscono a convegno le streghe nella notte di San Giovanni.
Ė proprio in questa notte che si devono raccogliere dall’albero le noci, dette appunto di San Giovanni, per la preparazione del nocino, il liquore ottenuto dall’infusione delle noci ancora immature nell’alcol per qualche settimana, assieme a qualche aroma speziato come la cannella e i chiodi di garofano.
Il culto del noce come “albero delle streghe” è di origine druidica.
L’albero del noce era considerato sacro per le streghe ma non per i contadini che lo piantavano a distanza dagli altri alberi da frutto perché era radicata la credenza che questo albero ermafrodita, che può raggiungere anche i 300 anni di età, fosse velenoso e che la sua influenza negativa contagiasse il terreno su cui poggiava. Da qui l’usanza di piantarlo a distanza dagli altri alberi dell’orto.

Le erbe di San Giovanni

Iperico

(scacciadiavoli, antimalocchio. I suoi petali rossi erano ritenuti pregni del sangue del santo).

Aglio

pianta che protegge dalle creature malefiche.
(Il nome sanscrito dell’aglio significa infatti “uccisore di mostri”).

Artemisia

(assenzio volgare consacrato a Diana-Artemide).

Verbena

(simbolo di pace e prosperità).

Rruta

detta anche “erba allegra” perché è un’efficace talismano contro il maligno.

Epifania

Anche l’Epifania si concludeva con il rituale del fuoco.
Secondo la tradizione, ogni famiglia faceva una piccola “meda” con le canne di granoturco raccolte “Sieršče”.
Si bruciavano queste canne per l’Epifania implorando i Re Magi perché mandassero tanti messi per i campi.
Pregando, in dialetto, si diceva :
“Gaspare, Melchiore, Baldassare, čja mur, čja suj, čja brigan, tlé suj !”
Questo veniva ripetuto davanti a tutti i campi.

A Montefosca

O quella terra di paschi florida,
Sorrisa sempre dal sole fulgido
E ornata del limpido azzurro
Che sul verde perenne risplende!
Forse, Luigi, figlio dell’inclita
Venezia Giulia, con speme trepida
Ritorni al tuo caro paese,
Che una chiostra di monti incorona.
E tu il sussurro senti dei tremuli
Faggi virenti ; degli alti frassini
Tu odi il solenne stormire
E dei pioppi il frusciare soave.
Dei rivi ascolti giulivo il murmure
E dei torrenti lo scrosciar rapido;
Dei candidi greggi il belato
Forse ascolti sull’ala del vento.
Dolce visione : villaggi rustici
E ameni campi di guazza roridi
E pingui pasture e odorosi
Fieni gialli tra canti falciati;
Irsuti capri dal pelo piceo
Che sull’impervie rupi saltellano
E candide mucche disperse
Per fiorenti pianure tra il verde.
Di Naikolepsi ungarica, autoctona
Terra che udisti di guerra vindice
Il rombo diuturno eccheggiante
Per le valli e per lugubri piani.
Salve, serena dimora ! Irradino
I puri raggi del sole italico
Le glorie immortali ignorate
Dei tuoi figli dal petto gagliardo.
O Montefosca, per te l’altisona
Strofe del blando idioma italico
Per te vola libera e canta
Sulla cetra d’Alceo un poema.

Varallo Sesia 1939 Don Luigi Specogna

Poesia

M ontefosca, la bella nascosta in una conca verdegiante
O cchieggiata da Sant’ Andrea con simpatia influente
N ata da una volontà antica e coraggiosa
T u sei la nostra madre lingua meravigliosa,
E cheggia ancora il suono delle tue campane,
F rutto del lavoro delle generazioni lontane
O ggetto di studio per i giovani valligiani
S imbolo per tutti quelli che vivono lontani
Č arnivarh, Čeneurh, kakua se kličeš ?
A n donas, ti na manka nič navieš kičeš…

G.C.

Acquisto e vendita di proprietà

Nel passato, per vendere o comprare un terreno, una casa, serviva solo la parola d’onore.
Contrattavano sempre prima di concludere.
Quello che tradiva la sua parola era screditato dalla comunità.

Già alla seconda metà del terzo secolo, nei principali centri del Friuli, si esigeva dai notai che sapessero leggere e recitare le scritture ed i documenti che avevano letto a voce, sia in lingua volgare che in quella letteraria.

In questo contesto entrano anche gli antichi documenti spesso ricopiati dai medesimi notai da cui emergono i nomi delle località dove è stato rogato l’atto notariale.

Sulla scia di questo argomento, si puo rilevare la datazione più antica delle località e le variazioni “toponomastiche”.

Documenti notarili

Nelle pagine seguenti, scoprirete documenti originali, notarili delle persone che resiedevano a Calla e a Montefosca.
Questi documenti riflettono il rispetto del sovrano e delle sue leggi ma anche l’importanza delle loro proprietà legittime.

Il documento più vecchio data 1838 con una scrittura illeggibile per noi ma interessante perchè firmate con una croce ; erano validate da testimoni o autorità.
In questo caso, si nota la presenza del signor Giuseppe Battaino.
Prima del Novecento, erano tanti analfabeti ; di conseguenza, non sapevano firmare.

Nel secondo documento del 1853 sotto il regno Lombardo Veneto, appare visibilmente il nome del signor Battistigh Antonio di Mattia, agricoltore domiciliato a Calla, per una “Vendita Enfiteotica”.
Questo soprannome con gli anni e le scritture ripetute da diversi segretari è stato modificato da Mattia, a Mattuola, a Matiola per finire a Matjulu.

Il terzo documento del 1900 sotto il regno del Re Vittorio Emmanuele III riguarda sempre il signor Battistigh Antonio fu Mattia, soprannominato Mattiuola, domiciliato a Montefosca per un “testamento pubblico”.
Qui si vede benissimo l’esitazione del segretario per quello che riguarda il soprannome ; in questo modo si è perso nel tempo anche l’H a Cencig e a Laurencig ; gli esempi non mancano.

Il quarto documento risale al 22 giugno 1903 sempre sotto il regno di Vittorio Emmanuele III.
Riguarda la signora Battistigh Teresa in Laurencigh per una “rinuncia di eredità”.
Qui possiamo notare una bella e constante scrittura.
Notiamo la dichiarazione :
“le parti hanno dichiarato di non potersi firmare, perchè analfabete”.

Per finire, una “compravendita” del 1905 che riguarda il signor Cencigh Giuseppe detto Mattiola, nato e domiciliato a Montefosca.

Questi documenti attestano la serietà della gente di allora per quello che riguardava le proprietà ma anche l’eredità.
Quelli della famiglia Battistigh Antonio e i suoi eredi sono una piccola parte di tutto quello che hanno firmato dai notai.

“Enfiteotica” : diritto di godere un fondo altrui per almeno vent’anni con l’obbligo di apportarvi migliorie e di corrispondere periodicamente un canone.

“Canone” : controprestazione in denaro o in altre forme pagata periodicamente.

La famiglie di Montefosca e Paceida nel anni 1950

Paceida

1) Prima casa di Paceida portando il numero 1

Padre CERNET Antonio, Madre MENIG Pierina, Figli Pio, Giovanna, Maglia, Livia e Mario (Lessio) ;

2) Padre CERNET Pietro, Madre MENIG Giuseppina, Figli Maria, Lina, Giuseppe e Milca ;

3) Padre CERNET Luigi, Madre SPECOGNA Rosa, Figli Primo, Maria e Fabio;

4) Padre MACORIG Giuseppe, Madre CENCIG Antonia, Figli Emilio, Pio, Maria, Luigi e Olga ;

5) Padre CERNET Pietro, Madre SPECOGNA Mafalda, senza figli ;

6) Padre CENCIG Antonio Čepu, Madre CERNET Giuseppina, figli Alessandro, Vittorio, Iolanda, Maria, Gina, Milia e Berto ;

7) Padre CENCIG Pietro Gujašu, Madre SPECOGNA Agostina da Goregnavas, figli Ennio e Angelo ;

8) Padre LAURENCIG Iakac, Madre CENCIG Giuseppina, Figli Uština, Maria, Adda, Angelo e Dušca ;

9) Padre LAURENCIG Vergilio Čeriku, Madre CENCIG Antonia, Figli Maria, Nisio, Mario, Selmo e Paola ;

10) Padre MENIG Vergilio Paronču, Madre CENCIG Maria Goriška, figli Toni e Pio ;

11) Padre CENCIG Vittorio Torianu, Madre CENCIG Maria, Figli Maria e Pio ;

12) Padre MENIG Angelo, Madre CENCIG Tarsilia, figli Pia, Anna, Berto ;

13) Padre BATTISTIG Pietro Musonu, Madre CENCIG Antonia (Nina), figli Fabio, Lino, Maria e Milio ;

14) Padre LAURENCIG Alessandro Laurenč, Madre SPECOGNA Paolina, figli Maria e Lina ;

15) Padre CENCIG Agostino Kolariu, Madre SPECOGNA Luigia, Figli Pietro, Davide, Maria, Angelo e Leonardo ;

16) Padre LAURENCIG Basilio Basilu, Madre LAURENCIG Maria, figlia Malia ;

17) Padre BATTISTIG Gino Košacu, Madre CENCIG Maria (Mamica), figli Renzo, Rina, Emilio e Giannina.

Montefosca

1) Padre CENCIG Luigi Uikacu, Madre CENCIG Agostina (prima moglie), figli Pierina, Ernesta e Maria ; seconda moglie Tamažua Antonia (Tonina) (Kenza), figli Mario, Lino e Lina ;

2) Padre CENCIG Angelo Žefu, Madre SPECOGNA Paola, figli Leonardo e Mario ;

3) Padre SPECOGNA Gino Lebanu, Madre CENCIG Maria, figli Milca, Maria, Giovanna e Dora ;

4) Padre CENCIG Attilio Matjulu, Madre CERNET Paolina di Paceida, figli Pasquale, Alberto, Guerrino, Dino ;

5) Padre CENCIG Giovanni Matjulu, Madre CENCIG Paola, figli Primo, Milio, Mario, Maria, Adele, Elsa, Rino, Luciana ;

6) Padre CENCIG Giovanni Giobatta, Madre LAURENCIG Pierina Balanua, figli Anna, Pio, Silva ;

7) Padre CENCIG Ettore Lebaun, Madre CERNET Giovanna, figli Elda, Ferrucio, Luisa ;

8) Padre CENCIG Gianni Fema, Madre CENCIG Maria, figli Celeste, Giovanni, Paola, Maria;

9) Padre MACORIG Mario Majacu, Madre MAJON Maria, figli Ennio, Ardeo, Rino;

10) Padre CERNET Agostino Čiaku, Madre CENCIG Luigia, figli Pio, Emilio, Angelo, Mario, Bepo;

11) Padre CERNET Angelo Čiaku, Madre ZANTOVINO Antonietta Ninca, figli Giuliano, Doro;

12) Padre ZANTOVINO Luigi Peroškn, Madre CENCIG Antonia, figli Bepino, Maria ;

13) Padre CENCIG Agostino Gorišu (Te gorenj), Madre LAURENCIG Maria, figli Milio, Tilio, Giovanni, Lino, Marcello ;

14) Padre SPECOGNA Pietro, Madre CERNET Pierina, figli Guido, Maria, Giovanna, Lina, Pierina ;

15) Padre SPECOGNA Guido Lienu, Madre CENCIG Rina Tamašua, figli Maria, Sergio, Genoveffa, Dario, Lia, Graziella ;

16) Padre BUNIN Luigi Kraču, Madre SPECOGNA Rosa, figli Gino, Bepo, Livia, Ninca, Maria, Giovanna, Paola, Pietro, Pia, Pio ;

17) Padre CENCIG Giuseppe Te Gorenj (Te dolenj), Madre CENCIG Amalia, figli Giuseppe, Marta, Pio, Sandro, Fausto, Elio, Giovanni, Maria ;

18) Figlio CENCIG Giuseppe Te Gorenj (Te dolenj), sposato con MENIG Antonia, figlie Nerina e Lea ;

19) Padre CENCIG Antonio Te Gorenj, Madre CENCIG Mariana, figli Antonia (Nina), Seconda, Gina, Davide, Pietro, Mario, Maria, Milio ;

20) Padre CENCIG Giovanni Tojcu, MACORIG Maria, figli Luigi, Milio, Elio, Gino ;

21) Padre TRIGONA Vincenzo Vičencu, Madre LAURENCIG Onelia, figli Alma, Angelo, Maria ;

22) Padre CENCIG Pietro Marniacu, Madre CENCIG Gisela, figli Pia, Franca, Pia ;

23) Padre CENCIG Vergilio Vergilu, Madre LAURENCIG Pierina, figli Lino, Maria, Mafalda, Giovanna ;

24) Padre CENCIG Leonardo Nardin, Madre SPECOGNA Maria, figlia Maria sposata con Cencig Emilio, figli Eda e Corrado ;

25) Padre CENCIG Bruno Rošlnu, Madre CENCIG Rosa, figlia Daria sposata con Macorig Ardeo, figlie Nadia e Katia ;

26) Padre CENCIG Mario Čiaku, Madre CENCIG Olga, figlio Dante ;

27) Padre LAURENCIG Giuseppe Balanu, Madre CERNET Paolina Čiakoua, figli Sergio, Adelmo ;

28) Padre CENCIG Angelo Basinkn, Madre CENCIG Alda, figlio Adriano ; Aldo, fratello di Angelo, viveva con loro ;

29) Padre CENCIG Luigi Maziozu, Madre SCUOR Emma, figli Olga, Livia, Clara ;

30) Padre SPECOGNA Angelo Ustin Uolac, Madre CENCIG Gina, figli Guerrino, Laura ; Guerrino sposato con Cencig Ada ;

31) Padre CENCIG Iusto (Lessio) Uanzu, Madre MENIG Olga, figli Orfeo, Dario ;

32) Padre CENCIG Luigi (sparito in Russia), Madre MENIG Milca, figlio Egidio ;

33) Padre CENCIG Basilio Šiornu, Madre CENCIG Sofia, figli Maria, Pio, Fiorina, Miglio ;

34) Padre CENCIG Antonio (Trigona), Madre CERNET Maria (Mesnarca), figlia Giovanna ;

35) Fratello e sorella CENCIG Pietro e Erminia Šiornu hanno vissuto insieme nella stessa casa ;

36) Padre CENCIG Angelo Gorišu (Te Dolenj), Madre MACORIG Paolina, figli Maria, Pio, Enzo ;

37) Padre CENCIG Giovanni Goracu, Madre CENCIG Paola, figli Luciana, Luciano ;

38) Padre CENCIG Emilio Škiekac, Madre SPECOGNA Giovanna, figlio Dino ;

39) Padre CENCIG Pietro Uerbu, Madre CENCIG Amaglia (di Arbišče), figli Irma, Alma, Zita ;

40) Padre CENCIG Pietro Ištu, Madre CENCIG Agostina, figli Olga, Marcella, Mario, Dionisia, Maria, Milio ;

41) Padre CENCIG Giovanni Sierku, Madre SPECOGNA Angelica, figli Lino, Maria, Mario ;

42) Padre CENCIG Lino, Madre ZANTOVINO Rina, figli Edda, Concetta, Vito ; Vito sposato con Juretig Fabiola (di Mersino), figlie Francisca e Elisa

43) SPECOGNA Mariana Bazinkua ha avuto un figlio morto giovane.

44) Padre ZANTOVINO Giovanni, Madre MACORIG Pierina, figli Maria, Nerina, Giovanna, Antonietta, Milca, Pio ;

45) Padre SPECOGNA Luigi Uolzu, Madre CENCIG Olga, figli Alma, Claudio ;

46) Padre SPECOGNA Pietro Piercu, Madre ZANTOVINO Antonia, figli Mario, Maria, Pietro, Alberto, Emilio ;

47) Padre CENCIG Ario Mon, Madre CENCIG Albina, figlie Maria, Giovanna, Rina ;

48) Padre CENCIG Angelo Mon, Madre LAURENCIG Emilia, figli Alberto, Guerrino ;

49) Padre SPECOGNA Giuseppe Uolzu, Madre CENCIG Antonia, figli Giuseppe, Paola, Livia, Lina, Maria ;

50) Padre SPECOGNA Silverio Uolzu (Te dolenj), Madre CENCIG Marta, figli Lea, Benito, Pio ;

51) Padre CENCIG Agostino, Madre MENIG Maria Menčka, figli Rina, Paolina;

52) Padre SPECOGNA Miglio Štiefu, Madre BATTISTIG Rina, figli Maria, Giovanna, Giuseppe;

53) Padre SPECOGNA Alessandro Štiefu (Te dolenj), Madre MENIG Livia, figli Zora, Fiorita, Maria, Bepino ;

54) Padre CENCIG Antonio Matoha, CERNET Amaglia, figlio Pio ;

55) Padre CENCIG Emilio Matoha (Te dolenj), Madre SPECOGNA Gina, figli Fabio, Maria ;

56) Padre CENCIG Pietro Tamašu, Madre SPECOGNA Luigia, figli Emilio, Giuseppe, Angelo, Mario ;

57) Padre LAURENCIG Angelo Balanu, Madre SPECOGNA Livia, figlio Rino

58) Padre SPECOGNA Pietro Daneu, Madre CENCIG Maria, figli Rina, Maria, Milka, Pia, Pio sposato con Cencig Concetta, figlio Cristian ;

59) Padre LAURENCIG Pietro Balanu, Madre CENCIG Ida, figli Lino, Lina;

60) Padre CENCIG Giovanni Kočianu, Madre CENCIG Agostina, figli Pio, Celio, Geremia, Alberto ; Celio sposato con Bunin Lina, figli Maria e Danilo ;

61) Padre SPECOGNA Antonio Baziaku, Madre CENCIG Antonia, figli Giuseppe, Pio ; Giuseppe sposato con Cencig Maria Goriš, figlio Graziano;

62) Padre SPECOGNA Luigi Čipču, Madre CERNET Angelina, figli Maria, Lina, Umberto, Giovanna, Fabio, Giuseppe ;

63) Padre CENCIG Giovanni Kruču, Sorella Rosa, nipoti Angelo, Pierina, Antonio ;

64) Padre CERNET Luigi (Paceida), Madre SPECOGNA Matilde Miškulnua, figli Anita, Angelo, Emilia, Paolina ;

65) Padre SPECOGNA Livio Šklancu(viveva con la sorella Antonia), Madre CERNET Onelia, figli Maria, Guido, Diana, Fiorina, Giovanna, Mario e Livio ;

66) Padre SPECOGNA Angelo Masku, Madre CENCIG Paolina, figli Leonardo, Maria, Alberto, Lina ; Alberto sposato con Cencig Lea, figlia Nadia ; Lina sposata con Zantovino Pio ;

67) Padre CENCIG Luigi Kokulču, Madre CERNET Vivenza, figli Maria, Anna, Danila ;

68) Padre SPECOGNA Angelo Kokulču (detto Kuzo), Madre CENCIG Elma, figli Maria, Aldo, Franco ;

69) Padre CENCIG Luigi Uerbu, Madre CENCIG Maria, senza figli ;

70) Padre CENCIG Giuseppe Marniacu, Madre SPECOGNA Antonia, figli Don Emilio, Angelo, Franca ; Angelo sposato con Specogna Maria, figlie Noemi e Iole ;

71) Fratelli e sorelle CENCIG Masku e Jagri Luigi, Gino, Gilda, Fanna, Maria, Paola, Elvira, Giovanna ;

72) Padre CENCIG Giovanni, Madre GUJON Maria Kajanka (di Calla), figli Adda, Maria, Giovanni, Tilia, Paolina sposata con Cencig Leonardo Matjulu, figli Elio e Elda ;

73) Padre CENCIG Mafaldo Matjulu, Madre SPECOGNA Emilia, figli Giuseppe, Maria, Ettore, Rino ;

74) Padre SPECOGNA Pietro Mekina, Madre CENCIG Antonia, figli Primo, Fabio, Rina, Maria ;

75) Padre SPECOGNA Milio Mekina (vissuto a Brieka), Madre CENCIG Pierina, figlio Angelo ;

76) CENCIG Pietro Pek (fratello di Uikac) viveva con Maria (conosciuta durante la guerra in Polonia), senza figli ;

77) SPECOGNA Irma Mekina, zitella ;

78) CENCIG Pierina Sperinca, separata da un uomo di San Leonardo ;

79) LAURENCIG Maglia Čerikua, zitella ;

80) Padre TRIGONA Antonio, Madre CERNET Maria, figlia Giovanna.

Ringraziamento

Ringrazio i miei compaesani per il loro aiuto, particolarmente
LAURENCIG Giuseppe Balanu per la sua indispensabile memoria e
Chantal per le ore straordinarie passate sul computer.

Aprile 2009

CENCIG Guerrino
13, rue des Jardins
08000 CHARLEVILLE MEZIERES
FRANCE
E-mail :guerrino.cencig@wanadoo.fr

Guerrino Cencig
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