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La Silicon Valley finanzia con 60 mila euro per tre mesi un progetto del Dipartimento Politecnico di Ingegneria dell'università di Udine.
Responsabile scientifico del progetto Ruben Specogna, responsabile, inoltre, del gruppo di ricerca “Biosensori, compatibilità elettromagnetica ed elettromagnetismo computazionale”.
(Da QUIUNIUD (uniud.it), sito ufficiale dell'Università di Udine)

23 OTTOBRE 2017

Convenzione con la californiana Integrated Devices Technology inc Sensori di posizione ad uso industriale: progetto di ricerca finanziato dalla Silicon Valley 60 mila euro per tre mesi al gruppo di ricerca incaricato del dipartimento Politecnico di ingegneria e architettura La Integrated Devices Technology (IDT) inc di San Jose, California , ha commissionato a un gruppo di ricerca del dipartimento Politecnico di ingegneria e architettura (Dpia) dell’Università di Udine un progetto di ricerca di tre mesi, finanziato per 60 mila euro, dal titolo "Sviluppo del software CoilMagic per l'ottimizzazione di sensori di posizione induttivi", per il miglioramento dei sensori di posizione usati nell’industria. In particolare, il gruppo di Udine si occuperà, per conto della multinazionale della Silicon Valley, di migliorare l’accuratezza dei sensori di posizione – usati all’interno di moltissimi apparati industriali, dagli elettrodomestici alle automobili, ai bracci robotici –, grazie ai quali è possibile individuare quale sia, all’interno della macchina di cui fa parte, la corretta posizione di un determinato dispositivo meccanico in movimento, al fine di ottenere il perfetto controllo della macchina stessa.

La Integrated Devices Technology è produttrice, tra le altre cose, di una famiglia di circuiti integrati per la realizzazione di sensori di posizione. «Questa tipologia di sensori – spiega Ruben Specogna, responsabile del gruppo di ricerca “Biosensori, compatibilità elettromagnetica ed elettromagnetismo computazionale” del Dpia e responsabile scientifico del progetto – si basa sul principio fisico dell'induzione elettromagnetica e i suoi punti di forza principali rispetto alle altre tecnologie sono il costo ridotto e l'elevata immunità ai campi elettromagnetici di disturbo provenienti dall'esterno. L'uso di questi sensori non si è ancora sviluppato industrialmente perché l'accuratezza prodotta con questa tecnologia non era pari a quella ottenibile con altre tecnologie alternative». Con Ruben Specogna, fanno parte del team del progetto due suoi collaboratori ingegneri non strutturati, Mauro Passarotto e Bernard Kapidani, e vari ingegneri della IDT.

L’attuale collaborazione con IDT nasce sulla scia di una prima fase di ricerca, conclusa lo scorso settembre, di cui la multinazionale aveva incaricato Ruben Specogna in quanto esperto di elettromagnetismo computazione ed applicato. «In quella fase – precisa Specogna – ci siamo dedicati alla modellazione matematica, seguita da test sperimentali realizzati con gli ingegneri di IDT. I risultati ottenuti hanno dimostrato che la metodologia da noi sviluppata permette di migliorare sensibilmente le prestazioni dei sensori prodotti da IDT».

In questa seconda parte di collaborazione «dovremo realizzare – conclude Specogna – il trasferimento tecnologico delle metodologie originali da noi sviluppate. Il risultato finale consisterà in un software di ottimizzazione che permetterà, attraverso delle simulazioni virtuali al calcolatore, di ottenere in automatico il design del sensore massimizzandone le prestazioni».
Silvia Pusiol
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